5. Un rospo nell'esofago

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Thomas parcheggiò l'utilitaria di Nicolas davanti alla villetta bianca che condivideva con lui e William. Guardò l'ampia rampa in pietra come se dovesse arrampicarsi sul granito rosa di Baveno del Mottarone. Scalò i dieci gradini grigi, con piccole soste tra l'uno e l'altro, e si fermò davanti alla porta in ferro battuto, madido di sudore, con le palpitazioni e le mani che non riuscivano a infilare la chiave nella toppa; la respirazione, invece, aveva imparato a controllarla: da tempo non andava più in iperventilazione.

Nicolas e William erano ancora a tavola, davanti a una cena frugale a base di pane casereccio, formaggi stagionati e pere mantovane, sotto la luce bianca della cucina; il televisore era sintonizzato s'un canale musicale.

Thomas chiuse la porta sbattendola. Prese l'unica sedia di paglia libera da libri, dischi e panni da stirare, la fece volteggiare e ci montò a cavallo con una veemenza che per poco non cadde.

I due fratelli lo guardarono esterrefatti.

«Che ti prende?»

«Hai bevuto?»

Thomas si versò dell'acqua fresca con le bollicine e la mandò giù insieme al grosso rospo che gli gracidava nella faringe. Nella speranza di sputarlo fuori, tocchetto per tocchetto, fece un resoconto sommario della serata con Alex, puntando l'accento sul finale, senza scendere in inutili particolari.

Nicolas, paonazzo, sbottò: «Che stronzetto presuntuoso! Chi si crede di essere?»

«Bravo, è bravo, ma rovinare tutto in questo modo... Boh, non ce lo facevo così stupido.»

William rimase imbambolato, a giocherellare col coltello che aveva appena usato per tagliare uno spicchio di pecorino.

Sgomento. Senso d'incompiuto. Un "E ora?" non pronunciato. S'addensarono tra loro come quei banchi di nebbia che ti arrivano contro dietro una curva, mentre su due o quattro ruote percorri di notte, a tutto gas, una strada circumlacuale senza lampioni.

Si rivolsero sguardi d'intesa, prima di voltarsi verso Thomas.

«Se non te la senti, la chiudiamo qui.»

Nicolas sarebbe stato disposto a tutto, pur di non vederlo soffrire, anche a soffrire lui stesso, e William non avrebbe esitato a emularlo.

A Thomas sembrò una verdetto. Dentro di lui s'aggrovigliarono emozioni contrastanti; alla sola idea di vedere Alex, si sentiva contorcere le budella, ma doveva tener conto delle conseguenze: tirarsi indietro significava anche infrangere i sogni dei suoi fratelli.

"Li ho accusati ingiustamente; è passato molto tempo, ma ancora si sentono in dovere di farmi da scudo. Glielo devo, si sono dati tanto da fare per questa collaborazione! Nessun ripensamento. A meno che non sia Alex a ripensarci. Ammesso che ci abbia davvero pensato."

Mise a tacere i suoi dubbi, per mostrarsi sicuro, lui che sicurezze non ne aveva, e ne avrebbe tanto volute.

«No. È il nostro terno al lotto senza aver puntato. Datemi qualche giorno; vado a La Fattoria, mi rifocillo, e vedrete che mi passa.»

Tolse il coltello a William e c'infilzò un cubetto di parmigiano.

«Non era poi così importante», concluse con la bocca piena.

Fece finta di non saperlo: poteva darla a bere ad altri, ma a loro proprio no.

PRANZO DI FAMIGLIA - RomanzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora