I . UNA PARENTESI PER ALEX - 1. I miei tesori

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Il cielo burrascoso del suo cuore

s'aprì per lasciare spazio

a un immenso, vivace, arcobaleno

(Ph: Daniela Troncacci © 2020)


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Sto seduta, come spesso accade, nel mio letto vicino alla finestra. Oltre il vetro, bianche nuvole erranti si inframmezzano a lembi d'azzurro sbiadito. Non so in che stagione siamo; in questa confortevole suite per due la temperatura è sempre la stessa.

Mentre le palpebre lentamente scendono su occhi patinati e, ancor più lentamente, se ne sollevano, non posso che pensare a loro, i miei tesori, che mi tengono vispa e fervente: Mattia, il leone, che l'ironia amara della sorte m'ha dato la gioia di crescere; Walter il tonno, il più grande dei ragazzi, e Lucilla, il nostro usignolo, che delle ragazze è la più piccola; Nicolas, William, Thomas, i tre porcellini o Cipì, dal nome della loro band, sono i ragazzi di mezzo e la lista potrebbe continuare, ma per ora mi fermo qui.

Quella che si riunisce ogni anno per Natale, il 25 dicembre, qualche giorno prima o qualche giorno dopo, è una stra-ordinaria famiglia, come tante: ha radici forti in cui riconoscersi, tronchi centrali a sostegno, foglie sempre nuove in cui sperare. Essa suona una musica propria che s'arricchisce di nuovi strumenti. La melodia si compone man mano; variano il ritmo e la tonalità, ma non si ferma mai; la vita scorre fluida; l'amore canta nel vento le nostre romanze, con una metrica tutta nostra.

Come ogni famiglia, abbiamo i nostri riti, i nostri miti, i nostri spazi, chiusure e aperture. Chi arriva non è mai trattenuto a forza; chi se ne va, non è escluso del tutto. La porta è sempre aperta, sia per attingere che per immettere, in continuo rinnovamento.

Non mancano i problemi né le incomprensioni, ma ognuno ha per gli altri un tale affetto e rispetto che le distanze tra i rami s'annullano.

"Sì, è così, lo è ancora, e io sono un pollone; m'hanno spostata, non tagliata."

Con finta indifferenza, guardo la mia compagna di stanza, la flebo da cui stilla linfa vitale, la bombola che le dà ossigeno. Poggio una punta sulla sua foglia più gialla. Con un guizzo degli occhi, sembra dire: «Non credere che sia una pianta ornamentale».

Vorrei risponderle: «Lo so, Norina, non lo sei, non lo siamo».

Ma la mia mente fa un salto indietro nel tempo e al suo posto c'è Alex, che non aveva ancora innestato la sua corteccia nella nostra, la sera di fine settembre in cui riprese a respirare.

È come se vedessi una telenovela anni ottanta, sempre le stesse puntate: Alex non riconosce la sua parte in un copione che ha contribuito a scrivere; Alex trova la determinatezza di cambiarne la trama: una parentesi a cui mettere il punto, per poter andare a capo con frasi inedite e comporre, magari, chissà, una nuova storia d'amore.

Non immaginava nemmeno l'impatto che ciò avrebbe avuto sul ramo più fragile del mio grande albero.

"Riposa, Norina, domani starai meglio."


PRANZO DI FAMIGLIA - RomanzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora