1.12 • RADICI

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L'ultimo dell'anno mi riscossi: era arrivato il momento di avere qualche risposta. Quando mia madre rientrò dal lavoro, aspettai qualche minuto per darle il tempo di cambiarsi e sistemare le sue cose, poi la raggiunsi in cucina.

«Ciao, mamma» dissi, sulla porta.

Lei sobbalzò.

«Melania! Perché sei ancora a casa? Non devi andare alla festa di quella tua compagna di classe?»

Mi misi seduta al tavolo e la scrutai attentamente.

«Mamma» dissi, mi tirai su le maniche del felpone che usavo per casa e le agitai i polsi davanti alla faccia. «Ti sei accorta che non porto più i bracciali di contenimento? Che festa? Vuoi che rischi di fare una strage?»

Mia madre, sentendomi parlare in maniera tanto disinvolta di qualcosa che per lei era chiaramente un tabù, distolse prontamente lo sguardo.

«Gaia sarà qui tra poco» rispose.

«Mamma. Lascia perdere un attimo Gaia e la festa. Credo che tu debba darmi delle spiegazioni. Non puoi mica evitarmi in eterno».

Mia madre si mise seduta davanti a me e stette zitta.

«Cosa vuoi che ti dica? Avrai scoperto tutto da sola, stando a Tibur tutto quel tempo».

«Tutto no. Molte cose interessanti, però» confermai, stizzita. «Ah, a proposito. Perché mi avete cancellato la memoria, se mi è dato saperlo?»

Mia madre sospirò, abbassò lo sguardo un attimo e poi lo rialzò su di me.

«No che non ti è dato saperlo. Se avessimo voluto che lo sapessi, non ti avremmo cancellato la memoria, non ti sembra?»

La sua risposta mi lasciò spiazzata. Ero sicura che avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni, una volta che gliele avessi chieste faccia a faccia. E invece stava lì a fissarmi senza più dire una parola, sgranocchiandosi le unghie di tanto in tanto e sbuffando il resto del tempo.

«Ma mamma... io ho il diritto di sapere...»

«Ascoltami bene» disse, alzandosi in piedi e guardandomi dall'alto. «Tu devi dimenticarti di Tibur, dei Superbi e di tutto il resto. Io e tuo padre abbiamo fatto di tutto per tenerti lontano dal Regno di Mezzo. Se non fossi stata scelta come giurato, non ti avremmo mai permesso di tornare in quel posto. Purtroppo però sei stata scelta, e neanche tuo padre ha potuto fare niente per evitarlo. Adesso devi solo dimenticarti di tutto e concentrarti sugli studi».

«Ma come puoi chiedermi una cosa del genere?» urlai, alzandomi in piedi a mia volta e sbattendo le mani sul tavolo. «Non posso dimenticarmene! Cosa vuoi fare, cancellarmi la memoria un'altra volta?»

Mi madre mi fissò con uno sguardo carico di rabbia che mi fece rabbrividire.

«Ti assicuro che, se potessi, lo farei» sibilò.

Feci un passo indietro. Quella conversazione era stata peggiore persino della più pessimistica delle mie previsioni. In quel preciso momento, mentre con il respiro affannato stringevo il piano del tavolo cercando di non dare di matto, sentii suonare il campanello.

 In quel preciso momento, mentre con il respiro affannato stringevo il piano del tavolo cercando di non dare di matto, sentii suonare il campanello

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