Capitolo 39 • Incubi

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Io e i resti del mio cuore fatto a brandelli dalla ragazza che amavo salimmo sull'auto senza spiccicare parola. Ero stato umiliato, distrutto, sgretolato, annientato, demolito, annichilito... In parole povere, di me era rimasta soltanto l'ombra.

Mai mi sarei aspettato che proprio lei, l'unica persona per cui avrei dato tutto ciò che avevo, mi uccidesse con tale semplicità, in pochi secondi.

Piansi a più riprese, col risultato che un viaggio di cinque ore in macchina mi portò via tutta la giornata. Fui grato di arrivare al campus indenne.

Principe della fortuna, incrociai ovviamente Flo appena messo piede nei corridoi, ricevendo un benvenuto coi fiocchi grazie al suo sguardo gelido e muto, più freddo delle temperature fuori dall'edificio. Non mi aveva neanche salutato. Non solo, mi aveva fatto terra bruciata attorno, perché né Jason né altri compagni di corso che conoscevo osarono rivolgermi la parola. Ed io, estroverso com'ero, non tentai nemmeno di scoprire cosa avesse raccontato loro. Tanto era una battaglia persa in partenza: nessun ragazzo avrebbe avuto una chance di screditare le parole della ragazza più ambita di tutta la facoltà, bella, intelligente e astuta com'era.

Giunsi in camera mia col morale sotto la suola delle scarpe, sicuro che persino Sid fosse stato coinvolto nella congiura sociale contro di me.

«Felice anno nuovo!» canticchiò invece lui, facendo capolino dal bagno dopo essersi evidentemente fatto la doccia.

Si era già cambiato, naturalmente.

«Felice anno nuovo anche a te, Sid» mormorai, con un tono lugubre come non l'avevo mai avuto in vita mia.

«Che cosa... Che cosa ti succede?» domandò lui in risposta.

Sorpreso che stessimo avendo davvero una conversazione dopo mesi di tacita pace e zero inquisizioni personali, aggrottai la fronte.

«Non sei mai stato l'allegria in persona, ma triste così non ti ho mai visto» osservò lui.

Sospirai.

Diedi un'occhiata all'orologio.

«Hai da fare?»

Per poco non scoppiò a ridermi in faccia.

«Allora lascia che ti racconti le cose come stanno, partendo dal principio...»

E fu così che Sid venne a conoscenza dell'intera storia che io e Maddie avevamo avuto, di ogni intoppo, dei casini che avevo combinato approfondendo l'amicizia con Flo, di come fossi partito più volte all'ultimo senza pensarci troppo e di come fossi diventato una persona opposta a quella che ero al mio arrivo al campus.

Finalmente, mi ero sfogato al cento per cento.

Sid mi raccontò, dal canto suo, che non appariva particolarmente socievole perché trascorreva tanto tempo a giocare a scacchi online e che chattava spessissimo con la comunità di amici a distanza che si era fatto sfidando gli altri utenti delle piattaforme. E che era fidanzato stabilmente da anni con una ragazza pakistana e attendeva la laurea a pieni voti per sposarla e portarla a vivere con sé nel Massauchussets.

Decisi, dunque, di chiedergli un consiglio. Mi sentii strano, non ero solito farlo.

«Io penso che ci sia qualcosa che non torna. Forse, lei è costretta ad agire così».

«E se fossero state lacrime di coccodrillo?» dubitai.

Sid fece spallucce.

«Le hai percepite come lacrime di coccodrillo?»

Scossi il capo.

«Allora non lo erano».

«Ma le ragazze sono brave a fingere» obiettai.

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