Capitolo 3 • Stupido

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Mi sentivo raramente uno stupido, nella vita. E non perché la mia carriera scolastica fosse una sfilza di voti alti, lodi dei docenti e trofei vinti alle competizioni di natura intellettiva (non ero una schiappa in palestra, ma nemmeno un granché), perché sapevo bene che un numero non era in grado di definire l'acume di un individuo, ma perché di solito non tardavo a capire cosa volesse dirmi chi parlava con me.

«Questa è una naturale conseguenza della tua decisione... E io la accetto. Sarebbe egoista, da parte mia, oppormi».

«Solo tu puoi lasciarmi facendo in modo che sembri una mia decisione» commentai, allibito.

Maddie era in lacrime, macchiata di nero sotto gli occhi per via del trucco, e mi parve distante mille miglia, nonostante i due centimetri che separavano il mio ginocchio dal suo. Un ginocchio candido, come tutta la sua pelle, come la sua stessa anima. Ferirla, sapere che quelle lacrime le stavano rigando il bel viso per colpa mia, mi stava facendo soffrire talmente tanto che cominciai a faticare a nasconderlo. Mi augurai di arrivare a casa in tempo per scoppiare a piangere da solo.

«Peter, non so se ti rendi conto dei fatti: tu vai a Boston e ti fai la tua vita, le tue esperienze da studente del college e probabilmente trovi anche l'amore della tua vita; io rimango qui, lavoro per pagarmi i corsi da sola e cerco di tenere in piedi la famiglia. Fine della storia. Non ci sono altre soluzioni».

Glissai su quanto mi avesse offeso la sua cecità totale di fronte all'innegabile verità che era lei l'amore della mia vita e provai ad avvicinarmi.

«Puoi contare su di me, Maddie. Non so quante volte devo ripeterti che studiare lontano non significa smettere di amarti. Meritiamo almeno un tentativo».

Lei scosse il capo. Era fuori di sé, preda di un incontrollabile vittimismo che la spingeva a chiudersi in se stessa e dimostrarmi che ce l'avrebbe fatta da sola, come se non ne fossi conscio. A farcela da soli sono capaci tutti, a mio parere, ma in che modo? Io non volevo rinunciare a lei per costruirmi un futuro, ma non potevo darle tutto ciò che voleva. Trovare un compromesso si prospettava arduo, soprattutto per due persone che scendevano difficilmente a patti con la propria razionalità (nel mio caso) ed emotività (nel caso di Maddie).

Essere ai poli opposti era sempre stata una costante, fra me e lei, che avevo spesso visto come un ostacolo, in quel momento più che mai. Perché non poteva essere come nei film, dove i punti di forza e le debolezze dei due protagonisti si completavano a formare un tutt'uno formidabile? Perché noi eravamo capaci soltanto di litigare e di vederne il lato negativo?

«Cosa facciamo, il periodo di prova? Soddisfatti o rimborsati? Con che cosa vengo rimborsata, un gratta e vinci su cui c'è scritto "scema chi legge, ci speri sempre ed è per questo che sei una fallita"?»

«Quello sarcastico qua sono io, non rubarmi il mestiere. E poi, non sei una fallita. Potrei mai amare una fallita, io?» sdrammatizzai.

Maddie, però, non lo trovò divertente.

Doveva essere una di quelle volte in cui non avevo capito quando potevo permettermi di non prendere troppo sul serio la situazione. Se solo avessi saputo affrontarla in maniera diversa... Avere a che fare con le emozioni rimaneva per me la sfida più ostica, proprio non ne ero in grado e, nonostante avessi avuto a fianco un'esperta per un po', il principio dell'osmosi non aveva funzionato con me. Ero rimasto lo stesso idiota, emotivamente parlando, che ero prima di avvicinarmi a lei. E questo mi faceva sentire davvero stupido, il che mi metteva a disagio perché, come preannunciato, non mi capitava spesso. Maddie era capace di modificare la mia accezione di "spesso", in tal caso.

«L'amore non è abbastanza per tenere in piedi una relazione e, se devo farlo da sola, temo di non esserne in grado. Grazie per la fiducia, Pete» mormorò, con voce bassa e triste.

Mi accompagnò alla porta di casa sua.

«Seriamente mi stai lasciando?» domandai, confuso.

Lei assunse un'espressione esasperata.

«Vedi un'altra via percorribile?»

La sua serietà mi gettò nel panico. Mi stava lasciando per davvero. No. No no no. Come l'avrei sopportato? Non l'avrei mai sopportato. Lei era entrata nella mia vita e ci era entrata per rimanerci. Non aveva il permesso di andarsene. Non così facilmente, non senza lottare con le unghie e con i denti.

«Una? Ne vedo almeno cento! Santo Cielo, Maddie, vuoi mollare così, senza neanche provarci? Sei sicura di amarmi?» ebbi il coraggio di dire.

Annuì.

«E allora credici un po' di più. Per favore».

Pianse tra le mie braccia per un po', mentre me ne stavo in piedi davanti alla porta di casa sua, restìa a lasciarmi andare. Adoravo il modo in cui alzava la testa e ne sbucavano due occhioni grandi e lucidi, carichi di emozioni. Le sue mi piacevano, avrei voluto inglobarle tutte, trattenere il loro calore nel mio corpo ancora per un po'. Invece abbassò il capo e sciolse l'abbraccio, quindi la baciai e tornai a casa, fiero di me per aver avuto finalmente il coraggio di affrontare un problema che mi tenevo dentro da parecchio tempo.

Essere introversi è, molto spesso, riassumibile nella frase "ho paura di parlare", perché le conseguenze hanno la forma di un drago con sette teste, dalle cui bocche escono lingue biforcute pronte ad avvolgerti, strozzarti e poi divorarti, lasciando i brandelli in balìa della tempesta, ossia le opinioni degli altri, i giudizi e gli scatti emotivi. "Parla solo quando sei interrogato" è la mia legge di vita, non un rimprovero da parte di un insegnante. Se non ho nulla di arguto da dire, rimango in silenzio. Mai stata l'anima della festa, mai apprezzati i riflettori, mai proposto un gioco stupido durante i viaggi scolastici.

Quando qualcuno si avvicina, però, oppure cattura particolarmente la mia attenzione, non sembra affatto che la gente mi renda nervoso o ansioso. Con Maddie parlo talmente tanto che è costretta a farmi tacere con un bacio. E non mi dispiace, proprio per niente.

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Io sono l'estroversa per eccellenza 😂 e parlo a sproposito 😂😂 quindi per me è una sfida enorme scrivere dal punto di vista di Peter.

Voi siete più introversi o estroversi?

Vi è piaciuto il capitolo?

Baci ✨

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