Capitolo 14 • Pagliaccio

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Maddie mi scoccò uno sguardo glaciale e mi diede le spalle, quindi le coprì con i capelli e mi lasciò indietro per avviarsi verso la sala da ballo.

La seguii senza pensarci due volte e le afferrai il polso per fermarla, ma lei scosse il capo e si ritrasse, proseguendo a passo più spedito. La terra parve crollarmi da sotto i piedi.

«Maddie...» ansimai, agitato.

Ma lei era già nella mischia.

«Ehi, ragazzo! Sei in lista?» mi fermarono.

Il tempo di distogliere lo sguardo e l'avevo persa di vista. Mi sentii morire dentro.

«Sì...»

Estrassi il cellulare dalla tasca, ma non sapevo cosa cercare. Ero perso. Senza di lei, ero perso. Niente avrebbe più avuto senso.

«Guarda che non abbiamo tutta la notte».

«Lasciatelo entrare, per favore. È con me» intervenne Flo, provvidenzialmente.

Carina com'era, nessuno osò rifiutarle nulla. Mi lasciai prendere la mano e trascinare dentro, attraverso una folla scalpitante di gente truccatissima, vestita di abiti stracciati o macchiati di sangue finto, taluni persino con gli occhi vitrei.

Improvvisamente, ebbi la sensazione di soffocare. Tremavo, me lo sentivo, e avevo molto caldo, avevo bisogno di aria. Afferrai con decisione l'esile polso di Flo e la costrinsi a guardarmi, sperando che non avesse bisogno di spiegazioni.

«Peter? Pete, tutto bene? Che cos'hai?» urlò, per sovrastare il rumore della festa.

Gesticolai rapidamente con le mani, scuotendole con veemenza per farle capire che ero agitato.

«N-non... N-non res-spiro...» boccheggiai.

I suoi occhi si spalancarono, azzurrissimi, per lo spavento.

Mi trascinò verso la toilette delle ragazze e spinse via un gruppetto di streghe che si fotografano riflesse allo specchio. Chiese ad una di loro di correre a prendere dell'acqua e lo fece con un tono talmente imperioso che la ragazza in questione non osò controbattere.

«Calmati, Pete. È solo una festa. Quelle persone non ti faranno niente, stanno bevendo per conto proprio, non per molestarti. Respira lentamente. Segui me: uno, due... Piano, più piano. Uno... Pausa. Due... Pausa. Aspetta, rallenta. Ricominciamo: uno... due... pausa. Tre... Così, ancora più lentamente».

Seguivo i suoi dettami come un bambino mano nella mano con la madre.

«E uno... Due... Tre... Quattro... Pausa. Uno... Pausa. Due... Bravissimo, così».

Quando ricomparve la ragazza che era stata incaricata di prendere dell'acqua, stavo decisamente meglio. Se non altro, era sparita la sensazione di asfissia.

«Che cosa ti è preso, Pete?» domandò Flo, dolcemente.

Bevvi un generoso sorso d'acqua, quindi mi sistemai la camicia.

«N-niente... Sai, la gente. Mi mette ansia».

Non ci cascò.

«Hai detto di essere già stato a diverse feste. Il fatto che non ti piacciano è diverso dal fatto che ti provochino un attacco di panico» osservò.

Continuai a tacere.

«Perché non mi dici cosa c'è che non va?

Scossi il capo. Con quale faccia avrei dovuto dirle come stavano realmente le cose?

«D'accordo, cambiamo tattica. Ha a che fare con Maddie?» domandò, mirata.

«Sì» risposi in automatico.

EnigmaticWhere stories live. Discover now