20. Solo un ragazzo

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«Ancora voi», grugnì, e il suo alito di birra sferzò l'aria. «Cosa volete?»

«Parlare con te.»

Non so da dove mi fosse venuto tutto quel coraggio, ma mi fece sentire bene. Mi fece sentire potente.

Ryan mi rivolse un'occhiata carica d'ira, ma io mi costrinsi a non farmi intimorire. «E chi ti dice che io voglia parlare con te?»

Fece per chiuderci la porta in faccia, ma io la bloccai con una mano. Il gesto lo colse alla sprovvista, e persino Lee mi scoccò uno sguardo pieno di sorpresa.

«Non così in fretta», sibilai spingendo la porta in avanti e facendomi strada in casa.

Speravo che Jenna fosse in casa. Non conoscevo suo marito abbastanza da sapere se fosse sicuro stare in sua presenza, ma perlomeno Lee era con me. Per quanto fosse gracile e pacifico, era sempre meglio che essere da sola con un uomo grande e grosso come Ryan.

Mi fermai in salone, ma non mi misi a sedere.

«Perché non ci racconti cos'è successo la notte in cui Jessica è morta?»

Le folte sopracciglia di Ryan gli schizzarono in fronte, e bastarono quelle parole a farlo tornare sobrio. Il suo pomo d'Adamo si alzò e abbassò, poi si schiarì la voce.

«Questi non sono affari tuoi, ragazzina.»

«Oh, io invece credo di sì», distesi le labbra in un ghigno, e mi stupii di me stessa per quella botta di sicurezza che non avevo mai provato prima. Non vedevo l'ora di correre a casa e raccontare tutto ad Adam. «Mi è giunta voce che quella sera avevi intenzione di andare a parlare con Jessica.»

«Chi te lo ha detto?» ringhiò Ryan facendo un passo verso di me, e per un attimo temetti che potesse colpirmi. Lee si avvicinò a me e mi strinse il polso, lasciandomi intendere che se le cose si fossero messe male lui era pronto a portarmi via da lì. «E' stata Jenna? Quella stronza...»

«No, non è stata lei», mentii. Non avevo alcuna intenzione di mettere anche lei nei guai. «Ci sono dei testimoni oculari.»

«Allora dì a quei testimoni oculari che possono succhiarmi il cazzo.»

Ryan lasciò andare un sonoro rutto, e Lee arricciò il naso in un'espressione disgustata. Chissà che cosa ci vedeva Jessica in un essere ripugnante come lui.

«Adesso uscite da qui se non volete che vi butti io fuori a calci!»

«Rosie, andiamocene», sussurrò Lee al mio orecchio, la voce che gli tremava per la paura.

Scossi la testa e tornai a volgere lo sguardo sull'uomo in piedi davanti a noi. In altre occasioni avrei avuto paura di lui, ma la sete di risposte era troppo forte per dargliela vinta così facilmente.

«Sai chi è mio padre, Ryan?»

Lui corrugò la fronte. «Dovrebbe importarmi?»

«Mio padre è Lawrence Price. Credo tu lo conosca, ha diretto parecchi film importanti.»

Vidi la sua espressione cambiare sempre di più ad ogni mia parola, la consapevolezza farsi strada nei suoi occhi. E poi vidi il terrore.

«Ha contatti ovunque, e sono certa che gli basterebbe una sola chiamata per riaprire il caso di Witchwood Manor», il potere mi inebriava, e provai una strana eccitazione nel vedere il labbro inferiore di Ryan tremare. «Sei ancora sicuro di non voler parlare?»

Il silenzio si posò su di noi come una coperta leggera. Accanto a me, Lee mi fissava con la coda dell'occhio. Aveva lasciato andare la presa sul mio polso come se fosse fatto di fuoco, e capii che era altrettanto intimorito dalla mia fermezza.

Almost DeadTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang