17. Fino alla fine dei miei giorni

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Quella notte la passai in bianco.

Nei miei sogni continuavo a vedere Adam, il terrore nei suoi occhi nel momento in cui aveva capito cosa stava per succedergli. Alla paura si intrecciavano i fili della colpa per non essere riuscita ad aiutarlo. Forse avrei potuto cambiare le cose, salvarlo dal suo destino e regalargli una vita lunga e felice.

Tornata a casa dopo l'incontro con Madame Rosalina lo avevo cercato disperatamente per tutta casa. Sentivo il bisogno di vederlo, di chiedergli scusa per non essere stata in grado di cambiare il corso della sua vita; però non lo avevo trovato da nessuna parte, e alla fine mi ero ritirata in quella che una volta era stata la sua camera e mi ero lasciata andare ai singhiozzi.

La mattina successiva mi svegliai priva di forze. Dopo poche ore sarebbe arrivata la signora Hall, e io non avevo ancora detto nulla né ai miei genitori né ad Adam. Avrei voluto cancellare l'incontro e dirle di non venire più, ma ormai i giochi erano fatti. E poi glielo avevo promesso. Almeno quello glielo dovevo.

Mi feci una doccia bollente e mi infilai un paio di jeans e una maglietta a maniche corte, poi andai in cucina per fare colazione. L'alba era passata solo da un paio d'ore, ma non avevo alcuna voglia di restare nel mio letto da sola ad aspettare l'arrivo di Kathrine. La solitudine portava troppi pensieri, troppe immagini dolorose.

Mia madre, in piedi davanti ai fornelli, mi salutò con un sorriso. «Buongiorno, tesoro. Come mai già in piedi?»

«Sono andata a letto presto», mentii. Mi versai un bicchiere di latte fresco e lasciai che il delizioso profumo delle omelette al formaggio mi inondasse le narici. Avevo ancora lo stomaco in subbuglio, ma sapevo di dover mangiare in abbondanza per affrontare ciò che mi riservava la mattina.

Stavo cercando le parole da usare per spiegare a mia madre che l'unica sopravvissuta alla tragedia di Witchwood Hill sarebbe venuta a trovarci quando lei prese la parola.

«Tuo padre ed io abbiamo pensato di portare Billy al parco divertimenti oggi», disse mentre mi riempiva il piatto. «E' un po' agitato in questi giorni, gli farà bene una distrazione. Vieni con noi?»

Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo. «A dire il vero ho già un impegno con Lee.»

«Oh...» parve per un attimo dispiaciuta, poi tornò a sfoggiare il suo solito sorriso. «D'accordo, non preoccuparti.»

Mangiammo in silenzio, immerse nella tranquillità della casa. Il cinguettio dei passerotti appollaiati sugli alberi da frutto in giardino era in netto contrasto con l'oscurità che aleggiava nella mia mente: vita contro morte, luce contro buio.

Quanto avrei voluto poter raccontare tutto a mia madre. Rifugiarmi in un suo abbraccio e singhiozzarle contro al petto, supplicandola di cancellare dalla mia testa quello che avevo visto il giorno prima.

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