20. Solo un ragazzo

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Avevo visto parecchi sguardi inquietanti negli ultimi mesi, ma niente a che vedere con quello che mi rivolse Elise Cooper quando raggiunsi l'ingresso.

«Ciao, Rose», disse mantenendo un'espressione seria. «Vorrei scambiare due parole con te.»

«Si accomodi pure», le sorrise mia madre facendole cenno di entrare. «Posso offrirle qualcosa da bere?»

«No, grazie. A dire il vero preferirei parlare fuori.»

Mia madre alzò un sopracciglio, ma la sua sorpresa durò poco. Tornò a rivolgerle un sorriso cordiale e annuì. «Ma certo. Rosie, tra venti minuti è pronto il pranzo.»

Seguii la signora Cooper in giardino nel patio e mi chiusi la porta alle spalle. Avevo ancora la testa piena di pensieri confusi per la conversazione avuta con Adam e suo padre, ma essere nel mio territorio mi aiutava a sentirmi meno impaurita da quello che sarebbe potuto succedere.

La donna si fermò davanti al cancello e incrociò le braccia al petto.

«Lee mi ha accennato qualcosa riguardo a una ricerca che stai facendo. Dice che vuoi saperne di più sulla tragedia di Witchwood Hill.»

Deglutii a fatica, la gola ancora secca. «Sì, è vero.»

«E' per questo che sei diventata amica di mio figlio? Per avere informazioni da lui?»

«Dubito che Lee possa saperne più di me», ribattei con una punta di sarcasmo. Mi infastidiva la sua accusa velata: non ero diventata amica di Lee per guadagnarci qualcosa. La sua compagnia mi piaceva, a differenza di quella di sua madre.

La signora Cooper strinse le labbra in una linea sottile, e capii che si stava sforzando in ogni modo di apparire cordiale. Ma per quanto una vipera possa accarezzarti, alla fine ti morderà sempre.

«Fossi in te non indagherei oltre. Certe storie è meglio lasciarle sepolte, non credi?»

Ripensai ad Adam, al sorriso che riservava solo a me ogni volta che entravo in camera e lui era lì ad aspettarmi; l'emozione nei suoi occhi ogni volta che gli facevo scoprire qualcosa di nuovo; e pensai a tutto quello che avrebbe potuto avere, e che invece gli era stato strappato via troppo presto.

Scossi la testa. «Non se quelle storie non hanno avuto un lieto fine.»

Elise rimase statica. Era chiaro che ogni fibra del suo corpo desiderasse ribellarsi a me, e il flebile tremolio del suo labbro tradiva la sua voglia di sputarmi il veleno contro. Tuttavia non si scompose.

«Lascia perdere, Rose», sibilò a bassa voce, quasi sussurrando. «Non può uscirne niente di buono.»

«E' una minaccia?»

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