11. Conversazioni nella notte

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«Jessica!»

Adam si tuffò in avanti nel vano tentativo di afferrare il suo braccio, ma lei si scansò con agilità e corse verso la rampa di scale. Potevo solo immaginare quale fosse il suo obiettivo, e non mi piaceva per niente.

Adam ed io la seguimmo senza esitare. Per quanto esile, dovevo ammettere che Jessica aveva due gambe davvero veloci. Persino suo fratello sembrava fare una certa fatica a raggiungerla.

Arrivati al piano inferiore Jessica si fiondò verso la porta e la spalancò con un tonfo. Pregai con tutta me stessa che i miei genitori in cucina non si accorgessero di niente, perché sarebbe stato davvero difficile spiegare loro quello che stava succedendo. Strinsi i denti e continuai a correre a perdifiato, anche se dentro di me sapevo che la mia presenza lì era assolutamente inutile: in ogni caso non avrei mai potuto fermarla, perché mi sarebbe scivolata via come sabbia tra le dita.

«Jessica, fermati!»

«Lasciami in pace!»

«Lo sai che non puoi...»

Adam non riuscì a finire la frase. Accadde tutto così velocemente che quasi dubitai di averlo visto davvero: un attimo prima Jessica aveva spalancato il cancello del vialetto e un attimo dopo era di nuovo fuori dalla porta, le gambe stese davanti a lei e la schiena in una posizione innaturale.

Qualcosa l'aveva sbalzata all'indietro, quasi come se la casa fosse circondata da un campo magnetico.

«Diamine!» ringhiò lei mettendosi le mani nei capelli. «Fatemi uscire da questa maledetta casa!»

Adam si lasciò andare ad un sospiro. Camminò verso di lei piano, poi le allungò una mano per aiutarla ad alzarsi e ignorò l'occhiataccia che ricevette in risposta. «Lo sai che non possiamo.»

Ero certa che Jessica avrebbe urlato ancora, questa volta magari contro di lui. Invece accadde qualcosa di ancora più sorprendente.

Si mise a piangere.

«Io li odio!» gemette lei tra i singhiozzi. «Li odio, li odio, li odio! Jenna lo sa che Ryan le parlava alle spalle? Diceva che era solo una ragazzina viziata e voleva farmi allontanare da lei», si passò una mano sul viso per asciugarsi le lacrime e tirò su col naso. «E io l'ho sempre difesa! Stavo quasi per lasciarlo per questo. Essere un brava amica cosa mi ha portato? Un bel niente, ecco cosa!»

Ero sconvolta. Mai avrei pensato di vedere Jessica piangere in quel modo. Lei che sfoggiava sempre quell'atteggiamento superbo, che sembrava in grado di radere al suolo intere città con un solo sguardo, ora era soltanto una bambina spaventata e delusa.

Accanto a me, Adam si era irrigidito. Qualcosa mi diceva che anche lui era stupefatto quanto me da quell'improvviso sfoggio di dolore, ma allo stesso tempo sembrava confuso sul da farsi. Avrei voluto chinarmi accanto a lei e lasciarla sfogarsi sulla mia spalla, ma non avevo comunque intenzione di testare la sorte. Dubitavo che avrebbe apprezzato il mio aiuto.

Almost DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora