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Erano passati due giorni da quel "io voglio solo te" ma ancora ci pensavo. Ovviamente sapevo che lui voleva me, ma detto in quel momento e in quel modo, non ha prezzo. Guardare la sua faccia sorpresa per aver detto quelle quattro semplici parole mi ha fatto dimenticare tutta la serata per metà infernale, che ho dovuto passare.

Infernale a metà, esatto.

Guardare quella civetta che ci provava con il mio Luca... Stavo per scoppiare! Mi ha tenuto calma il fatto che avrei potuto perdere il lavoro nel caso avessi preso a capelli una cliente, ma soprattutto Luca.

Perché sì, io ero arrabbiata ma fondamentalmente non con lui perché notavo il modo in cui la snobbava mentre gli parlava. Conoscendolo ero anche abbastanza sicura che era innervosito, ma questo non mi ha rincuorato del tutto perché è tornato alla mente il momento in cui gli ho visti dopo che avevano fatto praticamente sesso nella casa in cui ero anche io, a pochi passi da loro.

Ma non stavamo insieme, e quindi non deve interferire con il nostro presente, ora siamo io e lui. Un leggero rossore colora le mie guance nel momento in cui penso al bacio che gli ho dato, io lo volevo, volevo stare con lui.

Volevo più di un bacio, più di un tocco da sotto la maglietta, più di quello che già avevamo fatto, ma per la mia prima volta, la macchina non era decisamente il luogo più adatto. Mi ero messa a cavalcioni su di lui e non ho potuto fare a meno di avere la certezza che anche lui mi voleva. Sempre, ogni sera, prima di dormire sentivo la voglia che aveva di me e a volte quasi mi sentivo in colpa per non soddisfare quella sua voglia.

Ma è un bene aspettare, aumenta il desiderio no? Per lui sono una da aggiungere alla sua lista fantasma, lui per me sarebbe il primo. E si sa, noi donne teniamo molto alle nostre prime volte. A volte penso a come siamo arrivati fin qui, e quasi non ci credo ancora. Posso dire solo che è uno dei cambiamenti più belli della mia vita. Parlando di cambiamenti, mi torna in mente anche Cristina, mi sembra di vedere una marionetta nelle mani di Zoe-la-civetta. Un po' mi fa pena, lei che era sempre sorridente e chiacchierona ora pare taciturna e seria. Mi fa pena di dispiacere, perché nonostante tutto io le volevo bene come una sorella e vederla così cambiata, è strano. Appena le ho viste arrivare al locale, la prima cosa che mi ha dato fastidio era vedere Zoe, non lei. Questa per me è una piccola soddisfazione che sta a significare che avrò pure passato un anno di merda, ma lo sto superando.

Anzi, direi che l'ho superato alla grande anche.

Questo sta solo a dimostrare che il tempo, e le persone giuste, curano le ferite che credevi incurabili.

Il tempo.

Guardo l'orologio appeso in camera mia e sono le cinque e mezzo del pomeriggio, e io sono pronta ad andare da Alessandro.
Invio un messaggio vocale avvisando Luca e poi busso alla camera di Oscar.

«Entra» la voce appena sveglia di Oscar è divertente «Volevo solo avvisarti che vado da un mio amico, quindi per stasera ci sei?» Chiedo, anche se la risposta è ovvia visto che è stata organizzata prettamente per lui «Ci sono» risponde subito con un sorrisetto «quale amico?» Domanda poi aggrottando la fronte stranito per il fatto che non abbia detto il nome «Si chiama Alessandro, è un amico di Derek e Alan» spiego perché appunto non sa chi sia «Come mai non era al pub quella sera?» Domanda ancora più curioso «Beh lui sta passando un periodo delicato» non so se dirglielo o meno, è mio fratello, mi fido, ma per me sarebbe come tradire Alessandro.

Ricordo le parole di Alan al pub "Ale mi preoccupa, fai qualcosa per favore". Mi ha destabilizzato il suo tono amichevole e preoccupato, quello che già una volta ha usato per chiedermi di stargli vicino. Alan è uno scemo senza eguali, ma giuro che quando parla del suo amico diventa serio mettendo da parte il suo lato ironico, io credo che lui sappia di Alessandro altrimenti non si spiega la sua richiesta. «Non mi dirai di cosa si tratta vero?» Chiede mio fratello con un sorriso tenero «No, non lo farò» rispondo io tranquilla ricambiando il sorriso «Allora aiutalo con il suo momento delicato, se gli starai accanto come lo sei stata con me, ne uscirà» resto interdetta per un attimo dinanzi alle sue parole.

È come se mi avesse letto dentro, come se avesse capito tutto da una semplice frase, senza chiedergli nulla annuisco e vado via.

Mentre percorro la strada per andare a casa di Alessandro metto un po' di musica, mi fermo a qualche semaforo rosso e accelero quando torna verde.

Ebbene sì, i sacrifici fatti da Luca sono valsi a qualcosa. Ora guido la macchina di mia madre e sono felice. Sono ancora spaventata da un camion che si affianca o di una macchina che fa un sorpasso pericoloso in mia presenza, ma penso sia normale. Il terrore che avevo prima anche solo di salire al lato del guidatore, non c'è più. I miei genitori sono rimasti meravigliati quando qualche giorno fa gli ho chiesto le chiavi della macchina per raggiungere le ragazze al bar e ho detto loro la verità, che Luca con molta pazienza mi ha aiutato a superare la mia fobia. Inutile dire che i loro sorrisi erano incontenibili, e anche quello di Oscar che però mi ha guardato con un pizzico di gelosia visto che lui molte volte ha provato a spronarmi, ma non era mai il momento giusto per me.

Mi sembra di rivivere un déjà-vu nel momento in cui suono e mi apre il papà di Alessandro. Questa volta non fa battute non è di quell'umore, lo trovo visibilmente stanco e mi sfiora il pensiero che forse sta così per i comportamenti del figlio, non deve essere facile crescerlo praticamente da solo. Alessandro mi ha raccontato di sua madre e il cuore mi si è frantumato in mille pezzettini ascoltando quella storia. Quest'uomo, che mi dice di salire in camera sua perché è lì che ormai il figlio passa tutti i pomeriggi, mi fa tenerezza. La sua affermazione e il tono in cui lo dice però mi fa capire che anche lui è preoccupato per suo figlio.

Così mi armo di speranza e lo raggiungo in camera sua.

Ricomincio Da Qui Where stories live. Discover now