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I miei genitori sono tornati questa mattina.
Quando sono rientrata a casa, ho realizzato quanto fosse bello vederli girare da una stanza all'altra. Spesso mi fermo a pensare a chi, purtroppo, non ha figure genitoriali, o a chi ne ha solo una.
Mi rendo conto che chi come me li ha, è davvero fortunato, e mi si stringe il cuore per chi al contrario no. Non si è sfortunati per carità, l'amore che magari non viene dato da un genitore si può ritrovare in un fratello o una sorella, molte volte anche in un amico. Ma io amo così tanto i miei genitori che non mi riesco ad immaginare in un mondo dove loro non ci sono. Anche i loro occhi lucidi mi hanno dimostrato quanto io gli fossi mancata, è passata solo una settimana e ci siamo abituati a queste assenze di lavoro, ma ogni volta reagiamo sempre allo stesso modo, occhi lucidi felici, e abbracci lunghi.
Mi sento un po' in colpa perché loro pensano che io abbia passato una settimana sola, magari anche senza mangiare. Forse mi credono denutrita, ma non sanno che non sono stata sola per nemmeno due ore e che mi sono sfondata di schifezze.

Schifezze per loro, non per me ovvio.

Non so come reagirebbero se sapessero di Luca, mio padre ha sempre avuto un certo occhio di riguardo verso di lui ma non so fino a che punto. Quando andavo a una festa mi chiedeva se ci sarebbe stato anche lui, e quando la risposta era negativa una sua chiamata durante la mia serata non mancava mai, cosa che quando c'era Luca non succedeva, si fida ciecamente di lui.

Mia mamma invece, non si è mai esposta né su di lui ne su nessun'altro. Quindi non ho la benché minima idea di cosa potrebbe pensare. Mi affido al fatto che le nostre mamme sono amiche e che forse questo, possa mettere in qualche modo una buona parola. Anche se, effettivamente non credo abbiano qualcosa in contrario.
Una cosa certa la so, non dirò nulla del fatto che abbiamo dormito insieme tutte le sere, non perché si aspettano da me un comportamento differente, ma solo per il semplice fatto che dirlo mi mette una tremenda vergogna. E poi Luca non vuole ancora che si sappia, quindi bocca cucita. Luca, appunto.
Dopo avergli detto che ero tornata a casa nemmeno tempo dieci minuti e il campanello di casa mia ha suonato. Ed eccolo ora qui, davanti a me, accompagnato da mia mamma che ha un sorriso ad illuminargli il volto sorpreso per la visita. Per quanto io e Luca siamo sempre stati amici, le sue visite improvvise sono state poche, e questo mia mamma lo sa. Ed è per questo che quando ho sentito il campanello non mi aspettavo di vedere entrare lui, piuttosto ho pensato fosse il postino per qualche pacco, o qualcosa del genere.

«Ehi» dico lasciando il bicchiere d'acqua sul bancone della cucina «che ci fai qui?» Domando incerta, non so se sia una domanda da fare in questi casi. Dovrebbe essere in palestra a quest'ora, il suo abbigliamento sportivo e i suoi capelli un po' arruffati mi dimostrano che, come anche da lui detto via messaggio c'è stato. «Sono appena uscito dalla palestra e dovevo parlarti di una cosa» dice lui in modo tranquillo e vago «Vi lascio soli allora ragazzi» si affretta ad aggiungere mia mamma un po' imbarazzata. «Resta mamma, andiamo in camera mia a parlare» dico ad entrambi facendomi seguire da Luca.

Saliamo le scale in religioso silenzio e quando entriamo in camera mia non appena chiudo la porta Luca mi bacia.

Il cuore batte all'impazzita, non si abituerà mai ai suoi baci, soprattutto se così improvvisi.

«Non mi baci?» Chiede lui allontanandosi dalle mie labbra e guardandomi negli occhi «Certo che ti bacio» accarezzo la sua guancia con la mia mano e ricambio il bacio che poco fa mi aveva colto impreparata, facendomi restare impalata come una stupida. Il sorrisetto che fa dopo scaccia i suoi pensieri di poco prima. «Ecco, ora ci siamo salutati come si deve» faccio un sorriso e aggiungo «ora mi puoi dire cosa ti porta qui?» Lui con noncuranza lascia il suo zaino per la palestra vicino al mio letto e poi si accomoda su quel letto che per una settimana lo ha accolto molto volentieri. «Volevo vederti» dice senza troppi giri di parole.

Ma io francamente, non credo sia tutta verità.

«Cosa vuoi sapere?» Domando sedendomi accanto a lui che in risposta fa un sorriso e scuote la testa, l'ho sgamato. «Cosa hai fatto con Dylan?» Chiede poi serio guardandomi negli occhi «Niente di che, abbiamo preso un caffè ad un bar» rispondo semplicemente, non aggiungendo altri dettagli apposta «E poi?» Eccolo, ha attivato la modalità gelosia, come domenica. «Abbiamo parlato del più e del meno» non dirò a lui quello di cui ho parlato con Dylan, almeno fin quando non ammetterà di essere geloso «Non vuoi dirmi cos'è questo più e questo meno?» Lo sento leggermente infastidito e a me fa sorridere «Perché? Sei per caso geloso, Luca?» Afferro la sua mano e la poggio sulla mia gamba scoperta, creando piccoli cerchi delicati, che a lui però fanno l'effetto da me sperato «No» risponde serio lui.
Giuro, non capisco perché ogni volta si deve far pregare di ammettere qualcosa. Così decido di comportarmi proprio come ho fatto pochi giorni fa, per farmi dire che gli ero mancata.

Mi avvicino sempre di più a lui mordicchiando delicatamente il suo labbro inferiore, provocandogli mugugni di lamento. «Non puoi provocarmi per farmi rispondere come vuoi tu, non vale» sbuffa lui dopo essersi liberato. «Ah, per me vale invece» mi avvicino ancora una volta alle sue labbra e le mordo più forte e con decisione, mentre le mie mani si affondano nei suoi capelli in modo provocatorio.
Lui cerca di far diventare quella che è una tortura, in un bacio, ma non glielo permetto, non fin quando non ammetterà la verità.
Mi piace che lui sia geloso, e che me lo dica. Ovviamente gelosia nei limiti, quella che dopo un secondo ti passa perché capisci che ti stai arrabbiando per una cavolata, non quella gelosia morbosa che porta malumore, incomprensioni continui e divieti assurdi.
Proprio mentre lui sta per dire qualcosa, sento la porta della mia cameretta aprirsi di scatto. Non ho udito nessun rumore di passi, né un bussare leggero, niente.

Nel giro di un secondo quello che si aggiunge all'apertura della porta è una voce familiare, nel vero senso della parola, che si esprime nel suo solito modo educato «Oh porca puttana»

Ricomincio Da Qui Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora