Capitolo 12

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Sentivo rumori provenire da fuori, mi domandavo da giorni cosa succedeva fuori da quella porta. Ormai erano passati all'incirca cinque giorni, almeno credevo. Era difficile orientarsi senza un telefono oppure senza una semplice sveglia, ero sempre rimasta rinchiusa in questa stanza e non ero mai uscita prima.

Lake non si faceva vedere da quel giorno in cui mi aveva messo le mani addosso, l'unica gioia dell'essere rinchiusa qui era che non dovevo vedere la sua faccia.

Speravo solamente che non si presentasse oggi, ero distrutta, non riuscivo nemmeno a mettermi in piedi, non avevo forze.

In questi giorni le quantità di cibo ero diminuite e mi era capitato che avevo dovuto saltare qualche pasto.

Non sapevo perché mi avevano diminuito i pasti, forse lo facevano soltanto per farmi sentire più debole e conoscendo Lake avrebbe voluto fare un accordo per via del mio legame con lei.

Sentì all'improvviso la porta aprirsi e la luce mi diede fastidio agli occhi, ero rimasta al buio per cinque giorni e i miei occhi erano diventati sensibili al contatto con la luce.

Vidi una figura entrare e quando fu a un passo da me, mi accorsi che era proprio lui, quello che avevo pregato di non vedere oggi, e invece, come sempre il destino mi giocava brutti scherzi.

Capitavano tutte a me.

"Come si sente?'' Mi domandò Lake abbassandosi per stare alla mia altezza, io arricciai le sopracciglia e cercai di rimanere calma.

Dovevo farlo per il mio bene, arrabbiarsi avrebbe peggiorato soltanto la situazione.

"Sto benissimo'' dico sostenendo il suo sguardo.

Mi sorrise perversamente "sa, viene considerato maleducato non domandare lo stesso''

Io gli sorrisi a quella affermazione "forse non lo faccio perché non mi interessa'' dico acida "ha mai pensato a questo invece?''

Lui sospirò pesantemente, credo che non gli era piaciuto il modo in cui lo avevo detto ma non mi importava.

Dovrebbe capire che non voglio stare ai suoi trucchetti e alle finte buone maniere che fa vedere davanti a me.

"Vedo che oggi è molto socievole, più del solito'' mi guardò perversamente e io notai che aveva intenzione di fare qualcosa e quindi decisi che era meglio ritornare a stare zitta.

Lui notò subito la mia paura "che ne dice di fare una passeggiata?''

Io rimasi interdetta, non mi aspettavo che mi chiedesse di fare una passeggiata.

In quel momento non sapevo se muovermi oppure rifiutare, infondo sapevo che non poteva essere solo quello.

Aveva altro in mente.

"Su avanti, fuori c'è una bella giornata e mi fa pena lasciarla qui in questa cella così fredda, quando fuori c'è un bel sole'' provò a convincervi "tra poco sarà inverno e queste potrebbero essere le ultime giornate di sole che potrebbe vedere'' finì la frase duramente.

Nella mia mente le ultime parole risuonavano come una minaccia ma decisi che era meglio assecondare quello che diceva e vedere come si sarebbe comportato.

Annuì alla sua proposta e lo vidi sorridere, si alzò e mi diede una mano che io accettai titubante per alzarmi da terra.

Il mio sedere stava prendendo la forma del pavimento per quante ero rimasta seduta in quella posizione.

"Venga'' dice Lake prima di cominciare a trascinarmi con se.

Appena ero uscita da quella porta potevo che la stanza in cui ero stata rinchiusa non era nelle vicinanze del laboratorio.

Era una parte che non sapevo nemmeno che esistesse, c'ero da parecchi anni e non mi ricordavo che mi avevano parlato di questa parte.

Per arrivare verso l'unica casa che c'era sull'isola dovemmo camminare per dieci minuti buoni, quando vidi la casa mi rallegrai un po', ero già molto stanca fisicamente e questa camminata di dieci minuti mi aveva distrutto ancora di più.

Attraversammo la porta di ingresso e salimmo le scale fino ad arrivare a una camera, mi preoccupai quando vidi che quella non era camera mia.

Lake aprì la porta e vedendo che non mi decidevo a muovermi, mi prese per un braccio e mi tirò dentro per poi chiudere a chiave la porta.

Dopo aver chiuso la porta, mi scaraventò violentemente sul letto.

Cominciò a palparmi il seno mentre io mi muovevo freneticamente, non poteva abusare di me in questo modo.

"Lasciami!'' Urlai contro di lui mentre cercavo di muovermi e di sfuggire dalle sue grinfie. Purtroppo era più forte di me e non riuscivo a cacciarlo via.

"Sta ferma!'' Urlò a sua volta duramente e mi diede un colpo sulla guancia.

Dopo che mi colpì, io cominciai ad urlare ancora di più fino a sgolarmi.

Ma era come se non mi sentiva nessuno, sicuramente le persone che c'era facevano finta di non sentire.

"Visto?'' Rise "grida quanto vuoi tanto nessuno verrà per te'' dice perversamente "ci siamo solo noi due''

"Ti prego no..'' Dico cercando di convincerlo.

"Mi spiace Dottoressa ma ormai la decisione è presa''

"Mi fai schifo'' dico disgustata arricciando le labbra "Sei fuori di testa'' lo stavo facendo incazzare "Pazzo psicopatico'' e con questo mi diede un pugno sul viso.

Gemetti dal dolore e mi toccai con una mano il naso ma per fortuna non c'era sangue, come non detto, arrivò un'altro pugno e questa volta cominciò a colare del sangue.

"Brutta puttana!'' Cominciò a urlarmi contro per poi mollarmi un'altro pugno sul petto "Sei solo una troia come le altre'' rise "alle troie piace essere toccate, vero?'' dice sogghignando.

"Non toccarmi!''

"Lo so che ti piacerà brutta troia, mi diverto un po' '' e con questo cominciò a toccarmi da tutte le parti.

Con le sue mani viscide mi toccò il seno, i fianchi, il sedere.

Ero diventata il suo gioco preferito.

Ed era vero, quella notte nessuno mi avrebbe sentito. 

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Sono tornata finalmente con un nuovo capitolo, scusate il ritardo ma è un periodo in cui non mi sento molto ispirata per scrivere.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi auguro di aggiornare il prossimo sabato.

-blackgirl🌚

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