Prologo

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Ricordo la prima volta che ci vedemmo. Ricordo le emozioni che avevo provato. Non so spiegarle, è come se il cuore prendesse decisioni indipendenti e autonome rispetto alla mia razionalità.

Il suo primo sguardo, la prima volta che lo vidi.

Lo vidi ed ebbi un'esplosione di sentimento, di gioia, di paura e anche di rabbia, come la prima volta in tutta la mia vita intera, mi era capitato. L'amore è quella strana condizione per la quale le difese percettive e sensoriali del soggetto vengono fermate.

Mi capitò esattamente con lui, solo con lui. Quando il mio sguardo incrociava il suo, il tempo si fermava. Tutto intorno a noi scompariva o rallentava, se eravamo all'aperto le automobili attorno a me sembravano rallentare, le persone che camminavano sembravano fermarsi improvvisamente.

E poi quegli abbracci, si, quegli abbracci.

Definirei i suoi abbracci divini. Mi sentivo a casa quando ero tra le sue braccia. Mi sentivo protetta. Ogni suo abbraccio era una scarica elettrica che mi percorreva corpo, mente e cuore. Ogni suo abbraccio, al pari dei suoi sguardi, così intensi e profondi, scandiva un ritmo temporale diverso.

Sono passati tre anni ormai, eppure, il ricordo resta vivido nella mia mente. Chiudo gli occhi e appoggio la testa al muro, stringo le mani in un pugno e respiro profondamente. Le emozioni iniziano ad affiorare una dopo l'altra, in modo incontrollato, ribellandosi e liberandosi dalle catene di indifferenza a cui le ho legate.

La verità è che non l'ho dimenticato, non ho mai smesso di amarlo, ma sono troppo codarda per ammetterlo a qualsiasi persona che non sia io.

Lo amo tanto, spesso sento il mio cuore sul punto di esplodere. Lo amo tanto da stare male e non mi sarei mai immaginata che amarlo sarebbe stato così doloroso. Lo amo tanto da aver prosciugato tutte le lacrime e ancora sento di non averle versate tutte.

E dopo tanto tempo, nulla sembra essere cambiato. Lo amo così tanto che mi sembra di morire, però lo odio anche.

Io lo odio con tutto il cuore.

Lo odio perché vorrei che fosse qui con me ma non c'è, lo odio perché vorrei essere tra le sue braccia ma non si può, lo odio perché la sua assenza mi sta uccidendo, lo odio perché mi ha preso solo in giro, lo odio perché non mi pensa più, lo odio perché non riesce a sentire che ho bisogno di lui, lo odio perché è fuggito, lo odio perché non ha avuto il coraggio di dirmelo in faccia che per lui sono stata solo un gioco, lo odio perché mi manca, lo odio perché non riesco a non fregarmene di lui anche se mi fa stare male sempre, lo odio perché mi sono sentita presa in giro da lui, lo odio perché lui probabilmente si starà divertendo mentre io sono sotto le coperte che piango come una fontana, lo odio perché mi ero promessa di dimenticarlo, ma niente, lo odio ma in realtà non lo odio, è troppo complicato, lo odio perché non riesco a non amarlo, lo odio perché non riesco a non pensarlo dalla mattina alla sera. Nonostante questo, nonostante gli anni.

E non riesco a dimenticarlo perché mi ha fatto provare dei sentimenti che non ho mai provato, mi ha fatto dire cose che non avrei mai detto a nessuno, mi ha fatto fare cose che non ho mai fatto con nessuno, perché lui era speciale, è speciale e lo sarà per sempre.

Lo ricorderò per sempre come quel ragazzo stronzo come quanto bellissimo con gli occhi color nocciola e quel sorriso che mi faceva sciogliere, quel ragazzo che sembrava un montato, stronzo e antipatico.

Mi ricorderò di noi, per me, perché per lui non è mai esistito.

Noi, quella cosa che mi piaceva un casino.

Quando arrivai alla UCSF Scuola di Medicina ogni tanto mi capitava di aprire l'armadietto e prendere la sua felpa, quelle che non si era mai portato via.

A volte era solo per sentire se il suo profumo c'era ancora. Giusto per sapere che c'era ancora, che non l'avevo lasciato andare via del tutto.

L'inizio senza di lui non era affatto semplice, non che ora lo fosse, ma all'inizio era tutto ancora più complicato.

Era tornato tutto come prima, era tornato l'inferno. Erano ritornati gli attacchi di panico, non dormire la notte per via degli incubi, le visite con la psicologa e stare nel mio guscio, lontana da tutte le persone intorno a me, non mangiare più, prendere le pillole ed essere distaccata dagli altri, persino certe volte con la mia famiglia.

Da quel giorno che sono andata via da Los Angeles non l'ho più sentito come anche i ragazzi.

Al secondo anno di università ero talmente disperata che cercai qualsiasi modo per dimenticarlo e il primo fu quello di frequentare altre persone.

Ma non c'è la feci, mi ricordavano quell'uomo che mi toccava, erano dei bravi ragazzi ma non c'è la facevo.

Avevo bisogno di qualcuno, volevo qualcuno che mi consolasse anche se nessuno sarebbe riuscito a tirarmi su di morale. C'era mia cugina, Allison che sapeva tutto, glielo avevo raccontato in un momento di crisi, è sempre stata accanto a me e ha provato a farmi essere felice ma io non c'è la facevo.

Avevo bisogno di lui.

Avevo un disperato bisogno di lui.

Ma lui non c'era.

E fu in quel periodo che un giorno non ci vidi più dalla rabbia. Ero diventata matta, l'avevo perso. Passati i mesi non ero rassegnata, e neanche ora, e piangevo tutte le notti al pensiero di lui che dormiva affianco a un'altra che non ero io. Piangevo così tanto quando capì che era ora di finirla, di smettere di pensarlo, di pensare ad un 'noi' che per lui non era esistito.

Era proprio finita. Così successe e fu il momento in cui non provai più niente, non provavo più emozioni, ero solo una persona però senza nessun sentimento, niente di niente.

Chissà dove presi poi la forza di farlo.

Ehii, come state? Ho voluto farvi una sorpresina. Se non avrete capito alcune cose, tranquilli, sono successe molte cose durante questi tre anni e lo scoprirete man mano. Spero che vi piaccia e che continui a piacervi. Cercherò di farvi avere al più presto il primo capitolo.

Baci Erica ❤️

BACI RICORDATI Where stories live. Discover now