Capitolo 22

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POV'S VLADIMIR

Dopo quell'episodio spiacevole avvenuto con Lucia, non ci rivolgemmo più la parola. Come biasimarla, la stavo per strangolare. Avevo perso il controllo e non capivo il motivo per cui lo avevo fatto. Il mio piano era semplicemente quello di ricavare qualche informazioni tramite una chiacchierata però, senza nemmeno rendermene conto, le cose erano degenerate. La verità era che: il solo pensiero che lei potesse mettere in pericolo la mia famiglia mi adirava. Sarebbe diventata mia moglie, vero, ma questo non mi impediva di ucciderla subito dopo l'unione. Peccato che, se mi fossi azzardato anche solo a sfiorarla, la sua famiglia avrebbe dichiarato guerra alla mia e in quel momento, mentre eravamo nel bel mezzo di una guerra contro la Mafia Cinese, non era il caso. Era una piccola impertinente, pensai passeggiando per la stanza. Aveva avuto paura, questo lo sapevo perché, nonostante avesse cercato di mascherarlo, tremava come una foglia, ma aveva continuato a prendersi gioco di me con quella boccuccia bella quanto tagliente. Una volta sposati avrei dovuto cucirgliela oppure avrei dovuto tagliarle direttamente la lingua. La porta della mia camera si aprì di scatto, fermando la mia camminata e attirando la mia attenzione.

<<Siamo arrivati.>>mi informò, Irina, voltandomi le spalle e andandosene, non dandomi modo di replicare. Avevo una strana sensazione addosso. Era come se stesse per succedere qualcosa, ma cosa?


POV'S LUCIA

La macchina parcheggiò nel posto apposito, in Villa Esposito. Non scesi subito. Riccardo mi aveva informato, durante il viaggio, che lui sarebbe arrivato stasera e che nostro padre, contemporaneamente, aveva organizzato una cena di benvenuto per i nostri ospiti russi. Sentii la mia mano essere stretta in una morsa calda, confortante. Mi girai alla mia destra, verso Matteo.

<<Domani, saremmo o vivi o morti. Una volta entrati, dovremmo indossare di nuovo le maschere imposteci. Qualsiasi cosa accada...ti voglio bene.>>mi disse dolcemente, accarezzandomi la guancia con l'altra mano. Socchiusi per un momento gli occhi, godendomi quel calore amorevole che non aveva mai potuto mostrare nei miei confronti in pubblico.

<<Ti voglio bene anch'io>>dissi in un sussurro. Un sussurrò che udì poiché, subito dopo, venni avvolta dalle sue forti braccia. Un lieve bussare al vetro del finestrino, ci fece ricomporre.

<<Dobbiamo andare, signorini. Vostro padre e vostro fratello vi aspettano.>>ci informò, Luigi. Scendemmo dalla macchina e ci incamminammo verso l'ingresso della villa, inespressivi, come se nulla fosse successo. Venimmo scortati da Renzo nel salone dove, ad attenderci, c'erano sia i russi che i restanti componenti della nostra famiglia. Andai direttamente davanti a Riccardo non calcolando i presenti.

Con lo sguardo basso e con un piccolo inchino, lo salutai<<Mio signore.>> Lui mi guardò, non disse niente, fece semplicemente un gesto con la mano e io capii. Mi ricomposi e andai nel suo ufficio, senza aggiungere nulla. Una volta entrata, presi posizione su una delle due sedute presenti davanti alla sua scrivania di legno pregiato scuro. Dopo qualche minuto, la porta si aprì ed entrarono Riccardo, Matteo e Mario.

Riccardo si sedette sulla poltrona in pelle, anch'essa scura, posta dietro la scrivania, e disse<<Tagliando corto. Vi ho convocato per informarvi sugli ultimi aggiornamenti. Lui arriverà, stasera, poco dopo l'inizio della cena. In quel momento, dovremmo essere precisi. I russi non sanno il nostro segreto e non sanno di lui, ho solo detto a Dimitri che, qualunque cosa accada stasera, lui e la sua famiglia devono stare al loro posto. Tutte le cameriere e i maggiordomi verranno uccisi, visto che potrebbero diventare un problema, tranne Renzo e Luigi. Lui verrà scortato in Russia, nella Villa dei Volkov, ovvero dove staremo per i prossimi mesi. Forse il matrimonio verrà anticipato dopo la bufera, di sicuro creerà scompiglio. Le vostre armi si trovano nelle vostre camere. Lucia, l'onore di aprire e chiudere le danze spetterà a te, come stabilito. Detto questo, ci vediamo stasera e cercate di sembrare il più normali possibili. Se il nostro piano dovesse andare in fumo, vorranno la nostra testa, di tutti noi.>> Annuimmo tutti e, pensierosi, ci congedammo. Era la sera del giudizio, pensai continuando a correre. Ero così agitata che necessitavo di sfogare la mia ansia in qualche modo. Non volevo vedere né la mia famiglia né i russi. Se fossi morta, sarei venuta a meno alla mia promessa. Tornai a casa e corsi subito in doccia. Volevo schiarirmi le idee e speravo con tutta me stessa che l'acqua, oltre a portare via il sudore, potesse portare via anche le paranoie.

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⏰ Last updated: Feb 21, 2021 ⏰

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Caldo come il ghiaccio, freddo come il fuocoWhere stories live. Discover now