Capitolo 14

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POV'S LUCIA

Per quel contratto ci volle più del previsto visto che ci furono un bel po' di problemi e, dopo una settimana, mi trovavo in camera a preparare le valigie per quella famosa e tanto agognata vacanza. Premetto che io adoro il freddo e le località montane ma, per la gioia dei miei fratelli e di Lara, saremmo andati tutti in vacanza, dunque, a Bora Bora,in Polinesia. Con noi sarebbero venuti anche Vladimir e i suoi fratelli con le rispettive mogli, tranne Dimitri che sarebbe rimasto a Villa Esposito con Riccardo e mio padre. Irina, però, sarebbe venuta con noi e, sinceramente, tra le russe lei era quella che mi stava più simpatica. Svuotai tutto il mio guardaroba estivo nelle valigie con tanto di costumi e prodotti solari. Avremmo preso l'aereo privato dei russi e, una volta atterrati in Nuova Zelanda, saremmo arrivati a destinazione tramite lo yatch, dalla stessa dimensione di una nave da crociera, della mia famiglia. Visto il viaggio di 25 ore che avrei dovuto affrontare, mi misi dei jeans neri a vita alta, un magliocino corto color panna e le Alexander McQueen. La porta si spalancò di botto e, per poco, non mi cadde il beauty case dalle mani.

<<Muoviti, manchi solo tu, sorella>>disse eccitato Salvatore.

<<Si, sto arrivando, chiama Luigi per le valigie.>>risposi. Lui annuì e se andò. Nel giro di pochi minuti comparve sulla soglia la figura di Luigi, prese le valigie e, una volta uscito, uscii anche io chiudendomi dietro la porta a chiave. Chiusi a chiave anche la porta della mia ala, nessuno doveva entrare senza un esplicito invito e questo era risaputo come era risaputo che mio padre era un uomo di cui non si ci poteva fidare. Salii in macchina con Lara e fui sorpresa di trovarci anche Irina. Per tutto il viaggio stetti zitta non prestando molta attenzione ai discorsi delle due ma, a volte, beccavo Irina a fissarmi come se mi stesse studiando. In aeroporto ci incamminammo verso la pista d'atterraggio privata della Drakta dove ci aspettavano una fila di hostess e tre piloti davanti a un aereo di dimensioni addirittura esagerate. Una volta che persone e valigie furono a bordo, decollammo. Bene, sarei stata per le prossime 25 ore con tutte queste persone in uno spazio relativamente ristretto. Presi il mio portatile, mi sedei su una poltrona nel salottino che si trovava su quel mezzo e iniziai a lavorare tramite computer. Stavo controllando l'andamento borsa valori delle nazioni in cui ho delle società quando venni distratta da un urlo stridulo<<Come fa a starti simpatica questa?! Non ricordi come mi ha umiliato alla cena di fidanzamento?>>era Aalina, la moglie di Gorislav

<<E' una brava donna ed è anche simpatica. Sei tu che ce l'hai con lei, a me non ha fatto nulla di male.>>rispose Irina con lo stesso tono che si usa quando bisogna spiegare qualcosa a un bambino.

<<Hai sentito tesoro? Le sto simpatica e siamo amiche. Se hai dei problemi, vattene.>>rispose Lara a tono.

<<Lurida gallina, come ti permetti a rivolgerti a me così?! E tu! Noi eravamo amiche prima che lo diventassi con lei! Da che parte stai?!>>gridò ancora Aalina.

<<A chi hai dato della gallina, stupida ochetta?!>>gridò ancora più forte Lara.

<<A te, sgualdrinella da quattro soldi!>>rispose urlando Aalina.

<<Brutta stronza, come osi?!>>le inveì contro sempre urlando Lara.

<<Ragazze, basta...>>tentò di dire Irina.

<<Tu stai zitta!>>risposero in coro le due litiganti. In tutto questo, gli uomini e le altre due russe se ne stavano sparsi per la stanza a godersi la scena. Stavo per perdere la pazienza, quelle due non la finivano di urlare e io non riuscivo a concentrarmi. All'ennesimo urlo, chiusi con un gesto secco il portatile, mi alzai di scatto e mi diressi verso di loro a passi veloci.

<<Cazzo, l'hanno davvero seccata.>>mormorò Matteo agli altri presenti mentre sorseggiava un po' di vodka. Una volta arrivata, le due si accorsero di me.

<<Lucia, menomale che sei venuta. Stai sentendo quello che questa sta dic...>>iniziò Lara. Non la feci finire poiché le assestai uno schiaffo così forte che risuonò per la stanza.

<<Stavo lavorando quando voi avete iniziato ad urlare come delle pazze isteriche. Hai 25 anni, smettila di comportarti come una bambina. Mi hai disturbato per queste cazzate. La prossima volta che capiterà la conterò come un'infrazione del protocollo e sai che succede a chi, come noi, lo infrange.>>dissi con una voce così dura, guardandola negli occhi, che Lara dovette mordersi il labbro tremante per non scoppiare a piangere. Sapeva che con lei facevano uno strappo alla regola non facendole seguire il protocollo ma sapeva anche che ero capace di tutto se arrabbiata. Buttai un occhiata gelida, poco rassicurante, a un Aalina tremante di paura e mi ritirai nella camera assegnatami per trascorrere la notte. Dopo aver lavorato per non so quante ore, mi feci una doccia calda e, una volta uscita dalla doccia, con solo un asciugamano in vita, mi buttai sul letto matrimoniale. Qualcuno bussò alla porta e, ancora in asciugamano e gocciolante, andai ad aprire ritrovandomi davanti Vladimir con solo, di nuovo, dei pantaloni leggeri di cotone addosso. In Russia non si usano le magliette? Cavolo, sta sempre senza.

<<Ciao, posso entrare?>>mi disse diretto. Esitai un attimo ma poi mi feci da parte per lasciarlo passare.

<<Che vuoi?>>dissi cercando di andare dritta al punto e di poterlo buttare fuori dalla stanza il prima possibile.

<<Sei stata troppo dura con Lara.>>osservò seduto sul letto.

<<Come se te ne importasse qualcosa. Cosa vuoi sapere veramente, Vladimir?>>gli chiesi guardandolo dritto in quei due iceberg che si ritrovava al posto degli occhi.

<<Cos'è il protocollo?>>mi chiese di rimando. Mi avvicinai lentamente all'oblò che si trovava su una parete e che permetteva una vista pazzesca del cielo notturno. Presi un respiro profondo.

<<Il protocollo sono delle regole scritte stilate dal primo boss della Mafia e seguite da generazioni nella nostra società. Sono delle leggi inviolabili a cui ogni donna non si può opporre. Sono in tutto 100 e, sin da piccole, ce le fanno leggere e imparare. Il protocollo è ciò con cui cercano di programmarci come si fa con i robot. E' antiquato, rozzo e inumano ma è legge. Delle famiglie della Mafia si ribellarono al protocollo qualche anno fa ma furono linciate in pubblica piazza per aver offeso l'onore del boss. Quando mio padre mi ha frustrato quella volta a colazione era perché avevo trasgredito una regola.>>gli spiegai.

Rimase un attimo in silenzio ma poi disse<<Quando diventerai mia moglie non dovrai più seguirlo.>> Sorrisi, un sorriso amaro.

<<Lo seguirei lo stesso. Sono stata cresciuta con il protocollo. Mi hanno insegnato a leggere, a scrivere e il protocollo. Grazie lo stesso ma adesso, per favore, potresti andartene? Devo vestirmi.>>risposi.

<<Ah si, certo. A domani. Buonanotte angelo.>>e così dicendo, lasciandomi senza parole per il nomignolo, se ne andò. Con le guance accaldate e la mente altrove, mi buttai sul letto. Che cosa mi stava succedendo? Dannazione, russo!

Caldo come il ghiaccio, freddo come il fuocoWhere stories live. Discover now