Capitolo 7

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POV'S VLADIMIR

La giornata passò velocemente in compagnia della mia famiglia ma, verso il tardo pomeriggio, tornai nell'attico per preparare le valigie, valigie con all'interno vestiti e molte armi. Stavo chiudendo la zip quando mi accorsi di una presenza dietro le mie spalle. 

<<E' ora. Dobbiamo andare.>>mi disse semplicemente Igor. Chiusi l'ultimo borsone con le armi. Presi le mie cose e mi incamminai verso l'uscita. Prima di chiudere la porta mi guardai in torno, non ero stato molto tempo in quel posto ma mi piaceva e sapevo che, per un po' di tempo, non lo avrei rivisto. Girai la chiave nella toppa, la misi in tasca e presi l'ascensore. Andammo in aeroporto con le macchine blindate, quelle personali erano già in volo, su un altro aereo, per l'Italia. Arrivati a destinazione andammo direttamente verso la nostra pista d'atterraggio privata dove c'era il jet di famiglia ad attenderci. Salimmo tutti a bordo a nel giro di poche decine di minuti eravamo già in volo. Inizia a pensare a colei che sarebbe diventata mia moglie tra pochissimi mesi. Chissà com'era. Aveva i capelli castani? Gli occhi di che colore erano?Ma la domanda che più mi tartassava la mente era: che cosa me ne sarei fatto di lei? Magari, una volta sposati, avrei potuto lasciarla in Russia a fare quello che voleva mentre io continuavo con la mia vita. Ci saremmo visti solo alle feste a cui presenziare e avremmo messo su l'immagine di coppietta felice. Sicuramente sarà una stupida santarellina, candida, delicata e pura. Senza nessuna esperienza di vita e addestrata fin dalla nascita all'obbedienza e alla sottomissione. 

<<Cosa ti turba fratello?>>mi chiese Gorislav. 

<<E' da 30 minuti che fissi il vuoto assorto nei tuoi pensieri.>>aggiunse Aleksander. 

<<Dimitri, lei com'è?>>chiesi senza badare alle loro parole. Lui mi guardò dritto negli occhi e, dopo aver bevuto un sorso di liquore dal suo bicchiere, disse<<Non lo so>>. Lo guardai stralunato. 

<<Che cosa significherebbe?>>gli chiesi leggermente sconcertato. 

<<Significa che non lo so. Abbiamo fatte molte ricerche su di lei e non abbiamo trovato niente. Nessuna foto. Nessuna immagine. Nessun dato. Niente. E' come se non fosse mai esistita.>>mi rispose. Le sue parole mi lasciarono perplesso. 

<<E se fosse una trappola?>>dissi dando voce ai miei pensieri.

<<Lo avevo pensato anch'io ma nostro padre ha detto che una volta, ad un gala organizzato dalla famiglia Esposito, la vide. Era una bambina di 10 anni circa all'epoca ma c'era. Adesso, secondo i calcoli, dovrebbe avere all'incirca 20 anni.>>rispose prima di bere un altro sorso di liquore. 

<<Sapete altro? Aspetto fisico? Carattere? Fammi indovinare, una docile donna sottomessa, ubbidiente e senza cervello, giusto?>>gli chiesi ironico. 

<<A dire il vero no, fratello-disse attirando la mia attenzione-nostro padre mi disse che si ricorda di lei dopo tanti anni perché era l'unica bambina presente quella sera e quando un cameriere, per sbaglio, fece cadere un bicchiere di champagne addosso a una signora invitata e, per punizione, Edoardo Esposito gli sparò in testa, la bambina, sotto ordine del padre, prese il cadavere del cameriere da una gamba e lo trascinò fuori dalla sala sotto gli occhi allibiti di tutti i presenti. Aveva 10 anni eppure né una lacrima, né un grido, né una parola, né un verso, con una calma sconcertante non fece una piega.>>concluse. Guardai negli occhi degli altri miei fratelli come per avere la conferma che le parole proferite da Dimitri fossero vere. Lo erano. 

<<Era una bambina...>>dissi come per trovare una spiegazione alla vicenda.<<Magari adesso non è più così. Le donne sono tutte uguali. Un po' di sangue e svengono.>>continuai dicendo cose a cui anch'io stentavo a crederci. 

<<Vladimir, io non so chi ci troveremo lì, io non so chi sarà la tua futura moglie, ma te la caverai in qualunque caso. Sei un Volkov ricordatelo.>>mi disse a mo di rassicurazione Dimitri. Continuai a rimuginare per tutto il viaggio sulle sue parole fino a quando non mi addomentai. Fui disturbato nel sonno da qualcuno che mi smuoveva poco delicatamente. 

<<Svegliati su, dobbiamo scendere.>>mi disse con poca grazia Igor. Mi rassettai un attimo e scesi dal jet. Era tardo pomeriggio e c'era un venticello che accarezzava delicatamente la mia pelle. Volsi uno sguardo al cielo aranciato e mi dissi mentalmente<<Ci siamo Vladimir. Sono proprio curioso di conoscerti italiana.>>

Caldo come il ghiaccio, freddo come il fuocoWhere stories live. Discover now