Capitolo 1

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Stavo percorrendo il corridoio che mi avrebbe portata nel salone. Più mi avvicinavo alla meta e più si sentiva un gran vociare. Più mi avvicinavo e più le voci e le parole diventavano nitide. Riconobbi la voce del più giovane dei miei fratelli, Matteo,  dire<<E' una pazzia. Lei non ve lo perdonerà mai. Come potete farle questo dopo tutto quello che ha passato?>>

<<Lei è nata per questo. Ha dei doveri da compiere a cui non può sottrarsi. Fa parte di questa società. Non ha scelta. Cosa ne vuoi sapere tu? Sei soltanto un moccioso>> disse mio padre alterato.

<<Don Riccardo, fratello, mio boss. Come potete accettare una cosa simile?>>continuò Matteo imperterrito, ignorando le parole di mio padre.

<<Abbiamo già un accordo. E' la cosa più giusta da fare>>proferì mio fratello con voce baritonale.  Calò il silenzio che venne interrotto dalla mia entrata.

<<Che succede?>>dissi semplicemente. Mi guardai intorno. Il salotto era classico e raffinato. Il pavimento era di marmo lucido bianco e su questo c'era un grande tappeto stile barocco che lo copriva quasi tutto. Sul tappeto c'erano due divani messi ad L abbinati a due poltrone color tortora e un tavolino basso di legno intagliato finemente abbinato ad altri due mobili posti ai lati della stanza. C'ara anche un tavolo da pranzo per 10 persone ma non veniva usato spesso. Sempre ai lati della stanza c'erano quattro colonne di marmo che richiamano il pavimento. Le pareti e il soffitto erano affrescati con maestria. Le finestre erano grandi ma coperte da delle tende dello stesso colore della tappezzeria. Il vero tocco di classe di questa camera era il maestoso lampadario di cristallo che pendeva dal soffitto. Mio fratello Riccardo guardava fuori dalla finestra assorto nei suoi pensieri, mio padre era nell'angolo bar per versarsi un bicchiere di brandy, Matteo faceva avanti e indietro per la stanza come un forsennato mentre gli altri due miei fratelli, Giacomo e Salvatore, insieme ai sottocapi della Mafia stavano in silenzio in disparte. Appena proferii quelle parole tutti si girarono verso di me. Silenzio. Puntai lo sguardo in quello di Matteo e dentro vi scorgei dispiacere, rabbia e rassegnazione. Poi lo puntai in quello di mio padre dove vi trovai cattiveria e disinteresse. Infine li puntai in quelli di Riccardo dove vi trovai solo forza e freddezza. Mi rivolsi direttamente a lui.

<<Mio boss, che succede? Come mai non sono stata invitata?>>

Lui, dopo alcuni secondi, congedò tutti tranne me e rispose<<Siediti-disse indicandomi il divano-dobbiamo parlare>> eseguii il suo ordine e lui continuò<<Stamattina ho ricevuto una chiamata dalla Russia, dalla Mafia Russa, la Drakta. Come sai la Mafia e a Drakta sono le istituzioni più potenti al mondo, siamo i più forti. E' da molti anni che ci facciamo qualche favore a vicenda ma non siamo mai andati oltre questo. Ho parlato direttamente con il loro Boss, Dimitri Volkov, e mi ha proposto un accordo. A quanto pare abbiamo un nemico in comune ovvero la Mafia cinese. Siamo entrambi molto potenti ma lo è anche la Mafia cinese. Arriviamo al punto, mi ha proposto di unire la Mafia con la Drakta per formare la potenza più forte del mondo.>>

<<Capisco. Ma non è tutto, dove sta la fregatura?>>dissi. Un piccolo sorrisetto gli incurvò le labbra.

<<Sei sempre stata perspicace sorella. Un accordo è per sempre solo attraverso il sangue...o i matrimoni, nel nostro mondo. C'è bisogno di un matrimonio, qualcosa di eterno, per garantire il rispetto dell'accordo da entrambe le parti...>>

<<Arriva al punto.>> lo interruppi bruscamente io, stanca di tutti questi giri di parole.

<<Tra due mesi ti sposerai sorella, tu sei la nostra garanzia, tu sei la garanzia della Mafia. Tra due giorni verranno qui per discutere dei dettagli>> disse lui serio. Tutto si bloccò. Per un attimo non capii ma, successivamente, il mio cervello elaborò l'informazione. Mi sarei dovuta sposare. Mi sarei sposata tra tre mesi con un uomo della Drakta. Ero stata venduta al migliore offerente come carne da macello. Ma non ero stupita. Fin da quando ero piccola mi hanno preparata per questo momento, per il momento in cui sarei stata usata come un oggetto. Nella Mafia noi donne eravamo alla stregua di oggetti, servivamo solo per essere usate come merce di scambio ed io avrei fatto la stessa fine. Con la mia solita maschera di freddezza, mi alzai e, senza proferire una parola, mi incamminai verso la porta. Appoggiai la mano sulla maniglia e, rimanendo di spalle, dissi<<Tra due giorni, quando contratterete, voglio esserci anch'io. Per il resto, non ho niente da dire.>> e me ne andai. Non volevo pensare a niente, volevo solo staccare il cervello.

Caldo come il ghiaccio, freddo come il fuocoМесто, где живут истории. Откройте их для себя