Capitolo 12

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POV'S VLADIMIR

Lucia durante quella chiamata sembrava molto turbata e, successivamente, rilassata ma, la cosa che mi lasciò dubbioso, fu l'ordine che impartì a quella guardia. La cena proseguì normalmente anche se la tensione era ormai nell'aria. Quando tornai in camera, rimuginai su quello successo e passai tutta la nottata a rigirarmi tra le lenzuola. Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe, quindi, mi incamminai verso le cucine per bere un bicchiere d'acqua. Stavo per entrare quando sentii un rumore e, nonostante il buio, mi accorsi di un'altra figura nella stanza. A quanto pare non ero l'unico ad aver avuto quella pensata in quel momento e la cosa, stranamente, mi fece piacere poiché mi ritrovai davanti l'oggetto dei miei, ormai abituali, pensieri.

<<Che piacevole incontro, mia signora.>>dissi e, dalla sorpresa, la vidi sobbalzare.


POV'S LUCIA

La chiamata mi aveva decisamente migliorato la giornata, pensai una volta messa nel letto, però non posso ignorare il fatto che la domanda di Vladimir mi aveva alquanto scosso anche se ero riuscita a mascherarlo alla perfezione. Perché mi aveva posto quella domanda? Anche se era un'assassino provetto, era freddo e calcolatore quanto me se non di più. Non aveva cambiato espressione per tutta la durata della serata, non aveva vacillato nemmeno per un millesimo di secondo, nemmeno dopo la mia risposta, la sua faccia era rimasta impostata perennemente con quegli occhi di ghiaccio, che non lasciavano trasparire nient'altro se non un primo piano dell'inferno, e quel leggero sorrisino ad aleggiargli sulle labbra. L'avevo sottovalutato ma dovevo ancora capire di che stoffa era fatto. Quei pensieri mi seccarono la gola e, visto che il sonno non decideva a bussare alle porte del mio corpo, decisi di andare nelle cucine per bere un bicchiere di latte. Pensando di non trovare nessuno, mi incamminai verso le cucine con solo la vestaglia da notte e, una volta arrivata, mi guardai intorno per capire dove fossero i bicchieri. Trovato lo scaffale apposito ne presi uno e, dopo aver recuperato il latte dal frigo, mi accingei a berlo o, almeno, era quello che stavo per fare, quando una voce improvvisa mi fece sobbalzare sul posto.

<<Che piacevole incontro, mia signora.>>ci misi un secondo per capire che si trattasse della voce di colui che occupava i miei pensieri, la causa della mia insonnia. Aspettai un secondo prima di rispondergli, dandogli comunque le spalle per fare in modo che non vedesse il misero indumento che mi copriva.

<<Non sono ancora la tua signora.>>risposi con freddezza, con lui sarei dovuta stare glaciale e impassibile, almeno fino a quando non l'avrei inquadrato.

<<Allora parli anche autonomamente. Tuo fratello ti ha dato il via libera per questa notte?>>mi chiese ironicamente ma con lo stesso tono maledettamente impassibile.

<<Da che pulpito. E tu? Che ci fai qui? Sei venuto a prendere qualcosa per conto del tuo di fratello? Mi avevano detto che mi sarei sposata con un assassino e non con un cagnolino.>>risposi, con l'intendo di scatenare la sua ira, toccando il suo onore, ciò di più caro per un uomo del nostro mondo ma, con mia grande sorpresa, scoppiò a ridere. Una risata roca, mascolina e virile il cui solo suono mi scatenò dei brividi lungo la colonna vertebrale.

<<La gattina ha tirato fuori gli artigli a quanto pare.>>disse e, a quelle parole, con stizza mi girai gridandogli<<Come osi dirmi questo?>>. Solo quando iniziò a squadrarmi mi resi conto di aver dimenticato il proposito di non voltarmi per non mostrarmi in camicia da notte. Preso da volontà propria, anche il mio sguardo iniziò a squadrare la sua figura. Era a petto nudo con indosso solo dei pantaloni grigi e leggeri di cotone morbidamente scesi sui fianchi. Mi resi conto di essermi incantata a guardarlo solo quando mi risvegliò dai miei pensieri accostandosi a me. Era vicino, troppo vicino.

<<Però devo ammettere, micetta, che sei furba. Hai offeso il mio onore cercando di scaturire una mia reazione. Bel piano se non fosse che non mi smuoverai con questi mezzucci. Io sono un vero uomo d'onore e ci vorrà molto più di una ragazzina impertinente per toccarmi. Sei una un'enigma, Lucia, e so che nascondi un segreto, io lo scoprirò e, quando lo farò, ti avrò in pugno.>>disse sussurrandomi all'orecchio prima di andarsene. Dalla frustrazione sbattei un pugno sul mobile. Lasciai il bicchiere di latte intatto sopra il ripiano e tornai verso la mia ala con stizza.Dannazione! Mi aveva lasciata a bocca aperta definendomi una ragazzina e pavoneggiandosi di scoprire il mio segreto. Oh Vladimir, quando lo scoprirai sarà ormai troppo tardi. 1-0 per te russo, palla al centro.

Caldo come il ghiaccio, freddo come il fuocoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant