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                      2 NOVEMBRE                                                                 

Nicole apre gli occhi ancora un po assonnata con un grande mal di testa. Si strofina le palpebre e si tira su. La sua camera è sempre la stessa, il suo pigiama è sempre lo stesso, tutto sembra al suo posto ma non è così. Lei non è più la stessa.

Qualcosa è cambiato, non sa spiegare bene cosa, forse è una luce che le dice di andare avanti, che finalmente è pronta a voltare pagina oppure è solo il buio, l'oscurità che la sta raggiungendo e quello che prova è solo dolore, un forte dolore e senso di delusione. Ancora assonnata scende dal letto mettendo i piedi sulle ciabatte e appiattendole.

Cammina senza sapere dove vuole andare, ma ha bisogno di sgranchirsi le gambe.

Dal piano di sotto riconosce l'inconfondibile rumore dell'acqua aperta e dei piatti che sbattono, probabilmente la mamma Franca sta finendo di lavare i piatti della cena di ieri, è abituata a lasciarli alla mattina successiva. Del papà nessuna traccia, e se non si sente il grande televisore accesso vuol dire che è andato a lavoro. Di suo fratello nessuna traccia, sarà sicuramente in camera sua con le cuffie.

Si dirige verso il bagno, mette le mani a conchiglia e si bagna leggermente gli occhi con l'acqua del lavandino per svegliarsi. È sveglia solo fisicamente, la sua mente è ancora addormentata, o forse non vuole svegliarsi, preferisce dormire invece che affrontare il flusso di emozioni che sta per travolgerla, quello che ha provato quando si è alzata è niente in confronto a quello che la aspetta.

Riempie la vasca di acqua calda, magari la aiuterà a rilassarsi.

<<Non so per quanto altro riuscirò a mentirle>> dice Jace. Il timer del forno suona e corre a spegnerlo. Axel non sa cosa dire, lo capisce dal suo respiro lungo e lento
<<Ti prego solo qualche altro giorno, sono vicino a scoprire come rompere il contratto, o perlomeno come rimandarlo>> dice Axel. Lui l'ama, talmente tanto che è pronto a rinunciare al suo più grande sogno per lei. Jace è stanco di mentirle avrebbe voluto urlargli i veri sentimenti di Nicole, quelli che prova per lui, non per suo fratello, ma ancora una volta se ne sta buono. Ogni volta quei suoi due grandi occhi azzurri è come se gli parlassero. Ti prego aiutami a trovarlo, ti prego, dimmi dove si trova. È come se lo implorassero, è piena di gioia e non perde mai la speranza, è raro trovare una ragazza così. Il suo telefono gli segnala che la batteria è scarica. Probabilmente questa notte non ha attaccato bene il caricatore
<<Fratello io ora ti devo lasciare, il mio telefono fa i capricci, mi raccomando non metterti nei guai>>
<<Ci sentiamo domani>>
Quest'oggi Jace ha da fare diverse cose, sarà meglio che si sbrighi.

Nicole dopo un lungo bagno che l'ha aiutata a non pensare è pronta ad uscire, ha fatto colazione e ha salutato la mamma e il fratello, tutto normale, quando varcherà la soglia di quella porta potrà anche piangere, tanto questa mattina prenderà l'autobus, nessuno la conosce e potrà fare quello che vuole senza che le persone le facciano domande o sospettino qualcosa.

Ma no, sono forte, non vale la pena piangere. Sono la persona più forte che io conosca, continua a ripetersi mentre l'autobus si riempie.

Le persone aumentano e si accalcano una sopra l'altra, sempre più strette ad ogni fermata. Nicole per fortuna è riuscita a sedersi, ma l'aria è soffocante, perché le persone non si lavano? Si domanda. Ma conosce già la risposta.

Non sono le persone che hanno un cattivo odore ma è il luogo, chiuso, troppo affollato che non la fa respirare. Cerca con gli occhi un finestrino da aprire ma l'unico è dall'altra parte, vicino all'autista. Se si alzasse per aprirlo il primo vicino a lei si fionderebbe sul suo sedile per rubarglielo.

Non ha altra scelta che resistere. Non prenderò mai più l'autobus, si promette. La strada che stanno percorrendo è familiare, eccome se lo è, infatti la fermata successiva è pochi metri prima di casa di Jace.

Balza subito in piedi e facendosi strada tra le persone, spingendole e sbattendo lo zaino contro mezzo autobus riesce ad arrivare in tempo alla porta prima che si richiuda. Scende. Non sa se la mia è stata la migliore delle scelte che potesse fare, ma sicuramente in quel momento si.

Si dirige verso Jace, proprio mentre è davanti casa sua vede la sua macchina uscire, alza le braccia in aria scuotendole e lui si ferm, si avvicina al suo finestrino mezzo aperto

<<Puoi accompagnarmi a scuola?>> dice con un filo di voce. Non vorrebbe chiedergli un favore, anzi avrebbe voluto mostrarsi arrabbiata perché non le aveva permesso di chiamare Axel, ma cerca di scacciare il pensiero e di non fare una delle sue scenate.

<<Salta su>>. Ha un sorrisetto come di un predatore che ha appena acciuffato la sua preda. Ieri aveva capito il mio impeccabile piano, ora lei gli ha chiesto un favore. Sta andando tutto secondo i suoi piani, piano piano inizia ad avvicinarsi sempre di più a lui.

<<Allora cos'hai da fare questa sera? >>

<<Niente che comprenda te>>

<<Ma che sgarbata>> dice alzando le sopracciglia. In effetti è stata un po arrogante, ma non ha intenzione di essere gentile con lui. Apre il libro di matematica e inizia a ripassare, o perlomeno inizia a studiare.
<<Ti ci stai quasi addormentando sopra quel libro, ti serve una mano? >>

<<Cosa puoi fare tu che non abbia già fatto la professoressa? Sono una capra>>

<<Sai quando io andavo al liceo ero il primo della classe in matematica>> la sua voce si interrompe, si volta verso di lei per vedere la sua espressione. Ha gli occhi sbarrati. Non credeva fosse un tipo da liceo. Poi riprende <<Sono stato scelto per molti corsi di recupero per le persone che avevano l'insufficienza, tutti i professori mi hanno sempre detto che ho un talento naturale nel farmi capire e nello spiegare le cose>> è dubitosa, non ya mai capito la matematica, mai nessuno è riuscito a fargliela capire e ha passato gli anni precedenti a copiarla da chiunque, anche dagli sconosciuti, per cercare di passare l'anno.

Da uno sguardo all'orologio. È ancora presto, hanno una mezz'oretta di tempo perciò annuisce e lui si ferma in un parco lì vicino. Si siedono ad un tavolo da pic-nic. Ha ragione è davvero bravo, le è bastato dire il nome dell'argomento e lui ha iniziato a parlare ancora prima che Nicole prendessi i libri.

Ha una grande abilità nel farsi capire. Per un momento le loro mani si toccano, alza lo sguardo senza contare che sicuramente l'avrebbe fatto anche lui, per un attimo si guardano negli occhi. Un attimo molto lungo. I suoi grandi occhi neri, sono diversi da quando li ho incrociati la prima volta a casa sua quando è andata a riportare i libri a Axel.

Quella volta erano vuoti, spenti, come se non sapesse cosa fare e non avesse uno scopo nella vita. Ora invece esprimono felicità, sono pieni.

Ogni sguardo [In revisione]Where stories live. Discover now