la mia Follia

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Durante la notte mi venne a fare visita.
Delicato e silenzioso.

Se ne usciva strisciando fuori da quel dipinto ad olio, che penzolava da quella parete senza finestre.

A volte mi svegliavo e lo ritrovavo con le braccia dolcemente avvinghiate al mio corpo.

La prima volta che capitò ne rimasi sorpreso,
ma andando avanti col tempo mi ci abituai, tanto da sentire la sua mancanza nelle notti buie in cui non si presentava.

A volte ci alzavamo dal letto, mettevamo della musica classica e danzavamo sul tappeto che copriva il parquet, illuminati da fili di luce appartenenti alla luna.
E se non c'era la luna, bianche candele accompagnavano il nostro ballo.

Ancora oggi, che ormai quel dipinto non lo posso vedere più, mi domando perché, mio caro compagno, non ti avessi mai chiesto il tuo nome, proprio come tu non abbia mai chiesto il mio.
Ogni volta che parlavo di te la gente mi prendeva per pazzo.
Non solo vedevo figure uscire dai dipinti, ma per di più me ne ero innamorato.

Parlavo, parlavo sempre di te, del tuo bel naso e della tua piccola bocca rosea.
Ma anche in quel dipinto, che mostravo con orgoglio, nessun'altro ti vedeva.

Me ne andai da quella casa un giorno, e non portai niente dietro con me.

E a quel punto capii.

Quando in quella nuova casa riuscii a dormire notti serene, quella casa in cui riuscivo a lavarmi senza voler sentire le tue mani sul mio corpo, in quella casa, dove sulle pareti non
era appeso alcun dipito.

Allora capii, capii il tuo nome.

Era sempre stato lì ma mi sfuggiva, scivolava fuori dalle bocche degli altri ma io non ascoltavo.

E quindi questo è dedicato a te, perché nonostante tutto, io ti amo e ti desidero, ma la mia vita è meglio senza di te, quindi questo è il momento di dirci addio.

Addio mia Follia,
Dal tuo alienato.

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