CAPITOLO 2

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‘’ allora, sei emozionata? ‘’ mi chiede mia madre tenendo gli occhi sulla strada. Mia madre mi aveva iscritto a una scuola privata di musica che io avevo visto solo una volta, alla mia prima lezione. Appena entrata nella piccola saletta ero rimasta incantata dai colori, c’era un’enorme scrivania arancione a forma di piano, mentre i muri crema erano decorati con gigantesche note musicali. I piccoli puff colorati erano disposti ordinatamente lungo il muro e una bacheca era appesa alla parete opposta alla scrivania. La segretaria mi aveva accolto con allegria e mi aveva condotto in un  piccolo corridoio: su entrambi i lati del muro aveva una porta, mentre l’interno della stanza davanti a me era coperto da una tenda grigiastra, in netto contrasto con l’allegria del posto. La segretaria aveva aperto la porta alla nostra destra e mi aveva fatto cenno di entrare. Così ho conosciuto la mia insegante di chitarra, ci siamo conosciute e mi ha insegnato le cose base per suonare la chitarra, come la postura, l’ordine delle dita, la posizione giusta del braccio e delle mani. Il cuore mi batteva all’impazzata, non riuscivo a restare ferma sulla sedia per paura di fare brutte figure. Ma adesso sono tranquilla. ‘’ bhe, è la seconda volta, ho conosciuto la maestra ed è simpatica, quindi non sono molto agitata ‘’ rispondo tranquilla. Le lezioni si svolgevano due volte a settimana una di tre quarti d’ora e l’altra di un’ora intera. Non capisco la differenza di questi orari, mia madre non è stata molto chiare. Caccia un sospiro di sollievo, poi si irrigidisce ‘’ in realtà non so se oggi ci sarà la tua insegnante ‘’ afferma pensierosa. Aggrotto le sopracciglia ‘’ che vuoi dire? ‘’ alza le spalle ‘’ la segretaria ha detto che ci sono due lezioni, una individuale e una collettiva … ‘’ spalanco gli occhi ‘’ collettiva? Che vuoi dire con collettiva? ‘’ ecco che piano piano l’agitazione prende il posto della tranquillità. ‘’ penso che vuole dire con altri ragazzi della tua età … ‘’ con altri ragazzi? Affondo la testa nella spalliera del sedile e stringo le mani a pugno. Fai la sfacciata, Charlie. Fatti subito un paio di amici così ti togli subito il pensiero. Sii sfacciata. Su Charlie puoi farcela. Anche con questa convinzione l’ansia non si ferma, anzi diventa ancora più acuta. Stupida insicurezza. Mia madre svolta una curva e si ferma davanti alla scuola di musica. Mi mordo il labbro ‘’ mamma, penso di avere la febbre, non mi sento tanto bene’’ dico mettendo una mano sulla testa nella vana speranza che creda sul serio nel mio malore. In un primo momento assottiglia gli occhi, poi alza le sopracciglia e fa un sorriso maligno, dandomi una spintarella sulla spalla ‘’ Charlie non fare la bambina. Ho pagato per farti venire qua, non fare come al tuo solito ‘’ sbuffo e le do’ un bacio sulla guancia ‘’ ci vendiamo più tardi, fiore ‘’ dice usando il nomignolo con cui mi chiamava da bambina. Alzo gli occhi al cielo trattenendo uno sbuffo rassegnato e scendo dall’auto. Entro nella scuole di musica e saluto la segretaria ‘’ Ciao ‘’ dico con un sorriso. Lei alza gli occhi dai documenti che stava studiando e ricambia il sorriso ‘’ ciao bella ‘’ poi aggiunge ‘’ tu sei qui per la lezione collettiva, giusto? ‘’ annuisco. In questo momento vorrei essere nel mio lettone a leggere le Cronache di Magnus Bane per la terza volta. Si alza dalla scrivania e mi conduce nella stanza prima coperta dalla tenda. La prima cosa che mi viene in mente è : questo è uno scherzo, siamo in un asilo non in una scuola di musica, ma il sorriso della segretaria dice tutt’altro. ‘’ accomodati pure, gli altri arriveranno tra poco ‘’ detto ciò ritorna alla sua scrivania. La stanza è enorme ed è divisa in due, da una parte c’è una parte crema dove è disposta una lunga panca continua, dall’altra ci sono banchi abbastanza bassi coloratissimi e le sedie non sono da meno. La scrivania è semplice ma completamente coperta da fogli colorati e pennarelli arcobaleno. Davanti ai banchi c’è una lavagna dove erano segnati vari tipi di note. Mi siedo su uno dei primi banchie prendo il cellulare. Non so chi aspettarmi, Dave si iscriverà la settimana prossima, per problemi di … pigrizia e quindi è inutile aspettarsi un miracolo. Sono li da circa 5 minuti e appare una ragazza. Magrissima, portava un paio di jeans e una camicetta a quadretti azzurri, i capelli erano scuri e le arrivavano fino alle spalle in un taglio che li rendeva tutti uguali. Gli occhi marrone scuro erano coperti da un paio di occhiali blu notte, quasi nero. Portava una cartellina in una mano e con l’altra pigiava sopra lo schermo del cellulare. Alza gli occhi dal cellulare e quando mi vede si ferma. Poi sorride incerta. Sii sfacciata Charlie ‘’ ciao ‘’ sorriso, alzandomi ‘’ sono Charlie ‘’ le porgo la mano. Mi do uno schiaffo mentalmente. Perché le dai la mano scusa? Mica ti presenti con un avvocato! Ma ormai è fatta e le la stringe con una stretta delicata ‘’ mi chiamo Alessia’’ amplia il suo sorriso e si siede al primo banco della terza fila. Vuoi sederti sola il primo giorno? Fai la sfacciata! ‘’ ehm … ti dispiace se mi metto vicino a te? Sai non mi piace stare seduta e … eh ‘’ ma che cavolo sto dicendo? Le ultime parole mi esco in un sussurro ma dubito che lei non le abbia sentite. Infatti ridacchia e annuisce ‘’ certo, vieni pure ‘’ le sorrido e mi metto affianco a lei. Cominciamo a parlare e scopro che lei viene qui solo da un paio di lezioni. Una che non sa niente di musica quanto me! Penso, poi però scopro che è andata a lezione con un privato da quando aveva circa sette anni. Suona il violino e ha lezione individuale subito dopo quella collettiva. Ha la mia stessa età ma frequenta una scuola privata, ma che per le spese troppo alte si trasferirà a una scuola pubblica, e lei non vede l’ora di cambiare, perché la scuola privata è noiosa e monotona, per di più è più difficile fare amicizia. Piano piano cominciano ad arrivare altri ragazzi, ma non mi approccio bene come ho fatto con Alessia. La maestra di solfeggio, quello che dovremmo fare tra non molto, non è affatto la mia insegnate di chitarra. Ha i capelli corti rossicci e ricci e un paio di occhiali attaccati agli occhi. Come mi aveva accennato Alessia, si rivela subito simpatica, ripete ogni volta il mio nome per memorizzarselo, ma alla fine ne dice uno completamente diverso e, a volte, insistente. Mi da’ già dei compiti da fare per la prossima volta, cioè solfeggiare la fotocopia che mi ha consegnato ed o annuisco senza sapere bene cosa devo fare realmente. Quando finalmente l’ora finisce, mi avvio verso l’uscita ma mia madre non c’è ancora. Quella donna è perennemente in ritardo! ‘’ anche i tuoi genitori vengono sempre in ritardo? ‘’ mi chiede Alessia con voce dolce. Annuisco ‘’ la mia è una famiglia di eterni ritardatari ‘’ sbuffo, lei ridacchia, facendo vibrare leggermente la custodia del violino. Cerco il cellulare nella borsa e l’unica cosa che ottengo è la fotocopia di solfeggio che si appoggia lentamente a terra. Mi chino e la prendo ‘’ non capisco cosa devo fare! Non so nulla di solfeggio! ‘’ un’altra piccola risatina, si avvicina a me e guarda la fotocopia ‘’ è facilissimo, non è neanche un brano, sono note messe a casaccio solo per vedere se le sai distinguere ‘’ mi mordo il labbro ‘’ è questo il punto … non le so distinguere ‘’ dico senza pensarci e facendola ridere ‘’ ti potrei aiutare io, ci vediamo da una parte e ti insegno a leggerle ‘’ sorrido ‘’ ti avviso sono una pessima allieva’’ ricambia il sorriso ‘’ e io un’insegnante severa, anzi , severissima ‘’ era davvero simpatica. Ci scambiamo il numero di cellulare prima che lei mi salutasse e andasse a lezione privata. Riprendo la ricerca del mio cellulare e alla fine lo trovo, prendendolo esultante. Sulla chat di facebook avevo un messaggio di mia madre, lo apro ‘’ okay, basta che non fai tardi ‘’ aggrotto le sopracciglia e vedo la chat, un quarto d’ora avevo mandato un messaggio a mia madre con scritto che facevo un giro in centro con Noemi e Jess e poi avrei preso il pullman per tornare a casa. Il fatto è che non ho mai mandato un messaggio del genere a mia madre. Vado nel panico. Qualcuno è entrato nel mio facebook e adesso mi sta sputtanando, e cosa peggiore non so come tornare a casa visto che ho lasciato l’abbonamento a casa e non ho uno spicciolo in tasca per comprarmi il biglietto! Vado sulla rubrica e sto per pigiare sul nome di mia madre quando la porta dell’ingresso si apre e un Gabriel tutto sudato fa la sua entrata ‘’ buo… buonasera ‘’ dice fra gli affanni. Lo fisso interrogativa, ma sembra non accorgersi di me, sfodera uno dei suoi sensuali sorrisi e si avvicina alla segretaria ‘’ come posso aiutarti? ‘’ dice rivolgendo il suo sguardo allegro verso il mio ragazzo ‘’ cerco Charlie White … ‘’ la segretaria fa uno sguardo confuso, allora Gabe ritenta, descrivendomi ‘’ …  ragazza alta, robusta, capelli neri lunghi, occhi marroni, un paio di occhiali … bellissima ‘’ sorrido al suo tono di voce dolce. La segretaria mi lancia un’occhiata divertita e io lo chiamo ‘’ Gabe … ‘’ lui si gira e sorride. Si avvicina, mi prende la mano e mi porta fuori, salutando la segretaria. ‘’ fammi indovinare … sei entrato nel mio facebook, hai mandati quei messaggi a mia madre e poi sei venuto a prendermi ‘’ mi appoggio sulla sua moto cercando di fare la dura, ma non riesco a trattenere un sorriso. Lui ridacchia e appoggia le mani sulla moto, bloccandomi tra le sue braccia ‘’ non ti facevo così intelligente ‘’ sussurra come se solo io dovessi sentirlo. Mi da un bacio leggero sulle labbra e si stacca quasi subito, lasciandomi un po’ delusa. Fa qualche passo indietro e spalanca le braccia ‘’ ti avevo promesso che ci saremmo visti ‘’ lo guardo, sotto la giacca di jeans portava ancora i pantaloncini di basket, era ridicolo. Trattengo una risatina, ma poi scoppio ‘’ sei … troppo ridicolo! ‘’ dico tra le risate. Fa finta di essere offeso ‘’ non mi sono cambiato per venire qui da te! Ho fatto una corsa che neanche ti immagini per venire in orario! Volevo farti una sorpresa! ‘’ mi siedo sulla moto, e appoggio la testa sulle mani, guardandolo. È così bello … ‘’ mi sembri un RE ‘’  dico all’improvviso. Lui assottiglia gli occhi, curioso ‘’ un RE? Bhe … un re lo sono sempre stato ma … ‘’   ‘’ no un re, nel senso un sovrano … un RE, un accordo … ‘’ lui ridacchia ‘’ aspetta un attimo, mi hai paragonato a tante cose, a Noemi, a Violetta … questo mi mancava ‘’ rido mentre lui si avvicina ‘’ e perché assomiglio a RE scusa? ‘’ si siede accanto a me e circonda le mie spalle con un braccio, mentre io appoggio la testa sulla sua. ‘’ perché è l’accordo più difficile, me il più bello … almeno secondo me … ‘’ mi abbraccia più forte e mi da’ un bacia tra i capelli ‘’ e tu sei come un canestro all’ultimo minuto ‘’ sussurra. Ridacchio ‘’ essere paragonata a un canestro mi mancava ‘’ lo imito con un sorriso. Lo sento ridacchiare poi mi da un bacio sulle labbra. Mi aggrappo alla sua giacca, come se stessi per cadere e gemo beata nel sentire il suo sapore di menta e vaniglia. Interrompiamo contemporaneamente il bacio e ci guardiamo sorridendo. Cavolo che sorriso. ‘’ ho voglia di un kebab ‘’ ridacchio ‘’ di un kebab? ‘’ lui annuisce ‘’ non dovevi ‘ mantenerti in forma’? ‘’ gli chiedo. Alza le spalle ‘’ oggi mi sono stancato così tanto che una bomba di calorie può farmi solo bene ‘’ rido. Mi alzo e Gabe mi imita ‘’ mi fai guidare a me la moto? ‘’ chiedo speranzosa. Scoppia in una fragorosa risata ‘’ ehi! ‘’ gli do’ un colpetto sulla spalla ‘’ TU vorresti guidare la MIA moto? ‘’ incrocio le braccia ‘’ non ho il patentino ma so guidare una moto ‘’. Imita la mia posizione e a stento trattengo una risata ‘’ ci farai andare all’ospedale! ‘’ spalanco le braccia ‘’ oh su! Perché? Dimmi un solo motivo, se lo trovi! ‘’ alza le sopracciglia ‘’ primo, hai guidato solo moto leggere, questa è molto più pensante. Secondo, se non hai passato la scuola di guida ci sarà una ragione. Terzo, sei la ragazza più sbadata che conosco. Quart… ‘’     ‘’ ehi! Avevo detto uno solo! ‘’ alza le mani ‘’ e poi non sono sbadata! ‘’ aggrotta le sopracciglia e morde il labbro, trattenendo una risata. Sbuffo, e prendo il casco appoggiato su uno specchietto. Mentre me lo infilo dico ‘’ per questa volta guidi tu. E tanto per la cronaca, non ho superato la scuola giuda, se vogliamo chiamarla così, solo perché mi ero dimenticata di studiare una parte ‘’ lui mi imita e si infila il casco ‘’ ritorniamo al fatto che sei sbadata ‘’ si mette a sedere sul sedile e con gli occhi mi invita a fare lo stesso. ‘’ ti salterei addosso e ti violenterei ‘’ dico scherzosa, raggiungendolo ‘’ non vedo l’ora che lo faccia ‘’gli do’ uno schiaffo sulla schiena, facendolo ridere ‘’ sei stata tu a dirlo, non io! ‘’ infila la chiave nella serratura ‘’ ho detto ‘ violenterei ‘ perché ‘ ammazzerei ‘ mi sembrava eccessivo ‘’ mette in moto, sovrastando la sua risata.’’ Sta tranquilla, non sei la prima che me lo dice … ‘’ circondo la sua vita con le braccia ‘’ COSA? ‘’ in risposta il suo petto vibra contro le mie mani. Poi aggiungo‘’ mi paghi tu il kebab vero? ‘’ cominciamo ad avviarci ‘’ tutto per la mia Miss Gelosia! ‘’.

Non Lasciarmi MaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora