CAPITOLO 35

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Appena svegliata mi sento strana. Forse questa sensazione è dovuta al sogno fatto questa notte o meglio, al ricordo comparso nella mia mente addormentata. Mentre mi lavo, mangio e vado a scuola non faccio che pensare a quell'episodio che mi sembra lontano anni. Mi aveva fatto una dichiarazione così bella, quel giorno, mi aveva detto di amarmi. Io non posso dimenticare quelle parole e non posso fare a meno di crederci. Gabriel mi ha amata. Magari solo in quel momento, magari solo per un breve periodo ma mi ha amata e questa consapevolezza ( guadagnata con sudore) mi fa entrare in uno strano ma piacevole senso di normalità. Non so il motivo ma per il momento decido di smetterla con le domande e i dubbi e lasciarmi godere questa sensazione di tranquillità. La mattina scorre piacevole in compagnia dei miei amici e, subito prima del suono della campanella, Simone mi raggiunge al mio armadietto

'' ecco dov'eri! ''

Esclama sorridendo.

'' ehilà! ''

Lo saluto ricambiando il sorriso

'' il pranzo te lo offro io oggi, come ricompensa per l'aiuto che mi darai ''

Tra tutti i pensieri che ho in testa da questa mattina mi sono quasi dimenticata la promessa fatta a Simone. La voglia di fingere un malessere e andarmene a casa diventa insistente ma non posso lasciare Simone così. Insomma, gliel'ho promesso. Così annuisco e insieme usciamo dalla scuola al suono della campanella. Prima che potessi salutare i miei amici, Simone mi prende per il polso e mi conduce fino al parcheggio

'' pensavo di andar a pranzare a Patata Shop, che ne dici? ''

Mi domanda mentre ci avviciniamo a una Vespa grigio chiara

'' quel posto dove preparano ogni tipo di cosa con le patate? ''

Simone ridacchia

'' fanno anche degli ottimi panini. Ci mettono un sacco di schifezze ma sono davvero buoni ''

Ormai vicini alla moto, annuisco

'' adoro le schifezze '' mentre Simone fruga nel suo zaino osservo la moto '' è tua questa Vespa? ''

Il ragazzo annuisce mentre recupera le chiavi della moto dal suo zaino

'' non sapevo avessi una moto ... ''

Anche se il colore è un po' morto, il modello della moto è davvero bello e raffinato e ce ne sono pochi in giro di questi tempo. Mio padre sbaverebbe per una moto del genere

'' è un regalo di mio padre per il mio compleanno, qualche settimana fa ''

Cavolo, questo si che è imbarazzante. Non mi sembra di avergli fatto gli auguri. In realtà non so neanche il giorno, accipicchia. Di certo la situazione peggiorerebbe se dicessi qualcosa del tipo '' auguri passati, allora ''. In realtà sembrerebbe comico, magari lo farebbe anche ridere. No, meglio non rischiare. Andiamo sul sicuro: cambio di argomento. Apro la bocca per parlare ma dalle mie labbra non esce nessun suono. Vado nel panico. Non ho argomenti, non so cosa dire. La mia mente è completamente vuota. Fortunatamente lui mi porge il casco e io sorrido accettandolo. Me lo infilo, il che richiede molta energia e pazienza, perché per qualche strana ragione il casco non vuole saperne di essere infilato

'' aspetta, ti do una mano ''

La situazione non può essere più imbarazzante. Entrambi cominciamo a spingere il casco verso la mia testa e proprio quando stiamo per perdere le speranze ecco che si decide ad entrare. Risultato? La mia testa è compressa in questo presunto baby-casco.

Non Lasciarmi MaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora