La forgiatrice di lame Ⅰ

Od Adriano_Marra

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Si prospettava essere una primavera come le altre per Keiko e i suoi amici, abitanti di un placido villaggio... Viac

Prologo
1. Sgattaiolando all'alba
2. Spedizione di classe!
3. Prima notte nella foresta
4. Ostaggio in una grotta
5. Ragazza in braccio, zaino in spalla
6. Gli arcani d'una fuggiasca
7. Intimità infranta
8. Appesi a un filo
9. Mani calde - parte 1
10. Mani calde - parte 2
11. Sgattaiolando al tramonto
12. L'amica di Larou
13. Pesce di biblioteca
14. Sgattaiolando di notte
15. Davanti al ruscello
16. Lupacchiotti irritabili
17. Una notte tormentata
18. Vicini alla meta
19. L'accampamento di Hako
20. Assassini e latitanti
21. Un'avventuriera sfuggente
22. Tecniche di evasione
23. In taverna
24. Hako poco sobria
25. Notte al calduccio
26. Le mutande della discordia
27. Indagini in fucina
28. Un bibliotecario atipico
30. Visitatori alquanto irruenti
31. L'assedio di Irake mashi - Sciabolate fra i vicoli
32. L'assedio di Irake mashi - Messi alle strette
33. L'assedio di Irake mashi - Il generale Toratta
34. Mano nel tufo
35. Quotidianità postuma
36. Teso scotte e cazzo cime
37. Confessioni al largo
38. Scisma di cabina
39. Ansia astrale
40. Scialuppa abusiva
Anticipazioni

29. Analisi ipogee

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Od Adriano_Marra

Il solo fatto di rivedere quella selvaggia avventuriera fu sufficiente ad assorbire tutto lo stupore che ero capace di esprimere, ma il contesto in cui ciò avvenne, rese il tutto ancora più assurdo. In un istante, le seguenti domande mi passarono per la testa: "Cosa ci fa in questo villaggio, e in questa biblioteca, e ancora, perché era dietro quella foresta di libri? Se lei è qui, evidentemente conosce il bibliotecario, ma il bibliotecario conosce quelli dell'armeria, che a loro volta sono conosciuti da mezzo villaggio... quindi quante persone conoscono questa donna? Chi è, e chi sono tutti gli altri?"

Come spesso accadeva quando Hako partiva all'assalto, tutto divenne in un batter d'onda talmente rapido da risultare di difficile descrizione, e ogni interrogativo veniva spazzato via dalla sua irruenza.

– Io ti ammazzo!! – urlò Hako, furibonda.

Né io, né il bibliotecario avemmo il tempo di reagire o porre domande, ché la ragazza si avventò contro Saioki, determinata a spellarla per l'umiliazione subita il giorno prima.

– Oh cacchio, – balbettò la ladruncola.

La donna non si smentì, e nonostante la terribile ferita riuscì ad avere la prontezza di darsela a gambe, lanciando il filamento per terra.

Come effetto collaterale dell'inarrivabile velocità della fuga, il sangue della sua mano finì per macchiare scaffali e libri, fino a schizzare sulla guancia di Hako.

Quest'ultima, allora giunta alla posizione iniziale di Saioki, agguantò il filamento al volo, ma la sua avversaria s'era già dileguata. L'istante successivo ricomparve alle spalle del bibliotecario, di cui ricercò la protezione.

– Cosa?! – Hako si voltò di scatto, – Come hai fatto a... ma allora anche il bibliotecario... – cercò di mettere i pensieri in fila.

L'uomo, ancora fermo nei modi, guardò prima Hako, poi Saioki alle sue spalle, infine parlò:

– Vedo che non è la prima volta che vi incontrate.

– Quella... quella stronza ci ha rubato la mappa e i soldi! – ribatté Hako, con l'indice furiosamente puntato verso Saioki.

– Hako, calmati, per favore! – mi protesi verso di lei per evitare che compiesse altri atti avventati.

– Saioki, la ragazza dice il vero? – chiese il bibliotecario, spingendo lo sguardo oltre le sue spalle.

– Ehm, ecco... – Saioki, nell'imbarazzo, rispose con vaghi versi, – Beh, se è per questo, senza il mio aiuto non sareste nemmeno usciti vivi dalla foresta! – esclamò dopo la prima fase di esitazione, rivendicando le sue buone azioni, – e poi perché siete qui? Non dovevate tornarvene a Dasami?!

– Stavo cercando di spiegarmi, – anche io mi animai, – però continuavamo a schizzare da una parte all'altra del bosco!

– Ah... – il bibliotecario sospirò con tono apprensivo, – abbiate la pazienza di scusarci. Saioki è una brava persona, ma ha il brutto vizio di arraffare tutto quel che le capita in mano. Le dico quotidianamente che prima o poi si sarebbe fatta male con queste sue birichinate, eppure non mi ascolta mai, vero? – sul finire si rivolse alla diretta interessata.

– Uhm... – Saioki mugugnò con raggomitolata colpevolezza, stringendo il pugno ricolmo di sangue.

– E l'ho notato che prende tutto ciò che vede! – urlò Hako, – Allora, dove sono le nostre nae?!

– Uffa, devo proprio? – Saioki chiese al bibliotecario, che rispose con un monolitico sguardo di conferma, – Ah... beh, comunque il bottino non è qui, l'ho lasciato in un mio nascondiglio nella foresta.

– Beh, allora vallo a prendere, visto che sei così svelta a fuggire! – insistette Hako.

– Andremo a prendere i vostri averi in un momento successivo, – disse l'uomo, – adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare. Prima di tutto... Saioki, c'è qualcosa di importante che è successo e che non mi hai ancora raccontato?

– Ehm... stavo per farlo, ma non ne ho avuto l'occasione, – rispose lei, con un sorriso ridicolmente tremolante.

– Dei soldati... – risposi io, con iniziale incertezza, ma quando tutti mi diedero attenzione, continuai con più decisione, – ci stavano inseguendo, e poi, ecco... Saioki ci ha salvati e ci ha permesso di scappare.

Il bibliotecario, che fino a quel momento mi puntò con la vista, tornò a scrutare la ladruncola, che a sua volta distolse lo sguardo.

– Diamine... – sfiatò il bibliotecario, come se si fosse ormai abituato alle continue scappatelle di Saioki, – vado a prendere un cerotto e gli strumenti che servono per le analisi del filamento, – disse, iniziando ad allontanarsi verso uno dei vani perimetrali, – cercate di non scannarvi in mia assenza.

– Mi lasci con questa ragazzina pazza?! – Saioki implorò di non doversi trovare insieme ad Hako senza possibilità di fuga.

– Con un po' di calma, avreste molto da condividere, – rispose l'uomo, un attimo prima di sparire dietro la porta che teneva aperta per metà, – in fondo, entrambe siete della Grande foresta.

Verso il laboratorio

Per fortuna il bibliotecario tornò fra noi dopo appena un paio di minuti con le braccia ricolme di piccoli oggetti e attrezzi: lenti, fil di ferro, panni e strumenti di misurazione. La sua apparizione ruppe l'insormontabile muro di tensione che Hako alzò nei confronti di Saioki, la quale, però, sembrava che volesse farsi perdonare, almeno dalla sua espressione di colpevolezza.

In ogni caso, il fatto che fossimo riusciti a rimanere in silenzio senza squartarci fra noi fu già un enorme progresso, considerando come Hako avesse precedentemente giurato di ucciderla qualora l'avesse rincontrata.

Col bibliotecario a farci da guida, ci immergemmo a pieno nello scuro bosco di libri, fino a raggiungere l'estremità orientale dell'edificio, delimitata dall'unica parete provvista di finestrature oltre quella dell'ingresso. Di fianco al piccolo ingresso sul retro della biblioteca, v'era una piccola scaletta che conduceva a un misterioso interrato, luogo in cui avremmo svolto le analisi. Mentre camminavamo, inoltre, notai che l'uomo non portò più alcuno strumento per medicare Saioki, così mi rivolsi silenziosamente verso quest'ultima per guardarle il palmo.

Mi parve che nessuno se ne fosse accorto oltre me, ma nel tempo in cui passammo fra le librerie, la ferita sulla sua mano aveva smesso di sanguinare, riducendosi a un sottile solchino.

Ciò mi diede da pensare, ma per il momento tacqui

Fummo condotti nel buio piano interrato. La stanza ipogea aveva alcune porte che immaginai dovessero condurre a ulteriori stanze del laboratorio. Il soffitto era basso e lo spazio era ricco di una strumentazione bizzarra e indecifrabile nella funzione.

Il bibliotecario sparse su un tavolo gli attrezzi che portava in braccio fino a un attimo prima.

– Accomodatevi, ci vorrà un po' per capire a fondo cosa sia questo manufatto, – disse lui.

Lo assecondammo sedendoci su alcune sedie disposte ai lati della stanza, almeno Saioki e io; Hako, invece, rimase in piedi, volendo scrutare ogni mossa e manovra del bibliotecario in una miscela di curiosità e ineradicabile diffidenza.

Ripreso il filamento, iniziò a usare varie apparecchiature per studiarlo in ogni sua microscopica parte, mentre segnava diversi appunti su un taccuino con vero e proprio atteggiamento scientifico.

⸱⸱⸱

Passammo diverso tempo laggiù, col bibliotecario che continuava a passare da un apparecchio all'altro, sottoponendo il filamento prima a un controllo, poi a un altro, proseguendo così per qualche frazione d'ora. L'attesa di una risposta da parte dell'uomo finalmente sembrò star per dissolversi quando riagguantò per l'ennesima volta il filamento, accasciandolo definitivamente sul tavolo come se avesse finito le sue analisi

Fece un profondo sospiro conclusivo, poi si espresse:

– Va bene ragazzi. Dovrò farvi diverse domande. Ho cercato di capire il possibile, ma è effettivamente un oggetto molto complesso. Il materiale pare essere una lega composta da ferro, carbonio, platino e terauan.

– E cosa? – chiese Hako, non avendo recepito il nome dell'ultimo componente.

Terauan, – ci scrutò in viso, e si accorse che nessuno sapesse cosa fosse, quindi specificò, – il minerale che assorbe l'energia.

– Ah! – sospirammo, avendo allora entrambi compreso, – quindi si chiama così? – chiese Hako con tono curioso.

– Beh, il nome l'abbiamo creato noi, ed è con quello che hanno iniziato a farlo conoscere nelle scuole, quindi immagino di sì, ma se non siete delle nostre zone è evidente che non conosciate il termine. A ogni modo, sì... intendo quel minerale.

Hako sembrò impressionata dall'analisi, ma volle mettere alla prova l'uomo, iniziando a sottoporgli delle domande.

– Hai anche capito quali potrebbero essere le sue proprietà e come funzioni? – chiese, fingendo di non saperne nulla.

– Più o meno... almeno le principali caratteristiche sì. Il terauan, che è un cristallo composto da auzeviun e iridio, ha una grande capacità di far transitare energia dentro di sé, ma questa lega riesce ad amplificare l'effetto di tiraggio, accelerando notevolmente il flusso di magia al suo interno. È sufficiente avere anche pochissima carica magica per innescare il meccanismo. Questo è quello che è successo quando eravamo prima al piano terra. Il punto di ingresso dell'energia sono le sue estremità, che corrispondono agli unici punti in cui è permeabile. Il fascio generato era dovuto al fatto che, pur avendo io stesso poca carica magica, questa è stata spinta con violenza a fluire nel filamento e, uscendo in forma iper-concentrata, ha polverizzato la libreria.

Rimanemmo entrambi in un incredulo silenzio, mentre Saioki, seduta accanto a me, vedeva con serenità la vicenda, per nulla impressionata.

Iniziai a pensare che quel bibliotecario potesse seriamente essere un punto di svolta per le nostre ricerche.

– Ma quindi come facciamo a distruggerlo? – chiese Hako, speranzosa.

– Aspetta, – il bibliotecario riportò indietro la discussione, – il concetto centrale, è che mi sembra di capire che questo filamento non sia fatto per essere un filo, ma per essere un anello.

– Un anello? – chiese Hako.

– Sì. Chiedendomi a cosa potesse servire a colui che l'ha creato, l'unica cosa che mi viene in mente è che sia stato fatto per ottenere un qualche effetto di risonanza, – cambiò tono, cercando di rielaborare la frase, credendo che non avessimo capito fino in fondo. Hako, però, conosceva molto bene l'oggetto da lei stessa creato, quindi non sentimmo alcunché di nuovo, – Allora, cerco di spiegarmi meglio. Se si uniscono le due estremità in un sol punto, l'energia immessa circolerà all'infinito dentro il circuito. Non posso verificarlo facilmente ciò, ma è possibile che questo manufatto, collocato nel meccanismo per cui è stato pensato, capti continuamente potere, accumulandolo all'infinito, creando un effetto di risonanza attorno a sé.

Ci aveva preso in pieno, e le sue supposizioni erano perfettamente corrette, dalla prima all'ultima, ma diversamente dal maestro Fiunchi non parve aver capito che l'oggetto fosse stato creato da Hako stessa.

"Abbiamo trovato la persona giusta," pensai.

– Per quanto invece riguarda il come distruggerlo, – continuò a parlare, – Beh, dovete sempre capire che nulla è infinito. Anche questo materiale ha un limite, molto alto, ma ce l'ha.

– Che intendi? – chiese Hako, incalzandolo.

– Più energia fluisce al suo interno, più viene messo sotto sforzo, c'è pertanto un limite di energia che può far transitare allo stesso tempo dentro di sé. L'unico modo che mi viene in mente per distruggerlo, considerando che qualsiasi tentativo di infrangerlo con oggetti fisici delle nostre tecnologie sarebbe inefficace, è di spingerlo ad accumulare una quantità di energia magica talmente elevata da farlo collassare... un po' come se si frantumasse sotto la stessa spinta dell'energia che vi passa all'interno.

Hako e io rimanemmo senza parole. Lui, nell'udire il silenzio, continuò a fare alcune considerazioni.

– Posso aiutarvi, ma mi dovete spiegare come l'abbiate ottenuto, a cosa vi serva e perché vogliate distruggerlo.

Incrociai lo sguardo di Hako. Entrambi titubavamo. Quel momento fu molto difficile e teso, essendoci stato letteralmente chiesto di raccontare tutta la storia di Hako.

– È... complesso, – disse Hako.

– Non posso aiutarvi se non mi dite nulla, – rispose l'uomo con apprensione.

– Ah... – sospirò Hako, parlando poi con sé stessa, – a questo punto è proprio necessario.

– Se è qualcosa di riservato non preoccupatevi, lo sarò altrettanto, – tentò di indurci a spiegare la situazione.

Hako sollevò la testa con sguardo deciso, allora determinata a fare le sue dichiarazioni:

– Quel filamento l'ho forgiato io, ed è il componente di un'arma, anch'essa creata da me. Fin da quando abbiamo messo piede qui sotto, sapevo molto bene di quali materiali si componesse e come funzionasse. Se il filamento dovesse essere riunito alla spada per cui è stato creato, questa avrebbe una potenza offensiva incontrastabile, potendo disporre di un'infinita quantità di energia magica. Io sono fuggita dal mio villaggio e ho portato con me il filamento per evitare che mio fratello e il suo esercito se ne impadronissero, ma mi stanno cercando da mesi e, prima o poi, mi troveranno. Questa è la ragione per cui dobbiamo distruggerlo.

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