Anticipazioni

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Quel luogo era buio e silenzioso, anonimo e indeterminato. Che si trattasse di una tenda o di una stanza sotterranea era difficile dirlo. L'ambiente era senza contorni, privo di confini certi, con le pareti che sparivano dietro il serioso uomo la cui importante presenza non avrebbe permesso di distogliere l'attenzione dalle sue parole.

Al chiarore di una piccola candela, unica fonte di luce, costui pareva star leggendo qualcosa, forse una lettera, e al suo fianco giaceva un oggetto raccolto in un panno.

Una seconda figura era con lui, più modesta, come in attesa di una qualche sentenza.

– Altissimo generale, – balbettò quest'ultimo, provando ad anticipare il suo interlocutore, – siamo stati avventati, non è colpa del generale, – la sua voce era oscillante e insicura, – è stato un nostro errore imperdonabile, ne siamo consapevoli.

– Quindi lei non è l'unica a possedere dei poteri... – constatò il primo, con fare grave e inflessibile, probabilmente alla luce di quanto letto nella pergamena.

– Come ha detto? – trasalì il messaggero, che doveva essere all'oscuro delle informazioni riportate nella lettera.

Dopo qualche attimo di lugubre silenzio, l'uomo posò il manoscritto e alzò il capo. In quella nuova posizione, il colore dorato delle sue iridi si palesò dinanzi al bagliore della candela, e poi, col volto capace di non tradire all'esterno la sua latente furia, diede la sua sentenza definitiva:

– Che il generale Toratta scelga egli stesso una punizione per sé, – l'uomo si alzò dalla sua seduta, quindi rivolse lo sguardo altrove, – confido nella sua capacità di soppesare i propri errori.

– Ma, quindi dovremmo... – il messaggero tentò di ottenere maggiori delucidazioni.

– Quanto alla legione, si ritirerà momentaneamente dalla sua missione. Le priorità sono cambiate.

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora