3. Prima notte nella foresta

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Preparai tutto in fretta e furia, portando ovviamente anche il mio portafortuna. Non ebbi problemi a recuperare tutto il necessario per la spedizione, ma impiegai solo un po' di più per decidere che indumenti portare.

Al nostro villaggio il clima era sempre molto caldo, e non era strano vedere gente in maniche corte anche in tardo autunno, ma proprio per questo facevo fatica a immaginare quale fosse il corretto abbigliamento per la foresta. Decisi di abbondare con qualche vestito pesante in più e, a zaino ben chiuso, schizzai fuori dalla mia stanza, quando fui intercettato dal mio tutore poco prima che valicassi l'uscita.

– Keiko.

– Oh, ciao Kokua, sì?

– Dove vai così di fretta? – chiese con curiosità.

Era in cucina, appoggiato alla mobilia in legno mentre degustava un ricco panino di cui parve non voler sospendere la consumazione neanche durante il dialogo con me, continuando a tirare un morso fra una frase e l'altra.

– Ah, giusto! Abbiamo una spedizione di classe, quindi non tornerò a casa per un po', non è un problema?

– Tranquillo, – e tirò un altro morso al panino, – piuttosto, ti sei portato del cibo?

– Ah, me ne sono dimenticato... – levai un'autoironica risatina.

– Tieni, – mi porse un sacchetto dapprima nell'angolo della cucina, – c'è cibo sufficiente per tre giorni. Avevo appena finito di prepararlo per me, ma vedo che vai di fretta.

– Gra... grazie!

Non avevo un rapporto strettissimo col mio tutore, che si limitava a poco più di condividere la stessa casa, e non ci conoscevamo in maniera molto profonda. Quel suo gesto fu tanto carino quanto inaspettato, perciò lo ringraziai sentitamente, o almeno ci provai.

All'improvviso, un'altra voce si aggiunse alle nostre.

– Ciao tutore di Keiko!

Alle mie spalle era comparso Larou che, entrato in casa, si mostrò all'ingresso della cucina.

– Ciao Larou. Ve ne state andando ora? – chiese Kokua.

– Il tempo di fare l'inventario e siamo fuori! – rispose energicamente il ragazzo.

– Ho capito, – Kokua morse ancora una volta il suo panino.

Col dialogo apparentemente terminato, riposi nello zaino il pacco datomi da Kokua e mi diressi con Larou in camera mia, dove avremmo fatto un ultimo riepilogo dell'equipaggiamento racimolato.

Quando sparimmo dal suo campo visivo, tuttavia, Kokua mi richiamò.

– Ah, Keiko!

– Sì? – sporsi il capo al di là del tramezzo.

– Tra qualche giorno mi assenterò di casa per una mezza settimana, se quando tornate non mi trovi, sai che non sono morto –. Puntualizzò, concludendo, e stavolta davvero, sia il dialogo sia il proprio panino.

– Va bene! – gli risposi euforicamente, già tornando al piano di sopra, – Ma comunque quando tornerai noi saremo ancora nella foresta!! – dissi con ottimismo.

Volatilizzatomi dalla cucina, percepii l'ultima battuta di Kokua prima salire sulle scale a pioli:

– Che buffo...

In partenza

A mezzogiorno in punto, la maestra Chirei arrivò in piazza con repentinità epifanica, riaggregò tutti gli studenti e ci condusse fuori dal villaggio.

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora