33. L'assedio di Irake mashi - Il generale Toratta

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La fuga prese un'incredibile accelerazione allora che mi fui liberato di ogni ostacolo, correndo fra un tetto e l'altro. Lì non potevo essere raggiunto dalle truppe, né dagli oggetti che tentavano di scagliarmi contro, semplificando incredibilmente tutta la traversata.

Finalmente, arrivato all'ultimo tetto, mi gettai con cautela dal terrazzo più basso dell'abitazione, alto non più di sei cubiti, trovandomi dinanzi all'ampio panorama della profonda valle.

Frenai la corsa e, sentendo lontane le voci, presi un attimo di respiro.

Hako fu la prima a raggiungermi, che comparve davanti a me a un isolato di distanza, a sinistra.

– Keiko, sta' fermo!!

– Se lo butto se ne andranno dal villaggio!

I soldati che l'erano dietro la raggiunsero, e tornò a far cozzare la sua spada contro le loro, riprendendo a combattere.

Riusciva ancora a districarsi, non stentante a cedere e, allo stesso tempo, riusciva a impedire ai nemici di avanzare, ma non poteva anche sventare il mio intento di gettare il filamento, quindi si limitò a implorarmi di desistere. Strinsi i denti sperando che tutto andasse come previsto.

– Lo andranno a riprendere subito! Avremmo perso in partenza!! – disse Hako.

– Saremo molto più veloci noi! – urlavo, agitando il filamento per aria, pronto a buttarlo.

– Keiko non ci provare ho detto!

La ignorai, poi caricai il lancio per gettare il più lontano possibile il filamento, anche per evitare che si incagliasse sul costone stesso del promontorio.

– No! – urlò Hako.

Da lì in poi il mio piano avrebbe preso un bivio. Lanciai con la poca forza che mi rimaneva dalla spossante corsa il manufatto oltre lo strapiombo.

I giochi sembravano conclusi, ma improvvisamente un soldato lo agguantò al volo prima che potesse piombare a valle, come fosse apparso dal nulla a invertire le sorti della lotta; anche se, forse, a pensarci, lo vidi arrivare in corsa da occidente poco prima, con la coda dell'occhio.

– Cosa?! – esclamai come reazione di riflesso.

Hako, ancora impegnata nel combattimento, sbarrò gli occhi.

Io mi voltai subito a destra, guardando l'uomo che afferrò all'ultimo momento il filamento.

Pur non comprendendo alcunché di organizzazioni e gerarchie militari, mi parve visivamente intuivo come quell'uomo fosse in qualche modo di grado superiore agli altri soldati. Aveva un vestiario ed equipaggiamento diverso e più vistoso, facilmente associabile a una carica molto alta.

L'uomo, inflessibile, mantenne stretta la presa del filamento e abbassò il braccio con il quale l'ebbe afferrato. Poi guardò me, che ero completamente pietrificato nella visione della scena, e infine puntò Hako, ancora impegnata a combattere contro quel gruppo di soldati che ora le impedivano in tutti i modi di avvicinarsi a me e al filamento.

Un istante dopo, un'altra dozzina di guerrieri sbucò da una stradina alla mia destra, ponendosi dietro l'uomo col filamento, che prese a parlare.

– Miroe... ne è passato di tempo, – asserì in tono severo e truce.

Lo scontro di Hako si arrestò e i soldati si posizionarono quasi come a volerla solo bloccare, impedendole di procedere. Lei era spossata, quindi serrò i pugni e rispose all'uomo col filamento:

– Generale Toratta... – ringhiò con soffocata rabbia e sdegno.

In quel momento capii di essere di fronte a qualcuno di importante; o almeno questo è quanto immaginai, non sapendo neanche bene cosa fosse un generale.

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora