34. Mano nel tufo

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Quando iniziai a riprendere lentamente conoscenza, l'unica cosa che la mia vista incrociava erano le travature lignee di un soffitto. Progressivamente, andavo elaborando la realtà attorno a me per singoli elementi.

Mi accorsi di essere steso su un lettino in una stanza di dimensioni contenute, con la calda luce del primo pomeriggio proveniente dalle mie spalle.

Attorno a me c'erano Saioki e il bibliotecario che, appena mi videro riprendere lucidità, sembrarono tirare un sospiro di sollievo.

– Cosa è successo? – chiesi io, inarcando in avanti il busto.

– Sei svenuto per una buona mezz'ora.

A parlare fu Hako, seduta a gambe incrociate in un angolo della camera. Aveva un timbro vocale stanco e spazientito. Cominciai così a ricordare gli eventi precedenti al mio svenimento.

– Vi avevo detto di rimanere in biblioteca, – disse il bibliotecario con tono severo.

– In fondo se la son cavata bene, – fu Saioki stessa a ribattere.

– L'hanno preso, l'hanno preso, l'hanno preso... – Hako continuava a rimuginare, dondolandosi sulla sedia.

In quel momento così vuoto, in cui l'atmosfera era di sconfitta e rassegnazione, qualcuno bussò alla porta della stanza.

– Prego, – disse il bibliotecario gentilmente, consentendo all'individuo di entrare.

Quando la porta fu aperta, una donna di alta statura dall'aspetto eccentrico e colorato si palesò a noi. Io, ancora convalescente, seguii la scena con un certo distacco dalla realtà, per riconnettermi pian piano.

– Sindaco, – il bibliotecario la riconobbe subito.

– Ciao Numa! – Saioki salutò con giovialità quasi infantile.

– Ciao Kerabi, ciao Saioki, – rispose costei, – ho un primo resoconto da condividere.

– E chi sarebbe lei adesso? – sbuffò Hako, con tutti i suoi pensieri concentrati solo e soltanto sulla cattura del filamento.

– Salve, – la donna rispose ad Hako senza scomporsi, – sono Numa Irake, il sindaco di Irake mashi. Quindi siete voi i due ragazzi coinvolti in questa storia?

– Sì, sono loro, – confermò il bibliotecario.

– Ebbene, – il sindaco continuò, – mi piacerebbe sapere un po' più di voi, ma per ora mi limiterò a fare il mio resoconto.

– Ci sono stati dei morti? – chiese Saioki, sulle spine.

– No, – rispose il sindaco, – Ci sono stati zero morti, cinquantaquattro feriti indirettamente e sedici feriti direttamente dai soldati. I danni agli edifici si limitano alle incisioni sulla pietra provocate da Saioki, mentre sono più numerosi i risarcimenti che dovremo fornire per il danneggiamento di elementi di mobilia privata. I cittadini sono al lavoro per ripristinare l'equilibrio precedente. L'ufficio stima un tempo di nove giorni per il ritorno alla normalità.

– Fiu! Per fortuna, – Saioki fu sollevata dalle analisi del sindaco.

– Ma... – Hako intervenne, – ma come può lei pensare a queste cose?! A queste... queste loppe insignificanti!

– Cosa vuoi dire, ragazza? – il sindaco le diede ascolto.

– L'esercito ha rubato... ha rubato una cosa importantissima, e torneranno qui! Qualche credenza rotta e un paio di graffietti non sono niente! Il villaggio è stato appena assediato da un esercito, e gli abitanti stanno già ricominciando le loro vite come se nulla fosse? Come fate... come fate tutti voi a rimanere così calmi?

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora