26. Le mutande della discordia

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– Hako, scusami, non pensavo che l'avresti presa così male, volevo solo farti un favore! – cercai di calmarla, ma non vi fu nulla da fare.

– Sta' zitto, se non vuoi un altro schiaffo! – e uscì dalla stanza a passo pesante.

– Aspetta! Dove stai andando? – mi sporsi al di là della soglia della porta mentre lei si avviò verso le scale, intenta a scendere al pian terreno.

– Faremo i conti fuori di qui, – disse, uscendo dal mio campo visivo, benché il suono delle sue violenti pedate sulla pietra del pavimento furono ben udibili fino a quando non si fermò all'uscita dal locale.

– Ah... – sfiatai fra me e me, – che bega.

Rassegnatomi all'idea che una volta fuori da quella taverna non avrei passato un bel quarto d'ora, m'impegnai a rimettere tutta la nostra roba negli zaini per abbandonare la stanza, dopodiché scesi al pian terreno.

L'intenzione sarebbe stata quella di ripagare la donna della sera prima per il pasto e la permanenza notturna, ma ebbi subito difficoltà nel trovare la sacchetta con le monete all'interno dello zaino.

In un primo momento attribuii la complessità dell'azione a una mia ipotetica incuria nell'aver riposto indumenti e attrezzi nello zaino, ma pian piano quella ricostruzione apparve sempre meno credibile.

Rimuginando sull'introvabilità dei soldi che con certezza avevamo portato con noi alla partenza, la cameriera mi guardava dal bancone, dall'alto verso il basso, e io temetti di farla attendere troppo.

Speravo che non si spazientisse, tuttavia, mentre ancora ero inginocchiato con le mani immerse nei tasconi dello zaino, iniziò a prendere concretezza l'ipotesi che quei soldi non li avessimo affatto, al che decisi di chiamare Hako.

– Scusi un attimo, – dissi alla cameriera, – Hako! – le rivolsi il mio richiamo.

– Cosa vuoi? – urlò dall'esterno della taverna.

– Non trovo i soldi!

– Cosa significa che non trovi soldi?! – mi rispose con irritazione.

– Significa che non ci sono! – insistetti.

Pochi secondi dopo, la ragazza si decise a rientrare in taverna:

– Da' qua, – mi scostò dallo zaino e ne prese il controllo, – che cosa cavolo ci vuole a trovare una sacchetta piena di... – s'interruppe, sbarrò gli occhi, e cambiando totalmente tono, concluse, – non ci sono più.

– Ra... ragazzi, – parlò la cameriera, vedendoci in difficoltà, – se avete perso i soldi non fatene una tragedia, – tentò di rassicurarci, – possiamo registrare il debito in banca. In questo modo avreste trenta giorni di tempo per pagare prima di iniziare a cumulare interessi, perciò avete tutto il tempo per tornare al vostro villaggio e, – ma Hako la interruppe.

– Quella Saioki di merda!! – eruppe, – Deve essere stata lei!

La dichiarazione furibonda di Hako fu in realtà assai chiarificatrice. Era infatti alquanto probabile che Saioki non si fosse limitata a privarci della mappa, bensì allungando le mani anche più in profondità nello zaino.

Non avevamo la prova di ciò, né avremmo potuto ricostruire il momento preciso in cui doveva essere avvenuto il misfatto, ma comunque non ce ne saremmo mai accorti. In fondo, quella donna ha messo al tappeto una dozzina di soldati in pochi secondi, e in pochi altri istanti li ha privati di tutti i loro beni preziosi, quindi non avevamo motivo di dubitare che quelle nae fossero finite nelle sue mani fra un salto sugli alberi e l'altro.

– Non è possibile! – lamentava Hako, – Se mi ricapita davanti giuro che l'ammazzo. Quella maledetta!

– Hako calmati, la cameriera ha detto che possiamo tornare a pagare dopo.

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora