Save Me [j.jk x m.yg]

By FagioPive

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- Scherziamo? dovrei farmi curare da un ragazzino!? Quanti anni hai..quindici?- -Jeon Jungkook, vent'anni, la... More

종속성
일상의
작별 인사
고통과 변화
너 진짜 니?
어리석은 바보
큰 문제
너 다시.
충분히
너는 이겼다
내 잘못
나는 두려워.
나는 바보 야.
의무와 책임
나는 죽고 싶다
위기
거짓말 쟁이
다시
적발
나는 가고 싶어
처벌
보고 싶어
해결
외관
난 위험 해
잘 쉬다
항문
널 다치게 해
날 잊어 줘
날 떠나지 마
복수
발견
구해줘
종료
감정 이입
죄송 해요
반환
피 땀과 눈물
돌아와
다음
저지른
돌연 변이
쓴 고백
폭풍
이상한
A.A.
멍청한

피아노

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By FagioPive

- la soluzione è davanti agli occhi. Mi basterà prendere quelle pillole che sanno di suola da scarpe quando il mio corpo ha bisogno di assumere la droga.. ti risparmierei di  sporcarti le mani con la mia mente e potrei tornare a casa mia-

Era seduto attorno al tavolo, mantenendo ancora una rigida postura, con le spalle tese contro lo schienale e le gambe incapaci di rimanere ferme mentre di muovevano su e giù repentinamente.

Le prime luci mattutine rischiararono la stanza, infilandosi prepotentemente al suo interno e permettendo ad entrambi i ragazzi di mettere a fuoco i volti reciproci, ugualmente segnati dalla stanchezza a dal tormenti che quella notte aveva dato ad entrambi.

Era già da diverso tempo che Yoongi continuava ad insistere con il minore.

Dopo le ultime ore trascorse in balìa di eventi tali da renderle un incubo più che vivido per il dottore e il suo paziente, nessuno dei due ragazzi aveva avuto voglia di tornare a dormire. Jungkook profondamente timoroso nel lasciarlo solo un'altra volta lo e spaventato dall'idea di rivivere ancora il più doloroso sei suoi ricordi, e il menta fin troppo imbarazzato per quanto si fosse consumato tra quelle quattro mura, uno spettacolo al quale era abituato ad assistere il suo ragazzo, Choi, e non quel ragazzino.

Entrambi si erano dati da fare durante le poche ore ancora rimaste di buio, rimettendo in ordine la confusione creata in cucina, riponendo a loro posto ogni utensile, compreso il batticarne, e gettando via i piatti e i bicchieri che si erano infranti sul pavimento.

Il maggiore si era lasciato medicare il braccio, forse fin troppo stanco per continuare a controbattere e, nonostante le sue condizioni, aveva tenuto compagnia al minore, sentendosene in dovere dopo l'accaduto.

Jungkook sospirò per la decima volta alle parole del ragazzo, decisamente ripetitive in quel poco lasso di tempo, portando le dita a massaggiare le tempie dolenti per la notte travagliata e per il continuo blaterare del paziente.

-aish hyung, credi per caso sia un contraccettivo?! È droga anche quella.. è un derivato di oppioidi, anche se la percentuale è minima non puoi pensare di sistemare le cose e disintossicarsi se poi diventi dipendente dal narolex-

Sbadigliò, voltandosi verso la caffettiera messa a scaldare e versandone il contenuto in due tazze prima di raggiungere il maggiore attorno al tavolo.

L'unica cosa che riusciva a fargli bere a colazione era del caffè nero, lo stesso di cui la tazza che gli pose davanti era stata riempita, rifiutandosi quella mattina di combattere con lui affinché mangiasse qualcosa.

Yoongi parve non gradire l'ennesima risposta del castano, uno sbuffo pesante abbandonò le sue labbra rovinate e i suoi occhi, vitrei di profonda agonia nella quale la sua mente sguazzava, si posarono sul volto dipinti dal viola delle occhiaie del suo interlocutore

- immagino sia davvero fottuto a questo punto.. troverò i soldi per ripagarti anche i piatti in qualche modo-

Non sarebbe mai riuscito a smettere, ed ogni sua crisi sarebbe divenuta meno gestibile della precedente, più violenta, ed era terrorizzato nell'immaginare un eventuale scenario legato all'effetto dell'astinenza.

Lui si drogava per non stare male, per non pensare al dolore, per distrarsi a guardare le assurdità proposte dal suo inconscio e dimenticarsi del dolore di cui era satura la realtà.

La droga era un modo per sfuggire ad una vita che gli aveva portato via tutto, e fin quando la mancanza delle persone più care avrebbe continuato a squarciargli il petto non sarebbe riuscito a disintossicarsi.

Jungkook lo vide assorto nei suoi pensieri, lo sguardo rivolto in basso a destra come chi sta ragionando con sé stesso, e le dita fini e ossute continuavano a tamburellare sulla superficie del tavolo.

Bevette un sorso dalla sua tazza e poi richiamò la sua attenzione, liberandolo dagli ennesimi sensi di colpa e dalla paura di non riuscire a tenere fede alla promessa fatta a Choi durante la sua sepoltura.

- non preoccuparti del denaro, se vuoi sdebitarti vendimi i tuoi ricordi, pezzi del tuo passato.. ne ho bisogno per poterti aiutare e tu devi buttare necessariamente tutto fuori per poter anche solo sperare di stare meglio e fare progressi nel percorso che abbiamo iniziato orai una settimana fa. Credo ti sia ambientato abbastanza, ora è il momento di cominciare a parlare-

Lo guardò attentamente, volendo scorgere nell'espressione spiacevolmente sorpresa del ragazzo un qualche cenno di tacito assenso, di accettazione e comprensione delle parole appena pronunciate.

Yoongi sapeva che prima o poi avrebbe dovuto tirar fuori una ad una le lame che laceravano la sua mente e la sua anima, ne aveva preso coscienza sin dal primo giorno in cui il suo migliore amico lo aveva trascinato nello studio di quel ragazzino, ma era terribilmente spaventato.

Aveva paura di essere costretto poi a ringoiarle tutte da solo.

Strinse le mani attorno alla tazza di caffè offertagli dal castano, riscaldandole, mentre si abbandonò completamente contro lo schienale della sedia così come al fatto che era giunto il momento di parlare.

- cosa.. cosa vorresti ti dicessi? Hai già parlato con Hoseok, sai di come la mia vita e la mia famiglia si siano distrutte davanti ai miei occhi, serve che aggiunga altro?-

- non sono interessato propriamente ai tuoi ricordi, ma a quello che provocano in te nel ritornare alla memoria, al tuo modo di reagire se ti viene imposto di ricordare qualcosa-

Jungkook si alzò, raggiungendo il giovane e posizionandosi alle sue spalle mentre continuava a parlargli con un tono di voce basso e gentile al fine di metterli a suo agio, di farla sembrare una conversazione tra amici, simile ad una confidenza con Hoseok, e non ad un dialogo con uno psicologo.

Posò le mani sulle sue spalle, percependo sotto le dita le ossa pronunciate delle clavicole e delle scapole, avvertendo talmente tanta tensione e tanta ansia nel ragazzo che a quel contatto irrigidì.

Si domandò fosse il caso di osare così tanto, si chiese se avesse dovuto aspettare ancora e dimostrarsi clemente e umano a lasciarlo il pace dopo uno shock psicofisico di quella portata, eppure il suo rigido lato professionale ebbe la meglio.

Sapeva meglio di chiunque altro che nei minuti successivi ad una scossa psicologica profonda, come una crisi d'astinenza, avrebbe reso in ricordi più vividi e il soggetto incapace di mentire a se stesso e agli altri, nonostante ciò comportasse dolore aggiuntivi per il paziente.

Jungkook voleva davvero aiutarlo, lo aveva promesso a sé stesso e a qualcuno che era stato molto importante, e dato il difficile carattere di quel giovane dall'improbabile colore di capelli quella era la sua unica chance di sbloccare j freni inibitori della sua mente dettati dal dolore e dalla paura.

Si avvicinò al suo orecchio e parlò piano, scandendo ogni parola.

- hyung, cosa ti verrebbe in mente se ti dicessi.. pianoforte-

Un lungo, fastidioso e persistente fischio, fu quello che Yoongi sentì nel momento in cui ogni sillaba finì al proprio posto componendo quella parola.

Il respiro divenne pesante, gli occhi si inumidirono, e percepì il suo cuore fermarsi nel mezzo di un battito, mentre tentava di trovare una motivazione valida, umana, per la quale quel ragazzino era stato talmente spregevole da tirar fuori quello strumento all'interno della conversazione seppur consapevole di quanto fosse mentalmente provato dalla crisi avuta poche ore prima.

Non disse nulla, non una parola abbandonò quelle labbra screpolate, il suo cervello non fu in grado di partorirle poiché troppo occupato a trattenere le lacrime che premevano per uscire fuori e bagnargli il viso.

Si alzò in piedi tacitamente e senza rivolgergli il minimo sguardo abbandonò il castano nel mezzo della stanza, con le braccia lungo i fianchi e in viso un'espressione a metà tra il dispiacere e la delusione, mentre si dirigeva nuovamente verso il bagno al fine di poter frapporre tra loro la maggiore distanza possibile.

Sentiva di dover vomitare, nonostante il suo stomaco fosse vuoto da giorni. Avvertiva chiaramente una morsa allo stomaco dolorosa mentre mille immagini si affollavano e si sovrapponevano nella sua testa.

La recita delle elementari, i volti dei suoi genitori orgogliosi, il sorriso del fratello il giorno del suo compleanno, la dedica al suo fidanzato.

Si inginocchiò, con il viso nel water, rimettendo anche l'anima in quel poco che venne fuori corrodendogli lo stomaco e la gola.

Eppure neanche quel dolore potette fermare il flusso di ricordi che aveva impossessato la sua mente.


Vorrei ringraziare  le persone che lasciano un commento sotto i capitoli.
Mi riempite di complimenti che davvero non credo di meritare ma per i quali vi sono davvero grata.
Date ancora amore a questa storia, mi impegnerò affinché possa sempre piacervi.
Godetevi il capitolo~

~fagio

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