Primum non nocere

By FrancescaCaeli

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Sara non vuole una storia d'amore, vuole concentrarsi sui pochi esami che la separano dalla laurea in Medicin... More

Prologo - I Parte
1 - Trentaquattro millisecondi
2 - Il ragazzo della pizza
3 - Masochista
4 - Serate storte
5 - Il primo giorno
6 - Memoria anatomica
7 - Prenotare una TAC
8 - I Nervi cranici
9 - Tra simili
10 - Dai nemici mi guardo io
11 - Ordinare una pizza
12 - Verità maschili
13 - Le tre risposte
14 - Borderline
15 - Stazionario
16 - Pesce fuor d'acqua
17 - Una spesa tranquilla
18 - Macchinetta del caffè
19 - Conversazioni altrui
20 - Qualcosa in cambio
21 - Tre o quattro Moscow Mule
22 - Consapevolezze
23 - Problemi di controllo
24 - Santa Lucia
25 - Troppo
26 - In mezzo al mare
27 - Baci polverosi
28 - Porte che si aprono e che si chiudono
29 - Lasciar sfuggire
30 - A cosa stai pensando?
31 - Un bus affollato
32 - Non c'è
33 - Ritardatario
34 - Cene silenziose
35 - Per sbaglio
36 -Il lavoro del Portapizza
37 - Come sempre
Fine Prima Parte
Prologo - II Parte
38 - Un'ultima sigaretta
39 - Il Karma
40 - Sangue del suo sangue
41 - Incastrato
42 - Biscotti
43 - L'ABC
44 - Dubbi
45 - Corso Cavour Numero Quindici
46 - Tse Tse
47 - Ero fottuto
Fine Seconda Parte
Prologo - III Parte
49 - (Ale) Piano B
50 - (Sara) Videochiamate ottimiste
51 - (Ale) Quel dannato minuto
52 - (Sara) Wonderwall
53 - (Ale) Un qualunque motivo
54 - (Sara) Debolezze
55 - (Ale) Pugnalate

48 - (Sara) Qualcosa era andato storto

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By FrancescaCaeli

Dal divano ancora aperto osservai ancora assonnata l'orologio del lettore del DVD che segnava le sei del pomeriggio. Chiusi gli occhi e provando a stiracchiarmi realizzai di avere ancora addosso Alessandro mezzo adagiato sul mio corpo che sonnecchiava. Qualcosa nei miei piani era andato storto.

Sospirai preoccupata e facendolo aprii gli occhi provando a far luce su quel salotto, su quei piatti da lavare, sulla maglietta decisamente non mia che indossavo, sui miei vestiti a terra, su quel Natale assurdo. Come se la scatola di preservativi che avevamo rubato dal comodino di Elisa non fosse una prova abbastanza rilevante, le membra intorpidite, le labbra gonfie e il lieve bruciore tra le gambe erano lì per ricordarmi che avevamo decisamente esagerato. E la cosa peggiore era che lo sfarfallio nel petto non era ancora scomparso, quindi qualcosa era decisamente andato storto.

Il suo viso addormentato era adagiato sul mio seno, un suo braccio mi cingeva la vita e le sue gambe erano intrecciate tra le mie. Era qui, non gli avevo ancora chiesto di andarsene e la cosa iniziava a preoccuparmi. Certo avevo avuto ottimi motivi per farlo restare: il primo era stato quello che mi aveva fatto quella mattina sul tavolo, il secondo la sua voglia di ripetere gli eventi di quella notte da sobri, esperienza che si era rivelata decisamente sopra le righe.

Chiusi gli occhi ripensando a come aveva letteralmente mantenuto la parola: "Questa volta verrai prima tu." E così era stato, incredibilmente.

Non era solo il sesso che mi aveva convinto però, perché poco prima di pranzo, aggirandosi affamato per il bilocale aveva trovato in freezer il polpettone con le patate che Elisa aveva tenuto da parte e, mentre sonnecchiavo esausta da quel godimento, l'aveva prontamente cucinato. Mi sfuggì un sorriso ripensando alla nostra conversazione di qualche ora prima.

- Com'è che ora non ti infastidisce se ti guardo e mangio in silenzio?-

-Forse perché ora so su quali pensieri sconci si focalizza la tua corteccia...-

- Fidati che ne conosci solo una minima parte...-

Ora però distesa sul letto riconobbi che c'era qualcosa che non andava. Il tepore del suo viso sul mio petto non mi dispiaceva e nemmeno il martellare costante del mio cuore, forse iniziavo ad abituarmici, forse non era così grave che si fosse fermato fino a pranzo, forse stavo perdendo il controllo e ne avevo paura.

-Sei sveglia?- la sua voce assonnata mi riscosse dai miei pensieri.

-Sì...tutto bene?- chiesi sorridendo.

Lui sorrise e dopo un secondo ci tenne a precisare:- Sì, anche se credo di aver bisogno di un bravo cardiologo dopo oggi.-

Una risata mi riscosse il petto e lui si scostò da me incredulo: -Tre volte non mi era mai capitato...- fece una pausa e aggiunse:- Che ore sono?-

-Le sei.-

-Le sei?! Ma quanto ho dormito? –

- Forse quel cardiologo ti serve davvero...dopotutto io sono una ragazzina, tu invece...-

Un ghignò comparve sul suo volto mentre le sue mani presero a scorrere sui miei fianchi pronte a farmi pentire di quell'irriverenza: -Che stai insinuando? Che sarei vecchio?-

Presi a ridere provando a divincolarmi dalla sua presa e nel farlo premetti inavvertitamente il telecomando della televisione che si accese mostrando le ultime scene di "Mulan", un cartone animato.

Alessandro venne distratto da quelle immagini e si tirò poco più su del mio viso, osservando con curiosità lo schermo in sottofondo: - Vero che danno i cartoni a Natale...peccato sia già passata la canzone che mi piace...-

-Io ti avevo avvisato, il polpettone di Eli è un macigno da digerire...- risi divertita da quel suo sincero rammarico.

-Non è un problema...lo conosco fin troppo bene.- ammise lui tornando a guardarmi col viso pochi centimetri sopra il mio:- Potrei citarti tutte le battute a memoria.-

-Come mai?- 

Lui ribattè evasivo:- Tutti ricordano Mulan a memoria!-

- Io no.- protestai ed indicando i grossi libri di neurologia che sporgevano dal mobile in salotto aggiunsi: -Sto facendo spazio nel mio cervello per altre cose...

Il suo viso si rabbuiò giusto un secondo:- Ah giusto...-

- Tra l'altro hai promesso che mi avresti aiutato...- gli ricordai capricciosa.

-Sara me l'hai chiesto in un momento in cui avrei accettato pure di tingermi i capelli di blu.- fece lui sconvolto.

Io mi finsi offesa da quell'ammissione, per quanto invece mi avesse divertito sentirlo accettare ogni mia condizione tra quelle lenzuola pur di avermi: - Quindi la tua parola non vale?-

I suoi occhi verdi mi fissarono e ribattè:- Mi sembra che non ho mai mancato un impegno preso o forse questa volta non sei venuta tu per prima?-

Io arrossii e per spezzare l'imbarazzo feci per tirargli un cuscino sul viso quando sentii un rumore, come vibrazione di un cellulare sconosciuto. Alessandro si voltò infastidito verso la sedia del tavolo da pranzo, dove aveva posato i suoi vestiti ed uscendo in mutande da quel divano-letto afferrò il telefono dai jeans.

Leggendo il numero sullo schermo si bloccò come se non fosse la chiamata che si aspettava ed un'ombra scura passò sul suo viso prima di rispondere con voce infastidita:- Dimmi.-

Io mi voltai per dargli un po' di privacy e decisi di andare in camera a recuperare un paio mutande. Benchè mi sforzassi di non origliare il suo tono di voce alterato era udibile anche dalla stanza accanto: - E da quando ti interessa dove passo la notte?- e continuò ancora dopo pochi secondi: - Non stare a dilungarti troppo... A che ora ti ha detto?-

In quell'istante realizzai che sapevo davvero pochissimo di lui, qualcuno lo aveva aspettato quella notte. Forse i suoi genitori? Forse i coinquilini? Forse una ragazza? Di certo chiunque fosse dall'altro lato del telefono sembrava irritarlo. Intenzionata a scoprire chi fosse, restai sull'uscio della mia stanza in attesa.

-Okay...No, non so perchè Luigi abbia chiamato a casa e non ho idea di quando tornerò.-

Al suono del nome del proprietario della pizzeria d'asporto, temetti si trattasse di un imprevisto di lavoro e sentii il cuore stranamente accelerare all'idea che dovesse andarsene improvvisamente. Qualcosa era andato storto.

Rientrai nella stanza convinta che la chiamata fosse terminata e venni turbata dalla voce furiosa che usciva dal telefono:-Sono tuo padre ed esigo una cazzo di risposta una volta ogni tanto!-

La voce gelida di Alessandro concluse quella conversazione: -Fin quando ti attacchi alla bottiglia non definirti tale.-

Decisamente quella non erano le parole che mi sarei aspettata di udire e sperando di non essere stata vista mi girai, provando a tornare in camera, ma nel silenzio percepii il suo sguardo su di me: - Entra pure, ho finito.-

Mi voltai a disagio, sentendomi in colpa per aver assistito a quella telefonata: - Mi spiace, non volevo interrompere...-

Il suo sguardo era diventato improvvisamente cupo, non commentò le sue questioni familiari, semplicemente mormorò: -Non ti preoccupare.-

E mettendosi a sedere con le spalle tese si passò stancamente le mani tra i capelli, come se quella telefonata gli avesse lasciato addosso un brutto malumore, spezzando quella complicità che si era creata tra noi, riportandoci alla realtà e cancellando le splendide ore passate insieme.

Qualcosa era andato evidentemente storto, perchè vederlo così provato non mi lasciò indifferente, mi avvicinai posandogli una mano sulla spalla. Fu un gesto spontaneo, decisamente innocuo dopo quella notte, ma al mio tocco si scansò. Un macigno sembrò scendere implacabile sul mio petto nel vedere quella sua reazione, tanto che ritrassi la mano come scottata, ferita e forse era così che mi sentivo davvero e non riuscivo a sopportarlo.

Quel turbinio di emozioni dovette essere palese sul mio viso, perchè un attimo dopo Alessandro fu in piedi accanto a me come a giustificarsi:- Sara scusa è che...-

-Tranquillo, non c'è bisogno che mi spieghi.- risposi con voce meccanica, sperando di non tradire le mie emozioni. Che cosa pensavo? Che saremmo diventati amici dopo quella notte di sesso? Che mi avrebbe confidato i suoi problemi? Mi sentivo una stupida.

-Ti chiedo scusa, ma a quanto pare devo andare a lavorare prima stasera.- fece nervoso e guardando lo schermo del telefono commentò:-  Praticamente sono già in ritardo. Luigi ha provato a chiamarmi cinque volte, ma non l'ho sentito.-

- Mi spiace...non l'ho sentito neanche io.- mormorai ancora imbarazzata.

In quel momento i suoi occhi verdi presero a fissarmi ed uno strano silenzio scese nella stanza, un silenzio carico di dubbi e di tensione. Era davvero arrivato il momento di salutarsi e sembravamo impacciati come enormi elefanti in una cristalleria. Avevamo trascorso un'intera giornata ignorando quel momento che era inevitabilmente giunto e con quell'ultimo suo scatto era come se fossimo tornati bruscamente alla realtà dal paradiso dove eravamo rimasti per tutte quelle ore. Mi sentivo impreparata ed una strana malinconia prese ad avvinghiarmi l'animo, forse perchè una parte di me non riusciva a negare il dispiacere che provavo nel vederlo andare via.

I suoi occhi mi scrutarono ancora qualche momento, poi sospirò e si alzò sfinito:- Vado, prima che Luigi dia di matto.-

Io annuii e sollevando i bordi della maglietta con stampati sopra alcuni caratteri giapponesi mormorai:- Ti restituisco subito la...-

-Non preoccuparti, tienila pure.- sorrise lui, indossando sul torace nudo la felpa con cui era arrivato la sera prima ed aggiunse:- Ti sta bene.-

Non riuscii a sorridere, tenere qualcosa di suo, qualcosa di quell'incredibile giornata, avrebbe solo rimarcato quello che c'era stato, le emozioni che avevamo vissuto ed io non volevo, non potevo farmi distrarre da tutto ciò: doveva tornare tutto come prima.

-Te la riporto, promesso.- dichiarai decisa.

Lui mi guardò ancora un secondo pensieroso, poi indossò le scarpe e il giaccone:- Come vuoi.-

Mi avvicinai alla porta insieme a lui, stringendomi per gli spifferi che passavano dalle fessure dell'ingresso. Lui mise la mano sopra la maniglia ed aprì in silenzio, il freddo gelido e la neve che continuava a cadere sul pianerottolo invasero l'ingresso, ma nessuno dei due sembrò badarci, ancora incapaci di trovare le parole per quello che era accaduto. 

Avrei dovuto ringraziarlo per la pizza? Per quell'assurda giornata? Per quello che mi aveva fatto sul tavolo? Arrossii, sentendo solo l'ansia salire col ritmo del battito del mio cuore e incapace di formulare altre parole mormorai: -Ciao allora.- stringendomi ancor di più in quella dannata maglietta che portava il suo odore. 

I suoi occhi verdi mi scrutarono ancora e invece di aprirla del tutto, accostò la porta per evitare che gelassi. -Ci vediamo...- mormorò guardandomi intensamente e prima che potessi realizzare quello che stava per fare, le sue labbra si posarono un secondo sulle mie e lo vidi sparire oltre la porta.

Il sangue che mi rimbombava nelle orecchie significava solo una cosa: tutto era andato storto.


Note Autrice: dopo un ritardo imperdonabile eccomi! Sono tornata! Che ne pensate?

Vi chiederete come sia possibile tornare a pubblicare un libro dopo anni XD Ecco a dir la verità anche la bozza di questa terza parte insieme al suo finale era già stata scritta fin dal principio. Quindi la trama resterà fedele all'idea originale. Purtroppo però il tempo per scrivere nella mia vita è sempre poco per cui non sono mai riuscita a svilupparla come desideravo. Ci sto provando ora. Spero vi piaccia :)

A presto! Francesca Caeli

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