Primum non nocere

By FrancescaCaeli

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Sara non vuole una storia d'amore, vuole concentrarsi sui pochi esami che la separano dalla laurea in Medicin... More

Prologo - I Parte
1 - Trentaquattro millisecondi
2 - Il ragazzo della pizza
3 - Masochista
4 - Serate storte
5 - Il primo giorno
6 - Memoria anatomica
7 - Prenotare una TAC
8 - I Nervi cranici
9 - Tra simili
10 - Dai nemici mi guardo io
11 - Ordinare una pizza
12 - Verità maschili
13 - Le tre risposte
14 - Borderline
15 - Stazionario
16 - Pesce fuor d'acqua
17 - Una spesa tranquilla
18 - Macchinetta del caffè
19 - Conversazioni altrui
20 - Qualcosa in cambio
21 - Tre o quattro Moscow Mule
22 - Consapevolezze
23 - Problemi di controllo
24 - Santa Lucia
25 - Troppo
26 - In mezzo al mare
27 - Baci polverosi
28 - Porte che si aprono e che si chiudono
29 - Lasciar sfuggire
30 - A cosa stai pensando?
31 - Un bus affollato
32 - Non c'è
33 - Ritardatario
34 - Cene silenziose
35 - Per sbaglio
36 -Il lavoro del Portapizza
Fine Prima Parte
Prologo - II Parte
38 - Un'ultima sigaretta
39 - Il Karma
40 - Sangue del suo sangue
41 - Incastrato
42 - Biscotti
43 - L'ABC
44 - Dubbi
45 - Corso Cavour Numero Quindici
46 - Tse Tse
47 - Ero fottuto
Fine Seconda Parte
Prologo - III Parte
48 - (Sara) Qualcosa era andato storto
49 - (Ale) Piano B
50 - (Sara) Videochiamate ottimiste
51 - (Ale) Quel dannato minuto
52 - (Sara) Wonderwall
53 - (Ale) Un qualunque motivo
54 - (Sara) Debolezze
55 - (Ale) Pugnalate

37 - Come sempre

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By FrancescaCaeli

Era stata una serata così strana, così diversa da come mi ero figurata quella vigilia che quando mi svegliai quel mattino, fui convinta di essermela sognata.

Realizzai di essermi terribilmente sbagliata quando percepii un braccio allacciato al mio fianco, come una cintura di sicurezza, e quando sentii il mio cuore accelerare di colpo a quella scoperta, non ebbi difficoltà ad individuarne il proprietario. Sdraiato accanto a me c'era un ragazzo dai capelli spettinati che dormiva sereno indossando unicamente dei boxer. Sollevai confusa e assonnata il piumone e quando mi resi conto di avere addosso solo i calzini, tutti i ricordi di quella notte mi tornarono in mente insieme ad un gran mal di testa.

Era successo, cazzo se era successo, e se la mia biancheria sparsa ancora a terra non fosse stata abbastanza eloquente, l'indolenzimento che sentivo tra le gambe ne era decisamente la prova. Non era quello a preoccuparmi però, quanto lo sfarfallio nel petto, quel calore che derivava dal suo abbraccio e la sensazione di intorpidimento che provavano le mie labbra, come se desiderassero solo essere nuovamente baciate.

Era stato bello, era stato tutto anche "troppo" bello e proprio perchè "troppo" doveva finire in fretta, prima che potessi rimanere scottata. Per questo provai a scostarmi da quella stretta bollente, mettere più spazio possibile tra di noi mi avrebbe aiutato a respirare, ma nel farlo il divano cigolò rumorosamente, tanto che mi bloccai gettando uno sguardo preoccupata ad Alessandro.

I suoi occhi verdi si aprirono all'istante, fissandomi con espressione confusa ed ancora assonnata, dopo il mio viso scesero sul mio corpo e quando si rese conto di come il suo braccio mi stringeva lo alzò come scottato, liberandomi da quella presa.

Stringendo il piumone al petto mi sollevai sui gomiti, non sapendo bene che dire e come salutarlo dopo quella notte passata insieme. Il suo sguardo tornò sul mio viso come a studiarne i lineamenti, i colori e poi si soffermò sulle mie labbra.

Mi tornarono in mente le sue parole.

-Quando ti bacerò questa sera, non sarà affatto "per sbaglio".-

Ed improvvisamente preoccupata che potesse metterle in pratica mi decisi a parlare, impacciata: - Buongiorno.- 

-Buongiorno...-rispose lui con espressione leggermente imbronciata, come se fosse consapevole dell'imminente bacio che gli avevo negato. E mentre si stiracchiava nel letto, con voce assonnata aggiunse: -Tutto bene?-

-A parte la sete e il mal di testa...sì.- risposi vedendolo rilassarsi nuovamente sul cuscino.

Un sorriso divertito gli alleggerì l'espressione del viso: -Direi che è il prezzo minimo dopo quello che abbiamo bevuto ieri sera...-

-Già...-

Alla penombra della sala lo vidi issarsi sfinito e portarsi una mano alla testa, segno che anche lui non era immune ai postumi di tutti quei brindisi e con voce roca chiese: - Che ore sono?-

Approfittando di quel pretesto, mi alzai a sedere e, volgendogli la schiena nuda, gettai un rapido sguardo al lettore DVD sotto la televisione. - Quasi le undici...- mormorai distratta dai miei pensieri: avevo bisogno di trovare una soluzione elegante per chiedergli di andarsene dall'appartamento, senza sembrare troppo scortese.

- Le undici? Com'è possibile? Io non dormo mai più di cinque ore di fila...- commentò il Portapizza confuso, alzandosi sulle braccia e lasciando che il lenzuolo scivolasse via dal petto nudo.

-Si vede che eri stanco dopo ieri sera...- constatai con un mezzo sorriso di fronte a quella visione. I ricordi di quella notte affollarono la mia mente: decisamente avevamo entrambi più di un giustificativo per essere così stanchi, soprattutto lui.

-Mi stai prendendo in giro?-

Io non risposi per non risvegliare il suo lato Borderline già di prima mattina e, decisa ad allontanarmi il più possibile da lui, mi alzai per recuperare la mia biancheria da terra.

Il suo sguardo non si perse un movimento della mia nudità, e solo quando ebbi indossato sia la canotta che l'intimo chiese sospettoso: -Dove stai andando?-

-A prendere dell'acqua...- mormorai imbarazzata, dirigendomi assetata verso il frigo. Una volta raggiunta la cucina, accesi la luce sopra i fornelli e afferrai la bottiglia d'acqua fresca che tenevo sempre di scorta. Senza attendere, bevvi lunghi sorsi rinfrescanti che mi consentirono subito di pensare meglio.

Era inutile che mi facessi prendere dall'ansia, dovevo semplicemente affrontare una cosa alla volta. Nei ricordi confusi di quella notte mi sembrava avessimo chiaramente detto che si sarebbe trattato di una notte, quindi perchè preoccuparmi? Probabilmente lui stesso non voleva sembrare maleducato ed andarsene subito dopo. Non dovevo fare altro che comportarmi come sempre: mi sarei fatta una doccia, poi avrei preparato la colazione nel caso Alessandro la volesse prima di andarsene e a fine mattinata mi sarei rimessa sui libri. Come sempre.

Col sorriso ritrovato per quel piccolo piano chiesi al Portapizza, prima di riporre la bottiglia nuovamente in frigo: -Hai sete?- 

La sua voce addormentata rispose:- Un po' .-

Mi avvicinai al divano letto per porgergli la bottiglia, lui si tirò a sedere e ne tracannò il contenuto senza freni per poi ridarmela una volta vuota.

-Grazie, ne avevo bisogno...- mormorò facendo scendere il suo sguardo sulla mia canotta e sulle mie mutandine, come se fosse in grado di vederci attraverso e forse vista la sua memoria anatomica non era del tutto da escludere.

Feci per voltarmi per riempire e riporre nuovamente la bottiglia in frigo, ma la sua voce leggermente imbarazzata me lo impedì:- Ascolta, come funz...- si fermò un attimo grattandosi dietro l'orecchio destro:-... Insomma quali sono i tuoi programmi per questa mattina?-

-Sto andando a farmi una doccia e poi dovrei tornare a studiare.- risposi decisa ad affrontare la giornata come sempre e per gentilezza aggiunsi, indicando uno degli sportelli della cucina: -...Lì c'è tutto per la colazione se vuoi.-

Il suo sguardo verde si soffermò su di me ancora qualche secondo prima di ristendersi sul divano letto e mormorare con semplicità: -Okay...colazione e vado.-

Quella risposta così tranquilla mi sorprese, ma non mi soffermai troppo su quel turbamento e, dirigendomi verso il bagno, in un secondo mi chiusi la porta alle spalle, sperando di lasciare fuori anche tutto lo scompiglio che la sua presenza in casa mi procurava. Fu una speranza vana perchè nè il rumore del getto bollente, nè il profumo del bagnoschiuma al gelsomino riuscirono ad allontanare i ricordi insistenti di quella nottata che risalivano come una marea.

Ogni goccia che scivolava sul mio corpo sembrava ricordarmi una sua carezza o un suo bacio, perfino il getto che mi premeva addosso quasi volesse entrarmi sotto pelle, non faceva altro che rievocare il ricordo di come lui stesso era entrato dentro di me. Sospirai trascinata da quelle immagini: era successo dapprima lentamente, con attenzione, con il suo sguardo fermo sui miei occhi trasparenti, forse per rassicurarli o forse per vedere il piacere che sgorgava a fiumi dentro di me.

Chiusi le palpebre, poggiando sconvolta una mano al vetro della doccia.

Poi d'un tratto le sue mani si erano ancorate alla mia schiena e ai miei fianchi e come una nave era affondato sempre più vigorosamente, sempre più velocemente. Frastornata come una spiaggia dopo la tempesta ricordai di aver mormorato il suo nome, e quel suono fu come il rintocco di una campana in chiesa poiché portò la pace, il silenzio e il suo pentimento.

-Scusa...io...ho perso un secondo il controllo...-

Questo aveva sussurrato ansimante sopra di me, mentre mi aveva accarezzato il viso con sguardo devoto.

-Perché non vieni sopra tu?-

E così avevo fatto. Ribaltando quella nostra altalena di corpi, in quella notte ottenemmo effettivamente un equilibrio, un piacevole equilibrio che si protrasse fin oltre le mie aspettative. Ricordavo in fatti con quanta spontaneità gli avessi chiesto se non voleva venire, se non voleva raggiungere l'apice e una risata roca l'aveva scosso sotto di me.

-Certo...ma dopo di te.-

Sotto l'acqua della doccia sorrisi di quella gentilezza. Conoscevo il mio corpo e soprattutto la mia mente, decisamente restia a lasciarsi andare, e quindi nonostante le sue doti non mi aspettavo di raggiungere l'orgasmo. Era stato già strabiliante come quel languido piacere mi aveva avvolta e bagnata per tutta la notte.

Sciacquai via il sapone e gli ultimi umori dalla mia pelle ed uscii dalla doccia osservandomi allo specchio pensierosa. Guardai i miei fianchi, notando il segno delle sue dita sulla pelle arrossata, e inconsapevolmente portai le dita alla bocca, dove un piccolo morso sul bordo del labbro fungeva da marchio del culmine del suo piacere. Quello che scottava di più erano però i miei occhi: vetro liquido pronto a infrangersi sotto il suo sguardo se non avessi messo in fretta le giuste distanze.

Uscii da quella nuvola di vapore e mi avvolsi nell'asciugamano, non dovevo preoccuparmi, eravamo adulti e vaccinati, probabilmente appena fossi uscita dal bagno mi avrebbe salutato sulla soglia, pronto ad andarsene.

Feci per dirigermi in camera ma sentii la sua voce chiamarmi dal salotto: -Sara scusa, ma dove tenete il caffè?-

Mi morsi il labbro infastidita per avergli indicato il mio armadietto che non conteneva quella bevanda tanto forte e senza pensarci mi diressi in cucina a piedi nudi, ancora avvolta nell'asciugamano per recuperarglielo dallo scaffale di Elisa.

Lui era in piedi, ancora solamente in boxer, ed aveva aperto tutti gli scaffali senza trovare l'oggetto dei suoi desideri. Il suo sguardo verde mi trapassò, facendomi sentire come sempre sotto esame.

-Ecco.- gli dissi sporgendomi oltre lui per recuperare la scatola del caffè e sedendomi sul tavolo per dargli spiegazioni gli indicai la caffettiera sul lavello: - Quella si apre solo con quello scatto a pressione, è la vecchia caffettiera della nonna di Elisa...ecco sì...e il fornello si accende da lì sotto.-

-Grazie.- fece lui dopo aver eseguito quei semplici compiti.

Sentendomi un po' scortese per non averglielo preparato di persona provai a spiegarmi:- Scusa è che non sono brava a farlo perchè... -

-Lo so che tu non lo bevi.- mormorò guardandomi con un mezzo sorriso.

-Già.- feci stupita da quella sua attenzione ed aggiunsi:- Tra l'altro non ho neanche biscotti, solo qualche fetta biscottata con marmellata in quell'armadietto lì...-

Incurante delle mie parole il Portapizza si avvicinò al tavolo, forse per sedersi, forse per parlarmi, fatto sta che giunse a sfiorarmi le ginocchia con le sue gambe.

I suoi occhi sembravano non smettere mai di sondare i miei, come in cerca di risposte mentre mormorava con voce roca: - Non ti preoccupare, non mangio molto a colazione quindi ... credo che dopo il caffè andrò a casa...-

Sentii i turbamenti nel mio petto sollevarsi a quelle parole. Appena se ne fosse andato avrei ripreso possesso della mia casa, avrei potuto rimettermi sui libri, avrei potuto tornare alla mia vita. Tutto sarebbe stato come sempre.

Ma in quell'istante sentii la sua mano scivolare sulla mia gamba fino a raggiungere il bordo dell'asciugamano e, mentre un lampo malizioso gli attraversava lo sguardo, percepii la sua bocca avvicinarsi al mio orecchio e sussurrare: -C'è solo una cosa che devo fare prima di andarmene...-

E quando mi svelò le sue intenzioni, sentii il mio muscolo cardiaco riprendere a martellarmi nel petto: nulla in quella mattina sarebbe stato come sempre.

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