L'allerta si diffuse nuovamente nel giro di un attimo.
"Ma che vuole ora questo dio? Che ci fa qui? Ma proprio lui doveva venire?"
Erano le domande inconsciamente espresse dai presenti.
Apollo si fece avanti.
«Thanatos! Quale vento pestilenziale ti porta a casa mia?» domandò rimarcando con autorità il concetto di "casa mia".
«Oh! Tranquillo, il tuo nuovo figlio ha meritato la sua preziosa vittoria. Sono venuto a riprendere questa indisciplinata!» chiarì subito il dio della morte rivolgendosi ad Atropo, ma senza lasciarsi intimorire dalla divinità maggiore.
«Allora, prenditela e smamma!»
La presenza di Apollo infuse un certo senso di sicurezza negli animi già duramente provati dei ragazzi.
Yuri osservò quella singolare figura e non seppe negare a sé stesso che riscontrò un qualcosa di familiare, pur essendo la prima volta in assoluto che lo vide.
Asteria diventò per un giorno un punto di ritrovo molto frequentato dalle divinità. Difatti, apparvero pure le sorelle della bimba-ammazza-gente: Cloto e Lachesi.
«Uhm! Ma dove ti eri cacciata? Sai che l'ultimo ordine è stato revocato? Non devi più tagliare il filo numero centodiciottomiliardinovecentonovantasei...»
«UHF! Basta!», Thanatos troncò lo sproloquio di Lachesi, la Moira dall'età di donna matura che misura i fili delle vite, ed ella, chinando il capo, estrasse da sotto il chitone viola un singolare oggetto d'argento.
«Su, su, andiamo! Abbiamo altro da fare altrove!», esortò Cloto, Moira dalle fattezze di donna giovanile, colei che intreccia i suddetti fili vitali, ed anch'ella tirò fuori un oggetto simile a quello della sorella, ma d'oro.
«E per ordine di Zeus, nostro padre, che non solo ha revocato la morte del numero...»
« Lachesi! Dacci un taglio!» rimbrottò Thanatos spazientito, alludendo alla noiosa numerazione dei dannati fili.
«Volevo solo dire che Atropo merita una lezione per aver disobbedito a Zeus, che non vuole più la testa del numero centodiciotto...»
Thanatos sospirò esasperato e tirò fuori dalla manica destra un rotolo di carta molto antico.
«Prendete questo!» lanciò l'oggetto alle Moire che si azzuffarono poco elegantemente.
I semidei che assistettero alla scena temettero che in quel rotolo di carta ci fosse l'elenco dei loro nomi, ovvero i prossimi a dover decedere.
«Huhu! È una copia aggiornata di "Mani di Ninfa! " la rivista olimpica numero uno dei lavori a maglia!» esclamò Lachesi.
«Sì! E ci sono i nuovi punti maglia a traforo!» constatò Cloto.
«Per non parlare poi dello speciale lavori per mancine!» scoprì Atropo.
«A te niente! Tu ti meriti una bella lezione!» annunciò Lachesi con in mano un battipanni, subito imitata da Cloto agitando anche lei il suo.
«Ma che volete! Io...» Atropo sgranò gli occhi vedendo le sorelle avvicinarsi minacciose.
«Non mi sfuggirai! Io sono campionessa di battipanni d'argento!» ringhiò Lachesi.
«Ed io d'oro!» rimarcò Cloto e insieme all'altra inseguì la pestifera bambina chissà dove e, dopo essere svanite nel nulla, una lontana eco di rumor di battipanni misto a urla si disperse gradualmente.
Mentre Justice trovò avvalorata la propria tesi riguardante il reale mandante di Atropo come avversità nei confronti di Yuri, ovvero Zeus, l'ex non vedente s'imbronciò osservando meglio Thanatos che nel frattempo gli si era avvicinato.
«Yuri! Devo dirti una cosa importante e sarò breve: la prossima volta che mio figlio si ritroverà a dover varcare la soglia dell'Ade, tu non dovrai impedirglielo, altrimenti l'isola, che a rischio della tua vita hai salvato, verrà distrutta in una maniera tale che niente e nessuno potrà porre rimedio».
Apollo lanciò uno sguardo ammonitore nei riguardi del dio degli inferi.
«Yuri! Che accidenti hai combinato?» domandò a denti stretti la figlia di Atena.
«Avrei dovuto immaginarlo!» confessò il semidio in causa.
«Giorni fa ho salvato un bambino di nome Jonas. Anche lui come me indossava il bracciale di Atropo. Ma non ho proprio avuto idea che fosse un semidio». Yuri argomentò tutto ciò che ricordava, sostenendo lo sguardo gelido del dio della morte, anche se non poté fare a meno di essere distratto dal fiore all'occhiello che grondava costantemente sangue.
«Jonas è tuo figlio allora!» convenne senza giri di parole.
«È mio figlio» rispose lapidario Thanatos che, ad un cenno poco amichevole di Apollo, svanì dentro una coltre nebulosa grigiastra.
L'ombra di un altro semidio deputato alla distruzione dell'Isola oscurò gli animi di chi aveva assistito all'incontro meno fortuito della storia.
Per nulla al mondo Yuri si lasciò rubare la felicità che, prepotente ed egoista, tornò a pervaderlo, come se quella sgradevole parentesi con il dio della morte non avesse mai avuto luogo. Dedicò attenzione a chiunque volle conoscerlo, salutarlo o stringergli la mano.
I più timorosi a mostrarsi dinanzi a Yuri furono proprio i suoi fratelli, coloro i quali non mostrarono alcun piacere iniziale quando lo videro la prima volta.
Tutti tranne Alina che con il suo fare sbarazzino si presentò a Yuri.
«Certo che sei alto!» esclamò sorpresa di riconoscere nel suo volto una parte di sé stessa.
«Ehm... veramente sei tu ad essere bassa bellezza!» si sentì rispondere così, ma non da Yuri.
La dottoressina riconobbe al volo il proprietario di quella voce giuntale alle spalle, e con un raggiante sorriso si voltò di scatto.
«Gregorio!» esplose di gioia abbracciando il figlio di Ermes e questi, nel mentre, lanciò un'occhiata a Yuri lasciando intendere che quella ragazzina tra le sue braccia era of limit.
Lentamente, tutti i ragazzi risorti dalle fucine incendiate si accomiatarono alla massa, Ike intravide Nathan Walls, il suo capo quartiere e lo raggiunse.
«Senti... io...» Ike non lo lasciò farfugliare oltre mollandogli una sonora pacca alla spalla.
«È passato, ora è tutto a posto!» esclamò sollevandolo da scuse per lui inutili.
I ragazzi di Efesto, ridotti di numero, erano i più spaesati. Quasi non fecero caso alla presenza di Apollo che campeggiava in mezzo alla piazza assieme al nuovo arrivato. Tuttavia, scorsero Axel il fratello che occupava la casa a metà quartiere e, anche se non rivestiva alcuna posizione di rilievo, sentirono la necessità di riferirgli quanto era capitato nel loro settore.
Si fece largo tra la folla anche Anton, figlio di Afrodite, colui che perse la vita affrontando il ciclope a colpi di cipria al pepe messicano.
«Ragazzi! Ragazzi! Ho una notizia importante! Justice è viva e sta per tornare con il nuovo semid...»
non terminò di dire nulla che molti ragazzi si misero a ridere.
«Ecco quello che arriva sempre con l'ultimo treno!» si sentì dire da quasi tutti i presenti.
«Torna pure a dormire, tanto è già finito tutto!» aggiunse sprezzante un figlio di Ares.
E a proposito di dormire, Yoko, figlia di Ipno, dormiva alla grande comodamente stesa prona sopra il dorso del Leone di Nemeo accompagnata da Muna, Orlando e Dafny.
La vista del re della foresta tutto d'oro portò scompiglio tra la folla. L'animale, incurante, arrivò al cospetto del suo padrone e di suo padre genuflettendosi al punto che la criniera sfiorò il suolo.
Yuri, vedendolo si stupì. «lui è...»
«Il tuo Leone di Nemeo personale!» lo informò Axel, come se al mondo esistessero altri esemplari.
Muna e i nuovi giunti al comizio, elargirono il saluto di rito ad Apollo che li accolse benevolmente.
Dafny ammirò da vicino, e sotto la luce del sole estivo finalmente, il tanto sognato Axel, snobbando di sana pianta Yuri. Dimenticò pure di essere al cospetto di Apollo!
«Il tuo Leone ci ha fatto da guardia del corpo, è un animale magnifico, ma ora riprenditelo!» esordì Muna sentendosi a disagio.
Yuri dedicò a ognuno la propria attenzione, sempre sorridendo, incontrollabilmente euforico. Poi, con un cenno istintivo, generò un piccolo luccichio con un gesto della mano e il leone alto due metri diventò minuscolo quanto la pecorella Jolly.
Yoko, la giapponese perennemente dormiente, cadde di faccia a terra, e solo allora alzò il capo e aprì gli occhi rivelando il disturbo accusato più dal risveglio che dalla botta sul naso!
«Uhm... ciao Apollo...» biasciscò lei sardonica e involontariamente scostumata, al punto che Orlando e Muna la raccolsero da terra in malomodo redarguendola per l'inappropriato saluto al dio della luce, trattato da lei come fosse un comune vicino di casa.
«Oh... a te ho sognato insieme che facevamo...» si rivolse a Yuri.
«Non ci interessa!» gridarono in coro i suoi accompagnatori tappandole la bocca, e Apollo non riuscì a frenare una risata, mentre Yuri, incuriosito, domandò cosa volesse dire la ragazza assonnata.
«La storia delle api e dei fiori rimandiamola ad un'altra volta!» consigliò Ike arrossendo.
«La perdoni divino Apollo, lei è rimasta sveglia per giorni...» sussurrò gesticolando Orlando.
«Lo so. Yoko ha usato tutte le sue energie per mantenere dormiente Greta, come so anche che tu Orlando hai operato il tuo talento medico per stabilizzare il metabolismo della stessa... e come potrei non sapere che tu, Muna, hai fatto l'impossibile per tenere aperto il varco dell'oblio» ammise con umiltà la divinità.
«Mio signore, il risveglio di Greta non sarebbe stato possibile se vostro figlio non fosse giunto in tempo», s'affrettò ad aggiungere la figlia di Ecate, rivolgendo un rispettoso sguardo a Yuri, che però era troppo contento per afferrare un solo concetto di quel discorso.
Ben presto la piazza Agorà divenne una gremita moltitudine umana e sovrannaturale. Anche i Sileni sfilarono al cospetto del dio protettore, e tutti si soffermarono con lo sguardo ad osservare il nuovo elemento dall'espressione allegra.
Persino Mirea apparve, seppur poco dignitosamente con le mani legate dietro alla schiena insieme a Noah il traditore dell'isola, entrambi scortati da quattro figli di Ermes dinanzi ad Apollo.
«Signore! Questi sono alcuni degli individui che hanno collaborato nel tentativo di distruggere Vera Delo, cosa ne facciamo?»
Apollo osservò suo figlio Noah e da questi ricevette un truce sguardo d'odio.
«Figlio mio, perché hai tradito tutti noi?» chiese con calma la divinità solare, ponendo sé stesso al pari di un comune abitante del luogo sacro.
«Volevo essere io! IO! Non questo fantoccio ebete il semidio più potente! Lui ha avuto tutto! Tutto! Ogni fortuna, ogni cosa gli è stata concessa come dovuta, senza dover alzare un dito! Volevo avere io la sua vita fortunata, volevo avere io tutte le attenzioni che con troppa immeritata generosità gli stai elargendo!» sputò fuori tutto il suo velenoso rancore, incurante della bava che gli colò a fiumi fin sotto il mento. Il ghigno poi, era la maschera perfetta dell'odio più viscerale riversato nei confronti di Yuri.
«È l'invidia a offuscare il tuo giudizio e a condizionare le tue scelte» giudicò Apollo e subito dopo si rivolse all'intera popolazione isolana.
«Ogni fatto che riguarda le vicende affrontate da Justice Kassidy, Ike Ivory, Axel Eberhelm e Yuri Sevensuns, sarà svelato questa sera alla Fonte della Luce Veritiera!» annunciò. «Noah, anche tu assisterai alla rivelazione, così capirai che, al contrario di quanto pensi, a Yuri non ho concesso nulla se non gli strumenti minimi per salvare Asteria, te compreso. Poi sarai punito». Apollo soppesò le parole scelte. Lanciò un'occhiata a Yuri scoprendolo indifferente alla questione. «Non sarebbe male assegnarti la cecità vissuta da tuo fratello, sarebbe un ottimo sistema per farti conoscere la vita che tanto gli invidi» concluse.
Infine, fece liberare sia Noah che Mirea. La regina delle Amazzoni s'inginocchiò ai suoi piedi alla maniera del dominio dal quale proveniva, con i palmi delle mani posati a terra.
«Aspetto anch'io la mia condanna sommo dio della luce» dichiarò ella senza perdere nulla della propria dignità.
«Per lei intercedo io!» si fece avanti Yuri, mosso dal personale senso di giustizia.
La statuaria regina guerriera sollevò il capo e piantò gli occhi in quelli dell'ex nemico braccato a Chios. Avvampò in viso come se il suo sangue stesse esplodendo dentro le vene.
«Papà lei è Mirea, una mia amica, ed è stata usata da Fetonte per...»
«Sì, la conosco, è sotto la protezione di Ares e di tua zia Artemide...» troncò Apollo l'argomentazione del figlio, e in quel momento un sibilo assordante echeggiò sorprendendo tutti.
«RAGAZZI! GIÙ!» ordinò il dio afferrando al volo una freccia d'argento scagliata dal monoptero. Il dardo divenne una nuvola nebulosa color opale che sfuggì alla sua presa. Successivamente, assunse l'aspetto di una testa vagamente antropomorfa e agghiacciante.
«NON SONO LA ZIA DI NESSUNO!» tuonò la massa informe un attimo prima di esplodergli fragorosamente in testa.
Ciò che gli isolani videro dopo era Apollo che sventolava le mani, nell'atto di dissipare la spessa coltre di fumo e polvere nella quale si ritrovò immerso.
"Quella dovrebbe interrompere la ultrapillola e mettere al mondo qualche figlio!" Esclamò interiormente Apollo, e se ne vide bene dall'urlarlo.
Purtroppo, Artemide origliò i suoi pensieri e istantaneamente generò una breve ma intensa scossa tellurica. Tutte le catapecchie rimaste in piedi sull'Isola s'accattorciarono crollando a terra.
Tutti i semidei raccolti in piazza si ripararono gli uni addosso agli altri.
«E che cavolo! Non vorranno mica battibeccarsi proprio adesso che è finita la guerra!» rimbrottarono i tanti che conoscevano fin troppo bene le litigate mitologiche tra gli dèi gemelli.
«Questa è lei!» confermò a voce alta il dio.
«Ragazzi, ci vediamo al Patio Sole Luna!» disse scomparendo, risparmiando agli asteriani ulteriori baruffe con la gemella.
Yuri lo vide svanire e il suo volto si dipinse di delusione.
«Non preoccuparti, tra un po' lo rivedrai» lo rassicurò Justice ammirando il volto finalmente pulito e limpido del "ragazzo impossibile".
«Cosa facciamo adesso? Le nostre case sono andate distrutte, e la maggior parte di noi è senza un tetto!» chiesero i semidei sfollati ai Sileni che, come i ragazzi e tutti gli spiriti dell'isola, apparvero anche più disorientati di loro.
Arcezio e Parlapiano furono sul punto di suggerire qualcosa, quando un costone roccioso, molto rumorosamente, si staccò dall'altopiano divenendo una lunghissima scala pronta ad invitare tutti a salire verso il monoptero.
«Ma è una cosa normale?» domandò Yuri sbigottito da quanto appena accaduto.
«Oh... sì, tranquillo, ci farai l'abitudine a cose così!» assicurò Ike standogli vicino.