«Ma quello è lo stesso tizio che abbiamo ripescato da dentro l'Anfora di Oto?» domandò Axel subendo pure lui il fascino di Yuri sotto il punto di vista dell'aspetto reale.
«Chissà quante ragazze gli correranno dietro ora!» esclamò con una punta di invidia nel notare come tante semidee cercavano di sistemarsi alla bene e meglio vestiti e trucco.
«Non credo che abbia mai avuto problemi con le donne, esse gli ronzavano attorno anche prima d'ora!» affermò imbronciato Ike.
Persino Etienne, che nel frattempo era stato messo al corrente da Greta di tutti i fatti concernenti il nuovo arrivato, ammirò con discrezione l'idillio tra genitore e figlio. Comunque tenne stretta a sé la ritrovata figlia di Poseidone, quasi avesse paura di perderla di nuovo.
Astrid, che per prima aveva beneficiato dell'aiuto di Yuri, stentò a credere che quel "mostro" in realtà non aveva nulla di spaventoso... o per meglio esprimersi lo giudicò: "spaventosamente" bello!
Tuttavia, non ebbe modo di indugiare oltre con i suoi taciti giudizi nei riguardi del nuovo arrivato, poiché subì un assalto inatteso. Presa alla sprovvista si ritrovò, suo malgrado, ad essere avvinghiata da un paio di braccia sudate. Non ebbe modo di spiaccicare mezza sillaba poiché sulla sua bocca un'altra bocca premette senza ritegno, con irruenza.
Troppo stanca dopo la guerra appena conclusa, attese di scoprire chi fosse l'assalitore.
Fu come il rischiararsi del mattino alle prime luci dell'aurora, quando il sole di primavera colora di verde prati incontaminati, così le apparvero gli occhi di Valentine Brown, e per la prima volta non riuscì a dire nulla, benché di cose da dire non le mancavano di certo.
«Facciamo la guerra se vuoi, ma sappi che io non faccio prigionieri!»
«Ma che caspita di dichiarazione è questa?» ribatté stranita Astrid indurendo lo sguardo tempestoso, al ché Valentine sorrise da mero mascalzone provocando un repentino arrossamento delle guance alla semidea.
«È stato qua, in questo punto della piazza Agorà, la prima volta che ti ho visto combattere con un tale furore che, come una tempesta, mi hai travolto e conquistato!»
« Allora dillo chiaramente!»
«Ti amo! La guerra appena finita mi ha insegnato che il tempo è prezioso, e che è assurdo sprecarlo senza darci una possibilità reciproca».
Astrid osservò, dato che la prospettiva visiva glielo consentì, il sospirato Etienne che strapazzava amorevolmente Greta. Fu in quel momento preciso che decise tacitamente di mandare al diavolo l'ottuso figlio di Zeus.
«Dovresti dire qualcosa...» esortò impaziente il figlio di Ares dondolando sul posto.
Astrid fece una smorfia socchiudendo per una frazione di secondo gli occhi.
«Facciamo la guerra! Ma sappi che io torturo i prigionieri!»
Valentine non ebbe tempo di sorprendersi che si sentì tirare con forza i lunghi capelli scarmigliati, e affrontare l'assalto di un bacio che pareggiò i conti con il suo.
«E guerra sia!» emise Valentine tra un bacio e l'altro.
La "guerra" tra i due ragazzi fu celata dalla calca assiepata, tutta rivolta ad Apollo e il figlio appena ritrovato. Agli occhi di tutti parve chiaro che la generosità del dio del sole non si limitò solo a ridargli il braccio e a guarire le ferite che nessuno avrebbe mai potuto curare.
«Chiudi le palpebre figlio mio».
Yuri ubbidì e un intenso bruciore lo costrinse ad urlare per un attimo. Sentì le orbite oculari andare a fuoco e il cervello esplodere, ma durò pochissimi secondi poi tutto passò.
«Ora aprile piano piano...»
Per Yuri, da quel momento, il mondo non fu più lo stesso di come lo conosceva, poiché non aveva più gli occhi di perla ma due meravigliosi occhi, completi e normali, con i quali ammirò per prima cosa lo splendido volto sorridente del padre.
Yuri prese a respirare affannosamente dall'emozione più grande mai provata prima.
«Ma cosa... cosa mi sta succedendo?»
«Benvenuto a casa! Benvenuto al mondo! Quella che tu chiami percezione mancante, in realtà si chiama vista, ed è il dono più prezioso dopo la vita stessa».
Yuri si specchiò per la prima volta negli occhi del padre e non resistette alla voglia di accarezzargli la guancia.
Quando padre e figlio atterrarono dolcemente al centro della piazza, tutti gli abitanti di Asteria si genuflessero rimanendo quasi immobili.
Apollo posò una mano sulla spalla di Yuri concedendogli la propria genitorialità.
«Poiché sei mio figlio, ed hai saputo utilizzare con saggezza ogni capacità a te conferita, con l'unico scopo di aiutare il prossimo fino a salvare gli abitanti di Asteria, da adesso io dispongo che: tutti gli elementi di mio dominio si piegheranno ad ogni tua volontà!»
La divina dichiarazione enunciata da Apollo richiamò a testimonianza tutti gli spiriti dell'isola e i Sileni, che erano ancora intenti a proteggere il luogo custode del sacro strumento di Leto.
Anche le Driadi degli alberi e le Naiadi delle sorgenti presenziarono alla solennità.
Persino Aphelaia, che non centrava molto, si genuflesse in disparte.
«E questo che vuol dire?» domandò Axel inginocchiato accanto a Justice.
«Che quel ragazzo è uno di noi!» spiegò Greta trovandosi al fianco opposto.
«In pratica è un semidio alpha, probabilmente gli verrà assegnato il nostro stesso incarico di guardiano dell'Isola» aggiunse Etienne attratto più dalle bizzarrie del nuovo arrivato, piuttosto che del suo aspetto che, a parer suo, non era poi tutto quello splendore che agli altri occhi appariva.
Difatti, Yuri per la maggior parte dei ragazzi, altro non era che un semplice bel ragazzo come tanti al mondo.
«È questo ciò che si chiama vedere!» esclamò tenendo lo sguardo dolcemente imprigionato in quello del padre sorridente.
Un ultimo tocco, in aggiunta a tutto il resto, fu il cambio del chitone scuro e lacero consunto che divenne di stoffa leggera, bianco come le nuvole e con il gonnellino corto uguale a quello che indossava Apollo per l'occasione.
Una folata di vento giocoso e dispettoso sollevò i lembi dei suddetti gonnellini, mostrando al mondo intero una chiara e ampiamente condivisa similarità... maschile...
Le ragazze distolsero lo sguardo avvampando in viso all'istante, imbarazzate fino all'anima.
I ragazzi non trattenerono versi di reverenziale disgusto.
«Ho il dubbio che, con tutti quei poteri, né il padre e né il figlio, conosce il potere di indossare le mutande! Per Zeus!» esclamò Axel, e chiunque lo ascoltò rise con un gusto indescrivibile.
Per nulla al mondo Yuri avrebbe voluto distogliere lo sguardo dal padre, tuttavia il bel momento venne interrotto dalle eliadi, le ninfe del sole, che apparvero ad un cenno mosso da una mano di Apollo.
Tre eteree ragazze trasparenti presero forma dalla luce, vestite di veli dorati, ognuna in maniera diversa, ed una di esse portò con leggiadria una corona di alloro.
«Elen, Eles ed Eleonor avanti!».
La prima si mostrò sorridente dinanzi al nuovo figlio del loro dio, e con un gesto soave del viso lo salutò.
Yuri, sempre più stupito del dono della vista, senza accorgersene sorrise di rimando e l'eliade svenne all'istante!
«Oh! Ha le fossette come il padre!» sussurrò prima di perdere i sensi, e la corona d'alloro fu presa al volo da Eles.
«Ma che incompetente! È solo uno dei tanti figli di Apollo!»
«Hei!» l'ammonì il dio con un tono per niente offeso, e quando la sedicente esperta si avvicinò a "uno dei tanti figli di Apollo " biascicò:
«Uh! Oooh!» e cadde anch'ella come una pera.
La travagliata corona di rami di alloro passò nelle mani della terza eliade, Eleonor, mentre Yuri non stette più nella pelle dalla gioia che stava vivendo.
«Ma sei come era Apollo da giovane, cioè duemila anni fa!» esclamò rimanendo cosciente, seppur con le mani tremolanti.
Il dio del sole tossì riportando all'ordine le sue ninfe indisciplinate, e alla fine dell'incoronazione del nuovo semidio, volarono via, non prima di averlo salutato come fosse un divo.
Apollo rivolse infine l'attenzione agli altri abitanti invitandoli a rialzarsi.
«Come avrete ormai compreso, lui è uno dei miei figli e nuovo abitante dell'isola, vi chiedo di trattarlo come uno di voi e... siate pazienti».
Subitamente le notizie riguardanti Yuri e del suo vissuto come non vedente, passarono di bocca in bocca e ben presto, i bizzarri sguardi pieni di stupore continuo, ebbero un senso, per cui gradatamente nessuno vi fece più caso.
Ed era vero lo stupore perpetuo che Yuri provò in ogni attimo da quel giorno in poi, e per moltissimi altri a seguire.
Apollo, con un cenno chiaro, invitò i compagni di ventura ad avvicinarsi. Justice, prima tra tutti, corse incontro all'ex cieco, dimentica di essere al cospetto del dio più importante dall'Olimpo dopo Zeus, e travolse Yuri con un abbraccio talmente forte che per poco non lo fece cadere.
Apollo sorrise.
«Tu... sei Justice!» scoprì lui osservando il volto della ragazza.
«Sì! Tu... tu mi vedi!»
«È meraviglioso... e... anche strano... ma anche tu fai questa cosa con... gli occhi?» domandò.
«Certo, scemo!» rispose lei tappandosi poi la bocca con le mani rivolgendo lo sguardo costernato al dio Apollo, timorosa d'aver offeso il figlio.
«Vi chiedo scusa...» chinò il capo e il dio le sorrise piuttosto divertito, sollevando così l'animo della ragazza dall'offesa che credeva aver arrecato.
«Justice, spiega a Yuri come funziona la vista»
«Ehm... posso provarci io?» si palesò dinanzi al nuovo figlio di Apollo un ragazzo muscoloso dai capelli corti, neri bluastri e dallo sguardo intenso.
«Guarda le tue mani, Yuri!»
«E tu sei Ike!» scoprì stupito dalla forma del suo corpo statuario, e il figlio di Iride gli scoccò un occhiolino veloce che lo fece sorridere. Poi, lentamente, Yuri studiò le proprie mani partendo dai polsi, i palmi e infine le dita rimanendone affascinato.
«Fino ad oggi esse sono state i tuoi occhi. Ma per quanto tu abbia sviluppato un formidabile senso di rilevazione del mondo esterno, la vista è il mezzo più diretto per conoscere immediatamente tutto ciò che ti circonda. E come ti avevo già detto, ogni cosa appartenente a questo mondo è pieno di colori».
Justice per prima rimase sbalordita dalla chiarezza della sua spiegazione.
Yuri aveva il cuore in gola e non riusciva a credere che si potesse provare tanta felicità tutta insieme. Il suo respiro era sempre più affannato dall'incredulità del momento.
Il figlio di Apollo alzò lo sguardo dirigendolo verso la moltitudine degli abitanti ancora genuflessa.
«Ma stanno bene? Sono tutti piegati!» esclamò inconsapevole del gesto di reverenza che di regola si offre al cospetto degli dèi che si degnano di scendere dall'Olimpo.
Apollo esortò tutti nuovamente a rialzarsi.
«Hei! Amico!» salutò un ragazzo biondo più basso di lui e lo riconobbe all'istante.
«Axel!» osservò il figlio di Efesto che ricambiò lo sguardo e la gioia sincera del suo sorriso.
«Io... io...», ormai Yuri non aveva più parole.
«E di questa cosa ne facciamo?» domandò un ragazzo trovandosi più vicino ad Atropo che, ancora inebetita, osservava le sue forbici e il filo tranciato.
«Certo che il nuovo inquilino l'ha fregata per bene!» rise una ragazza.
«Di lei me ne occupo io!» annunciò una voce che preannunciò l'arrivo di Thanatos, nientepopomeno di che il dio della morte impersonificata, nelle fattezze di un uomo bruno, vestito di bianco, con un fiore insanguinato nell'occhiello dell'abito alla moda che indossava.