I Semidei Di Asteria - Il Rag...

By amarantoazzurro

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[Completo] In una lontana isola dell'Oceania, nascosta alla vista dei comuni mortali, s'intrecciano le vicend... More

INDIZIO DAL PASSATO - prologo
1 - YURI DAGLI OCCHI DI PERLA
2 - YURI - PRIMO ESAME SUPERATO, MA...
3 - YURI ALLA SCOPERTA DEL MONDO
4 - JUSTICE KASSIDY - IKE IVOR - AXEL EBERHELM
5 - JUSTICE KASSIDY, IKE IVOR, AXEL HEBERHELM, parole sibilline
6 - JUSTICE KASSIDY, IKE IVOR, AXEL HEBERHELM, visite a domicilio
7 - JUSTICE IKE AXEL e una nuova compagna di viaggio
8 - JUSTICE, IKE, AXEL prime avversità
9 - YURI - da pastore a mendicante
10 - YURI - Offerte respinte ai mittenti
11 - YURI E LA REGINA DEI SOTTACETI
12 - YURI e la colonna infame
13 - JUSTICE, IKE AXEL e il deserto bianco
14 - JUSTICE, IKE, AXEL e le belle statuine
15 - JUSTICE, IKE, AXEL, verità o certezze?
16 - JUSTICE, IKE, AXEL e la rivelazione
17 - YURI TARAS E L' AGGUATO
18 - YURI e la cosa giusta da fare
19 - YURI ( & CO.?) E IL GRANCHIO ROSSO
20 - YURI (& CO.?) debito da onorare
21 - A VERA DELO
22 - A VERA DELO la vera prova da superare
23 - A VERA DELO - RICORDI DI ASTRID
24 - A VERA DELO, il "razzo" Astrid
25 - A VERA DELO, il cuore di Astrid
26 - A VERA DELO - DAPHMOA, alias DAFNY
27 - JUSTICE, IKE, AXEL e l'esplosione
28 - JUSTICE, IKE, AXEL e il volo notturno
29 - JUSTICE, IKE, AXEL e il biancospino
30 - JUSTICE, IKE, AXEL e le streghe di Salem
31 - YURI e l'allenamento
32 - YURI... e altri pessimi incontri
33 - YURI quattro chiacchiere con Mirea
34 - YURI e il pasticcio perfetto
35 - YURI incontro al destino
36 - YURI e Oto
37 - A VERA DELO - DAFNY e gli ospiti più o meno attesi
38 - A VERA DELO, DAFNY e l'errore del passato
39 - A VERA DELO, attacco dall'oceano
40 - SU NEL CIELO DI VERA DELO
41 - L'ULTIMO AIUTO DAL CIELO
42 - A VERA DELO, il fantoccio buono
43 - A VERA DELO, tradimenti
44 - DAFNY: atto strepitoso
45 - JUSICE IKE AXEL - l'archeologa e la biologa
46 - JUSTICE IKE AXEL - l'addio in mezzo al mare
47 - JUSTICE IKE AXEL e la giusta scelta
48 - JUSICE IKE AXEL e la casa galleggiante
49 - JUSTICE IKE AXEL e un misterioso aiuto
50 - JUSTICE IKE AXEL - Indietro? Mai!
51 - YURI DENTRO L'ANFORA
52 - YURI paga vitto e alloggio
53 - INDIZIO DAL PASSATO PARTE SECONDA
54 - YURI - Liberi
55 - JUSTICE, IKE, AXEL - le spade brillano
56 - YURI, JUSTICE, IKE, AXEL finalmente insieme... forse
57 - YURI E JUSTICE e... chi ci salva più?
58 - YURI E JUSTICE - identità svelata
59 - YURI, JUSTICE e i nemici amici
60 - YURI, JUSTICE, IKE, AXEL fuori dal tunnel
61 - YURI, JUSTICE, IKE, AXEL e la via della torta al cioccolato
62 - A VERA DELO, CIOÈ ASTERIA: una ricetta difficile
63 - A VERA DELO, l'ultimo ospite
64 - AD ASTERIA: tre amici e una gamba
65 - ASTERIA SOTTO SCACCO MORTALE
67 - AD ASTERIA, guarda un po' chi c'è!
68 - AD ASTERIA, l'intelligenza di JUSTICE
69 - YURI e il significato di buio
70 - UNA SPERANZA
71 - L'ULTIMA SALITA
72 - GRETA SANDERS COLEMAN, figlia di POSEIDONE
73 - PERCHÉ...
74 - ... TU PUOI...
75 - (S)concerto in "do" minore
76 - Qualcosa da dire e una scalinata da salire
77 - DONARE, ACCETTARE E RESTITUIRE
78 - IL NUOVO EST
79 - RELAX
80 - DRIVE-IN ASTERIA
81 - catapecchia dolce catapecchia
82 - UNA PROMESSA DA MANTENERE
83 - INCONTRI A SORPRESA
84 - A LEZIONE DI TIRO CON L'ARCO
85 - IN GIRO TRA I CAMPI
86 - UN'OMBRA INATTESA
87 - CHIARIMENTI
88 - YURI A SCUOLA DI PITTURA
89 - DOBBIAMO PARLARE
90 - LA MAPPA
91 - IL FUTURO LO SI AFFRONTA INSIEME
92 - LA STRANA COPPIA

66 - AD ASTERIA, il momento di RUBELIA

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By amarantoazzurro

    Sul fronte sud il paesaggio, ironia della sorte, apparve pressoché lunare.                   
   Il settore di Demetra, il più vicino all'entrata della cittadina, ridotto in macerie, divenne teatro dello scontro tra il gruppo di Rubelia Sharon di Dioniso contro gli stranieri sbarcati.

Un centinaio di Amazzoni armate fino ai denti, erano dinanzi a loro, pronte all'assalto.

Tra tutte spiccò la figura di Reva, prima regina delle Amazzoni, sicura di sé e frettolosa di sbaragliare quello sparuto gruppetto di ragazzini, che tra l'altro non erano nemmeno armati.

   Il giudizio della sovrana fu sommario. A cominciare dalla figlia di Dioniso, che con i suoi abiti color malva e verde, non incuteva alcun timore paragonata alle guerriere d'oltreoceano che, seppur succinte, apparivano più minacciose.

«Ragazzi! Che ne dite? Facciamo festa!» tuonò a sorpresa Rubelia che, con il solito sorriso stampato in viso, suscitò coraggio nei fratelli di quartiere i quali le fecero cerchio intorno.

   Reva, con arco e frecce, pronta al tiro, non attese un solo istante e lanciò il dardo accompagnato dal tipico urlo di battaglia amazzone che galvanizzò le suddite. In un batter d'occhio scoppiò la guerriglia.

Rubelia estrasse il ceppo di vite con il grappolo d'uva pendente e lo agitò in maniera scomposta e iniziò a... ballare, subito imitata dai compagni.

Dal corpo di Rubelia si diffuse in tutta l'area attorno alle macerie un intenso odore di mosto, pesante, nebuloso e inebriante.
Le frecce scagliate dalle Amazzoni penetrarono la nuvola alcolica generata dal potere della capo quartiere di Dioniso. Un attimo prima di centrare i bersagli si bloccarono all'improvviso e caddero a terra. Altri dardi invece mancarono l'obiettivo all'ultimo secondo.

«Ma che razza di potere ha questa pulce!» gridò irritata Reva osservando la bizzarra ragazza agitarsi come fosse posseduta da uno spirito infausto.

«Noi semidei di Dioniso in guerra non siano secondi a nessuno! E ve ne accorgerete!» rispose sempre sorridente la frizzante Rubelia e poi si rivolse ai suoi seguaci:
«Forza, ragazzi! Facciamo come ci ha spiegato Astrid! Vendichiamo la nostra amica! Per Astrid!» gridò con tutta sé stessa nuovamente imitata dai fedeli compagni di vigneto.

   La sproporzione delle forze in campo era palese: cento guerriere       contro trenta vignaioli. Secondo Reva era solo questione di minuti e alla fine li avrebbero sconfitto.

All'ennesimo ordine d'assalto lanciato, il suo esercito rispose andando alla carica in massa contro i difensori del centro abitato, allorché i figli di Dioniso si allinearono uno affianco all'altro, equamente spartiti ai fianchi di Rubelia.

«Ragazzi! Fermiamo queste spudorate con il Chianti!». Gridato ciò, tutti i fratelli di quartiere iniziarono a sbattere i piedi a terra disordinatamente, senza seguire alcun ritmo. Un attimo prima di essere investiti dalla massa amazzone, dinanzi a loro spuntarono centinaia di ceppi e tralci di viti che crebbero sinuosi e avvolgenti a velocità soprannaturale, formando così una muraglia legnosa, fitta e inespugnabile.

Alcune guerriere avversarie si ritrovarono avviluppate e sollevate in alto in posizioni alquanto bizzarre.

Dalla parte interna della barriera, Rubelia sorrise con un ghigno diabolico, e non contenta posò una mano sulla creatura vegetale.

«Se questo non basterà a fermarvi, farò di peggio!» sibilò intravedendo da uno spiraglio tra un ceppo tortuoso e l'altro, Reva, che incrociò lo sguardo con un'espressione omicida.

Al tocco della mano di Rubelia, dai tralci dei vitigni germogliarono grappoli d'uva allo stato floreale e da questi provennero fitte nuvole di polline. Obbedendo alla volontà della semidea, le nubi polverose raggiunsero le Amazzoni oltre l'ostacolo sovrannaturale e queste... iniziarono a starnutire, tossire, lamentarsi, sfregarsi gli occhi e grattarsi i sederi scoperti contro le rocce...

«Tutto questo è ridicolo!» rimbrottò Reva esasperata da quell'infinito contrattempo. Lottando contro l'irritazione che le lacerava la gola, decise di organizzare una contromossa.

«Guerriere Amazzoni!» tossì. «Prendete un tronco d'albero e sfondiamo questa ridicola barriera!»

   Veloci e forti come pochi semidei al mondo, le sue compagne sradicarono un fusto di pioppo. Recisero i rami e appuntirono il verso opposto alle radici. In pochi minuti, il fitto muro di tralci iniziò a subire i colpi dati della testa d'ariete improvvisata.

Rubelia, indietreggiando per l'inattesa contromossa, vide arrivare Brice North, il capo quartiere di Demetra, accompagnato da una decina di superstiti dalla distruzione del suo settore. Erano stremati e sporchi di sangue, ma diedero ugualmente il loro supporto richiamando in aiuto lo spaventapasseri gigante.

La creatura ortolana apparve claudicante. Aveva le gambe di bamboo e pannocchie di mais esploso come popcorn, a causa dello stormo di uccelli di Stinfalo affrontato ore prima. Tuttavia, il pupazzone si trascinò, guidato dal volere di Brice suo creatore, e l'attimo dopo che la muraglia di vitigno cedette al contrattacco delle Amazzoni, le prese alla sprovvista abbattendone a decine con i suoi proverbiali man rovesci.

Reva corse in contro al ragazzotto di Demetra, dopo aver compreso che era lui il tiratore dei fili dell'essere vegetale. Con un dardo scagliato a velocità impressionante lo centrò in pieno petto uccidendolo sul colpo.

Lo spaventapasseri gigante accusò il medesimo colpo incassato dal suo padrone, e insieme a lui cadde schiacciando altre decine di guerriere nemiche.

Rubelia e i suoi fratelli rimasero di sasso.

«Brice!» gridarono i superstiti del quartiere delle messi, soccorrendo come poterono il fratello maggiore disteso a terra, inerte e con gli occhi sbarrati.

   Gli sguardi degli astanti trasmisero un unico sentimento d'odio condiviso contro le intruse assalitrici. In un attimo i campagnoli si fiondarono contro le Amazzoni prendendole a sassate.

Il tentativo disperato andò nel peggiore dei modi, almeno fin quando non comparve in sella alla bici di bronzo lei: Astrid De Lamber, armata di lancia, non più di ferri da maglia, e con i consueti gomitoli di filo bronzeo.

«Non ci voleva! Amazzoni!» inveì senza celare sincero disprezzo.

   Le rimanenti guerriere d'oltreoceano, ridotte di numero, grazie al sacrificio del generoso pupazzone, ostentarono ostinata ostilità nei confronti degli isolani sopravvissuti.

«Ce la pagherete, assassine!» tuonò Astrid scendendo dalla bici e correndo in contro alla regina delle guerriere a lancia tratta.

«Rubelia! Porta al sicuro i ragazzi che sono ancora vivi, qui ci penso io!»

«Ma Astrid! Tu... tu, sei...» biasciscò la figlia di Dioniso incredula di vedere l'amica ancora viva e vegeta.

«Sì, sono qui, e non ho intenzione di andarmene, ma ne riparleremo dopo! Ora va! Porta in salvo loro!»

«Uhuhu! Come siamo intraprendenti! Che coraggio!»

«Venire qui, con l'intento di dichiarare guerra alla nostra Isola, sugellerà la vostra condanna a morte!» ringhiò la longilinea figlia della dea della sapienza. Dal suo corpo restituito alla vita, provenne un intenso alone potente. Si scagliò contro la regina Reva, che però rispose prontamente ad ogni colpo di lancia sferratole.

«Sei pazza se credi che tu sola riuscirai a fermare noi che siamo quasi cento!»

«Sei tu la pazza se pensi che noi subiremo il vostro affronto senza reagire!» sputò in faccia a Reva infliggendole un colpo dietro l'altro con la punta della lancia d'oro.

«Ragazze! Occupatevi dei pidocchi rimanenti, io me la vedo con questa altezzosa signorinella!»

«Credi che ve lo renderò facile!» ribatté Astrid compiendo un salto mortale rovesciato. Roteando in aria Individuò al volo le guerriere che stavano per braccare gli inermi. Durante la stessa azione estrasse un gomitolo di bronzo e lo lanciò contro le Amazzoni le quali, dal nulla, si ritrovarono impigliate in una fitta rete metallica.
Astrid atterrò vicino alle prede catturate e serbò loro uno sguardo glaciale.

«Maledetta!» tuonò Reva inviperita e, avventandosi ancora contro Astrid, ingaggiò una lotta senza esclusione di colpi.

In quel frangente, altre guerriere amazzoni assaltarono, in numero sempre crescente, sia la figlia di Atena che il gruppo in ritirata guidato da Rubelia.

Astrid non risparmiò sé stessa. Con mosse calcolate e al limite dell'impossibile, lanciò altri gomitoli e imprigionò ulteriori quaranta straniere belligeranti.

«Vi metterò tutte quante in un sacco e poi lo butterò dentro la Fossa delle Marianne! Essere figlia di Atena vuol dire avere tutto sotto controllo!» annunciò la fiera guerriera dell'Isola di Asteria.

La prima regina amazzone, umiliata, digrignò i denti rabbiosa per la frustrante situazione che stava vivendo.

   La solennità dell'attimo di Astrid svanì con il palesarsi di un sibilo sinistro. A causarlo fu una freccia d'oro filigranata che si piantò contro un pino, superstite anch'esso dalla devastazione provocata giorni prima.

Dal dardo aureo si diffusero volute di miasmi velenosi che fecero seccare all'istante l'arbusto. L'effetto nefasto non si limitò solo al bersaglio colpito, ma elargì il suo mortale effetto anche al terreno, e da lì si allargò a macchia d'olio per svariate centinaia di metri di raggio. Tutto ciò che di vivo entrò in contatto con quel veleno morì rapidamente.

«Una freccia delle pestilenze! Escludo sia stato Apollo a inviarla! Ma? Allora! È stato Fetonte!» realizzò la figlia di Atena.

Rise di gusto Reva nel guardarle il volto dipinto d'orrore.

«Mpf! Il nostro Sire! perirete tutti nel giro di pochi minuti!» sentenziò tronfia Reva con lo sguardo raggiante alla ricerca dell'appoggio delle sue sottoposte, ma che non ricevette. Infatti, le suddite non catturate entrarono involontariamente in contatto con il veleno divino e caddero a terra in preda a mille sofferenze.

«Ho idea che il tuo Sire non guardi in faccia a nessuno pur di raggiungere i suoi scopi!» rimbrottò Astrid, e allo stesso tempo ringraziò gli dèi dopo aver notato le schiene curve dei suoi amici aver raggiunto una distanza di sicurezza dal veleno, oltre le grandi macerie.

   La stessa salvezza a lei fu preclusa. Il miasma malefico la raggiunse velocemente. Astrid si ritrovò nella medesima situazione delle Amazzoni.

Abbassò lo sguardo. Vide il veleno impalpabile avanzare come un liquido e circondarle i piedi. «Se lo sfioro sono morta! di nuovo!» esclamò.

  Un'altra freccia si piantò ai piedi della semidea di Asteria. «Fetonte vuole proprio farmi fuori!» emise mettendo a fuoco il dardo. «No! È una freccia d'argento lunare!» constatò osservando l'alone opalescente che essa sprigionò, e che contrastò l'avanzata del veleno aprendole una via di fuga.

L'intelligente ragazza non perse un attimo, e quando notò una seconda e una terza freccia argentea uguali alla prima, ebbe la conferma che le Pleiadi di Artemide erano accorse in suo aiuto.

   Alle spalle delle Amazzoni, una lugubre figura alta quasi cento metri si stagliò come una torre del terrore, e benché fosse ancora lontano dall'Isola, il corpo eretto di Pitone apparve in tutta la sua orribile figura!

    Occhi enormi dalle pupille nere e artigliate puntarono verso il luogo della battaglia tra Astrid e Reva, e serbò a entrambe il medesimo sguardo malvagio.

Aprì le fauci, larghe oltre trenta metri, mostrando file infinite di denti a sciabola lunghissimi. Sembrava, e forse lo era, il ghigno più terrificante che si fosse mai visto. Una goccia di veleno si staccò da una zanna e cadde in mare. Centinaia di pesci affiorarono a pancia in su.

A completare il quadro fu la vista di Fetonte, comodamente stravaccato sul trono d'oro istallato sul capo di Pitone, che si rigirava tra le dita il medaglione sottratto poche ore prima ad Aliseo.

Il volto del dio figlio di Apollo, oltre ad essere di una bellezza e perfezione assoluta, era altresì soddisfatto nel vedere come Asteria stesse miseramente capitolando sotto i suoi piedi.

«È questo ciò che volevate?» gridò Astrid rivolgendosi alle invaditrici, che di punto in bianco si ritrovarono nella stessa barca degli isolani assaltati.

Una risata gioviale e dal tono profondo echeggiò per tutta l'isola.

«Esseri inferiori che popolate questo straccio di terra, sono Fetonte, il supremo dio del sole! Consegnatemi immediatamente lo strumento di Leto e prometterò a ognuno di voi una morte indolore!» chiuse con un'ennesima risata.

   Anche dalla zona sud invasa dalle Amazzoni fu visibile il globo luminoso apparso in alto nel cielo a est di Asteria.

   Tutti gli esseri presenti nella latitudine del sacro suolo volsero lo sguardo verso quell'unico punto.

  Astrid, saggiamente, si dileguò seguendo la via aperta dalle frecce d'argento che stavano contrastando gli effetti velenosi generati dal dardo di Fetonte.

   Il Sire, dall'alto del suo trono in cima alla testa gargantuesca di Pitone, ordinò a Mirea, la seconda regina delle Amazzoni, di dirigersi laddove era apparsa la luce in cielo, e di recuperare Justice Kassidy viva.

«Sire, Fetonte... cioè, mio signore, come farò a...»

«Troverai i mezzi per convincere la semidea di Atena nella stiva della vostra nave». Il figlio divino di Apollo troncò di colpo la disquisizione con Mirea, la quale in cuor suo sentì d'essere arci stufa di ubbidire ad un dio differente da Artemide e Ares.

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