I Semidei Di Asteria - Il Rag...

By amarantoazzurro

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[Completo] In una lontana isola dell'Oceania, nascosta alla vista dei comuni mortali, s'intrecciano le vicend... More

INDIZIO DAL PASSATO - prologo
1 - YURI DAGLI OCCHI DI PERLA
2 - YURI - PRIMO ESAME SUPERATO, MA...
3 - YURI ALLA SCOPERTA DEL MONDO
4 - JUSTICE KASSIDY - IKE IVOR - AXEL EBERHELM
5 - JUSTICE KASSIDY, IKE IVOR, AXEL HEBERHELM, parole sibilline
6 - JUSTICE KASSIDY, IKE IVOR, AXEL HEBERHELM, visite a domicilio
8 - JUSTICE, IKE, AXEL prime avversità
9 - YURI - da pastore a mendicante
10 - YURI - Offerte respinte ai mittenti
11 - YURI E LA REGINA DEI SOTTACETI
12 - YURI e la colonna infame
13 - JUSTICE, IKE AXEL e il deserto bianco
14 - JUSTICE, IKE, AXEL e le belle statuine
15 - JUSTICE, IKE, AXEL, verità o certezze?
16 - JUSTICE, IKE, AXEL e la rivelazione
17 - YURI TARAS E L' AGGUATO
18 - YURI e la cosa giusta da fare
19 - YURI ( & CO.?) E IL GRANCHIO ROSSO
20 - YURI (& CO.?) debito da onorare
21 - A VERA DELO
22 - A VERA DELO la vera prova da superare
23 - A VERA DELO - RICORDI DI ASTRID
24 - A VERA DELO, il "razzo" Astrid
25 - A VERA DELO, il cuore di Astrid
26 - A VERA DELO - DAPHMOA, alias DAFNY
27 - JUSTICE, IKE, AXEL e l'esplosione
28 - JUSTICE, IKE, AXEL e il volo notturno
29 - JUSTICE, IKE, AXEL e il biancospino
30 - JUSTICE, IKE, AXEL e le streghe di Salem
31 - YURI e l'allenamento
32 - YURI... e altri pessimi incontri
33 - YURI quattro chiacchiere con Mirea
34 - YURI e il pasticcio perfetto
35 - YURI incontro al destino
36 - YURI e Oto
37 - A VERA DELO - DAFNY e gli ospiti più o meno attesi
38 - A VERA DELO, DAFNY e l'errore del passato
39 - A VERA DELO, attacco dall'oceano
40 - SU NEL CIELO DI VERA DELO
41 - L'ULTIMO AIUTO DAL CIELO
42 - A VERA DELO, il fantoccio buono
43 - A VERA DELO, tradimenti
44 - DAFNY: atto strepitoso
45 - JUSICE IKE AXEL - l'archeologa e la biologa
46 - JUSTICE IKE AXEL - l'addio in mezzo al mare
47 - JUSTICE IKE AXEL e la giusta scelta
48 - JUSICE IKE AXEL e la casa galleggiante
49 - JUSTICE IKE AXEL e un misterioso aiuto
50 - JUSTICE IKE AXEL - Indietro? Mai!
51 - YURI DENTRO L'ANFORA
52 - YURI paga vitto e alloggio
53 - INDIZIO DAL PASSATO PARTE SECONDA
54 - YURI - Liberi
55 - JUSTICE, IKE, AXEL - le spade brillano
56 - YURI, JUSTICE, IKE, AXEL finalmente insieme... forse
57 - YURI E JUSTICE e... chi ci salva più?
58 - YURI E JUSTICE - identità svelata
59 - YURI, JUSTICE e i nemici amici
60 - YURI, JUSTICE, IKE, AXEL fuori dal tunnel
61 - YURI, JUSTICE, IKE, AXEL e la via della torta al cioccolato
62 - A VERA DELO, CIOÈ ASTERIA: una ricetta difficile
63 - A VERA DELO, l'ultimo ospite
64 - AD ASTERIA: tre amici e una gamba
65 - ASTERIA SOTTO SCACCO MORTALE
66 - AD ASTERIA, il momento di RUBELIA
67 - AD ASTERIA, guarda un po' chi c'è!
68 - AD ASTERIA, l'intelligenza di JUSTICE
69 - YURI e il significato di buio
70 - UNA SPERANZA
71 - L'ULTIMA SALITA
72 - GRETA SANDERS COLEMAN, figlia di POSEIDONE
73 - PERCHÉ...
74 - ... TU PUOI...
75 - (S)concerto in "do" minore
76 - Qualcosa da dire e una scalinata da salire
77 - DONARE, ACCETTARE E RESTITUIRE
78 - IL NUOVO EST
79 - RELAX
80 - DRIVE-IN ASTERIA
81 - catapecchia dolce catapecchia
82 - UNA PROMESSA DA MANTENERE
83 - INCONTRI A SORPRESA
84 - A LEZIONE DI TIRO CON L'ARCO
85 - IN GIRO TRA I CAMPI
86 - UN'OMBRA INATTESA
87 - CHIARIMENTI
88 - YURI A SCUOLA DI PITTURA
89 - DOBBIAMO PARLARE
90 - LA MAPPA
91 - IL FUTURO LO SI AFFRONTA INSIEME
92 - LA STRANA COPPIA

7 - JUSTICE IKE AXEL e una nuova compagna di viaggio

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By amarantoazzurro


L'aurora iniziò ad illuminare l'oceano e a schiarire il cielo, quando Axel, affiancando Justice, aprì l'ennesimo discorso. «Qualcuno sa quanto tempo abbiamo per completare la missione?»

«Poco meno di sei giorni, in base ai calcoli che ho fatto» sospirò Justice.

«Che cosa accadrà tra sei giorni?» chiese distrattamente Ike.

«Il solstizio d'estate. Un periodo cruciale per il lavoro del Sole!» rispose la sapiente.

«Ma non è il 21 giugno il giorno del solstizio? E oggi è già il 15!» incalzò Axel.

«Questo è un anno bisestile, c'è un giorno in più, e quindi il solstizio subirà una procrastinazione!»
«Una procra-cosa?» cercò di ripetere Axel, già confuso da un pezzo.

«Fidati, è così e basta! E credimi, sarei felice di sbagliarmi su ciò che accadrà se non ci sbrighiamo!»

«Ragazzi, tenete alta la guardia! Siamo usciti dal campo protettivo di Vera Delo, sicuramente i mostri non tarderanno ad insidiarci!» suggerì spavaldo Ike.

«Ringraziamo la nostra buona stella, ancora non se ne vedono!»

Justice non fece in tempo a formulare il concetto, che i veicoli sbandarono investiti da una poderosa corrente d'aria giunta all'improvviso.

Avrebbero potuto precipitare nell'oceano, se non fosse stato per gli appoggi magnetici applicati alle tavole da surf volanti.

Divisi, disorientati, e a pochi metri dall'oceano, i semidei furono colti di sorpresa.

«Axel Eberhelm figlio di Efesto, Ike Ivor figlio di Iride e Justice Kassidy, figlia di Atena, in nome della legge, della saggezza e delle splendenti terre dell'Isola di Vera Delo, vi dichiaro in arresto!» tuonò Etienne J. Morel, figlio di Zeus, e primo guardiano dell'Isola.

Egli apparve alle spalle dei fuggitivi in tutta la sua maestosa figura, cavalcando Ganimede, il bianco destriero alato, la cui folta criniera ondeggiava fluida nel vento generato ad ogni battito d'ali d'oro.

Assai più regale era il passeggero, brandente una spada di platino olimpico. Con lo sguardo gelido, come il colore dei suoi occhi, sottolinò tutta la serietà priva di riserva alla formula d'arresto appena espressa.

Il trio, basito, si sorprese ancor di più quando, alle spalle opposte, una indescrivibile muraglia d'acqua s'impennò maestosa, cavalcata da Greta Sanders Coleman, figlia di Poseidone.

«Ragazzi, la vostra fuga termina qui!» dichiarò la nuova sopraggiunta.

«Lascia! Li ho già arrestati» rimarcò il figlio di Zeus.

«Ti avevo chiesto di dare loro una possibilità per giustificarsi, Etienne!»

Mentre uno dall'alto del suo destriero alato, e l'altra seduta su un onda gigante, discutevano animatamente, Justice mise in moto l'intelletto e optò per uno spiraglio diplomatico con la più accondiscendente dei due.

«Greta, siamo amiche noi, ti prego lasciaci andare!»

«La nostra amicizia non è in discussione Justice, voi non potete partire dall'Isola. I Sileni, gli spiriti, e la dea Artemide non vi hanno dato l'autorizzazione. Quindi, se accettate pacificamente di ritornare, promettiamo di intercedere per voi».
Il discorso di Greta diede lo spunto a Justice di ribattere, anche se Axel e Ike erano già in assetto di reazione fisica.

«Greta, nel mondo esterno c'è un semidio in difficoltà, è nostro dovere andare a salvarlo!»

«Non spetta a te fare ciò!»

«Non mi fermerai, nemmeno se mi scateni vortici d'acqua, o che so io!».

Greta raccolse il guanto di sfida.

«Justice! Non farmelo fare!»

La figlia di Atena portò una mano alla bocca mimando teatralmente uno sbadiglio, e l'altra la tenne pronta sull'acceleratore del veicolo volante.

Greta allargò le braccia, e l'oceano ruggì. Le onde presero a danzare in cerchio prima di unirsi in un immenso vortice marino. I capelli crespi della semidea, frustati dal vento generato dalle masse d'acqua, divennero ondulati e sublimi. L'immenso furore del mare trovò chiaro riflesso nei suoi occhi, accesi dello stesso colore dell'elemento piegato al suo dominio.

Un furente frastuono accompagnò il sorgere di una terrificante torre d'acqua vorticante. L'altezza sfiorò le rare nuvole nel cielo.

Mentre Axel era ad un passo dal farsela nei pantaloni, Justice sorrise ammirando il prodigio. "Se tu sei il secondo guardiano dell'Isola, non immagino cosa possa fare Etienne", pensò, mandando su di giri il motore del surf. Nella mente le affiorò il ricordo di come conobbe Greta, ma lo scacciò subito. Non era il momento giusto per cose simili.

Si lanciò con il surf volante contro la colonna d'acqua e, con una impennata, sfruttò la forza del vortice come il più terrificante, pericoloso e mortale trampolino di lancio, grazie al quale schizzò in cielo ad una velocità pazzesca!

«Proteggi l'isola, amica miaaaa!»
gridò in tono allegro l'ormai lontana figlia di Atena.

Amiche, già! Nonostante quell'inconveniente, una cosa era risaputa da tutti: Justice e Greta erano l'una la migliore amica dell'altra.

Le acque si acquietarono e la colonna liquida restituì al mare le sue onde. Greta, volente o nolente, rimase con un palmo di naso.
«Tremenda Justice!» mormorò abbozzando un sorriso.

Nel frattempo, Etienne tenne a bada i due rimasti affrontandoli contemporaneamente.

Il clangore delle spade sostituì la diplomazia che solitamente tra maschi non funziona quasi mai.

Ike ed Etienne si scambiarono fendenti mortali. Le stoccate di uno trovarono invincibili gli affondi dell'altro.
Persino il cavallo alato assecondò con maestria ogni mossa del padrone.

Anche Axel cercò di fare del suo meglio, malgrado l'evidente impreparazione guerresca.

Solo Ike riuscì a dare filo da torcere all'avversario, pur essendo rallentato dal dover lottare e guidare il marchingegno volante allo stesso tempo.

Etienne J., ad un certo punto, optò per una soluzione drastica.

Ike fu il primo a notare le scintille elettriche sgorgare da ogni centimetro del corpo di Etienne. Avvertì i corti capelli, rizzarsi repentinamente.

In pochi avevano avuto il privilegio di vedere come il figlio di Zeus governava i fulmini. Ike stava per essere sia privilegiato che fulminato.

«Ike! Attento! Qua la situazione diventa spinosa!» gridò Axel ritrovandosi a schivare un fendente di Etienne.

Il giovane inventore, senza accorgersene, impugnò il chrisimèvei regalatogli da Efesto. Ripensò a quanto aveva appena detto e gli venne un'idea folle.

Si appostò dietro il destriero, puntò il manico d'oro contro l'animale e supplicò: "ti prego, uno spara puntine!"

Un fischio sordo accompagnò un chiodo di bronzo che fuoriuscì a tutta birra dal sacro oggetto, e piantandosi di colpo sul maestoso deretano equino, l'animale s'imbizzarrì. I grandi occhi del cavallo parvero schizzare fuori dalle orbite per il dolore accusato in fondo alla culata.

Ormai fuori controllo, l'elegante e nobile destriero volò via ragliando come il peggiore asino del pianeta, portando con sé Etienne. I ragazzi lo videro scomparire all'orizzonte imprecando in una lingua sconosciuta. «Se si sbraccia ancora così tra un po' atterreranno gli ufo!» rise Axel.

«Bella mossa, Axel!»
«Tu dici? Ho la certezza che, semmai riusciremo a tornare indietro, il semidio più potente di Vera Delo mi farà fuori!» esclamò congelando la risata.

Nel frattempo Greta, riavutasi dallo sforzo appena compiuto, raggiunse i ragazzi camminando sull'acqua. Li vide già pronti a fuggire.

«I guai non sono finiti» mormoròIke. Ma la figlia di Poseidone mimò con le labbra: andate!", e s'inabissò dolcemente nell'oceano.

Axel ringraziò la potente ragazza, immaginando che fosse dalla loro parte.

«Andiamo a recuperare Justice!» esortò Ike puntando il surf nella direzione dov'era fuggita l'amica.

Etienne, dopo aver calmato il suo animale ferito indegnamente, tornò sul luogo dello scontro. Nel mentre, elaborò propositi di vendetta contro i tre fuggitivi, almeno fin quando il gelo dei suoi occhi artici si riempirono d'orrore puro.

Una chiazza rossastra, cullata dal mare, precedette l'emersione a galla del corpo di Greta.

Il volto del figlio di Zeus s'indurì alla vista del corpo straziato dell'amica.

«Per tutti gli Dèi dell'Olimpo!» esclamò raccapricciato.

Etienne, in quel momento, vide emergere una figura fatta d'acqua. Riconobbe subito Poseidone, prim'ancora che si palesasse e accogliesse tra le braccia le spoglie della sua unica figlia.

Gli occhi di Etienne, come le proprie membra, divennero elettrici. Il volto del dio una maschera d'odio puro.

«Maledetti! Sono stati loro!» ringhiò il figlio di Zeus.

«Io, Poseidone, dio del mare, decreto la morte di Justice Kassidy figlia di Atena, di Axel Eberhelm figlio di Efesto, e di Ike Ivor figlio di Iride».

Etienne, a stento trattenne la sua ira, chinò il capo, nonostante fosse in groppa al suo cavallo alato, in segno di doveroso rispetto.

«Vostra maestà, signore del mare, vorrei espletare la sentenza!» prose tra le lacrime cariche di scintille, senza ottenere risposta.

Il dio, con un gesto, richiamò quattro Nereidi. Esse sorsero dalla spuma marina leggiadre e meravigliose, vestite di veli blu fluttuanti. Con grazia s'inchinarono dinanzi al loro signore, comprendendo tacitamente il comando impartito.

Tutte insieme, addolorate, presero con delicatezza il corpo di Greta e la condussero a Vera Delo.

«L'isola di Vera Delo, da questo momento, sarà privata del privilegio della mia protezione!» emise duramente il dio dei mari, prima di inabissarsi profondamente disgustato nel vedere la terra che per millenni aveva custodito.

Intanto, nel cielo, oltre le nuvole, Justice sul surf volante, si ritrovò a litigare con un'oca grigia, involontariamente investita durante la fuga da Greta.

«Stupida oca "Anser Anser ", vai via!» cercò di scacciare il dispettoso volatile che le becchettava la testa, intenta a rifarle una nuova messa in piega.

Justice rallentò il volo sperando che i due compagni la raggiungessero. Così avvenne.

«Hei! Intelligenza! Sei stata mitica!» gridò da lontano Axel, sbracciandosi sorridente.

Ike, deluso per non essere riusctito a dare una bella lezione al bellimbusto figlio di Zeus, mise il broncio.
«Qui dove siamo?» chiese scontroso.

«È la costa occidentale degli Stati Uniti», spiegò Justice. «Quelle sono le Montagne Rocciose, si vedono già in lontananza», indicò la sottile linea frastagliata all'orizzonte.

«E quella che hai in testa cos'è, il nostro pranzo?» aggiunse Axel, riferendosi all'infernale oca impigliata nei bei capelli lunghi e lisci.

«È un'oca migratoria, l'ho investita mentre fuggivo da Greta, ed ora non mi dà tregua!».
Esasperata, la semidea afferrò il pennuto e mise le zampette palmate sulla tavola da surf dietro i suoi piedi, e grazie alla superficie magnetica, la poco adorabile bestiola, seppur starnazzando come una pazza, se ne stette ferma, almeno per un po'.

Appena raggiunto il perimetro della costa occidentale degli Stati Uniti, Axel rivelò di essere affamato, e gli altri gli fecero eco.

Optarono per una breve sosta nell'entroterra americana, quando sentirono alle spalle un inaspettato spostamento d'aria. L'oca dietro Justice prese nuovamente a starnazzare.

I ragazzi, voltandosi, scoprirono un'onda alta quanto l'Everest inseguirli.

«Accidenti! Greta!» gridò terrorizzato Axel.

«No, non può essere lei, questo mostro d'acqua è troppo grande anche per una arci-potente come lei!» giudicò la figlia di Atena.

«Ma che vorrà da noi Poseidone?» strillò Ike, intuendo per esclusione la paternità dell'ennesimo prodigio.

«Forse ci vorrà morti!» intuì Justice.

«Toglierei il "forse"!» suggerì Axel prima di scorgere uno spiraglio di salvezza. «Ragazzi! Appena arriveremo sulla costa, premete il pulsante laterale al timone e mantenete le braccia in avanti.

Mentre la furiosa muraglia acquatica s'infranse contro gli alti strapiombi costieri, il trio bagnato pigiò i pulsanti.
Fu in quel frangente che l'ingegno di Axel trovò il giusto apprezzamento. Infatti, i surf volanti diventarono degli scooter di bronzo divino, col motore alimentato con il fuoco ellenico, il carburante più potente di tutti i carburanti esistenti!

Urlando come pazzi, i semidei sfuggirono all'onda furente per il rotto della cuffia.

La figlia di Atena, in testa al gruppo e con l'oca in grembo, scoppiò in una risata liberatoria.

Percorsi vari chilometri, un piccolo villaggio deserto dell'Arizona suggerì una breve sosta.

«Dopo aver guidato come matti per starti dietro, rischiando una dozzina di incidenti autostradali, dove ci hai condotto, Justice?» biascicò stremato Axel.

«Snaketown, questa è Snaketown!» annunciò Justice con un filo di voce scendendo dallo scooter, una volta valutata sicura la zona.

I ragazzi avevano ancora il cuore in gola per l'adrenalina esplosa da quella folle corsa via terra, quando si studiarono l'un l'altro, scoprendo come erano ridotti: sporchi, con i jeans strappati, le maglie già logore e i capelli in disordine; anche la capigliatura super corta di Ike sembrò il mantello aguzzo di un porcospino inferocito!

Sistemati gli equipaggiamenti, zaini in spalla e scooter ridimensionati a ciondoli affibbiati alle rispettive cinture, decisero di trovare un posto dove riposare. Stare in piedi per più di dodici ore era spossante anche per i più navigati semidei.

Attorno, la pianura era deserta e tinta di uno strano colore rossastro, come la terracotta. Pochi e aridi alberi lottavano per stare in piedi. In lontananza, verdi boschi contrastavano il tono sanguigno della distesa arida.
Era un paesaggio lunare con l'aria arroventata dal sole. Ciò che videro in quel luogo erano i resti di un sito preistorico, un insediamento umano composto da poche case a pozzo.

«Pithouse», Justice spiegò il nome di quelle dimore antichissime, essendo lei a tutti gli effetti un'archeologa. «Gli antichi che si insediarono in queste zone, per difendersi dal caldo, costruirono le loro case scavando nel terreno, come si fa con i pozzi. Questo per affrontare sia la calura estiva, che la rigidità degli inverni. In genere è un luogo turistico, ma non il più visitato. Ed oggi pare proprio deserto e abbandonato a sé stesso».

Justice spiegò tutto ciò che conosceva in merito, ma i ragazzi, oca compresa, erano troppo stanchi, assetati e affamati per ascoltarla.

Nello spazio aperto di quel posto sperduto, i tre si misero alla ricerca di acqua.

Tra le poche strutture antiche, tutte uguali, con l'entrata coperta da vecchie palafitte ricoperte di assi di legno eroso dalle intemperie, solo una differiva tra tutte le altre, e non sfuggì all'occhio attento della ragazza. Quella pithouse era la più grande. E a differenza delle altre di legno, era fatta tutta di terracotta. La fossa scavata nel terreno al suo interno poteva contenere parecchie decine di abitanti. troppo perfino per una famiglia patriarcale. Oltretutto, all'esterno c'erano migliaia di suppellettili, vasi e statue a grandezza superiore al naturale.

I semidei rimasero stupiti.

«Tutti questi manufatti sono recenti. Se fossero antichi presenterebbero delle crepe, il colore sbiadito e vari difetti. Questi, invece, sono nuovi!»

«Ci deve essere anche l'artigiano» suppose Ike, accogliendo la spiegazione di Justice.

Archiviate le scoperte, i semidei si spinsero in prossimità del bosco, dove la differenza tra il territorio arido della piana e quello rigoglioso della fitta vegetazione era più marcata.

L'oca sfuggì dalle mani della ragazza e andò, planando, dentro una specie di piscina naturale colma d'acqua, e ne bevve avidamente. Un grosso olmo fece ombra al luogo.
Lo spirito del gruppo si rianimò.

«Se l'oca non è morta, vuol dire che quell'acqua potabile!» sospirò Justice, e quindi bevvero tutti.

L'ingegnoso Axel approntò un'accampamento temporaneo, con tanto di capanna per ripararsi dal sole e un rudimentale sistema per fare la doccia. Assemblò una costruzione semplice, con pali e traverse, al centro dei quali fece scorrere delle corde legate ad una serie di contenitori di terracotta, presi in prestito alla casa a pozzo più grande. Ci avrebbe impiegato una vita se non avesse avuto tra le mani il chrisimèvei, alias "ciò che serve", il manico d'oro divino in grado di diventare qualsiasi utensile avesse bisogno.

La prima a servirsi della doccia fu Justice e... l'ormai inseparabile paperella grigia dal becco arancione. I ragazzi, intanto allestirono un picnic. Quando tutti si furono rinfrescati e lavati, si prepararono a mangiare qualcosa.

L'idea di arrostire l'oca baluginò in testa ad Axel, e l'animale intuendo la sua intenzione lo attaccò!

«Credo che non sia molto disposta a farci da pranzo!» ridacchiò Justice .

Ike prelevò dallo zaino dei dischetti dorati grandi come cd, fregiati del simbolo della dea Iride: due ali d'oro.

«Ma quelli sono dei buoni per richieste espresse!» esclamò Axel. « Valgono un mucchio! Come hai fatto ad averli? Ma è proprio vero che è sempre conveniente portarsi dietro un figlio di Iride nelle missioni! Così non si rischia di morire di fame!»

«Me li ha procurati Oreste Mendez del quartiere di Ermes», rivelò Ike, e con poca pazienza esortò: «Pronti per le richieste? E non dimentichiamoci dei piatti preferiti!»
Ike lanciò in aria il disco ed esso roteò repentinamente fino a diventare una massa informe multicolore dalla quale piovvero: panini imbottiti, spiedini arrostiti, burro d'arachidi, sandwich assortiti vegetariani, gelati, frutta e bibite multi vitaminiche, e per ultima un'arancia marina.

Tutto ricadde dolcemente sulla tovaglia stesa per terra. L'arancia rotolò verso l'oca.

«Chi ha ordinato l'arancia marina! È un cibo costosissimo!» esclamò Ike.

«L'arancia marina è il cibo preferito di Greta!» aggiunse la figlia di Atena. «Lei mi racconta spesso del fantastico giardino sottomarino coltivato dai ciclopi amichevoli. Spesso, quando va in missione, se ne porta dietro molte, e persino la marmellata di questo frutto!»

«Ragazzi, sta per chiudersi la via!» avvisò Ike, al che ognuno, prendendo in mano il personale piatto preferito, ringraziò gli dei, prima di lanciarlo nella nuvola variopinta, dove poi svanì.

L'oca prese col becco l'arancia blu e la lanciò nella nuvola un attimo prima che questa scomparisse.

«Offrire il proprio piatto preferito agli Dei è un obbligo, soprattutto se si è in missione, lo sappiamo. Ma che tristezza rinunciare al cibo più amato!» protestò Axel.

Justice cercò di interpretare il gesto del pennuto, ma non venne a capo di nulla. «Questa non è una cosa buona!» mormorò osserandola becchettare e divorare tutto come una indemoniata, "si stava "farcendo" da sola!" pensò.

Rifocillati per bene si concessero un attimo di ozio. Anche la vorace papera, finita con le zampette palmate e il pancino piumato rimpinzato per aria, s'addormentò.

«E di questa cosa vuoi farne?» domandò Axel a Justice.

«Mhm... se ritorneremo a Vera Delo, credo che l'affiderò a Dafny Rosembown»

«La figlia di Afrodite? Speriamo che non se la mangi!» ridacchiò il figlio di Efesto.

«No, è la più generosa e altruista figlia di Afrodite che conosca!» concluse Justice troncando di netto una discussione inutile.

Dopo le ultime facezie, i ragazzi fecero il punto della situazione.

«Siamo fuggiti dall'Isola di notte, abbiamo affrontato Greta ed Etienne, a momenti non finiamo affogati da un'onda di Poseidone, direi che non è male come inizio! Adesso dove si và?» domandò Axel.

«La nostra destinazione è Atene» rispose telegraficamente Ike.

«Lo sospettavo!» asserì Justice. «E non puoi dirci null'altro Ike?»

«Mi è apparsa mia madre ieri sera. Mi ha donato l'ourànio tòxo», mostrò loro le spade gemelle. «Quando arriveremo a destinazione, queste spade si illumineranno sempre di più, man mano che ci avvicineremo al semidio misterioso», concluse puntando contro Justice gli occhi blu scurissimi, e a lei le parvero freddi. Intuì che c'era dell'altro sotto, ma non volle indagare oltre, per il momento.

Ike si sedette con le gambe incrociate avanti a sé, e raccolte le forti ginocchia tra le mani, cambiò discorso. « Secondo voi che tipo sarà il semidio che stiamo cercando?»

«In base a quanto profetizzato dal menhir, e stando alla contraddittoria interpretazione data da Artemide, per non parlare della prova della freccia lunare da sollevare, credo che come minimo stiamo cercando una "lei". E penso proprio che possa essere figlia della "Casta Diva"», suppose Justice, mimando le virgolette con le dita.

«Cosa!» gridarono i compagni. «Una figlia di Artemide! Ma non esiste!»

«Pensateci, se la freccia di Artemide fosse vera, e non lo è, chi, secondo voi, se non un semidio molto speciale, potrebbe essere in grado di sollevarla?»

I ragazzi sgranarono gli occhi all'inverosimile.

«E cos'è che ti dà la certezza di quanto dici?» incalzò Axel.

«Ricordi il discorso dell'eclissi di luna?» ribadì Justice.

«E questo cosa c'entra?» sbuffò il tedesco grattandosi la testa.

«La luna coprirà il sole e la terra sarà sotto l'influsso dell'astro d'argento» spiegò con immensa pazienza la figlia di Atena. «Allora! Uno più uno fa ancora due? Oppure no?»

«Qualunque cosa stia per succedere sull'Isola, la luna giocherà un ruolo importante!» concluse sospirando il figlio di Iride.
«A questo proposito...»

Un masso cadde in mezzo ai ragazzi, interrompendo la discussione.

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