Shut up and Kiss me! [Complet...

By Moonlight9819

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[Completo] Megan non chiedeva molto, solo di incontrare qualcuno che la ascoltasse, che la facesse sentire me... More

Shut up and Kiss me!
Premessa
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Epilogo
Ringraziamenti
Music

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By Moonlight9819

Capitolo ventinove

Megan's Pov

Un rumore assordante di clacson, mi fa buttare in aria tutti i libri che ho tra le braccia.
Il suono rimbomba violentemente attraverso la vetrina della libreria, spaventando me e tutte le persone qui dentro.

Perché ho il presentimento che sia Robin?
Spalanco gli occhi e vado verso la piccola finestrella della libreria, temendo veramente tanto che possa essere lui la causa di tutta questa confusione. 

Infatti, è proprio lui.
È seduto comodamente nella sua Jeep e sta suonando il maledetto clacson, da quasi cinque minuti!
Lo guardo stupita, mentre una smorfia mi si dipinge in volto... come si fa ad essere così stupidi?

La mamma mi si avvicina intenta anche lei a guardare fuori "Megan, il ragazzo che sta facendo scappare tutti i clienti, è lo stesso con cui andrai al centro commerciale?"  Mi domanda, guardando la macchina di Robin con un sorrisetto preoccupato.

La guardo poco convinta "Si, mamma!" rispondo deglutendo rumorosamente.

Lei mi lancia uno sguardo incerto, ritornando a fissare la macchina.
"Sicura che non sia pericoloso?" mi chiede preoccupata

"Sai non lo so... posso dirti che è lo stesso ragazzo che continua a rompermi le scatole, ormai da giorni."  Dico in tono melodrammatico, riordinando in tutta fretta la mia roba.

Robin, nel frattempo, continua a suonare il clacson.
Mi fermo un minuto a pensare: magari è svenuto... scuoto la testa, nah, è solo scemo!

"Oh, ricordo! È quello che ha una cotta per te... che caro ragazzo. Speriamo però che la smetta con quel clacson, altrimenti arriverà la polizia e lo arresterà per disturbo alla quiete pubblica!" Mi guarda con un sorrisetto.

Alzo gli occhi al cielo frustrata "Mamma, non è vero! E poi, non lo conosci nemmeno..." le rispondo in tono seccato, con una smorfia.

Spero solo che la smetta con quel cavolo di clacson.

Lei alza gli occhi al cielo, proprio come sono solita fare io.

Grandioso, sono tutti convinti di questa storia... ma, non vedono la realtà dei fatti: Robin non è interessato a me, ha solo un ego smisurato.

Ha vinto la sfida e ora, vuole vantarsi davanti ad Allyson e a Michael ma soprattutto, davanti a Cassandra, ecco perché non mi fido affatto di lui.

"Vabbè, vai! Se no continua..." mi saluta la mamma.

Esco immediatamente, non potendo più sopportare quel fastidio. "Ok, ciao mamma, a dopo." La saluto con la mano.

Come se fossi una pantera intenta a cacciare la sua preda, mi fiondo sulla sua macchina, apro la portiera e gli urlo "Ma ti sembra il caso? Smettila di suonare quel cavolo di clacson, cretino, siamo in mezzo alla strada, in un quartiere tranquillo, vuoi che venga la polizia ad arrestarti? Perché hai continuato a suonare per circa dieci minuti?" gli domando mentre mi siedo nel sedile del passeggero e sbatto forte la portiera per fargli capire che sono incazzata.

"Ciao, anche a te, Titti. Scusa non uscivi e poi, ho una certa fretta." Mi sorride, mentre io gli rifilo una delle mie solite occhiatacce.

Che simpaticone!

"Ti avverto, la prossima volta la chiamo io la polizia!" Sbuffo, frustrata.

"Ah perché ci sarà una prossima volta?" chiede in un sorrisetto sornione.

Divento inevitabilmente tutta rossa. Stupido!

"No. Scemo, nel caso dovesse esserci, non esiterò a chiamare la polizia." Dico giustificandomi.
Lui sorride e mette in marcia l'auto.

Per i primi dieci minuti, nessuno dei due parla. Siamo entrambi immersi dal suono della musica trasmessa dalla radio.

"Allora" chiedo "dove dobbiamo andare?" gli domando, mentre i colori della città si mescolano nei miei occhi.

Senza esitazione e con una certa serenità di fondo, mi risponde "Dunque, devo fare diversi regali: a Londra, ho due sorelline più piccole e voglio portargli qualcosa che non dimenticheranno mai!"  dice e mentre racconta, gli si illuminano gli occhi e a me si scalda il cuore.

"Mmmm... quanti anni hanno?" chiedo, ragionando.

Mi fa una smorfia e alza le spalle

"Non lo so..." dice tranquillamente.

Cosa?! "Ma che razza di fratello sei?" Sbotto, sempre guardandolo incredula.

"Non mi sembrava una cosa importante... forse una tredici e l'altra otto." Mi spiega alzando le spalle.

Guardo fuori dal finestrino, pensando a cosa si potrebbe regalare ad una ragazzina di tredici anni e ad una bambina di otto
Lo sento canticchiare allegro.

"Ho trovato! A quella di tredici anni puoi regalare un diario segreto." Dico con occhi sognanti.

Mi guarda schifato.

"Che c'è?" Chiedo aggrottando le sopracciglia.

Gira lo sguardo per un secondo, lanciandomi una breve occhiata, per vedere la mia reazione, poi ritorna a guardare la strada "Se ricevessi in regalo un diario, lo butterei via."

"Non mi sembra che tu sia una ragazzina di tredici anni... in più, non tutti sono ignoranti come te!" Sbotto fissandolo con una smorfia e un sorrisetto.

Lui spalanca gli occhi "Ok ok, scusa! Non te la prendere! Non volevo offenderti." Mi dice scusandosi con un sorrisetto.

"Si... scusa, ho reagito male." Ribatto secca.

Forse mi farebbe bene una tazza di camomilla!
Certe volte sono davvero antipatica.
Ecco spiegate molte cose!
Mi perdo nei miei pensieri.

"Ehi, Titti. Tutto ok?"  mi chiede, guardandomi per un minuto; deve essersi accorto che mi sono incupita tutto d'un tratto.

Gli sorrido, non voglio che si preoccupi "Si, si. Tutto bene, grazie. Eh... siamo arrivati?" Cerco di sviare il discorso.

"Tra cinque minuti, ci siamo." Mi risponde, tenendo le mani sul volante.

Intanto parte una delle mie canzoni preferite alla radio. Presa da un momento di felicità, comincio a canticchiarla debolmente. Vedo il ragazzo seduto di fianco a me accennare ad un sorriso.

Ascolto con attenzione il testo della canzone, perdendomi nel meraviglioso paesaggio.
"So wake me up when it's all over
When I'm wiser and I'm older
All this time I was finding myself
And I didn't know I was lost..." la canzone va avanti lenta, cullandomi.

"Siamo arrivati" mi avvisa.

"Arrivo, sta per finire!" Dico, pregandolo con gli occhi di aspettare.

Appena conclude, faccio finta di suonare le ultime note.
Vedo Robin, che si è messo a ridacchiare.

Lo guardo di sbieco "Ehi, pivello: Vediamo se sai fare di meglio!" Lo sfido, squadrandolo.

"Mi stai sul serio sfidando?" Domanda, uscendo dalla macchina e venendomi incontro per aprirmi la portiera.

Incredula per il suo gesto, dico "Uh, grazie." Mi sfugge un sorriso "e sì, ti sto sfidando!" Ribadisco, scendendo dalla macchina e saltellando per la strada, come una bambina.

Robin mi guarda e ridacchia "Ah! Titti, non impari mai!" Dice.

Stringo gli occhi a due fessure "Questa volta sono sicura." Affermo, portando le mani dentro alle tasche della giacca e rabbrividendo all'improvviso per il freddo.

Robin mi guarda, preoccupato.
In poco tempo siamo dentro al grande centro commerciale.

Prende un sospiro e mi guarda "Bene, signorina. Da dove iniziamo?" Domanda, scherzando.

Sembra che tra noi sia iniziata una specie di tregua; anche se ancora non mi fido del lord inglese, decido di mettere da parte l'orgoglio e "Io direi dal diario... sul serio, è un ottimo regalo. Fidati della sottoscritta." Affermo, alzando le sopracciglia per farlo ridere.

Riesco nel mio intento e mi lascio trasportare dal clima sereno.

Andiamo verso un negozietto carino.
Appena dentro, vado diritta verso la sezione cancelleria, voglio trovare un diario simile al mio.
Intanto Robin gironzola, attratto da ogni singolo oggetto.

Dopo un po', ne trovo uno davvero carino.
Lo prendo e lo sfoglio: ha le pagine profumante e, in fondo ad ognuna, ci sono delle citazioni di personaggi famosi.
È speciale.
Lo prendo e salterello verso Robin, soddisfatta.
Appena mi vede si illumina.

"Trovato qualcosa?" Mi chiede con un sorriso meraviglioso.

Gli mostro l'oggetto, prima nascosto dietro le braccia.
Lo fissa per un breve momento, poi lo prende e lo sfoglia.

"Mmm bello. Sei brava a scegliere i regali. Vediamo quanto costa..." mi fissa incredulo, girando il diario "Cosa! Quaranta dollari? Sei pazza?" Quasi urla, spalancando gli occhi.
Non pensavo che per lui fosse un problema, è talmente ricco...

"Ma gli altri sono brutti, e poi hai detto un regalo che non dimenticheranno mai!" Gli faccio gli occhi dolci "Ti prego, ti prego! È troppo bello e a tua sorella piacerà un sacco..." insisto.

Alza gli occhi al cielo.

"Bene, per fortuna, paga mio padre." Mi risponde

Lo guardo, alzando gli occhi al cielo "Ma allora, cosa ti lamenti?!" Scuoto la testa avvicinandomi alla cassa.

Aspetto che paghi e poi insieme, andiamo verso il negozio di giocattoli.

"Adoro questo posto" mi dice illuminandosi e saltellando come un bambino.
Che tipo!
È proprio un bamboccione: con il corpo da diciannovenne e la testa da dodicenne.

Inizio a parlare lentamente "Facciamo così, io vado a vedere qualcosa per tua sorella, tu intanto, puoi girare per il negozio... però non dare fastidio alle persone ok?" Gli dico seriamente.

Lui mi guarda e sorride "Grazie mamma, a dopo."  Mi risponde e in meno di un secondo, sparisce tra gli scaffali.

Scuoto la testa.

Mi sembra di essere in un romanzo!
Non credo che la situazione possa essere vera: fino a pochi mesi fa, ero un'anima solitaria e ora, giro per un negozio di giocattoli con un ragazzo.

Che strana la vita.

Robin è una novità per me...
Sembra il solito ragazzo senza cervello, però sotto sotto è buono e gentile.
Me ne sono accorta: con me, ha un atteggiamento diverso che con le altre ragazze della scuola.

Forse è solo una mia impressione, però quando è con me, diventa un'altra persona: è più gentile e, in classe mi dedica attenzioni -anche se idiote- che mi scaldano il cuore.
Lo devo ammettere, sto aspettando qualcosa che non accadrà mai.

"Signorina, ha bisogno?"  Mi domanda con un sorriso, la commessa.

Sono in mezzo al grande negozio.
Mi sono di nuovo distratta, che figuraccia!

"Ehmm, scusi... stavo solo pensando. Mi potrebbe dire dove posso trovare i giocattoli per una bambina di otto anni?" Domando, mentre le mie guance diventano rosse per l'imbarazzo.

La ragazza mi guarda male, poi mi risponde "Terzo piano a sinistra."

"Grazie mille."  Le sorrido e mi dirigo verso il terzo piano.

Questo negozio è davvero enorme. Utilizzo le scale mobili per arrivare al piano indicato.
Anche se ci vengo spesso con i miei fratelli, non sono mai stata al terzo piano.

Finalmente arrivo.
Vado verso i giocattoli.

Cavoli, sono davvero tanti!

Vediamo cosa potrebbe piacerle: la casa di Barbie? No, troppo scontata.
Un libro interattivo? No troppo banale, non ha tre anni.
Un puzzle... bleah.

Giro per una ventina di minuti in mezzo agli scaffali, sto per gettare la spugna quando vedo un magnifico set di Fashion Designer.
Mi avvicino velocemente, come se avessi visto la settima meraviglia, prendo in mano la scatola e la analizzo per vedere di cosa si tratta.

È perfetta.
Devo chiamare Robin.

Tiro fuori il cellulare.
Ma mi ricordo immediatamente di non avere il suo numero.
L'unica cosa da fare è scrivere ad
Allyson.

"Ally, mi puoi inviare il numero di Robin?" Scrivo velocemente, temendo che qualcuno voglia fregarmi il gioco.
Dopo pochi minuti me lo invia, insieme a tante emoticons.
La ringrazio.

Chiamo Robin.
Mentre il cellulare squilla, le mani diventano improvvisamente sudaticce, tant'è che sono costretta ad asciugarle sui pantaloni.

"Pronto?" Mi risponde con un tono di voce incerto.

"Vieni al terzo piano!" Dico guardandomi intorno e rigirandomi una ciocca tra i capelli.

C'è un momento di esitazione poi "Chi sei?" Mi chiede, preoccupato.

Alzo gli occhi al cielo, come fa a non riconoscere la mia voce?
"Megan." Dico, sbuffando.

"Chi?" Domanda, non capendo.

Oddio, ho sbagliato numero? Metto muto e ricontrollo il numero che mi ha inviato Ally.

Sì è il suo!

"Robin, sono Megan!" Dico, agitata.

L'idiota comincia a ridere.

"Tu hai dei seri problemi" dico, lasciandomi sfuggire un sorriso.

"Arrivo Titti" mi risponde, ridacchiando.

Alzo gli occhi al cielo "Ok, su, su vieni. Ciao." Dico chiudendo la chiamata.

Dopo pochi minuti mi raggiunge. 
Arriva in tutta la sua maestosità e io mi perdo nel contemplare il suo corpo perfetto.
Accenna ad un sorrisetto, che mi fa riprendere ed arrossire.
Devo darmi una regolata.

"Come hai fatto ad avere il mio numero? Stalker." Mi domanda, venendo vicino a me.
Siamo quasi attaccati: il mio braccio è ad un centimetro dal suo.

Rimango a bocca aperta per l'affermazione fatta sul mio conto,  poi inizio a ridere

"L'ho chiesto ad Allyson. Ho trovato il regalo e non sapevo come dirtelo." Rispondo, mentre un sorrisetto imbarazzato compare sul mio viso.

Robin mi scruta, riducendo gli occhi a due piccole fessure, come per accertarsi che sia la verità "Mmm. La tua scusa non regge. Lo so che lo hai fatto apposta." Mi sorride sornione.

"Ma smettila, Don Giovanni" dico, mordendomi il labbro e girandomi verso lo scaffale, su cui è appoggiato il gioco.

"Ho paura, cosa hai trovato?" mi domanda incerto.

Gli mostro il kit  "Ta-daaaa!" dico, mettendoglielo davanti alla faccia, entusiasta.

Lui però mi guarda male, sembra quasi incredulo.
"Questo forse, è peggio del diario! Non oso nemmeno immaginare quanto costi. Mi stai facendo spendere un patrimonio! Tanto è inutile contraddirti... Prendiamola velocemente e andiamo a mangiare... sto morendo di fame!" mi dice ridacchiando.

Faccio il broncio, prendo la scatola e lo seguo come un cane bastonato, ma lui mi prende la mano e mi tira verso la cassa.

Sorrido per quel gesto così improvviso, che mi fa galoppare il cuore.
Andiamo a pagare e poi mettiamo la roba nel bagagliaio della jeep.

"Ti va di fare uno spuntino con me?" Mi chiede, guardandomi da sopra la spalla.

Faccio un cenno "Sì, scrivo solo a mia madre che tardo. Intanto andiamo." rispondo mentre tiro fuori dalla tasca il cellulare.

Mi sorride ed entriamo di nuovo dentro al centro commerciale.

"Io vorrei un hamburger, tu?" mi dice

Ci penso un po'. "A me andrebbe del gelato" rispondo, con un sorriso.

"Ma c'è un freddo boia?!" mi guarda stranito.

Gli faccio una smorfia "Ma ne ho voglia" dico alzando le spalle.

Anche Robin alza le spalle "Ok, andiamo a prendere un gelato." Dice cominciando a camminare verso la gelateria.

Ci spingiamo fino all'ala sud, dove ci sono tutti i ristoranti e gelaterie.

Robin mi ordina il gelato e poi insieme, andiamo a prendere il suo hamburger.
Ci sediamo nelle panchine del centro commerciale.

Mentre siamo intenti a mangiare "Ehi Titti, posso farti una domanda?" mi chiede guardandomi mentre mastica il suo panino.

Annuisco, mettendo in bocca una cucchiaiata di yogurt.

"Perché non mangi?"  Domanda, guardando il gelato.

Ci vuole qualche minuto perché la sua domanda mi arrivi come una botta.
Inizio a tossire.
Non so se sono più confusa o spaventata.
Non può essersene accorto!
Non mangiamo mai insieme.

Imbarazzata, cerco di giustificarmi "Che dici Robin... vedi sto mangiando" sghignazzo, fingendo di non aver capito bene.

Lui mi lancia un'occhiataccia "Lo sai cosa voglio dire: a scuola non mangi, anche se vuoi che tutti pensino il contrario. In libreria, non ti ho mai vista toccare cibo e molto spesso sei costretta a sederti, altrimenti ti troverebbero chissà quante volte distesa per terra. Siamo qua da due ore e, non hai ancora mangiato niente di sostanzioso! Sono l'unico a vedere il problema?" mi dice, rimproverandomi.

Ho il cuore in gola e batte fortissimo.
Comincio a respirare affannosamente, tentando con tutta me stessa di non piangere.
Nessuno si è mai accorto di nulla...
È l'unico ad avermi beccata.

Mi faccio improvvisamente seria "Sei tu a farmi passare la fame!" Ribatto abbassando gli occhi sulla mia coppetta, tentando di alleggerire la tensione.

"Non scherzare Megan lo sai benissimo che ciò che stai facendo non va bene. Devi mangiare, sei troppo magra." Mi rimprovera con fare autoritario.

Cosa vuole?! Nessuno mi dice cosa fare, sopratutto uno come lui!

Lo fisso a disagio "L'accordo era venire con te, non fare quello che vuoi tu!" Sbotto seccata.

Inizia una sfida di occhiate tra noi "Non puoi sempre sviare i problemi. Devi affrontarli..." mi dice, smettendo di mangiare.

Sbuffo, appoggiando la coppetta sul tavolino. "Vuoi che affronti i problemi? Ok ora ti dico perché non mangio... non sai quanto è difficile guardarsi allo specchio e vedere solo un ammasso di ciccia informe. E chiedersi "se io mi vedo così, chissà gli altri come mi vedono. Devo far proprio schifo..." gli rispondo, trattenendo le lacrime e la collera che spingono per uscire.

Abbasso gli occhi, ma sento comunque il suo sguardo bruciarmi
la pelle.
Inspiro ed espiro affannosamente, come se qualcuno mi stesse strozzando.

Decido di guardarlo: ha la mascella contratta ed una luce nuova gli si accende negli occhi "Beh, io non penso che tu sia un ammasso di ciccia informe. Te l'ho detto, sei troppo magra. Poi non vedo perché, ti debba preoccupare di quello che pensano gli altri. Scusa ma sei una bellissima ragazza così come sei. So che anche il mio, è un giudizio... però è ciò che penso."
Dice semplicemente, continuando a guardarmi.

A causa delle sue parole, sono diventata bordeaux.
"Robin. Non dire queste sciocchezze... ah! Evitiamo ti prego, sono in imbarazzo." Gli dico, seccata.

"Perché?" Mi chiede stranito.

Io faccio una risata amara.
Perché gli sto dicendo tutto? Non ho mai detto nulla a nessuno e ora, non riesco a trattenermi.

Alzo gli occhi al cielo "Ti prego, guardami!" Dico indicandomi e facendo un sorriso amaro.
Non credo ad una sola parola di quello che ha detto. In più, mi da fastidio parlare del mio aspetto.
"Ti spiego: io sono quella ragazza che si siede sempre da sola ovunque, perché fa paura alle persone.
Quella che non riesce a stringere amicizie a causa della sua timidezza.
Quella che quando si guarda allo specchio non vede una persona, ma uno sbaglio.
Io sono l'amica cessa, da distrarre quando un ragazzo è interessato alla bella.
Pensi che non abbia le orecchie e non senta gli insulti della gente? Pensi che ogni volta che mi hanno detto qualcosa, non abbia provato a lasciar perdere, sentendomi comunque una nullità?
Non sono bella, cavoli." Dico, sentendo crescere l'amaro in bocca, nel ricordare tutto quello che mi è successo in passato.

Non sono bella per niente!
Mi si stringe lo stomaco e senza pensarci, chiudo le mani a pugno, costringendomi a non piangere.

"Ecco cosa sono." Dico in un sussurro, chiudendo gli occhi.

Lo sguardo di Robin è su di me, mi fissa incredulo, poi guarda in terra.

Gli appoggio una mano sulla spalla.
Forse non si aspettava questo sfogo da parte mia o non si aspettava una come me!

Mi avvicino, mandando giù un grosso peso e sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, gli sussurro "Ci sono abituata."

Robin mi trafigge l'anima con il suo sguardo di fuoco, come se non credesse ad una parola di ciò che ho appena detto, come se non riuscisse a capacitarmene.

Poi "Vieni con me." Mi dice prendendo la mia mano e trascinandomi dentro ad un negozio di abbigliamento di alta moda.

Mi guardò intorno e noto diverse donne scegliere con cura abiti costosissimi, per me impensabili.
Mi sento così fuori posto.

Robin però non sembra farci caso, perché continua a camminare a testa alta come se fosse il proprietario del negozio.
Lo seguo, non capendo cosa ha intenzione di fare.

"Scusi" chiama educatamente una commessa.

Strabuzzo gli occhi, è impazzito.

Ridacchio, imbarazzata "Che fai, Robin?!" Domando allarmata.

Lui non mi ascolta nemmeno.

"Può trovare un vestito per la mia amica?" Chiede con un sorriso da mozzare il fiato.

Lei mi squadra per un minuto buono "Ma certo, vieni pure con me, sarò lieta di accompagnarti e di consigliarti." Mi dice, sorridendo.

Guardo Robin, aggrottando le sopracciglia "Vai, Titti." mi spinge verso di lei. Lo guardo sempre in modo strano e poi la seguo.

Non sto capendo.

La donna gira per l'atelier, in cerca di un vestito.

"Dunque... prova questo." mi dice allungandomene uno bellissimo.
È un abito pazzesco,  è nero in stile sirena, con il pizzo.

Strabuzzo gli occhi "Wow. È meraviglioso" lo guardo con occhi sognanti.
"Ma non va sicuramente bene, per me!" Dico, con una nota di vergogna.

"Tesoro, scherzi?! Con il fisico che ti ritrovi..." Dice seria, appoggiandomelo in mano ed accompagnandomi nel camerino così da poterlo provare.

Comincia a salirmi l'ansia.
Prima di aprire la lampo, lo guardo per un minuto e poi passo lo sguardo nella mia immagine riflessa, faccio una smorfia, disgustata.
Mi decido ad aprirlo e lo indosso.
Prendo un respiro e mi guardo allo specchio. Una lacrima ballerina, sfugge al mio controllo.

"Meg, ci sei?" Mi chiede Robin, da fuori.

Roteo gli occhi, arrabbiata.
Cosa diavolo voleva dimostrare?

Non rispondo. Non voglio che mi veda in questo stato.

"Ehi Meg. Ti stiamo aspettando, non vorrai che entriamo tutti nel camerino per vederti?" Mi asciugo la lacrima.

Intanto lo sento avvicinarsi alla tenda "Titti tutto bene? Non ti piace?  Se ti fai vedere ti possiamo consigliare anche noi ed eventualmente provarne un altro!". Mi sussurra dolcemente.

Mordendo il labbro, afferro piano la tenda e la apro.

Appena mi vede rimane a bocca aperta con un'espressione sconcertata sul volto.

"Sei bellissima! Sei uno schianto!" Il mio cuore manca di un battito, nel momento in cui dice queste semplici parole.
Mi fissa con un sorriso dolce, che rimarrà per sempre nel mio cuore.

Lo guardo incredula, lo dice solo perché prova pietà per me. "Ma dai, che dici?" Dico alzando gli occhi.

Mi giro per osservarmi allo specchio e lo vedo continuare a guardarmi senza battere ciglio.

Questo vestito è troppo per me.

"Perché mi hai portato qui?" Gli chiedo guardandolo dallo specchio.

Lui continua a fissare la mia figura, si appoggia al camerino e mette le mani in tasca.

Mi guarda incuriosito, mentre un cipiglio gli si dipinge sul volto "Non capisco..." dice.

"Perché mi hai portato a comprare un vestito?!" gli chiedo.

Non mi sembrava una domanda così difficile.

"Non volevi comprare un vestito per usarlo con Kyle?"Risponde alzando gli occhi al cielo, in tono sbrigativo.

Che?! 
Lo guardo confusa.

Lui alza le mani "Rimango del parere che con uno come lui, sei sprecata." Dice cupo.

Spalanco la bocca "Ma Robin... non so che dire. Non ho bisogno che tu mi compri un vestito per uscire con Kyle. E poi non mi sento neanche a mio agio e non so neanche se lo apprezzerebbe." Gli rispondo assolutamente in imbarazzo.

"Puoi dirmi semplicemente grazie padron Robin che mi hai portata a comprare un vestito." Dice in tono scherzoso.

Sorrido mordendomi il labbro.
Non è possibile, Robin Hunt ha un cuore...

"No, Robin caro, se me lo comperi perché io lo metta con Kyle, allora me lo tolgo immediatamente e lo riconsegno alla commessa." Dico incrociando le braccia al petto.

Robin mi guarda con gli occhi che quasi si illuminano e dice: "Allora, facciamo così: io ti regalo questo abito e tu lo indosserai con chi credi sia la persona più giusta per te! Che ne pensi? Ti va questo accordo?" Mi domanda convinto.

Mi avvicino a lui e non so come, gli do un bacio sulla guancia.
Agisco d'impulso.

Rimane pietrificato, poi si volta verso di me e mi sussurra "E' la più bella risposta che mi potessi dare. Mi devi promettere che da ora in poi, te ne fregherai del giudizio della gente e, crederai più in tè stessa... sei bellissima Megan, e non hai certo bisogno di sentirtelo dire da me." Mi dice con dolcezza.

Il mio cuore sussulta e mi si arricciano le dita dei piedi.

Abbasso gli occhi e lui mi mette una mano sotto al mento e fa incontrare i nostri sguardi e mi dice
"Ah, un ultima cosa...sappi che io ti sarò sempre vicino." Mi fissa  intensamente.

Gli sorrido con dolcezza e lui mi abbraccia.

Mi irrigidisco: nessun ragazzo mi aveva mai abbracciato. È bellissimo, mi sento al sicuro.

Si allontana "Ora cambiati, devo portarti a casa, se no, i tuoi non ti faranno più uscire con me!" mi dice

Mi fa girare e chiude la tendina.

"Robin, Grazie ancora." Gli dico da dietro la tenda.

"Smettila di ringraziarmi!" mi risponde.

Sorrido al mio riflesso, mi guardo un'ultima volta e poi gli passo l'abito.

Robin ha ragione.
Devo cambiare la visione che ho di me.
Se non sono io stessa ad amarmi, nessuno lo farà mai.

Devo ringraziarlo, mi ha dato questa nuova forza.
Dopotutto, Robin Hunt, non sei così male.

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