Rientrai a casa con un bizzarro sorriso stampato sulle labbra. Mi sentivo completamente andata, come se quella fosse stata la peggior sbornia di tutta la mia esistenza.
Io e Harry non saremmo mai riusciti a portare avanti un conversazione senza introdurre anche i nostri problemi personali. Era un continuo tormentarci a vicenda, lui con la sua voglia di dominare e di essere sempre superiore, io con quella di riuscire a far quadrare le cose e mettere al loro posto tutti i tasselli della mia vita.
Chiusi la porta di casa alle mie spalle, aspettandomi di trovare Zayn in salotto, e così fu: se ne stava disteso sul divano, con alcuni fogli fra le mani. La mascella contratta e la lingua che penzolava dal labbro inferiore.
Un innocente sorriso si aprì sulle mie labbra, avvicinandomi sempre di più a lui.
Non aveva proferito parola, nonostante fosse al corrente della mia presenza a causa del rumore provocato dai tacchi sul pavimento.
"Dove sei stata?" La sua voce roca echeggiò nel silenzio spettrale della stanza.
"A casa di-" Non mi lasciò finire la frase, notando forse la mia titubanza. Dopotutto non avrebbe avuto alcun senso mentire.
"Bene." Il suo tono aspro mi fece capire che non aveva per niente voglia di includere Harry nella conversazione.
Tolsi il cappotto e posai la borsa su una delle poltrone del salotto, sedendomi vicino a lui, all'altezza dei suoi ginocchi.
"Lavoro?" Chiesi, notando i fogli stretti fermamente fra le sue mani.
Zayn annuì in assenso, senza però degnarmi di uno sguardo.
"Perché continui a comportarti così, Zayn?" Mi lamentai, muovendomi freneticamente sul divano per l'evidente nervosismo.
"Non sopporto di vederti con lui, mi sembra ovvio." Questa volta i suoi occhi scattarono furiosi su di me, lasciando che un lieve sospiro uscisse dalle mie labbra. Le sopracciglia contratte e la vena appena spuntata sul suo collo mi lasciarono completamente basita.
Non avevo mai visto mio fratello così furioso, non aveva mai avuto un atteggiamento simile nei miei confronti.
"Ma sono tua sorella, Zayn! Come puoi anche solo pensare certe cose?!" Alzai la voce, mentre il biondo poggiava i piedi a terra.
La sua figura incombeva su di me, mentre si alzava dal divano. Lasciò andare i fogli sul tavolino di vetro di fronte a quest'ultimo, stringendo i pugni.
"Tu non sei mia sorella e io non sono tuo fratello, Amber!" Gridò, per poi fare un passo indietro. Si guardò disperatamente intorno. Sembrava quasi che non volesse dire quelle parole, sembrava perso, completamente perso.
Schiusi le labbra, ora tremolanti.
"Cosa hai detto?"
"Che non sono tuo fratello. Amber, non abbiamo lo stesso sangue." Mi presi la testa fra le mani, cercando di attutire anche quel colpo, ma era veramente troppo. Dopo questa caduta, mi sarei sicuramente fatta del male.
"Io sono stato adottato." Perfino la sua voce si incrinò, si abbassò, lasciando spazio al silenzio che ormai regnava fra le mura bianche di casa.
"Non é possibile." Mormorai più a me stessa che a lui.
Si sedette vicino a me, accarezzandomi leggermente la schiena. Allora quelle non erano le mani di mio fratello? Ma semplicemente di una persona con la quale avevo condiviso tutta la vita?
Scossi la testa incredula.
"Sono andato a trovare Trisha per togliermi questo dubbio, io l'ho sempre saputo, Amber. É più che evidente, insomma, guardaci! Non ci assomigliamo nemmeno un po'." Rimasi in silenzio, sapendo che presto avrebbe ricominciato a parlare.
"Capisco che non vuoi parlare con Trisha, ma penso che dovresti chiarire una volta per tutte con lei. Non ha voluto dirmi niente di più, voleva che ci fossi anche tu." Tesi la mascella, rifiutandomi di iniziare a tormentarmi con le mie mille paranoie. Era maledettamente frustrante.
"Quindi é per questo che all'improvviso hai detto di.." Mi bloccai un attimo, prendendo fiato.
"Di amarti? Sí, é per questo." Confermò, con voce stabile.
Rimasi quasi sorpresa da me stessa, quando non proferii parola, non dissi niente, non contestai le sue parole. Lasciai semplicemente che l'istinto comandasse i miei gesti, rinchiudendo quella persona che fino a pochi minuti fa, credevo fosse mio fratello in un abbraccio. Affondai la testa nell'incavo del suo collo, mentre alcune lacrime cadevano sulla mia camicetta.
Questo non lo meritava. Pensai.
Liam's Pov
Mi catapultai a casa di Harry, pronto a raccontare tutto quel che avevo trovato riguardo ad Amber e Zayn. Quando entrai, di certo non mi sarei aspettato di trovarlo a pulire la cucina. L'Harry casalingo non era certo qualcosa che si vedeva tutti i giorni.
"Cosa è successo qui?" Chiesi, poggiando i documenti che avevo portato con me sul bancone.
Mi avvicinai alla cucina, notando una chiazza rotonda e verdastra sul muro.
"Frittata di verdure. Amber l'ha praticamente appiccicata al muro." Mi guardò per qualche secondo, spostando poi lo sguardo sui fogli che avevo portato.
Posò la spugna, camminando verso il bancone in marmo.
"Cosa sono?" Li indicò con un cenno della testa.
"Quello che mi avevi chiesto."
Prese rapidamente in mano i primi tre fogli, iniziando a leggere in modo piuttosto vago.
Improvvisamente, i suoi occhi si fermarono, così come i suoi movimenti.
"Giá." Mormorai nel silenzio tombale della cucina.
"Non sono fratelli." Ringhiò Harry.
E qui sarebbe sicuramente cominciata la parte in cui lui iniziava ad urlare e io cercavo di farlo ragionare. Ormai era diventato un passatempo.
Scrutai i suoi occhi immobili bruciare di rabbia e frustrazione, che si potevano più semplicemente riassumere in gelosia.
"Non è possibile." Alzò leggermente il volume della voce.
"Evviva, si comincia." Sussurrai.
"Smettila Liam." Digrignò i denti, lasciando i documenti sparsi sul bancone. Poggiò entrambe le mani al bordo della cucina, stringendo in modo piuttosto evidente.
"Vuoi capire che sei completamente andato Harry? Sei decisamente cotto di lei."
"Io non sono cotto di nessuno."
"Oh si che lo sei, cotto come una pera." Mi lanciò un'occhiataccia di rimprovero. Se fosse stato davvero cattivo probabilmente a quest'ora non sarei ancora vivo, considerando il numero di volte che mi divertivo a prenderlo in giro su argomenti del genere. Ma Harry era solo estremamente duro con gli altri ed in prima persona con sé stesso.
"Voglio stare da solo, Liam. Puoi andare?" Tubò, sapendo probabilmente che sarei rimasto a torturarlo per almeno altre due ore.
"No, tu non vuoi stare da solo, tu vuoi stare con lei."
"Liam." Minacciò.
"Harry." Lo mimai. "Senti, Amber é una bravissima ragazza, hai la possibilità di recuperare tutti i momenti tristi che hai vissuto. Perché non vuoi darti questa possibilità? Sappiamo entrambi che lei ti piace.
Da quando Harry Styles porta una ragazza ad un incontro di lavoro? Da quando si preoccupa tanto di quel che potrebbe pensare? Da quando si chiede come sta?"
Continuò a fissarmi, lasciando che quel suo solito, consueto lume di rabbia si spegnesse.
"Amare qualcuno non è un reato." Proseguii. Incamminandomi per uscire dalla cucina.
"Aspetta. Puoi rimanere.. Se vuoi." Sorrisi, ritrovando quel lato di Harry che tutti amavano, quello che non riusciva ad interpretare bene.
Non so perché, ma ero abbastanza sicuro che Amber lo avrebbe aiutato.
Alla fine, fra una birra e un'altra, l'argomento principale delle nostre conversazioni fu Amber.
Non smise di parlare di lei per tutta la sera, con quel raro sorriso da ebete stampato in viso.
Mi piaceva sentirlo parlare di lei e della sua testardaggine, aveva qualcosa di decisamente divertente. Ed era ancora più divertente sentire Harry parlare di una ragazza con tanta disinvoltura.
"Rassegnati, è ovvio che ti piace." Conclusi, poggiando la mia terza lattina di birra sul tavolino di fronte a me.
"Vorrei che non fosse così." Un profondo silenzio seguì le sue parole
"Non puoi evitarlo."
"Non voglio farlo."
Guardai i suoi occhi posarsi sul cellulare illuminato dalla notifica di un messaggio.
Un enorme sorriso si aprì sulle sue labbra.
Quasi non mi strozzai con la birra vedendolo in quelle condizioni.
"Sei innamorato, amico." Ero abbastanza sicuro che la sua risposta sarebbe stata quella di sempre: "io non mi innamoro" oppure "non sono innamorato", invece, disse tutt'altro.
"Può darsi." Probabilmente era tutta opera dell'alcool che gli scorreva in corpo, forse il giorno dopo non si sarebbe ricordato questa conversazione; ma una cosa era certa: io avrei ricordato per sempre il momento in cui sputai la birra sulle piastrelle di casa, rischiando di morire soffocato.
S/A:
Povero il nostro Payno
Sono tornataaa, la mia vita ha di nuovo un senso
Wattpad mi ha fatta dannare per mesi e alla fine ho deciso di lasciarlo perdere per un po'.
Adesso per qualche miracolo divino sono riuscita a farlo funzionare di nuovo🙊
Mi dispiace tantissimo di non esserci stata in questi mesi, ma ho comunque pensato che fosse brutto lasciare la storia a metà, nonostante non avessi aggiornato da molto.
Ci tengo tanto e voglio continuarla. Mi dispiace per le persone che sceglieranno di continuare a leggerla perché probabilmente saranno costretti a rileggere alcuni dei capitoli precedenti per fare un punto della situazione. (Come ho dovuto fare anche io d'altronde)
Spero comunque che il capitolo vi piaccia, votate o commentate se vi va, un abbraccio.
Ale. Xx