38. Brothers?

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Rientrai a casa con un bizzarro sorriso stampato sulle labbra. Mi sentivo completamente andata, come se quella fosse stata la peggior sbornia di tutta la mia esistenza.
Io e Harry non saremmo mai riusciti a portare avanti un conversazione senza introdurre anche i nostri problemi personali. Era un continuo tormentarci a vicenda, lui con la sua voglia di dominare e di essere sempre superiore, io con quella di riuscire a far quadrare le cose e mettere al loro posto tutti i tasselli della mia vita.
Chiusi la porta di casa alle mie spalle, aspettandomi di trovare Zayn in salotto, e così fu: se ne stava disteso sul divano, con alcuni fogli fra le mani. La mascella contratta e la lingua che penzolava dal labbro inferiore.
Un innocente sorriso si aprì sulle mie labbra, avvicinandomi sempre di più a lui.
Non aveva proferito parola, nonostante fosse al corrente della mia presenza a causa del rumore provocato dai tacchi sul pavimento.

"Dove sei stata?" La sua voce roca echeggiò nel silenzio spettrale della stanza.

"A casa di-" Non mi lasciò finire la frase, notando forse la mia titubanza. Dopotutto non avrebbe avuto alcun senso mentire.

"Bene." Il suo tono aspro mi fece capire che non aveva per niente voglia di includere Harry nella conversazione.
Tolsi il cappotto e posai la borsa su una delle poltrone del salotto, sedendomi vicino a lui, all'altezza dei suoi ginocchi.

"Lavoro?" Chiesi, notando i fogli stretti fermamente fra le sue mani.
Zayn annuì in assenso, senza però degnarmi di uno sguardo.

"Perché continui a comportarti così, Zayn?" Mi lamentai, muovendomi freneticamente sul divano per l'evidente nervosismo.

"Non sopporto di vederti con lui, mi sembra ovvio." Questa volta i suoi occhi scattarono furiosi su di me, lasciando che un lieve sospiro uscisse dalle mie labbra. Le sopracciglia contratte e la vena appena spuntata sul suo collo mi lasciarono completamente basita.
Non avevo mai visto mio fratello così furioso, non aveva mai avuto un atteggiamento simile nei miei confronti.

"Ma sono tua sorella, Zayn! Come puoi anche solo pensare certe cose?!" Alzai la voce, mentre il biondo poggiava i piedi a terra.
La sua figura incombeva su di me, mentre si alzava dal divano. Lasciò andare i fogli sul tavolino di vetro di fronte a quest'ultimo, stringendo i pugni.

"Tu non sei mia sorella e io non sono tuo fratello, Amber!" Gridò, per poi fare un passo indietro. Si guardò disperatamente intorno. Sembrava quasi che non volesse dire quelle parole, sembrava perso, completamente perso.
Schiusi le labbra, ora tremolanti.

"Cosa hai detto?"

"Che non sono tuo fratello. Amber, non abbiamo lo stesso sangue." Mi presi la testa fra le mani, cercando di attutire anche quel colpo, ma era veramente troppo. Dopo questa caduta, mi sarei sicuramente fatta del male.

"Io sono stato adottato." Perfino la sua voce si incrinò, si abbassò, lasciando spazio al silenzio che ormai regnava fra le mura bianche di casa.

"Non é possibile." Mormorai più a me stessa che a lui.
Si sedette vicino a me, accarezzandomi leggermente la schiena. Allora quelle non erano le mani di mio fratello? Ma semplicemente di una persona con la quale avevo condiviso tutta la vita?
Scossi la testa incredula.

"Sono andato a trovare Trisha per togliermi questo dubbio, io l'ho sempre saputo, Amber. É più che evidente, insomma, guardaci! Non ci assomigliamo nemmeno un po'." Rimasi in silenzio, sapendo che presto avrebbe ricominciato a parlare.

"Capisco che non vuoi parlare con Trisha, ma penso che dovresti chiarire una volta per tutte con lei. Non ha voluto dirmi niente di più, voleva che ci fossi anche tu." Tesi la mascella, rifiutandomi di iniziare a tormentarmi con le mie mille paranoie. Era maledettamente frustrante.

Styles' Kingdom|| Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora