5. Two weeks

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"Il Progetto Global Union, cara Amber,  consiste nel partecipare ad una grande spedizione di denaro, a delle associazioni che garantiscono il benessere negli ospedali."
Anche mio fratello aveva parlato di ospedali qualche tempo tempo fa, ma non detti molto peso alla questione: se ne usciva spesso con qualche progetto per la testa, ma nell'ottanta per cento dei casi, non ne portava a termine nessuno.
Annuii, per segnalare che avevo capito il concetto.

"Per il momento non rientro nei candidati per la partecipazione al progetto, ma Liam riuscirà a procurarmi un'assemblea con i rappresentanti." Confermò, sicuro di se stesso. Avevo intuito che fosse un uomo orgoglioso e soprattutto convinto delle sue doti, dopotutto non si poteva certo negare che avesse il suo fascino.
Sistemò la cravatta mal annodata, intorno al collo, lasciandola ricadere sopra la scollatura della camicia bianca.

"Se posso permettermi, perché tiene tanto a questo progetto?" Gli affari che già stava mandando avanti andavano a gonfie vele, da quel che vedevo, e non vedevo la necessità di aprirne un altro. Avrebbe potuto benissimo starsene rilassato a casa, o qui in ufficio, anziché partecipare ad un numero infinito di feste e cerimonie aggiuntive. Odiavo quel genere di cose e speravo vivamente di non doverne essere parte.

"Una volta inviati i soldi, dovremmo aspettare circa tre mesi, prima che l'associazione li spedisca tutti indietro, con gli interessi. I soldi ricavati serviranno a finanziare le prossime sfilate." Sorrise maliziosamente.
Annuii di nuovo, come poco prima, senza contraddire le sue parole, nonostante la tentazione fosse forte.

"Per questo ho bisogno di te, piccola Amber. Andremo a New York per circa due settimane, il tempo di concludere l'affare e ce ne torneremo subito a casa." Spiegò velocemente, senza far scontrare i suoi occhi coi miei e continuando a picchiettare con un dito sulla scrivania.
Tutto quel che aveva appena detto mi sembrava a dir poco surreale. Non ero pronta ad un viaggio del genere, per di più fra tre giorni. La mia testa non riusciva più a pensare, ad elaborare un discorso con un minimo di senso.
Scossi lentamente il capo, completamente in confusione.

"Cosa posso fare io?" Chiesi, con espressione accigliata.

"Vedi Amber, é a questo che servi. Dovrai segnare tutti i miei appuntamenti, seguirmi ovunque vada e soprattutto saper coordinare le riunioni."
Spiegò, ancora. Ero una principiante, non credevo di essere pronta a qualcosa del genere, a caricarmi tutto quel peso sulle spalle. Non mi capacitavo del perché Harry avesse scelto proprio me come sua segretaria, l'azienda era piena di ragazze con molta più esperienza e sicuramente più efficienti.

"Quand' è la partenza?" Chiesi, abbassando leggermente lo sguardo verso il basso, con un sospiro.

"Fra tre giorni." Detto ciò, si avvicinò lentamente al mio volto, così tanto che riuscivo a vedere il mio riflesso nelle sue iridi verdi. I lineamenti del suo volto, visti da vicino, erano ancora più definiti e scolpiti, e lo rendevano maledettamente attraente. Provavo una sensazione strana, probabilmente la stessa che qualsiasi ragazza avrebbe sentito standogli così vicina.
Due grandi mani si posarono sui miei fianchi, mentre, sempre più confusa, cercavo di capire cosa stesse succedendo. Il suo profumo a quello che credevo fosse limone, mischiato con menta, mi riempiva le narici di una piacevole freschezza, quasi come una brezza d'aria.

"Conto su di te, bambolina." Sussurrò vicino al mio orecchio, per poi andarsene e lasciarmi lì, col fascicolo in mano, a riflettere su quel che avrei dovuto fare, con una leggera delusione, forse mi sarei aspettata qualcosa di più, che si spingesse oltre.
Decisi di sbrigarmi ad andare a casa, per raccontare tutto, per filo e per segno, a mio fratello. Era la prima persona che meritava di sapere tutto quel che il signor Styles aveva deciso.
Robert venne a prendermi alle 21:00 in punto, salii in macchina e, quando alzai lo sguardo, come sempre, vidi Harry affacciato alla vetrata del suo ufficio, col solito bicchiere di vino in mano. Sembrava stesse guardando proprio me, mentre seguiva con lo sguardo la limousine che si dirigeva verso il capo opposto della città.
***
Tornata a casa raccontai tutta la storia di New York a mio fratello e la sua reazione fu più o meno questa:

Styles' Kingdom|| Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora