𝐒𝐄 𝐋'π€πŒπŽπ‘π„ 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀...

By nocciolatina

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Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Epilogo + ❀️
Poesia di Rose 🌹 [extra]

Capitolo 25

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By nocciolatina

-Apre il pugno di una mano
Cambia il senso alle parole

Il campanello sta suonando incessantemente da almeno tre minuti.

<< Rose, vai ad aprire tu per favore?>> urla mia madre, credo dal bagno.

Non ho voglia di alzarmi, non ho voglia di muovere nemmeno un muscolo. Tutto quello che vorrei fare è stare sotto le coperte, al buio, a rimuginare. Da mezz'ora rigiro tra le mani la carta dello snack al cioccolato che mi aveva preso Eleanor. La rimetto al suo posto: il primo cassetto del comodino.

Conto fino a tre e poi mi alzo, con fatica. I miei capelli hanno preso la forma del cuscino.

È da ieri che non mi schiodo dal letto se non per necessità. Non riesco a fare niente, non riesco a pensare a nient'altro che a lei. Il mio cervello è come buggato. Continuo a vedere davanti a me il suo splendido viso solcato da ira, paura e disprezzo. Solo il mio cuore sa quanto è stato doloroso.

Nonostante quello che le ho fatto, nonostante la sofferenza che le ho causato lei si è precipitata da me nel cuore della notte. Non ha esitato nemmeno per un minuto quando si è trattato di prendersi cura di me. Dovrei fare i salti di gioia per il suo gesto, per essere stata con lei, tra le sue braccia, anche se per poco.  Ma non lo faccio, perché so che non meritavo le sue cure. Anche se lei era lì e mi aveva appena spiattellato in faccia la dimostrazione di quanto tiene a me, io non ho fatto niente.

È come sentire il profumo di una torta ma sapere di non poterla assaggiare. Perché quella torta è troppo bella, troppo buona, troppo dolce, troppo perfetta per me. E io non sono degna di tanta perfezione.

Avrei dovuto dirle qualcosa, farle capire che lei è importante per me e che non l'ho dimenticata. Ma non ho mosso un dito, anzi le ho lasciato credere il contrario. Era la mia occasione e l'ho bruciata. Ho rovinato tutto per la seconda volta. Non posso biasimarla se dopo tutto questo non vuole più avere niente a che fare con me.

Mi trascino a passo di bradipo verso l'ingresso e apro la porta.

Roy entra come un uragano.
<<Dio, Rose, finalmente. Stai bene? Ti ho chiamata e ti ho lasciato dei messaggi ma non mi rispondevi. Mi ha fatto preoccupare. Stai bene?>>

<<No, non sto bene.>> richiudo con forza la porta, tanto da farla tremare con un rumoroso schianto. <<Mi hai portata a quello schifo di festa, ti avevo espressamente chiesto di andarcene ma non mi hai ascoltata, sei voluto restare e poi ti sei ubriacato fino a svenire.>> Sono arrabbiata con lui, con me, con tutto. <<Mi hai lasciata da sola, in mezzo a quel branco di idioti strafatti e ubriachi. Non ti sei nemmeno accorto che un tizio mi ha molestata, ed eri letteralmente accanto a me. Lo sai come stavo? Ero per strada, praticamente svenuta.>> Lo so che non posso incolpare solo Roy, sono stata io a bere così tanto, nessuno mi ha obbligata. Ma ho avuto abbastanza tempo per fare i conti con me stessa, ora è il suo turno. <<Sarebbe potuto succedermi qualunque cosa e tu non te ne saresti nemmeno accorto. Non ti sei curato della mia salute e soprattutto hai lasciato che mi riducessi in quello stato.>> ricalco le stesse parole di Eleanor. Ho avuto modo di rifletterci su e ha completamente ragione.

Se ci fosse stata lei a quella festa con me, non sarebbe mai andata a finire così. Si sarebbe preoccupata per me, non mi avrebbe mai lasciato correre dei pericoli, se le avessi chiesto di andarcene mi avrebbe ascoltata e soprattutto non sarei mai finita spiaccicata sull'asfalto.

Comincio a capire quali siano le grandi differenze tra Eleanor e Roy e sto iniziando a pensare che forse ho sbagliato a scegliere lui.

<<Rose, tesoro, io... non so davvero cosa dire. Mi dispiace, mi dispiace moltissimo, scusami.>> mi prende la mano ma lo allontano. <<Non si cosa mi sia preso, volevo a tutti i costi festeggiare e non mi sono reso conto di dove eravamo e di quanto fosse stupido comportarci così>>

Il suo dispiaciere non fa altro che aumentare la mia rabbia <<Se mi fosse successo qualcosa a quest'ora le tue scuse non mi servirebbero a niente.>> voglio colpirlo, voglio vedere in che modo cerca di giustificarsi, in che modo cerca di farmi stare meglio. Voglio vedere se si comporterebbe come farebbe Eleanor.

<<Lo so, hai ragione. Mi dispiace. Non si cosa mi sia preso, volevo a tutti i costi festeggiare e non mi sono reso conto di dove eravamo e di quanto fosse stupido comportarci così. Avrei dovuto pensare alle conseguenze delle nostre azioni.>> Si passa una mano tra i capelli.

Le nostre azioni? Perché non si assume la responsabilità delle sue?

Dalla sua espressione capisco che è sinceramente mortificato, ma non m'importa.

<<E poi che fine hai fatto? È domenica sera, perchè ti fai vivo solo adesso?>>

<<Scusami, io... stavo male. Dovevo smaltire la sbornia.>> si guarda le mani.

La mia pazienza ha un limite, senza farlo di proposito inizio a urlare <<Dovevi smaltire la sbornia! Ma certo!. E che a un certo punto durante la festa io non c'ero più non ti venuto in mente? Non ti sei minimamente interessato a dove fossi e soprattutto con chi fossi?>> ho i nervi a pezzi. <<In queste ventiquattro ore sarebbe potuto succedermi qualunque cosa e tu dov'eri? E se fossi stata male? Se qualcuno mi avesse fatto del male? Se fossi andata in coma etilico?>> mi brucia la gola <<E in tutto questo non mi hai ancora chiesto cosa mi è successo e come sono tornata a casa.>> non gridavo così dalle elementari.

<<Piccola...>> inizia ma si interrompe.

<<Ma che succede? Cosa sono queste urla?>> mamma arriva quasi di corsa, il volto solcato dalle rughe in fronte che le vengono ogni volta che è preoccupata. Indossa una t-shirt e dei pantaloni della tuta e ha i capelli bagnati, deve essere uscita di fretta dalla doccia. Guarda entrambi e poi si ferma su di me. <<Tesoro, che sta succedendo?>> mi avvolge le spalle con un braccio, vedendo che non le rispondo, guarda Roy.

<<È colpa mia>> dice lui alzando le mani. <<È colpa mia.>>

La sua presa si fa più stretta e io gliene sono grata <<Cosa è colpa tua?>> il suo tono è inquieto e grave.

Io non riesco a dire niente, mi fa male la gola, mi fanno male guance, ho il viso in fiamme. Mi accoccolo sul petto di mamma, l'unica persona che voglio accanto a me in questo momento.

<<Che cosa è colpa tua?>> È  in apprensione, sento i suoi battiti accelerati. <<Rose? Insomma, si può sapere che succede!>>

Roy deglutisce. <<Ieri sera alla festa, io... non sono stato abbastanza attento. Mi dispiace, Rose ha ragione, non avrei dovuto lasciarla sola. Mi dispiace.>>

<<Abbastanza attento a cosa? Cos'è successo?>>

La tensione che si respira tra di noi è spessa tanto da poterla rompere in due. Roy si avvicina per abbracciarmi ma la mamma mi tiene lontana da lui.

Roy è nel panico, sta per dire qualcosa ma viene interrotto <<Credo tu debba andare ora. Rose ha bisogno di stare da sola.>> lo accompagna alla porta e prima di uscire lui si gira verso di me un'ultima volta con le lacrime agli occhi. Poi se ne va.

Mamma mi stringe forte a sè. Affondo il viso nel suo collo e così mi tranquillizzo. 

<<Adesso tu mi dici cosa è accaduto ieri sera.>>

Ci mettiamo sul divano e le racconto tutto. Ometto la parte della molestia, le verrebbe un infarto e le darei solo una preoccupazione inutile, ometto anche quella di Eleanor per ovvi motivi. Quando ho finito mi prende il viso tra le mani.

<<Oh, tesoro, ma cosa ti è saltato in mente? Non è da te comportarti in questo modo.>> Scuote la testa con disappunto. <<Sento che in parte è anche colpa mia. Ti avevo incoraggiato io ad andare a quella festa. Mi dispiace.>>

Lei è l'ultima persona che si deve sentire in colpa. Qui l'unica colpevole sono io.

<<No mamma, tu non c'entri niente. Sono stata stupida, mi avevi anche avvisato di non bere ma ho fatto di testa mia. Scusami, non succederà mai più, lo prometto>>

<<La cosa che conta e che non ti è successo nulla, amore mio... se penso a quello che ti poteva capitare...>> prende un profondo respiro e si porta una mano al petto.

<<Lo so>>

<<Vieni qui>> apre le braccia e mi ci lascio avvolgere.

Per un po' mi accarezza la testa, dandomi dei baci affettuosi. <<Quindi non era vero che eri a casa di Roy?>>

La guardo confusa.

<<Il messaggio che mi hai mandato stamattina. Dicevi di essere a casa di Roy.>>

Il messaggio che ha mandato Eleanor. L'avevo rimosso dalla memoria. Mi scappa un sorriso al pensiero di quanto sia stata premurosa. <<No, ero da Gwen. Scusami è che non volevo farti preoccupare.>>

Scuote la testa di nuovo <<Lo sai che non hai bisogno di mentirmi. E comunque io mi preoccupo sempre per te, te l'ho già detto perciò è inutile anche solo pensarlo. Devi sempre dirmi la verità, Rose. Se non mi dici quello che ti succede come faccio a prendermi cura di te e a stare tranquilla?>>

Ora sarebbe il momento perfetto per sputare fuori tutto. Raccontarle di Eleanor una volta per tutte. Ma ancora una volta non lo faccio, non so il perchè.

Perchè sei una codarda.

Annuisco. <<Scusami>>

Sono circondata da persone dolci e affettuose e io non faccio altro che deludere tutti.

<<Ovviamente sei in punizione, lo sai vero?>>

Emetto una piccola risata. Punizione o no, non cambia niente, anzi forse è meglio cosi. Tanto l'unica cosa che voglio fare è stare nella mia camera e piangermi addosso. E poi me la merito. Sono stata pessima, mi vergogno per quello che ho fatto. A me stessa, alla mamma e a Eleanor. <<Lo so>>.

-

Il giorno dopo è una vera tortura. Piove per tutta la mattina e il mio umore non potrebbe essere più sotto terra di così.

<<Che faccia, Rose. So che sei devastata ma almeno potresti fingerti interessata a quello che sto dicendo?>> Gwen mi fissa mentre mastica un pezzo di barretta al cocco.

Trasalisco. <<Cosa? Scusa. Cosa stavi dicendo?>>

<<Sai quando ho aiutato mio fratello con il trasloco?>>

Annuisco.

<<La sua vicina di casa, Sandy, è venuta a darci una mano e a dare il benvenuto a Tobias nel loro palazzo. Si è fermata da noi, cioè da lui. Comunque abbiamo fatto merenda e passato il pomeriggio insieme a parlare dei pettegolezzi degli altri inquilini.>> Cerco di concentrarmi su ogni parola che dice ma è davvero difficile. Il mio cervello è sconnesso, sono triste, arrabbiata, mi sembra che ogni parte del mio corpo mi faccia male <<... all'inizio credevo fosse la classica etero snob e invece...>>

I miei occhi si spostano da lei a dietro di lei. L'unica persona che può farmi sentire ancora peggio di come sto entra nel mio campo visivo. Eleanor è sbucata dal corridoio C con dei libri tra la braccia, sta parlando con il vicepreside. Mi bastano pochi secondi per sentire le lacrime agli occhi e un nodo che mi serra la gola tanto da non respirare.

<<... siamo andate a prendere un milkshake...>>

<<Gwen>> la interrompo <<Scusa, io non ce la faccio, mi sento male solo a guardarla>> chiudo gli occhi e mi giro dall'altra parte.

Il viso della mia migliore amica passa da euforico a triste in un secondo.

Cerco di nascondermi dietro di lei. Scoppierei a piangere se Eleanor guardasse nella mia direzione <<Me ne vado, non riesco a vederla senza sentirmi uno schifo.>>

<<Che intendi con ''me ne vado''?>>

<<Non posso venire alla lezione di letteratura. Non posso. Non oggi.>> mi cade l'occhio di nuovo su di lei. Sta quasi ridendo mentre si sposta i capelli dietro le spalle. Per la prima volta la sua bellezza mi provoca una fitta dolorosa allo stomaco.

<<Non risolverai niente in questo modo.>>

<<E cosa dovrei fare?>>

<<P-a-r-l-a-t-e-v-i.>> scandisce ogni lettera.<<Dille quello che provi. Dille che ti dispiace. Se stai così male dille qualcosa, per l'amor del cielo!>>

<<Sarebbe inutile>> Scuoto la testa, sento i muscoli della faccia tendersi per lo sforzo di trattenere le lacrime <<Lei non mi vuole più>> dico piano.

<<Oh, ma per favore! È corsa da te in piena notte fino all'altro capo della città per raccoglierti letteralmente dalla strada. Si è presa cura di te tutta la notte... ma Gesù, che altre prove ti servono?>> il suo tono è un po' alterato.

<<Non ti ricordi quello che mi ha detto in macchina? Mi ha mandata via.>>

<<E tu l'hai mandata via per prima. È ferita, Rose. Che ti aspettavi dopo averle detto che sceglievi Roy? Che continuasse a sorriderti? Che non appena ti vedesse piangere sarebbe corsa da te ad asciugarti le lacrime?>> il modo pungente in cui lo dice mi colpisce come una ventata gelida in faccia.

Perché mi parla così? Mi sento già abbastanza un schifo senza che lei rincari la dose.

<<Scusa>> dice calma. <<È solo che, non prendertela ma, tu forse non ti rendi conto di quello che hai. È cosi chiaro che lei ti a... che lei vuole stare con te, e anche tu lo vuoi. Perché state rendendo tutto così difficile?>>

Prendo queste parole e le mescolo dentro di me per percepirne il significato. So che quello che ha detto è vero, ma in questo momento non riesco a crederci davvero.

Guardo di nuovo Eleanor. Il modo in cui mi ha parlato mi ha convinta che lei non abbia più nessuna voglia di stare con me e io mi sono comportata troppo male per pensare anche solo di meritare di stare con lei, nemmeno io mi vorrei.
Lei si merita di meglio.

Decido di ignorare il discorso di Gwen.
<<Ci vediamo domani>> le dico piano e mi dirigo verso l'uscita.

Quando arriva l'autobus non faccio in tempo a salire che esplodo nell'ennesimo pianto. È tutto troppo. Non sopporto l'idea di non sentire più le sue braccia attorno al mio corpo o le sue labbra sulle mie. Ma perchè mi sono comportata così?

Un minuto prima eravamo insieme e felici e il minuto dopo è andato tutto a rotoli.
E la colpa è solo mia, ho distrutto tutto. Ho ferito l'unica persona al mondo che non se lo meritava.

Avevo trovato un diamante prezioso e l'ho gettato via... come ho potuto essere così stupida?

-

Dopo cena mi sono rinchiusa in camera mia. Ho passato l'intero pomeriggio a stringere e annusare la felpa di Eleanor, e ora sto facendo lo stesso. Premo il viso su quel tessuto azzurro intriso del profumo di lei e ora anche delle mie lacrime. 

Mentre ad occhi chiusi ripenso a quella splendida giornata al lago il mio telefono squilla. È Gwen.

<<Pronto?>> biascico.

<<Ha chiesto di te>>

<<Mh?>>

<<Oggi dopo la lezione è venuta a chiedermi perché non ci fossi. Le ho risposto che stavi male. Vuole parlarti, Rose. Mi ha detto di dirtelo.>>

<<Vuole... Vuole parlare con me?>> e perchè dovrebbe voler parlare con un mostro come me?

<<Sí. E...>>

<<E?>>

<<Non lo so, mi è sembrata triste, Rose. Non mi ha dato l'idea di una che non vuole più avere niente a che fare con te.>>

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