𝐒𝐄 𝐋'π€πŒπŽπ‘π„ 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀...

nocciolatina tarafΔ±ndan

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πŸŒΉπ‘ˆπ‘›π‘Ž π‘Ÿπ‘Žπ‘”π‘Žπ‘§π‘§π‘Ž π‘“π‘Žπ‘‘π‘‘π‘Ž 𝑑𝑖 π‘£π‘’π‘‘π‘Ÿπ‘œ, π‘ π‘œπ‘‘π‘‘π‘–π‘™π‘’ 𝑒 π‘“π‘Ÿπ‘Žπ‘”π‘–π‘™π‘’, π‘β„Žπ‘’ π‘π‘’π‘œΜ€ π‘π‘Žπ‘‘π‘’οΏ½... Daha Fazla

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Epilogo + ❀️
Poesia di Rose 🌹 [extra]

Capitolo 22

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nocciolatina tarafΔ±ndan


-Può crescere su terre
Dove non arriva il sole

Due settimana fa ho detto addio a Eleanor. È stato difficile non scoppiare a piangere ogni volta che la incrociavo in un corridoio e lei non mi rivolgeva nemmeno lo sguardo, o in cortile quando ero certa mi avesse vista ma non mi degnava di un briciolo di attenzione. Non posso biasimarla, probabilmente io mi comporterei nello stesso modo. Peró non mi aspettavo questa reazione da parte sua. È arrabbiata, ce l'ha con me, non posso fargliene una colpa dopotutto.

La cosa piú difficile da affrontare sono le lezioni. Stare nella stessa stanza con lei e sapere che se potesse magari mi caccerebbe via dall'aula. Sentire la sua voce per un'ora intera e sapere che quello sará l'unico momento della settimana in cui potrò udirla. Sentire il suo profumo nell'aria e sapere che non ne saró piú avvolta quando mi abbraccia. Questo sí che fa male.

Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Al punto in cui cerco una persona cosí tanto da sentirmi mancare l'ossigeno se non mi guarda.

Sono arrivata anche ad odiare le ore di letteratura perchè mi fa male vederla. Mi sento una persona orribile per quello che le ho fatto, come se non meritassi di assorbire la sua cultura. Quando la vedo riesco solo a pensare a quello che le ho detto. E le sue parole "non vuoi piú stare con me" sono la parte piú dolorosa.

Impressa nella mia retina c'è ancora l'immagine del suo viso in lacrime le mentre pronuncia, è un'immagine che non riesco a cancellare, qualsiasi cosa faccia me la ritrovo davanti.

Poi però arrivano tutti i ricordi belli e mi rendo conto che sono proprio loro a colpire il mio cuore. Perchè so che non ce ne saranno altri.

La cosa positiva di tutta questa storia è che almeno non mi sento più in colpa nei confronti di Roy. Almeno so che non gli farò piú del male. Almeno questo mi procura un po' di pace e serenità. Dopotutto è proprio per Roy che l'ho fatto.

Abbasso lo sguardo, il libro aperto sulle mie ginocchia è fermo ancora alle stesse pagine di un'ora fa. Pensavo che leggere mi avrebbe aiutata a distrarmi, invece nemmeno la lettura è riuscita a venire in mio soccorso.

Richiudo il libro sbuffando e lo getto al lato opposto del letto. Mi volto su un fianco e abbraccio il cuscino.

È un grigio venerdí di inizio Ottobre. Fuori sta piovendo, il tempo perfetto per rispecchiare il mio umore. Non so perchè mi sento cosí triste e con un dolore nel cuore, quando in realtá dovrei solo sentirmi meglio dopo aver messo il punto al capitolo Eleanor.

Una vibrazione si diffonde sul letto.
Con meno entusiasmo di quello che mi aspettavo allungo il braccio verso il telefono, è Roy che mi sta chiamando.

<<Ei>>

<<Ce l'abbiamo fatta>> esulta dall'altro capo

Non ho idea di che cosa stia parlando <<A fare cosa?>>

<<Il presidente Dwight della Sofas Corporation ha scelto noi. Proprio noi, capisci?>> la sua voce è piú alta di parecchi decibel <<Io sono... sono... ah, Rose, sono cosí felice. Insomma dopo tutto quel lavoro... papá è cosí fiero di me.>>

<<Congratulazioni, sono fiera di te anche io>> e lo penso davvero.

<Dio Rose, è il giorno piú bello di sempre... be' a parte il giorno in cui ci siamo baciati la prima volta. Ti amo da impazzire, amo il mio lavoro, amo tutto. Potrei scoppiare di gioia.>>

Sentirlo così felice mi migliora l'umore.
<<Fai bene a essere felice, hai lavorato sodo. Te lo meriti.>>

<<Grazie piccola. Dobbiamo festeggiare, è una vittoria enorme per l'azienda. Ti amo a dopo.>>

<<A dopo. Ti amo>> 

Dopo il bip della chiusura della chiamata mi ritrovo a fissare il telefono, apro le chat e subito vedo il contatto di E♡.

Potresti scriverle un messaggio.

L'idea mi accarezza da lontano e non mi dispiacerebbe farlo. Ma poi mi ricordo che con ogni probabilità non mi risponderebbe. Credo che non voglia nemmeno sentir parlare di me. Se ricevesse un mio messaggio potrebbe rimanere disgustata, "con che coraggio mi scrive?", sí potrebbe chiederselo.
E poi non avrei la minima idea di cosa dirle, o meglio, lo saprei, una cosa tipo "ti prego non mi odiare" oppure " anche se sei arrabbiata con me puoi almeno guardarmi?" o ancora "so che ti ho mandata via ma vorrei ancora che ci parlassimo", no forse l'ultima non è adatta, perchè significherebbe ritornare a vedersi che era proprio l'opposto del mio obbiettivo.

In ogni caso non troverei mai abbastanza coraggio nemmeno per scriverle una sillaba. Mi limito quindi a scorrere la nostra breve chat e assaporare i suoi messaggi, immaginandoli con la sua voce.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime quando arrivo al suo ultimo messaggio, un semplice "Buonanotte, Everest", che semplice non è affatto. Quelle due parole racchiudono tutta la sua infinita dolcezza.

La porta d'ingresso si apre e si chiude, mamma è tornata. Lancia un "ciao tesoro" dall'ingresso e poi la porta di camera mia si apre.

<<Che cosa fa la mia bimba adorata?>> è raggiante nel suo completo blu oltremare.

<<Stavo leggendo>>

Mamma si avvicina al letto, non si è ancora cambiata, è strano, la prima cosa che fa quando torna a casa è sempre cambiarsi.
Si siede sul bordo del letto e allunga una mano verso il libro che stavo non leggendo prima.

Accarezza la copertina con un dito <<I Sette Mariti di Evelyn Hugo.>> pronuncia <<È bello?>>
alza lo sguardo.

Annuisco. <<È bellissimo>> Sorrido pensando alla prima volta che ho parlato con Eleanor. Questo libro mi sa di lei. È il nostro libro.

Il vostro libro? Ma che dici, non c'è nessun voi.

Il sorriso mi scompare di nuovo.

La mamma posa il libro sul comodino. <<Senti tesoro, Jason ci ha invitate al ristorante il prossimo venerdí, per te va bene?>>

<<Certo. Va benissimo.>>  abbozzo un sorriso

Sembra nervosa, giocherella con uno dei suoi anelli <<Voi non vi conoscete ancora, o meglio, vi conoscete solo... solo di vista e...>>

<<Mamma. Tutto bene?>>

<<Non lo so, è che... il fatto che voglia invitare anche te vuol dire che sta prendendo tutto sul serio. Ne sono felice ma... al tempo stesso mi spaventa.>>

<<Perchè? Per papá?>>

<<No, cioè forse sí... Credo solo... >> guarda fuori dalla finestra e sospira <<Credo solo di essere spaventata dall'idea di essere felice con un'altra persona.>>

Le prendo la mano.

<<Se sai che sarai felice non dovresti avere paura.>>

Wow, proprio tu fai discorsi sulla felicità. Che ipocrita.

<<Lo sono. Sono felice con Jason.>> quella genuina espressione serena ed emozionata sul suo viso mi basta per essere felice

<<Comunque sí, ci saró, anzi non vedo l'ora di conoscerlo>> la rassicuro.

<<Bene, sono contenta. Ovviamente è invitato anche Roy.>>

<<Ne sará contento, dopo glielo dico.>>

<<C'è anche un'altra cosa di cui ti volevo parlare>> si rabbuia

<<Cosa?>> spero niente che riguardi me.

Prende fiato prima di continuare <<Lo so che ultimamente te lo chiedo piú spesso del solito, ma sono la tua mamma e mi preoccuperó sempre per te>>

Questa premessa non mi piace.

<<Fino a poco tempo fa ti vedevo così allegra, serena, anche un po' distratta>> ridacchia <<sembravi anche quasi entusiasta di andare a scuola. Ma nelle ultime settimane ti ho vista così triste, non ti vedevo così da... Comunque, c'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? C'è qualcosa che ti fa stare male?>>

Sí e sí.

Ma non lo farò, non le dirò niente, qualunque cosa sia quello che sto provando ora passerà, è tutto momentaneo. Sono sicura che è dovuto al grosso cambiamento e al duro colpo che ho inflitto a Eleanor, ma presto mi dimenticherò di tutta questa storia e tutto tornerà come prima.

<<No, non c'è niente>> mi rendo conto da sola di quanto sia stupida questa risposta, lei sa già che qualcosa mi fa stare male devo inventarmi qualcosa <<È solo la scuola. Sono un po' preoccupata per quello che verrà dopo, non sono ancora sicura di andare al college.>>

Numero di bugie dette in un mese: un milione.

<<Oh tesoro, non devi darti tanta pena per questo motivo, hai ancora del tempo per pensarci e nessuno ti rincorre. Goditi il tuo ultimo anno e poi si vedrà, d'accordo?>>

<<D'accordo>>

Mi abbraccia forte a sè <<Sono contenta che me ne hai parlato>> sospira.

Quando si allontana mi accarezza il viso <<Che ne dici di un po' di sushi per cena?>>

<<Dico che ho una fame da lupi>>

Ride <<Allora corro subito a ordinarlo. Non voglio lasciar morire di fame il mio piccolo lupo.>> mi lascia un bacio sulla fronte.

Appena esce dalla mia camera ritorno ad accasciarmi sul letto. Sbuffo e inizio a prendere a pugni il cuscino.

Perchè continuo a mentire?
Avrei potuto benissimo dirle la verità, ma non l'ho fatto, perchè?

Perchè sei una codarda.

Vorrei solo tirarmi fuori da tutta questa situazione. Voglio dimenticarmi di lei. È tutto quello che chiedo.

Sarebbe anche ora, non trovi?
Dopo una settimana che ti ignora, dopo che le hai detto che non puoi stare con lei, dopo che hai tradito Roy, direi che sei giá in ritardo.

Era tutto piú semplice prima del suo arrivo.

Rimango a rimuginare nel letto fino a quando mamma non mi urla dalla cucina che la cena è arrivata.

Guardo i rotolini di riso, salmone e philadelphia nel mio piatto. Non ho per niente fame, a differenza di mamma che si è giá fiondata sui suoi nigiri al tonno.

Sto per addentare un raviolo di carne quando mi arriva la notifica di un messaggio.
È Roy.

Domani sera un compagno
di universitá di Sam dá una festa.
Andiamo?

Non ne ho nessuna voglia.

Non mi va di
andare a una festa.

<<Messaggi interessanti?>> chiede mamma mentre intinge del sashimi nella soia.

Sbuffo <<È Roy. Vuole convincermi ad andare a una festa.>>

<<Ma che bella idea>> esulta, entusiasta.

<<Veramente io non ne ho molta voglia>>

<<Io dico che ti farebbe bene andarci, per distrarti e non pensare alla questione del college>>

Piego la testa e la guardo confusa <<Non dovresti dirmi di non andare? Non hai paura che mi droghi o che mi ubriachi?>>

Scoppia a ridere <<Tesoro, vai a quella festa e divertiti.>> Poi mi punta contro le bacchette e si fa improvvisamente seria <<Se ti droghi ti diseredo, per quanto riguarda l'alcol: poco. Chiaro?>>

<<Ti voglio bene>> mi viene spontaneo dirlo quando percepisco la sua attenzione nei miei confronti. Non tutti hanno la fortuna di avere una mamma così amorevole.

Il suo sguardo si addolcisce subito, <<Anche io ti voglio bene, tesoro>> mi accarezza una mano.

Nel frattempo Roy mi ha risposto.

Dai piccola, solo domani sera.
Te l'ho detto, voglio festeggiare.
E poi non vado a una festa da secoli.

Va bene.
Vada per la festa.

Perfetto.
A domani sera, piccola :)

-----

<<Una festa? E da quando Rose Wright va alle feste?>> Gwen è rimasta scioccata di fronte alla notizia. <<Tutte le volte che ti ho chiesto io di accompagnarmi hai sempre rifiutato, poi te lo chiede il fidanzato e tu accetti? Sono un po' offesa sai?>> versa l'acqua bollente prima nella mia tazza poi nella sua e si siede sul divano accanto a me.

Avevo bisogno di una distrazione cosí ho deciso di andare da Gwen. Ci vuole quasi un'ora a piedi per arrivare a casa sua ma io ero piú che felice di percorrerli. Camminare è il miglior metodo per rilassarsi e svuotare la mente specie se accompagnato dalle mie inseparabili cuffiette.

<<Lo so e credimi, io non ho tutta questa voglia di andarci>> stringo le mani attorno alla tazza e soffio per raffreddarne un po' il contenuto. <<Peró Roy ci tiene tanto e poi credo che mi farà bene provare una cosa nuova, almeno mi distraggo un po'>>

Non volevo risultare triste, ma la mia migliore amica si accorge subito del mio cambio di espressione <<Come stai?>> mi chiede preoccupata.

Alzo le spalle <<Meglio credo. Ma sono convinta che mi serva solo un po' di tempo per dimenticarmi tutto.>>

<<Io rimango sempre dell'idea che stai sbagliando>>

<<Ancora con questa storia? Te l'ho detto, so quel che faccio.>>

<<Sí lo so. Peró so anche che hai passato le ultime settimane triste come un cane bastonato. Mi sono accorta che stavi male, cosa credi?>> beve un sorso del suo tè alla cannella e arancia <<Ho visto quanto ci sei rimasta male martedì quando nell'atrio ti è passata accanto e nemmeno ti ha guardata. O quando giovedì durante la sua lezione speravi che lei si fermasse per parlare con e invece è corsa via prima ancora di tutti gli altri, tu ti sei girata per nascondere le lacrime.>> prende un respiro.

Non avevo idea che si fosse accorta di tutti questi dettagli.

Poi prosegue <<Quando ti dico che stai sbagliando non lo dico perchè sono la piú grande fan delle coppie lesbiche ma perchè ti voglio bene e tu ti stai facendo del male. Ci soffri e non vuoi ammetterlo.>>

Bevo qualche sorso prima di rispondere. <<Forse è vero che un po' ci soffro ma solo perchè... perché io mi ero abituata alla sua presenza, a stare con lei. Solo questo. Quello che provavo per lei, qualunque cosa fosse, passerà. Fidati.>>

E tu ti fidi?

Non tocchiamo piú il discorso per il resto della giornata, anzi mangiamo biscotti al cioccolato, spettegolando su chiunque ci viene in mente, guardiamo La Sirenetta, film del cuore di Gwen, e giochiamo con Nocciola, il suo barboncino dal pelo dello stesso colore del nome che porta.
Un pomeriggio di leggerezza e risate, proprio quello che ci voleva.

Verso sera Gwen decide che devo farmi bella per la festa, mi porta in camera sua e inizia a tirare fuori dall'armadio tutti quei vestiti che lei di solito si mette per questo genere di occasioni.

<<No, io quelle non le metto>> indico le minigonne che ha appena lanciato sul letto.

<<Dai, Rose. Per una volta potresti anche non mettere quei cavolo di jeans>> tira fuori un micro vestito aderente rosso <<Cioè non fraintendetemi, i jeans ti fanno un culo da dio, peró ogni tanto potresti mettere in mostra quelle belle gambe o quelle splendide tette>>

<<Le mie tette non sono splendide>> mi copro il petto con le braccia fingendo di essere in imbarazzo.

<<Dai Rose>> mette il broncio mentre solleva una minigonna in paillettes argentata e il top abbinato.

Io li guardo schifata <<Ma che razza di vestiti hai?>>

<<Allora?>> ignora la mia domanda.

<<Facciamo così, per questa prima e ultima volta metto la gonna però sopra resto coperta. Va bene?>>

Ci pensa su <<D'accordo, mi accontenteró>>

Dopo quasi mezz'ora sono pronta. Gwen ha insistito anche per truccarmi, cosa a cui ovviamente ero contraria, ma stasera mi sento in vena di cambiamenti. 

<<Wow, ti scoperei all'istante, lo sai?>> mi guarda affascinata mentre sono davanti allo specchio.

<<Non esagerare>> non sono convinta di piacermi così conciata. Arriccio il naso <<Mi sento nuda>>

<<Oh Gesú, di vedono praticamente solo le gambe. Dai rilassati e goditi questa serata, ok?>>

Annuisco.

Fisso il mio riflesso, vedere le mie gambe scoperte mi provoca disagio, non mi piacciono, in realtà non mi piace niente di quello che vedo.

<<Roy è arrivato>> mi informa mostrandomi lo schermo del mio telefono.

Mentre attraversiamo il portico Gwen mi ripete altre cinque volte che devo pensare a divertirmi e a bere, ma non troppo, "una ragazza ubriaca è una preda facile" ha detto.

Mi dá una pacca sul fondoschiena mentre apro la portiera della macchina di Roy. <<Quando torni scrivimi subito>> mi raccomanda.

Le rispondo che lo farò di certo poi l'abbraccio e salgo in auto.

Okumaya devam et

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