𝐒𝐄 𝐋'π€πŒπŽπ‘π„ 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀...

By nocciolatina

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Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Epilogo + ❀️
Poesia di Rose 🌹 [extra]

Capitolo 17

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By nocciolatina

Mi sveglio di colpo madida di sudore. Non mi capitava da quasi due anni, almeno non da dopo la terapia. Ogni volta credo di averla superata e invece sono di nuovo qui, con una mano tremante sul petto per cercare di placare l'agitazione.

Fai schifo
Sei inutile
Ma non ti vergogni?

Queste sono solo alcune delle cose che mi hanno detto stanotte nel mio sogno, anzi, nel mio incubo. Li ho sognati: i miei compagni. Mi insultavano e mi dicevano cose orribili per aver tradito Roy.

Stanotte il mio inconscio mi ha voluto giocare questo scherzo crudele.

Sono costretta a mettermi a sedere. Non riesco a fermare le lacrime e sento che l'aria arriva a stento nei miei polmoni. Allungo l'altra mano verso il telefono e guardo l'ora.

Le 3.47.

Intorno a me c'è il buio piú totale. L'unico spiraglio di luce proviene dalla finestra ma la mia vista è completamente offuscata dalle lacrime.

È stato solo un sogno, mi ripeto. Ma non è così, anzi, diventa sempre più reale. Vedo i loro volti e le loro espressioni di odio e disprezzo.

Ho la sensazione di morire da un momento all'altro. È come se stessi annegando piano piano, ogni secondo che passa mi viene tolta l'aria. Il movimento del mio petto si fa sempre piú rapido.

Fai schifo.
Vattene.
Non ti vuole nessuno.

Chiudo gli occhi e caccio un urlo. Vorrei mandarli via, vorrei farli smettere.

Mi rendo conto che la mamma potrebbe sentirmi quindi mi metto una mano sopra la bocca per soffocare le mie grida mentre le mie lacrime continuano a scendere copiose.

Respira, respira, respira.
Everest, everest, everest.

Io sono l'Everest, loro sono solo dei piccoli sassolini. Io sono l'Everest. L'Everest è piú forte.

D'istinto prendo in mano il telefono con l'intenzione di chiamare Eleanor, le mani tremano e non vedo niente, infatti ci metto un po' prima di riuscire ad aprire il registro delle chiamate. Sto per premere il pulsante d'avvio della chiamata ma poi mi ricordo di che ore sono e il mio pianto aumenta mentre prendo coscienza che questa volta non posso cercare conforto in lei.

Con il terrore nel cuore e un macigno sul petto capisco che mi aspetta una notte lunga e dolorosa.

Quando la sveglia suona io mi trovo seduta in un angolo della mia camera accanto all'armadio. Non ho dormito nemmeno un secondo dopo essermi svegliata. Le ultime ore sono state un inferno, le loro voci non andavano via, anzi diventavano sempre più forti. A un certo punto non riuscivo più a stare nel letto, mi sono alzata per cercare di distrarmi, per fare una qualsiasi attività pur di mettere a tacere quelle terribili voci. Dopo circa un'ora il panico era finito e il mio respiro era tornato quasi normale, ma non sono comunque riuscita a tornare nel letto per paura di vederli di nuovo.

A fatica mi alzo dal pavimento. Sono davvero sfinita. Ho pianto tutta la notte e ho il terrore di vedere la mia immagine allo specchio.

Quando ci sono davanti quasi non mi riconosco. Come pensavo quello che vedo riflette esattamente l'inferno che ho appena passato. Il mio viso mostra tutta la mia stanchezza e i miei occhi tutta la sofferenza patita: sono rossi e molto gonfi. Le labbra sono secche e spaccate per quanto le ho morse in preda al panico. Ho un aspetto orribile.

Dopo essermi sciacquata il viso almeno dieci volte con dell'acqua gelida ho cercato di fare del mio meglio con la crema e il correttore della mamma.

Non so quanto sia buono il risultato, spero solo che nessuno se ne accorga.

Dopo essermi vestita e essermi controllata un ultima volta scendo in cucina.

<<Buongiorno, tesoro mio>>

<<Buongiorno>> dico fingendo il mio miglior sorriso.

Prendo la mia tazza a forma di orsetto, i miei biscotti preferiti e mi siedo a tavola. Anche se non ho per nulla fame cerco comunque di mettere qualcosa nello stomaco, sono consapevole di avere un disperato bisogno di energie.
Sono distrutta ma sto impiegando tutte le mie forze per nascondere il mio stato.

<<Com'è andata a teatro?>> le domando.

<<È stato spettacolare, un'opera cosí coinvolgente, non avevo mai visto niente del genere. Quando è finito siamo and...>>

Rimane bloccata con il bicchiere di succo a mezz'aria quando la guardo negli occhi.

<<Tesoro>> si alza e si avvicina a me <<Che cos'hai?>>

<<Non ho niente>> questa bugia mi costa uno sforzo immane.

Mi accarezza.

<<Come niente? Sembri cosí stanca... e questi occhi? Che succede?>> è cosí preoccupata e sta iniziando ad agitarsi, mi fa male vederla cosí per colpa mia.

<<Oh, no no. Sto bene. È solo che ho dormito male stanotte. Poco e male. Ecco perchè ho gli occhi cosí.>>

<<Tesoro ti conosco, se c'è qualcosa che non va puoi dirmelo. Se stai male...io...>>

<<No mamma, davvero. Ormai ho superato tutto, non sto piú male. Credimi>> Mi uccide non dirle niente ma non voglio che si preoccupi, non ora che è cosí felice.

Si merita di essere serena, non voglio che stia male per colpa mia. Non di nuovo. Non dopo tutto quello che ha passato vedendomi piangere e urlare dal panico per anni.

Mi abbraccia forte a sè mentre mi accarezza i capelli. <<Rose, sei la mia bambina e ti amo con tutto il mio cuore. Lo sai, vero?>>

Devo ricacciare indietro le lacrime <<Lo so>> sussurro.

<<Promettimi che se c'è qualcosa che non va me lo dirai>> mi guarda con occhi carichi d' amore.

<<Te lo prometto>> un'altra bugia che mi colpisce il cuore.

La colazione continua mentre lei mi racconta che dopo il teatro sono andati a una fiera, la stessa che bloccava il traffico ieri mattina.

Si sono divertiti come dei bambini e quest'immagine riesce a strapparmi un sorriso, piccolo ma sincero.

In macchina con Gwen continuo la mia recita e credo di essere piuttosto brava a fingere di stare bene. Comportarmi come se nulla fosse mi costa una sforzo sovrumano e mi fa stare ancora piú male sentire quanto le mie risate siano vuote e i miei sorrisi falsi.

Fai schifo
Ma chi ti vuole?
Sempre da sola.

Eccoli di nuovo. Ritornano sempre, non mi lasciano in pace. Sono una costante nel mio cervello. Prendo dei respiri profondi e stringo con le mani la stoffa del sedile.

Scendere dall'auto mi richiede la stessa forza che serve per spostare un grattacielo.

Non so come faró a sopravvivere a questa giornata. Vedere il cortile della scuola così carico di allegria mi fa mancare il respiro. Chi ride, chi si abbraccia, chi prova lo skateboard, chi sta copiando in fretta e furia i compiti dall'amico, e chi prova dei passi di hip hop.
E poi ci sono io, che sto vivendo il mio incubo peggiore ed è già un miracolo che riesca a stare in piedi.

Visto che è ancora presto io e Gwen ci sediamo su una panchina a parlare del più e del meno, anche se non sono per niente in vena di chiacchere e gossip cerco di fare uno sforzo per sembrare normale. Quando anche lei mi chiede se sto bene le do la stessa risposta che ho dato alla mamma a colazione.

---

<<Se mi chiedessi di scegliere tra fare una lezione di matematica e dare un bacio alla Montgomery, ti direi andiamo dalla Montgomery.>> Gwen si lamenta mentre usciamo dall'aula di matematica e ci dirigiamo al primo piano.

Mi sento sfinita e questa volta sono certa che non sia per colpa delle scale.

<<Sai, non capisco perché dobbiamo studiare matematica, a che serve?>> Prosegue <<Insomma dopo aver imparato le tabelline e le cose di base non ha più senso studiarla>>

<<Già>> mi limito a rispondere.

Arriviamo all'aula B23 e un'onda di tristezza e paura mi travolge. Prendiamo posto tra gli ultimi banchi. Tra poco la vedrò. Lei che ha sconvolto il mondo, lei che è così dolce e mi fa sentire così protetta. Lei che è il motivo per il quale ieri sera sono andata a dormire con un sorriso stampato in faccia. Quanto vorrei in questo momento stare tra le sue braccia e sentire il suo calore, il suo profumo. Quanto vorrei....

Ma non ti vergogni?
Non ti vuole nessuno.
Fai schifo.

Loro. Di nuovo.
Ero riuscita a calmarli in queste ore. Non a farli stare zitti del tutto ma almeno ad abbassare le loro voci in un sussurro.
Stringo la mia testa tra le mani e chiudo gli occhi.

Basta, basta. Respira.
Everest. Everest. Everest.

<<Rose, tutto bene?>> mi domanda Gwen

<<Mal di testa>> rispondo piano

Quando apro gli occhi Eleanor è lí, al di là della cattedra che mi sta guardando con occhi preoccupati.

<<Aprite il libro di testo al capitolo quattro>> ordina a tutta la classe ma i suoi occhi sono fissi su di me.

Sto pregando in tutti i modi che non si sia accorta del mio stato.

Mentre spiega mi accorgo che almeno ogni cinque secondi butta lo sguardo su di me e io mi sento morire.

Sei imbarazzante.
Ma non ti vergogni?
Nessuno ti vuole bene

Di nuovo sono costretta a chiudere gli occhi e fare dei respiri profondi.

Quando suona la campanella sono già in piedi pronta per uscire ma Eleanor mi fa capire che vuole che resti lí. Quando tutti sono usciti la stanza cala nel silenzio. Chiude la porta e poi viene da me.

<<Che cos'è quello?>>

<<Quello cosa?>>

<<Questo>> mi prende il viso tra le mani <<non è il tuo viso, c'è qualcosa che non va, cos'è successo?>>

<<Ho solo dormito male. Non è nien...>>

<<Non ci provare. Non mentirmi, con me non funziona.>>

<<Dico davvero, non...>>

<<Rose.>> dice con tono deciso ma anche angosciato << La verità>>

E a questo punto non posso più trattenermi, è impossibile recitare, è impossibile fingere con lei. Non quando mi fissa con quegli occhi che sembrano in grado di penetrare la mia anima e leggerla tutta.

Scoppio in lacrime.
Nel giro di un nanosecondo sono già avvolta dal calore del suo corpo.

Mi tiene stretta a sè mentre mi sussura <<Sono qui. Sono qui con te.>>

Se mi stringesse più forte potrebbe rompermi una costola, ma non importa me le farei rompere tutte pur di stare tra le sue braccia.

<<Non riesco... non riesco a farli smettere>> dico tra i singhiozzi <<Loro continuano... non... non mi lasciano in... in pace>>

<<Respira adesso, pensa solo a respirare, ok? Forza, respiri profondi.>> sussura.

Faccio come mi dice.
Mi accarezza la testa piano e questo movimento dolce unito ai suoi piccoli baci mi fa ritrovare la calma.

Aspetta che il mio pianto si sia calmato prima di dire qualcosa.

Solleva il mio viso con le dita <<Guardami>>

Sorride, un sorriso rassicurante, e con le maniche asciuga le lacrime che sono rimaste ferme sulle mie guance.

<<Non devi avere paura di niente. Di niente. Capito? Di niente. Qualunque sia il mostro che ti fa stare male non è che nella tua testa.>> sussura e poi mi stringe di nuovo sè.
<<Non puoi stare qui, devi andare a casa>> aggiunge.

<<No, n-non è necessario. Ci sono ancora delle lezioni e...>>

<<Non importa, ti giustifico io. Ma non puoi restare qui in queste condizioni. Ti porto a casa.>>

<<No, non voglio andare a casa. Starei da sola, non... non voglio>>

<<Allora vieni con me.>>

La guardo un po' perplessa.
Andare via con lei?

<<M-ma...>>

<<Niente "ma". Qui a scuola non ti lascio e se non vuoi andare a casa tua verrai con me. Chiuso il discorso. >>

Per la prima volta dalle 3.47 di stamattina un sorriso si forma sul mio viso.

<<Ecco, vedi quanto sei bella quando sorridi>> mi sorride anche lei.

Le getto le braccia al collo <<È solo merito tuo>> sussurro

Mi da dei baci dolci sulla fronte e sul naso.

<<Andiamo?>> prendo il mio zaino e la giacca e faccio per andare verso la porta.

<<Aspetta>> mi ferma afferrandomi per un braccio <<Non mi hai ancora salutata come si deve.>> Mi cinge la vita <<Vieni qua>>

Mi avvicino e le sue labbra sono già sulle mie.

È impressionante quanto in fretta mi sia tornato il buon umore, e so che è solo grazie a lei, grazie alla sua luce.
Sa sempre che cosa dirmi e che cosa fare per farmi sorridere. Mi basta il suo abbraccio o una sua carezza per guarirmi. È come se avesse dei poteri magici.

<<Ora possiamo andare>> dice.

Usciamo dall'aula e in corridoio ci separiamo.

Mando un messaggio a Gwen per avvertirla che non tornerò a casa con lei, quando le dico il motivo mi risponde con cinque di quegli emoji con gli occhi a forma di cuore.

Sono entusiasta. Passare un pomeriggio con Eleanor? Penso che non esista una cura migliore di questa per guarire tutti i miei mali.

Ci ricongiungiamo nel parcheggio sul retro dove mi conduce davanti alla sua BMW facendo scattare l'apertura delle portiere.

<<Mi è venuta un'idea su come farti stare meglio.>> dice mentre saliamo in macchina. Poi accende il motore.

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