𝐒𝐄 𝐋'π€πŒπŽπ‘π„ 𝐄̀ 𝐔𝐍𝐀...

By nocciolatina

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Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Epilogo + ❀️
Poesia di Rose 🌹 [extra]

Capitolo 13

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By nocciolatina

-L'amore ha mille steli,
l'amore ha un solo fiore

Quando avevo sette anni vidi Alla ricerca di Nemo per la prima volta. C'è una frase di quel film che mi è rimasta impressa: "zitto e nuota, nuota e nuota". È quello che dice Dory a Marlin quando lui ha paura di fare qualcosa ma lei lo vuole spronare ad andare avanti e a non arrendersi. È una cosa che mi ripetevo anche io, ad esempio quando dovevo andare a scuola ma non volevo, perché sapevo già che avrei passato la giornata da sola, ignorata e presa in giro. Dory mi diceva "zitta e nuota, nuota e nuota", questo mi aiutava un po' a farmi forza e ad affrontare la giornata, dovevo solo stringere i denti e andare avanti.

Mi ero dimenticata di questa frase e per qualche motivo mi è tornata in mente adesso.
Mentre cammino verso Eleanor Miller c'è Dory nella mia testa che mi dice "zitta e nuota".

Mi sembra davvero di essere in fondo all'oceano, più nuoto verso di lei piú sento la pressione schiacciante dell'acqua.

Dovrei fermarmi e tornare indietro, andare da Gwen, commentare gli outfit di tutti i presenti, bere qualcosa e godermi la festa. E invece mi sto di nuovo facendo coinvolgere dall'uragano Eleanor.

Il mio cervello mi dice di fermarmi ma le mie gambe non collaborano, è come se mente e corpo fossero sconnessi.

Sono a metà strada, volendo sono ancora in tempo per mettere fine a tutto. Non sono obbligata ad andare da lei, no? Io ho la mia vita, ho Gwen, la mamma, Roy... perché devo incasinarmi così?

Era tutto perfetto prima che arrivasse lei a sconvolgere il mio mondo.

Ma perché proprio a me doveva capitare?

Sono quasi arrivata, tra pochi metri sarò da lei.
Tra pochi metri avrò le mie risposte.

È solo per questo che lo faccio. Solo per avere una spiegazione per tutto quanto. Chiariremo le cose, io le dirò che non sono interessata a niente, che sto bene così e ci saluteremo. Sì, faró così, devo essere decisa e autoritaria. Non devo cadere in preda al panico come faccio di solito quando sono davanti a lei.

Sono arrivata, ora basta che lei si giri e...

<<Rose>> quando mi vede il viso le si illumina in un grande sorriso.

Guarda prima il mio viso poi i suoi occhi scendono, apre leggermente la bocca in un'espressione di stupore.

E io sono già nel pallone.

Che cosa dico?

Sento il cuore battere a mille, lo sento in gola e nelle orecchie. Potrebbe uscire fuori dal mio petto da un momento all'altro.

Mi ero preparata un discorso, l'avevo ripetuto mille volte. Ora non ricordo mezza parola. Non dovevo essere decisa e autoritaria?

<<Dobbiamo parlare>> dico secca.

<<Va bene. Ma non qui, vieni con me>>

La seguo fuori dalla palestra, lungo il corridoio C fino ad una porta dietro le scale.

Il piano terra è gremito di studenti e insegnanti. Menomale, almeno passeremo inosservate.

Apre la porta ed entro. Deve essere una specie di magazzino, ci sono scatoloni pieni di bicchieri di carta, piattini e tovaglioli viola. Ci sono altri festoni come quelli appesi per tutta la scuola e altre decorazioni. Un tavolo sgangherato occupa il centro della stanza e ovunque ci sono moltissime confezioni di salatini e dolcetti.

Eleanor si chiude la porta alle spalle, fa il giro e si posiziona davanti a me con le braccia incrociate.

<<Di che cosa vuoi parlare?>> la sua voce sembra diventata ancora più intensa dall'ultima volta che l'ho vista.

<<D-del biglietto>>

<<Che cosa vuoi sapere?>>

<<Voglio sapere che significa>>

<<Significa esattamente quello che c'è scritto>> Mi sorride, un sorriso che insieme allo sguardo tradiscono un profondo desiderio dalla sfumatura maliziosa, che aumenta ancora di più quando si morde il labbro inferiore.

In lontananza il volume della musica è aumentato notevolmente e sento un vociare intenso. La festa sta per cominciare.

<<Che cosa vuoi da me?>> domando in un sussurro come se non volessi davvero che mi sentisse.

<<Io...>> inizia un po' incerta, come se tutto si fosse aspettata tranne questa domanda <<io non voglio niente da te, Rose...>>

Si interrompe quando sentiamo il preside Cormack prendere in mano il microfono producendo un fischio terribile.

<<Non devi pensare che ti ho scritto quel biglietto o ti aiutato quel giorno in aula magna perché voglio arrivare a qualcos'altro>> prende una pausa e abbassa lo sguardo <<Quando... quando sono arrivata il primo giorno e sono entrata in quell'aula e ti ho visto>> sorride <<c'era qualcosa in te, non lo so cosa era, se i tuoi occhi o... la tua aura, non lo so, ma sei entrata subito nella mia mente. Poi hai fatto quel discorso sui libri e 1984, quello è stato sufficiente per farmi perdere la testa. Da quel giorno ho continuato a pensarti. Ogni volta che ti vedevo, be'... che ti vedo, mi manca l'aria. Durante la settimana non vedevo l'ora che arrivasse la lezione di letteratura per vederti, mi bastava anche solo quell'ora passata a guardarti. Quando eravamo in aula magna non ti ho mai staccato gli occhi di dosso. Mi ero accorta che qualcosa non andava ancora prima che uscissi e quando l'hai fatto sono corsa subito da te. Mi hai fatto preoccupare da morire. Poi da quel momento ti ho sempre tenuta d'occhio, l'avrei fatto comunque perchè... be' ormai hai capito perchè, ma avevo paura che potessi stare male di nuovo e io volevo esserci per te se ne avevi bisogno. Non sai quante volte ho pensato di venirti a parlare ma non trovavo mai il coraggio, avevo paura di disturbarti, perché magari mentre io passavo il giorno e la notte a pensarti e a desiderarti a te non importava un bel niente di me. Poi peró, sono passata vicino alla macchina e ti ho sentito dire quelle cose e non avrei potuto essere piú felice di sapere che invece ti importava, che anche tu pensavi a me, che non ti ero indifferente. Quando hai lasciato il libro in classe ho visto un'occasione, ho pensato che l'universo te l'avesse fatto dimenticare lí per un motivo. Cosí ti ho lasciato quel biglietto, finalmente potevo dirti quello che ho cercato dirti per due settimane e sono felice di averlo fatto perchè ti ha portata qui, da me.>>

Dio mio

Sono senza parole. Sono rimasta senza fiato, come se a fare questo discorso fossi stata io.

Che cosa dovrei dire?
Come si reagisce dopo una confessione così?

Mi accorgo solo ora di aver appoggiato le mani sul tavolo sgangherato dietro di me. Devo averlo fatto perché a un certo punto stavo per svenire.

Se prima il mio cuore stava per uscire dal petto ora credo sia esploso, mi stupisco di non vederne i frammenti sparsi per la stanza.

<<Rose>> mi chiama mentre si tortura le dita per il nervosismo <<Dimmi qualcosa, ti prego>>

Non riesco a pensare, non riesco a dire niente. È come se le mie labbra fossero incollate.

Si avvicina ancora di piú a me e appoggia una mano sul mio fianco. <<Rose>> ripete.

È tutto troppo. Mi scanso e corro verso la porta, appoggio la mano sulla maniglia ma non la abbasso. Qualcosa mi frena, qualcosa mi trattiene lì. Ma che cosa?

Capisco subito che cos'è e se ora esco da qui senza averlo fatto me ne pentirò. Non posso e non voglio ignorare i miei istinti in questo momento.

Stacco la mano dalla maniglia e corro di nuovo verso di lei che ha ancora gli occhi lucidi su di me e quando mi vede correre verso di lei sorride.

Quando capisce che cosa voglio fare lascia andare un sospiro di sollievo e apre le braccia per accogliermi tra sè.

Le mie mani corrono subito ad avvolgerle il viso e le nostre labbra finalmente si incontrano.

È come se per tutto questo tempo tra di noi ci fosse stata una calamita e noi l'avessimo resistita finora.

Tutte le volte che ho immaginato di baciarla sapevo sarebbe stato incredibile ma nella realtà è mille volte meglio.

Le sue labbra sono ancora piú morbide di quanto mi aspettassi e hanno un leggero sapore di vaniglia.

Mi stringe ancora di piú tra le sue braccia.

Sento di nuovo quel pulsare piacevole tra le gambe solo che questa volta è molto piú forte perché sento il suo corpo contro il mio, e aumenta ancora di piú quando sento la sua lingua avvinghiata alla mia.

Tra le mie gambe si fa sempre piú forte il piacere, tanto da farmi male.

Come in una danza le nostre lingue si uniscono e si muovono insieme, si rincorrono e si ritrovano.

Stringe il mio corpo al suo, cosí tanto che sembra che voglia fondere i nostri corpi in uno solo. Mi tremano le ginocchia, non so quanto reggeranno ancora.

Le nostre bocche si separano e rimaniamo a guardarci negli occhi con il fiatone, come se entrambe avessimo appena corso la maratona.

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