Romantics are the new rebels.

Galing kay Alex99995

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E se Phil Coulson avesse avuto una figlia? Adottata dopo la morte del padre da niente poco di meno che Tony S... Higit pa

Cast 1️⃣
Prologue
Avengers compound
I want to
Jake Seresin
What's a soulmate?
Welcome party
You are late
Peggy Carter
New team
Crash
Jealousy
Stop me
Babysitting
C4
From lovers to enemies
You were there with me
Family dinner
Confession
Date?
First time
Perfect timing
Fucky, marry, kiss
Oh, shit
4 of July
Official training
Fire meets gasoline
That's my girl
Cast 2️⃣
Future
Winter soldier
Secretary Ross
Deal
New journey
London
Miss you
Everett Ross
Wakanda
Berlin
Oh, fuck
Knee
The Tourist

Director

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Galing kay Alex99995

Il ristorante scelto da Sharon è sofisticato. Papà ci porta spesso la mamma per le loro cenette romantiche vista l'architettura interna del posto che lo rende un locale elegante in pieno stile rinascimentale. Colonne in marmo dappertutto, soffitti decorati con affreschi, gente per bene, cibo raffinato e molto buono.

<<Signorina Stark che onore rivederla.>> mi saluta il proprietario non appena varco la soglia del locale venendomi incontro.

<<Dovrebbe esserci qualcuno ad aspettarmi.>> rivelo guardandomi intorno notando subito la capigliatura di Sharon nascosta dietro il grosso menu. <<Si, eccola!>>

<<Prego da questa parte.>> mi indica offrendosi di farmi strada, portandomi cosi al mio tavolo. <<Posso portarle qualcosa?>>

<<Acqua per favore.>> affermo accennandogli un sorriso sincero prendendo poi posto guardando la mia interlocutrice. <<Sono in ritardo... traffico infernale dell'ora di punta.>>

In realtà ho perso tempo a scegliere cosa mettere. E a litigare con il mio ragazzo per colpa tua. Ma si, meglio dare tutta la colpa al traffico cittadino.

<<Ah non dirmelo.>> concorda esasperata. <<Mezz'ora per trovare parcheggio.>>

<<Il brutto di New York.>> mormoro mentre un cameriere arriva con una caraffa di acqua fresca versandomene subito il bicchiere di cristallo. Subito dietro di lui, il metre che ha tra le mani un enorme menu che dal colore della copertina riconosco essere per il vino. <<Ti va del vino?>> propongo subito guardando la donna che mi è di fronte. Sharon annuisce più che contenta della mia proposta, ordinando spedita un calice di Chardonnay. Che si dia il caso essere anche il mio preferito. <<Due, per favore.>>

<<Fammi indovinare...>> inizia compiaciuta. <<No vino rosso perchè è troppo speziato e...>>

<<E corposo si.>> concludo per lei bevendo nel frattempo un sorso d'acqua visto tutta l'agitazione accumulata. <<Ci provo ma... nulla da fare non mi va proprio a genio.>>

<<Birra invece?>>

<<Uh, chi non ama la birra?>> ribatto scontata pensando inevitabilmente alle mie serate con Steve. <<Soprattutto durante una partita di football.>>

Compiaciuta della mia risposta, prende anche lei un sorso d'acqua mentre il cameriere ritorna da noi con la nostra bottiglia di vino. La apre, la odora seguendo tutti i passaggi del tipico sommelier e poi ne versa un pò nei nostri bicchieri solo per l'assaggio. Annuendo entrambe per il sapore, riprende a riempirli fino alla metà prima di posarlo sul nostro tavolo per poi sparire nella sala.

<<A che brindiamo?>> domando alzando il mio calice.

<<Direi... al successo delle donne in carriera.>> propone cosi dal nulla, allungando il braccio verso di me. <<E... alle novità.>>

<<Ci sta.>> ammetto sincera brindando con lei prima di fare un grande sorso di bevanda alcolica.

<<Ti chiederai perchè ti ho chiesto questo pranzo.>> annuncia decisa ritornando a fissarmi con attenzione.

<<Considerando che... non ci siamo mai praticamente rivolte la parola? Già.>>

<<Non per scelta ma per circostanze.>> risponde prontamente sulla difensiva. <<Almeno...da parte mia.>>

Ho fatto la stronza con lei e non lo so?

<<Credi che per me sia diverso?>> chiedo muovendomi nervosa sulla sedia accavallando le gambe anche se nascoste dalla lunga tovaglia.

<<A giudicare da come mi hai guardato stamattina quando mi sono avvicinata a Steve?>> ribatte ovvia con un grande sorriso sul viso facendomi irrigidire per la tensione. <<Direi di si.>>

<<Non so di cosa tu stia parlando.>> mento spudoratamente. <<Davvero.>>

<<Ci sta che tu non voglia parlarmene.>> ammette alzando le mani in segno di resa. <<Voglio dire... non ci conosciamo neppure e vengo qui a chiederti della tua vita privata.>>

<<Non c'è nessuna... vita privata.>> mormoro ironica.

Perchè stiamo parlando di Steve? E perchè sembra tanto interessarle la mia anzi la sua vita privata?

<<Voglio solo dirti che... sono andata avanti.>> afferma visibilmente sincera. <<Non... sono una tua nemica anzi. E' vero in passato ho provato qualcosa per lui ma... non è per nulla paragonabile a quello che provo per Nick ora. O quello che lui prova per te.>>

Quello che lui... prova per me? Perchè cos'è che prova per me?

Beh è ovvio, no tonta? Avete parlato di futuro, di sposarvi, andare a vivere insieme, avere dei figli... cos'altro ti serve per capirlo? Una carta intestata?
No, solo quelle due paroline che finora non ho mai pronunciato a nessuno. E viceversa nessuno ha mai detto a me.

<<Cosa ne sai tu di quello che lui prova per me?>> domando senza cattiveria nella voce ma solo curiosità. Voglio dire, ci ha visto insieme solo cinque minuti stamattina e ci siamo ignorati categoricamente. Possibile che sia cosi palese? E che nessun'altro se ne sia accorto?

<<Dal modo in cui ti guarda?>> chiede scontata. <<Lui... è cosi serio, cosi... maturo nelle sue cose. Eppure... stamattina ho visto per la prima volta un altro Steve.>>

<<Imbarazzato?>> chiedo divertita ricordando molto bene la conversazione di questa mattina in cucina.

<<Dipendente.>> mi corregge Sharon seria. <<Dipendente da te e dai tuoi occhi. Qualcosa di... nuovo per me.>>

Merda.

E anche se sono preoccupata che qualcun'altro possa averlo notato, non posso non notare che nella sua voce non c'è gelosia, fastidio o malizia. Lei è sincera. Sembra essere davvero contenta per lui. Prendo di nuovo il mio calice di vino e ne faccio un altro lungo sorso sperando di ridurre la tensione accumulata.

<<E'... è complicato.>> ammetto confermandole cosi la sua teoria.

<<Ah ci credo.>> concorda ironica. <<Un padre iper-protettivo, i famosi vendicatori della terra che ti trattano come una nipote... posso immaginarlo. Chi lo sa?>>

<<Solo Natasha.>> rivelo sincera stanca di mentire. <<Sto cercando il modo di ... dirlo a papà. Ma sai è difficile... è un tantino troppo geloso di me.>>

<<Nulla di diverso se Phil fosse ancora qui.>> commenta la bionda con un sorriso tirato malinconico. <<Lui era... un buon padre.>>

<<Vorrei solo ricordare di più.>> controbatto amareggiata. <<Ma... nonostante tutto, non posso decisamente lamentarmi.>> Ho una famiglia amorevole. Due genitori che mi amano come se fossi figlia loro e una sorellina che mi ha rapito il cuore. <<Visto che siamo in vene di confidenze... chi è  Nick?>>domando io questa volta impicciandomi dei suoi affari avendola sentita prima pronunciare questo nome maschile. E se in un primo momento sembra sorpresa dopo qualche secondo si apre liberamente con me come se fossimo amiche di vecchia data.

<<Lui è... è un medico.>> racconta felice. <<Ci siamo conosciuti un anno fa in ospedale. Stavo facendo visita ad un collega rimasto ferito durante uno scontro a fuoco e... lui era li. Era il suo dottore. Un paio di cene, una cosa tira l'altra siamo finiti a letto e ci siamo innamorati subito.>>

Un anno fa? Quindi...anche quando è andata a cena con Steve non sarebbe potuto comunque succedere nulla visto che era già impegnata! A saperlo non mi sarei fatta tutte queste pippe mentali.

<<Come nei libri insomma.>> noto ammaliata.

<<Uh si... proprio come nei libri.>> mormora rapita. <<Lavora qui a New York ma prossimamente ci sposteremo in Germania.>>

<<E' stato trasferito?>> chiedo curiosa visto il cambiamento radicale.

<<Non lui... io.>> chiarisce decisa spiazzandomi e non poco. <<Sono... mi hanno offerto il posto come direttore della sede di Berlino.>>

Wou. Questa si che è una grande soddisfazione.

<<Sharon è... è... fantastico!>> mi congratulo contenta per lei anche se la diretta interessata non ne sembra entusiasta. <<Voglio dire... è cosi,   giusto?>>

<<S...si.>> balbetta inizialmente poco convinta giocando nervosamente con le mani a disagio. <<Si è un grande onore. Zia Peggy ne sarebbe fiera.>>

C'è qualcosa che non va. Me ne rendo conto dalla sua faccia, dal suo tono di voce, dalla sua figura rigida e preoccupata. <<Ma?>> la incito tenendo lo sguardo fisso su di lei.

<<Ma... è complicato.>> aggiunge pensierosa. <<Lo SHIELD è... sacrificio.>>

<<Come qualunque altro lavoro al mondo.>> le faccio notare razionale. <<Hai ripensamenti?>>

<<No... no certo che no.>> risponde pronta. <<Aspettavo questa promozione da tutta la vita e... fortunatamente ho trovato una persona disposta a seguirmi in capo al mondo pur di starmi accanto.>>

Questo è amore vero.

<<Eppure sembra che tu voglia dirmi altro.>> affermo pensierosa corrucciando la fronte.

<<Come ben saprai... l'Hydra è tornata.>> mi informa diretta e secca abbassando leggermente il tono di voce anche se intorno a noi ci sono davvero pochissime persone. <<E lo SHIELD sta cercando di circondarsi di persone di fiducia con grandi abilità e capacità fisiche e mentali.>>

Okey... buono a sapersi ma... dove vuole andare ad apparare?

<<Ecco perchè il Pentagono vi ha sottoposto a quel test ieri mattina.>> aggiunge chiara bevendo un altro sorso di vino.

<<Per vedere se siamo pronti a batterci contro l'Hydra?>> chiedo perplessa non capendo il punto centrale di tutta questa conversazione. <<Non dovrebbe essere il fine ultimo di un qualsiasi agente?>>

<<Se tu sei pronta.>> mi corregge sbalordendomi e non poco. <<Se tu sei pronta, Mia.>>

Ah?

<<C...c-cosa?>> balbetto incerta.

<<Il test... era per te.>> annuncia scontata quasi come se la cosa fosse già abbastanza ovvia. Ma qui non c'è nulla di ovvio. Pensavo che l'esercitazione fosse per la squadra, chissà per mandarci prossimamente in missione. Non per ... me. <<Volevano vederti all'azione, come gestisci una squadra, le decisioni che sei in grado di prendere nei momenti difficili.>>

<<Per cosa?>> chiedo tutto d'un fiato. <<Per mandarmi in missione?>>

<<Non esattamente.>> sussurra Sharon misteriosa prendendo il suo cellulare, digitando qualcosa prima di passarmelo. Sotto i miei occhi si posa la foto di un uomo, molto adulto probabilmente sulla sessantina che dalla scheda personale leggo essere il direttore Granger di Londra. <<Andrà in pensione il mese prossimo>>

<<Buon per lui.>> ribatto spavalda allungandole Il cellulare che però non accetta subito. <<Voglio dire era anche ora... ha oltre trent'anni di servizio.>>

<<E hanno bisogno di un sostituto.>> mi delucida la mia ospite accendendo nella mia testa una lampadina. Finalmente. <<Una persona fidata, una persona che sia leale e pronta a tutto per... difendere l'agenzia e i suoi agenti.>>

Ripenso alla simulazione, a quando il mio avversario mi ha colpito in un momento di distrazione nel vedere la mia collega a terra. Penso alla fiducia che ho dato ad Olivia affidandole lo scocco di quella freccia. A come mi sia fidata di Bob con la sua proposta del ghiaccio secco. Al gioco di squadra portato avanti.

Ma dai è assurdo! Voglio dire... no... non può essere. Quale pazzo affiderebbe ad una novellina la gestione di una sede in Europa? Riflettendo su questo, capendo che è davvero tutto surreale non riesco a non trattenere una risata portentosa che attira l'attenzione di alcuni commensali visto che è anche particolarmente sonora. Ma non me ne curo, visto anche l'alcol in circolo.

Mi blocco anzi meglio ancor dire che mi paralizzo di colpo quando vedo lo sguardo fin troppo serio di Sharon. Che non preannuncia nulla di buono. <<Ah... sei... sei seria?>> domando ancora incredula ricevendo da lei un semplice si con la testa. <<No.>> aggiungo rigida scuotendo il capo freneticamente porgendole di nuovo il cellulare. <<No... impossibile.>>

<<Perchè?>>

<<Perchè?>> ripeto incredula. <<Sharon non sono pronta. Non so come si faccia l'agente sul campo figuriamoci il direttore di agenzia!>>

<<Sei più capace di quanto credi.> mi corregge sicura di se credendo nelle mie capacità molto più di quanto faccia io. <<Dubiti troppo delle tue capacità al comando. Sei intuitiva, sveglia, atletica, agile, intelligente.>>

Wou... non capisco se è sincera o tutti questi complimenti sono solo per ammaliarmi.

<<Se Fury ti ha proposto un motivo c'è.>> Cosa? Il mio sguardo confuso messo ancora di più in risalto dalla fronte corrucciata la spinge a continuare. <<E' stato Fury a proporti.>> afferma fiera. <<Ma mentre lui non credeva necessaria una prova per testare la tua bravura...>>

<<Il Pentagono si, ecco perchè la simulazione. Per questo non l'hanno avvisato.>> concludo per lei capendo finalmente tutto.

<<Già... capisci ora?>> chiede retorica. No, sincera non ci sto capendo un cazzo. Forse è meglio bere un altro pò, può darsi che la testa inizi a connettersi. <<Arriveranno giorni no... e abbiamo bisogno di persone di fiducia.>>

<<Parli come se la minaccia fosse imminente.>> borbotto esasperata ricevendo però in risposta uno sguardo che mi prova ciò che ho appena sostenuto con la mia affermazione. <<E' cosi?>>

<<Te l'ho detto è tornata.>>

Questo significa che... Steve potrebbe essere in pericolo. <<E' tornata da mesi.>> la correggo. <<Eppure finora non è stato fatto nulla.>>

<<Mia... gira voce che il soldato d'inverno sia qui negli Stati Uniti.>> sussurra in confidenza facendomi irrigidire di colpo. <<Non sappiamo come... dove o perchè... sappiamo solo che dobbiamo essere pronti.>>

<<Steve lo sa?>> chiedo preoccupata sapendo quanto l'argomento lo turbi.

<<Fury li sta aggiornando in questo momento.>> rivela professionale. <<In una video conferenza.>>

Quindi quando tornerò a casa la tensione sarà alle stelle. Ottimo. <<Perchè mi stai dicendo queste cose?>> chiedo ancora ovvia. Io ci metto tempo a fidarmi delle persone... possibile che per lei sia diverso? <<Voglio dire... tu ed io ufficialmente ci siamo conosciute oggi. E ti fidi a tal punto di me?>>

<<Steve si fida di te.>> mi fa notare prontamente. <<E se Steve lo fa... allora lo faccio anch'io.>>

Wou... deve fidarsi davvero tanto del mio ragazzo.

O forse crede davvero tanto nelle sue capacità di giudizio se basandosi solo sul nostro rapporto, mi parla già come se fossimo amiche da tutta la vita. <<Cosa mi stai chiedendo esattamente?>> sbotto nervosa e preoccupata.

<<Di coprirmi le spalle.>> chiarisce orgogliosa. <<E lo so che ti sto chiedendo tanto... vista la tua vita privata ma... mi sentirei più a mio agio se ci fosse un'altra donna capace con me dall'altra parte del globo.>>

Questa si che è una dichiarazione. Se fossi lesbica probabilmente mi sarei già innamorata di lei.

<<E' un ordine ufficiale?>> chiedo in ansia.

<<No... certo che no.>> mi rassicura. <<Per ora è una proposta. Spetterà a te prendere una decisione.>>

Devo parlarne con papà. Con mamma. E con ... Steve. Mentre conosco già la risposta dei miei, quello che mi preoccupa di più è proprio il mio ragazzo. Come la prenderà? Sarebbe capace di seguirmi dall'altro lato del mondo proprio come sta facendo Nick con Sharon?

<<Parlane con lui... >> propone ancora intuendo le mie preoccupazioni. <<C'è ancora un pò di tempo.>>

<<Siete pronte ad ordinare?>> chiede cordiale il metre ritornando da noi.

<<Si, decisamente muoio di fame.>> esclama la bionda riaprendo il menù.

<<Iniziamo con una seconda bottiglia di Chardonnay.>> affermo risoluta versandomi con poca grazia altro vino da sola sotto lo sguardo divertito di Sharon.






<<Fermati a cena!>>

<<Ma abbiamo appena finito di pranzare.>>

<<Allora fermati per il thè!>> propongo iniziando a ridere subito dopo vista l'associazione con l'Inghilterra.

<<Sei ubriaca... anzi siamo. Siamo ubriache.>>

<<Pff... ubriaca che parolona.>> sbotto divertita sentendo però la mia testa leggerissima e libera da qualunque pensiero. <<Ma nonostante tutto... forse grazie alle due bottiglie di Chardonnay che ci siamo scolate... è stata una bella mattinata.>>

<<Ti devo un pranzo.>> afferma sincera ancora troppo a disagio per essersi fatta offrire il pasto.

<<O una cena.>> puntualizzo sovrappensiero. <<Chissà che... non venga a farti visita una volta che ti sei trasferita a Berlino.>>

<<O... io venga a Londra da te.>> ribatte scrollando le spalle. <<Pensaci... fallo, davvero. Abbiamo bisogno di te.>>

Ecco che il problema ritorna. Ho cercato di non pensarci per tutto il resto del tempo insieme ma ora... <<Devo parlarne con Steve.>> ammetto amareggiata. <<Io... io sono cosi felice con lui. Non posso, non voglio perderlo.>>

<<Lo so... lo so.>> concorda toccandomi la spalla con premura. <<Se Nick non avesse accettato di seguirmi... probabilmente non starei cosi tranquilla.>>

<<E' una grande responsabilità.>> le faccio notare non tanto per lei ma per me non sentendomi per nulla pronta all'incarico. <<Io... non so come si fa il direttore.>>

<<Perchè io si?>> commenta ironica.

<<Tu sei nell'agenzia già da dieci anni. Hai portato a termine non so quante missioni con successo, hai guidato task force... il mio percorso lavorativo è completamente diverso.>>

<<Credono in te.>> rivela fiduciosa. <<Credono in te e non per il cognome che porti ma per le tue capacità gestionali.>>

Il cognome che porto. Coulson. Se Phil fosse ancora vivo, mi ritroverei nella stessa situazione? Sarei diventata un agente e mi sarebbe stata offerta questa grande possibilità di crescita lavorativa oltre che personale? O starei facendo tutt'altro, un semplice lavoretto in qualche negozietto del centro che mi dava la possibilità di vivere una vita più tranquilla ma chissà meno appagante sotto altri aspetti?

<<Dovresti iniziare a farlo anche tu.>> suggerisce sincera facendomi l'occhiolino.

<<Quando parti?>> domando cambiando discorso di proposito.

<<Dieci giorni.>> rivela decisa. <<Sto organizzando le ultime cose con il trasloco e gli ultimi casi ai quali stavo lavorando.>>

<<Passerai a salutarci?>> le chiedo chissà per quale assurdo motivo, nutrendo una certa simpatia nei suoi confronti dopo le ore passate insieme.

<<Ne dubito.>> ammette prontamente. <<Ho salutato già tutti questa mattina.>>

<<Allora... buon viaggio agente Carter.>> la saluto porgendole la mano che lei senza ombra di dubbio accetta subito. <<O forse dovrei dire... direttore.>>

<<Ci si vede in Europa?>> propone indietreggiando ritornando alla sua macchina andando dal lato del guidatore.

<<Chi lo sa...>> mormoro misteriosa. Ha appena aperto la portiera della sua macchina quando alle mie spalle, sento le porte scorrevoli aprirsi chiaro segno che siamo state raggiunte da qualcuno. E quando la bionda alza una mano a mo' di saluto, ci metto poco a capire che si tratta proprio di Steve. Mette poi in moto e sfreccia via nell'enorme viale che dalla struttura porta al cancello d'ingresso. Quando mi volto, Steve è a pochi passi da me con le mani in tasca e uno sguardo fin troppo serio.

<<Com'è andato il pranzo?>>

<<Bene.>> rivelo sincera. <<E la riunione?>>

<<Bene... ci stiamo mobilitando per i prossimi giorni.>>

<<Si... Sharon me l'ha detto.>>

<<Sharon?>> ripete incredulo con la fronte corrucciata. <<Il pranzo dev'essere andato molto bene se la chiami già per nome.>>

<<Vogliamo diventare amiche.>> puntualizzo con non calanche. <<Che succede? Vuoi tenertela tutta per te?>>

<<Hai bevuto, vero?>> chiede divertito notando forse i miei occhi particolarmente lucidi.

<<Si ma sono comunque sobria da portare avanti una conversazione con te.>> rispondo prontamente squadrandolo velocemente da capo a piedi sentendo in mezzo alle gambe la familiare eccitazione per la voglia che ho di lui. <<O... se ti va di fare altro.>>

<<Non ci credo... non avevamo litigato?>>sussurra sorpreso.

<<Vuoi litigare?>> chiedo facendo un ulteriore passo verso di lui.

<<No, certo che no.>> ammette subito scostandomi una ciocca di capelli dal viso sfuggita dalla coda ricordandosi troppo tardi dove siamo. Infatti si schiarisce la voce e mette distanza tra di noi. <<Quanto hai bevuto?>>

<<Un... due...>> mormoro portandomi il dito al mento come farebbe una bambina fingendo di pensare. <<Forse tre... no, no un...>>

<<Un calice?>>

<<Una bottiglia di Chardonnay a testa.>> preciso tranquilla vedendo subito la sua faccia cambiare.

<<Una intera?!>> chiede ancora non contento. <<Ricordami di non farti uscire più con Sharon da sola.>>

<<Perchè mai?>> ribatto prima che la sua mano si posi sulla mia schiena invitandomi cosi ad entrare dentro. <<E' simpatica, sai? E avevi ragione... si è fidanzata.>>

<<Quindi... per questo motivo... ora ti sta particolarmente a genio?>> chiede per sicurezza spingendomi lungo Il corridoio. Arrivati in prossimità dello sgabuzzino dove solitamente ci appartiamo però, oppongo un pò di resistenza facendogli capire a pieno le mie intenzioni. <<No... non ci pensare.>>

<<Che guastafeste.>> borbotto mettendo il broncio. <<Devo rinominarti cosi in rubrica.>>

<<Non ho detto di no...>> aggiunge provocante stringendomi il fianco con possessione. <<Ma dobbiamo parlare.>>

<<Possiamo farlo dopo aver scop...>>

<<Shhh qualcuno potrebbe sentirti.>> mi richiama severo tappandomi la bocca con la mano. Mi guardo intorno con fare teatrale, costatando quello che già sapevo. Ovvero che siamo soli. Quando ritorno a guardarlo, i suoi occhi sono già su di me, ma vi vedo una luce diversa. Malizia e desiderio. Beh...diciamo che solitamente mi zittisce cosi quando stiamo insieme.

<<Ma se non c'è nessuno qui.>> mormoro dopo essermi liberata dalla sua presa.

<<Non berrai mai più cosi tanto senza di me.>> mi minaccia spingendomi all'interno della cabina premendo subito Il tasto per il quinto piano. <<Una bottiglia intera... siete due pazze.>>

Il suo fondoschiena è sempre stato cosi arrapante o è solo colpa del vino?

<<Te l'hanno mai detto che hai il culo più bello d'America?>> chiedo fissandogli il lato b poggiata alla parete della cabina. <<Forse sarò di parte ma... >>

<<MIA!>> mi richiama scioccato voltandosi verso di me. <<Smettila.>>

<<Che c'è?>> lo provoco tirandolo per il passante dei jeans. <<Ti imbarazzo?>> Lui compiaciuto e divertito al massimo, si lascia trascinare da me e perciò anche toccare dalle mie mani che iniziano a vagare su tutto il suo corpo. <<Mio padre dov'è?>> chiedo curiosa prima di baciargli la schiena coperta da una semplice maglietta a mezze maniche.

<<In chiamata con Ross e Fury.>> comunica professionale. Quindi è nel suo ufficio. Allora no, meglio spostarci altrove. Quando infatti le porte dell'ascensore si aprono, Steve si separa bruscamente da me e fa per uscire ma io lo blocco prontamente per il polso spingendo poi il tasto del piano inferiore solo per andare in camera sua. Sul mio piano potrebbe esserci un pò di movimento meglio non rischiare soprattutto non dopo ieri notte. <<Mia...>>

<<E' vero, dobbiamo parlare.>> annuncio seria facendogli capire che si, ho voglia di lui ma è anche una questione importante. Arrivati a destinazione mi lascia uscire per prima e timorosa che qualcuno possa vedermi anche se non c'è nessuno lungo il corridoio, mi fiondo in camera sua sfilandomi subito la giacca extra-size che ho scelto di indossare sul vestito rosso corallo. 

<<Che succede?>> chiede chiudendo la porta e inserendo correttamente -questa volta- la modalità sul pannello in dotazione.

<<Sapevi che hanno offerto a Sharon il posto di direttore?>> domando rapida con l'intento di prenderlo in contropiedi.

<<L'ho saputo si.>> mormora a disagio. <<Fury mi ha chiamato un po' di tempo fa chiedendomi cosa ne pensassi... e prima che tu me lo chieda o anche solo lo pensa... no, non l'ho saputo da lei. Era... diciamo un segreto.>> continua conoscendomi fin troppo bene. <<Avete parlato di questo?>>

<<In realtà mi ha detto il vero motivo del test di ieri." annuncio nervosa.

<<Cioè?>> chiede apprensivo notando forse me cosi su di giri. E' cosi surreale. Sono una novellina in confronto a tanti altri eppure... loro hanno scelto me. Fury ha scelto me. Che sia una trappola? Voglio dire... possibile che sia ancora una volta un test per provare cosa la mia lealtà all'agenzia? <<Piccola... che succede?>> domanda ancora vedendo il mio lungo silenzio. 

<<Vogliono... vogliono offrirmi il posto da direttore.>> balbetto incerta. E forse non è surreale solo per me visto che anche la faccia di Steve lascia trasparire tutta la sua sorpresa alla notizia.

<<Il posto da... piccola ma è fantastico!>> esclama però felice per me anche se ancora visibilmente scioccato per la notizia. <<Non sei contenta?>>

Perchè lui lo è cosi tanto invece?

<<A Londra.>> aggiungo chiarendo il motivo del mio disappunto e poco entusiasmo per la cosa. Infatti il sorriso gioioso sul viso di Steve sparisce di colpo facendo spazio a tutt'altro: incertezza, amarezza, dispiacere, paura. Li è morta la donna di cui era innamorato da sempre. Di cui forse è ancora innamorato. I suoi funerali si sono tenuti li, lui ha portato la sua bara in chiesa durante la celebrazione. Londra è... un posto pieno di ricordi brutti per lui.

<<Londra?>> balbetta perplesso. <<Perchè Londra?>>

<<Il direttore Granger va in pensione tra un mese.>> commento sedendomi sul bordo del sul letto necessitando vivamente di rallentare la testa che gira per l'alcol e per la notizia ancora non digerita. <<E... il test era per questo. Per vedere se... ne ero all'altezza.>>

<<Direi che il test è stato superato alla grande visto che ti hanno offerto il posto.>> ribatte amaro passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Si accorge dopo qualche secondo di ciò che ha appena detto, inginocchiandosi davanti a me solo per guardarmi negli occhi e capire forse cosa mi sta passando per la testa. <<Scusa... scusa è stato inopportuno.>>

<<E' cosi, no?>> sussurro scontata.

<<Guardami.>> ordina dolcemente prendendomi una mano tra la sua mentre con l'altra mi accarezza il viso dolcemente. <<Cosa vuoi fare?>>

<<Non lo so...>> ammetto respirando affannosamente con gli occhi lucidi per le lacrime che minacciano di uscire. <<Non lo so io... sarebbe tutto nuovo, nuovo posto, nuova squadra, tante nuove responsabilità mai fronteggiate prima... dovrei lasciare il complesso.>>

Casa. Dovrei lasciare casa. Mamma, papà, Morgan... la famiglia.

<<Lo so... lo so...>> mormora pensieroso spostando lo sguardo altrove.

<<E dovrei lasciare te.>> aggiungo con il cuore spezzato ri-attirando la sua attenzione. <<Io... so che è una grande occasione di carriera ma... non ho intenzione di prendere una decisione senza di te.>>

<<Piccola...>> sussurra prima che sia io ad avvicinarmi solo per baciarlo sulle labbra.

<<Io... io non...>> balbetto iniziando a piangere. <<Io non p...p-posso capisci?>>

<<Ehi... no, non piangere.>> ordina dolcemente. <<Non dobbiamo necessariamente lasciarci... io potrei ... non so... potremmo trasferirci insieme. Potrei venire con te.>>

Non sembra entusiasta della cosa. Ma speravo lo dicesse. Non volevo essere io a chiederglielo per non farlo sentire in dovere di dirmi di si visto i sentimenti che prova per me. Ma...  <<Lo faresti?>> domando guardandolo negli occhi emozionata.

<<Perchè sei cosi sorpresa?>> chiede asciugandomi le guance con i pollici sorridendomi. <<E' ovvio che verrei con te... non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te, lo vuoi capire?>>

<<E la squadra? E capitan America?>>

<<La squadra se ne farà una ragione.>> suggerisce secco. <<Da quando mi sono risvegliato ho sempre messo il bene degli altri al di sopra del mio. Basta, sono stanco. Capitan America... potrebbe... decidere di posare lo scudo e trovarsi un lavoro più tranquillo.>>

Cosa?

<<Ah?>>

<<Mia... andiamo... non è questo ciò che voglio per il resto della vita.>> aggiunge notando forse Il mio sguardo scioccato per la sua idea. <<Lo sai... ne abbiamo parlato.>>

Una casa, una famiglia, figli, matrimonio. Una vita semplice... normale.

<<Si ma...>>

<<Si ma nulla.>> mi interrompe attirandomi a se per baciarmi castamente sulle labbra. <<Qualunque cosa tu decida di fare... io resto con te. Fine della discussione.>>

<<Una discussione non funziona cosi.>> gli faccio notare razionale. <<E' uno scambio di opinioni reciproco, lo sai?>>

<<Tu non vuoi che venga a Londra con te?>> chiede perplesso con uno sguardo quasi terrorizzato sul volto.

<<No, certo che no.>> lo rassicuro subito. <<Ma voglio che tu ci pensa per bene... è... diventerebbe ufficiale.>>

<<Cosa? La nostra storia? Perchè non lo è già?>> chiede quasi per averne ulteriore conferma. <<Stiamo insieme da cinque mesi... cosa ti serve per rendere le cose più ufficiali? Un anello al dito?>>

Oh merda. Dove porterà questa cosa?

<<No... no, no.>> ammetto facendomi tutta rossa in viso. <<Non ho bisogno di un anello per... provare al mondo che sono tua. Non mi interessano queste cose.>>

<<Non ora almeno.>> puntualizza sicuro di se. <<Perchè tu lo sai vero che... prima o poi mi inginocchierò proprio cosi davanti a te e ti chiederò di sposarmi,.  si?>>

<<Si... si.>> balbetto ansiosa. <<Si... e giuro... non vedo l'ora.>> ammetto schietta senza collegare la bocca al cervello prima di allacciargli le braccia al collo per baciarlo ancora.  

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