Il giovane dei desideri irrea...

By _Arii_Marti_

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''la morte non può uccidere un sogno, la morte non è la fine dei desideri'' e la tua esistenza serve a dimost... More

Prologo
Fascino insolito
Scompiglio
Crisantemi
Domande
Un nome, un significato
Il cimitero
Una strana sensazione
2 Novembre 2021 (40 giorni dopo)
Una sconvolgente scoperta
Un incendio di ametiste
La Rivelazione
La Dimostrazione
Il regno dei cimiteriali
Avversarie simili
Shopping
Le frasi del destino
La mia vita è la tua
La speranza che lenisce la sofferenza
Terremoto
Il rito
La mamma di Cassie
Presentazioni
Progressi e paure
Curiosità traditrice e amicizia fedele
TRE PIANI DI PURA MAGIA
Ops: difficoltà in vista!
17 novembre 2021
Appuntamento
Il treno fantasma
La Parigi sotterranea
Solo contro te stesso
Mezzosangue
Noi
Mille urla nella testa
Sensi di colpa
Quel ricordo feroce
Tu
La causa di tutto
Tre azioni, tre battiti di ali
Primo battito di ali
Secondo battito di ali
Terzo battito di ali
Non ti deluderò
Ferite inguaribili
29 Gennaio 2022
Spazio autrice

Dolceamaro

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By _Arii_Marti_

Cassie voleva molto bene a Diamond: lo capivo dal modo in cui mi guardava quando parlavamo di lui, con gli occhi sgranati e lucidi, lo capivo dal modo in cui mi stringeva la mano se le dicevo che in quel momento lui stava parlando nella mia testa, lo capivo dalla maniera in cui era tranquilla e spensierata, perché ora sapeva che lui era sempre con lei, attraverso di me. Forse Cassie aveva paura che io stessi con lei solo perché era il mio lavoro, ma io, io... E se non fossi stato un buon tramite? E se non fossi stato la persona giusta a collegarli? Insomma, il mio rapporto con Diamond era sempre stato complicato.

Da piccolo facevamo spesso cose insieme, ci confidavamo l'un l'altro, insieme ci divertivamo ma pensavamo anche a quanto ci sarebbe piaciuto essere più liberi. Io lo facevo con l'innocenza di un bambino, lui lo faceva con tutto il peso delle sue vite precedenti sulle spalle. Perchè invece io non ricordavo niente?

Ma il punto non era quello. Dopo che lui se ne fu andato, io iniziai a rimuginare e rimuginare... Perchè non mi aveva mai chiesto se volevo scappare con lui? Se pensava che quella vita fosse inaccettabile, perché non aveva cercato di salvare anche me?

Nel frattempo che pensavo e pensavo, il tempo passava e io crescevo. Ma perché ero rimasto in quel regno? Forse la colpa non era di Diamond, forse la colpa era mia: non riuscivo a decidermi, non sapevo se credere a lui o agli altri cimiteriali. Papà mi ripeteva sempre che dovevo impegnarmi a realizzare i desideri e che la nostra specie era buona e faceva solo cose belle.

Però se fossi stato al posto di Diamond, se durante il rito l'anima di Maria fosse entrata in me... Adesso sarei stato libero e felice. Se solo avessi preso la tomba ascensore e non fossi tornato mai più... Ma io non ero Diamond, dannazione.

Ogni tanto adesso sprofondavo nei ricordi, e mi pesavano nel cuore proprio come le vite passate pesavano in quello di Diamond. Come per esempio quella sera in cui...

Tirai un pugno al cuscino e la mia mano affondò nel materiale morbido e deformato. Ripetei l'azione, poi ancora, ancora, ancora e ancora, fino a crollare distrutto. Avevo il respiro affannato, ma non trovavo nemmeno una ragione per smettere. Forse il cuscino si sarebbe arrabbiato? Non importava, visto che traslocavamo ogni volta che papà cambiava incarico, e quindi molto di frequente.

A proposito, eccolo... Arrivò nella stanza e io mi sedetti sul letto. "Perché torna solo la sera? Perché dedica più tempo ai morti che a me? Cos'ha fatto oggi? Non ci capisco nulla di questo mestiere!" Un buco nero di dubbi m'inghiottiva, ma non gli domandai nulla. I miei pensieri si mischiarono alle voci dei defunti che avevo in testa.

-Papà, è normale che io provi invidia per qualcuno?

Lui prese a infilarsi e sfilarsi gli anelli sopra cui erano incise le iniziali del mio nome e quelle degli spiriti di cui era riuscito a realizzare i desideri. -No, Burald, non è normale. Sai, io credo che la ragione di questo sentimento negativo sia tua madre... - Mi posò una mano sulla spalla. Aveva le labbra socchiuse, come se avesse dovuto dire anche qualcos'altro, ma non lo fece.

-Papà, vai avanti, mia madre...?

-No Burald, lascia stare. Non ha importanza.

-Invece sì che ne ha! Voglio sapere chi è mia madre.

Glielo avevo chiesto tante volte, ma lui non mi aveva mai risposto. Quella sera però mi si accese una miccia dentro: dovevo dire basta alle solite cose sbagliate, a quei fatti che si ripetevano sempre uguali ma allo stesso tempo sempre più strazianti. Resi il mio sguardo più affilato. -Non puoi rimandare anche stasera, papà. Spiegami tutto.

Lui assunse una posizione più rigida. Il suo sguardo diventò all'improvviso più duro, la sua mascella uno spigolo tagliente. -È una terrestre.

Trattenni il fiato. -Cosa? Una terrestre? - Strinsi le lenzuola fino a che le mie nocche sbiancarono. - Dov'è adesso? Perché non me lo hai mai detto?

Lui sospirò. -Mi dispiace, ma non volevo che credessi di non essere un cimiteriale. Lo sei a tutti gli effetti e crescerai con me, quindi lo diventerai sempre di più. Lei, Eileen, ora è in Inghilterra. Dato che non ci amiamo più ci siamo separati e lei ha scelto di lasciarti venire con me.

-Ma come? I cimiteriali nascono al tempio, non... Ma è successo in modo diverso, perché mia mamma era una terrestre. Com'è stato possibile? Noi non possiamo avere figli, non... Papà, è tutto assurdo! Non posso crederci!

-E invece sì che è possibile. I cimiteriali potevano avere figli, prima che arrivasse il nostro Dio a vietarlo. Lo ha fatto perché pensava che un legame di sangue potesse accrescere l'amore nei loro confronti e distogliere l'attenzione dal lavoro, così ha inventato la reincarnazione. - Si sfregò i palmi delle mani sui pantaloni. -Far nascere i bambini in un altro modo e affidarli a qualcuno che li educhi è molto più semplice e meno... sentimentale.

Fece una smorfia disgustata. - Ma ovviamente si sbaglia. Non siamo tutti senza cuore come crede lui. Beh, sta di fatto che i cimiteriali non sono cambiati, dal punto di vista fisico. Possono ancora avere figli, solo che è stato proibito.

Balzai in piedi sul letto. Avevo gli occhi spalancati dallo stupore. Tremavo e continuavo ad agitare la testa.

Il suo viso era diverso dal mio, con gli occhi più torbidi, più scuri, qualche filo bianco nella chioma e le rughette sparse qua e là che si accentuarono in un'espressione preoccupata. Non ci assomigliavamo molto. In effetti i cimiteriali non nascevano da altri cimiteriali, quindi non avrebbe dovuto esserci nessun legame biologico tra noi. Eppure... Non si vedeva, ma noi eravamo padre e figlio davvero, proprio nel sangue. Quindi io non ero un'anima reincarnata? Era per questo che non ricordavo niente delle mie esistenze precedenti?

-Burald, torna nel letto, per favore...

Si massaggiò le tempie, come se quella confessione lo avesse stancato. Io obbedii, ma non rimasi fermo un secondo: graffiavo e premevo il tessuto candido delle lenzuola con tutta la mia forza, strizzando le fiamme.

Anch'io avrei potuto condurre una vita da umano e invece mio padre me l'aveva proibito. Me l'aveva proibito! Sarei potuto fuggire con Diamond, ma non l'avevo fatto. Sarei potuto rimanere sulla Terra con mia madre, ma non l'avevo fatto. Perchè ogni volta le occasioni scivolavano via così in fretta, come bolle di sapone, senza che io potessi neanche provare ad acchiapparle?

Papà aveva la testa chinata, con la fronte appoggiata sulla mano. Alzò piano lo sguardo su di me. Ero diventato un fiume che straripava dagli argini, ero diventato un vulcano in eruzione, perché io ero... Una catastrofe naturale.

-Ma papà, quindi non è legale?

Rabbrividì. -No, ma... Non l'ha mai scoperto nessuno. Io ti ho messo al tempio di nascosto, come se fossi un normalissimo neonato, e poi ho insistito perché venissi affidato a me. Non devi dirlo a nessuno, Burald, a nessuno, hai capito? Altrimenti finiremo nei guai, tutti e due.

Ero nato in modo sbagliato, ero sbagliato, sbagliato, fin dalla nascita, io... Non ero un vero cimiteriale, anche se mio padre mi faceva credere il contrario. Ero un bambino cattivo. Ma no, non avrei detto niente, altrimenti mi avrebbero punito. Ma io avevo una madre! Ed era umana! Una madre che non avevo mai visto in vita mia, ma pur sempre una madre, una madre! Forse potevo ancora raggiungerla, forse... Feci un respiro profondo. -Posso conoscerla?

-No. No. Assolutamente no. Ovviamente no. Non devi subire influenze.

I suoi occhi erano grigi, di roccia. La sua bocca era una linea tagliente.

-Ma...

-Devi essere orgoglioso di ciò che sei, e di tutto il bene che compirai per il prossimo! Punto. - Da un sussurro la sua voce divenne molto intensa. - E ricordati sempre una cosa: non esaudire mai richieste crudeli, perché non dobbiamo fare del male a nessuno!

Ricominciai a stringere le lenzuola, con un prurito che mi saliva sulle braccia: dovevo prendere a pugni il cuscino per sfogarmi. Feci per afferrarlo, ma poi il mio sguardo cadde ancora su papà e... Mi guardava con le iridi lucide. Mi fissava. Sperava che almeno io facessi la cosa giusta.

Annuii: qualcosa di liquido mi inondò il petto e mi appannò la vista. I suoi occhi seri mi scrutarono in profondità, sotto al costato, e chissà cosa videro. Cenere? Polvere? No, per favore: mi sarei impegnato per ripulire la mia anima. Mi morsi la lingua e sperai che quel gesto potesse depurare anche i miei pensieri. Ero sbagliato, sbagliato, fin dalla nascita, ma mio padre credeva in me. Non potevo ridurre il suo cuore in frantumi e poi calpestarlo, non potevo. Ma era quello che avrei fatto, se solo avessi continuato a dare ascolto alla cattiveria nascosta dentro di me.

-Certo, io, io non... - Sospirai. - Non ti deluderò.

Avrei sopportato tutto, sarei stato devoto al mio destino: mio padre aveva violato la legge, ma era comunque un modello da imitare per il suo cuore buono nei confronti delle anime dei morti.

-Bravo, Burald. Ti voglio bene.

-Anch'io. - esalai quelle parole con un mormorio. "No papà, non sono bravo. Non sono bravo a sottomettermi. Non sono bravo in nulla, ma devo diventarlo per forza. Lo diventerò per te."

-Notte.

-Notte.

Ci guardammo un'ultima volta. I nostri occhi erano vitrei, ma non lontani gli uni dagli altri: si erano riparati insieme, nello stesso rifugio accogliente.

▪️❤▪️

-Burald.

Una manina fredda mi sfiorò, ma io emisi un mugolio sommesso e mi girai sull'altro fianco.

-Burald!

Alzai le palpebre pesanti: Graveyard era in piedi vicino al mio letto, con la testa chinata per puntare meglio gli occhioni marroni nei miei. -Posso dormire con te? Mi sento solo di là, mi mancano mamma e papà.

Scostai le coperte e mi rannicchiai sul lato opposto, per fargli spazio. -Certo, vieni, ma ora lasciami dormire.

Si sdraiò vicino a me. Chiusi di nuovo gli occhi perché, nonostante mille pensieri continuassero a turbinare nella mia testa, avevo sonno.

-Graveyard...- sussurrai. Il suo corpo era inerme, ma il petto saliva e scendeva in modo rumoroso. -Graveyard! - lo chiamai più forte.

-Graveyard! - urlai. Non rispondeva. Cominciai a scuoterlo.

-Che c'è?

- Scusa, lo so che è una pessima domanda in un pessimo momento, ma... Dove sono i vostri genitori? Dovete rimanere qui con me e papà, ma perché?

Forse anche loro erano nati da una madre mortale, forse non ero l'unico sbagliato, lì dentro. Una lacrima gli scese sulla guancia, illuminata dalle fiamme. Stavo per dire che mi dispiaceva, che ero solo un egoista e che lo avrei lasciato riaddormentare, quando se la asciugò. -Sia i miei che quelli di Darkness avevano un compito importante in Inghilterra, quando siamo nati e ci hanno affidati a loro. Quattro cimiteriali per lo stesso desiderio. Non avevano tempo per noi: ci hanno dati a tuo padre. Anche crescere i bambini è un dovere nei confronti del nostro Dio e non ci si può tirare indietro, ma loro...

Tirò su col naso e mi avvolse con le braccia magre, si avvinghiò a me con una forza disperata, con un bisogno prepotente, e, anche se non ero abituato ad abbracciare gli amici, feci del mio meglio per non essere troppo rigido. -Mi... mi dispiace.

Non mi opposi alla sua stretta. -Tranquillo, è giusto così. Non valiamo quanto quel lavoro.

La sua palpebra destra reagiva sempre alle bugie, e lo fece anche ora: era probabile che non capisse gli adulti, troppo impegnati a pensare ai desideri dei defunti perfino per occuparsi dei figli. Dicevano di evitare l'egoismo ma poi abbandonavano perfino le creature della loro stessa specie. Ma forse i loro genitori non li avevano rifiutati perché erano troppo occupati, ma perché erano stanchi di ubbidire al nostro Dio, non volevano più darsi da fare, non volevano più dedicare loro stessi a qualcun altro. Dubitavo che fossero ancora vivi, adesso che avevano disobbedito. Mio padre diceva sempre che le persone cattive venivano punite.

Anche lui però aveva fatto una cosa sbagliata, e quella cosa sbagliata ero proprio io.

-Di chi state parlando? Di quegli idioti che ci hanno spediti via come dei pacchetti regalo? Per favore, non fatemi venire l'orticaria! Giuro che un giorno andrò là e...

Darkness era in mezzo alla stanza e i suoi occhi, zampillanti di rabbia, ardevano nel loro color nocciola come frutti marci gettati in un rogo: Darkness non era sempre stata così, ma era cambiata tantissimo quando, secondo le mie ipotesi, papà le aveva rivelato la verità sui suoi genitori. Non esisteva altra spiegazione: un giorno saltellava felice con una bambola di pezza e le riempiva i capelli di fiocchetti e poi, qualche ora dopo, all'improvviso, glieli aveva tagliati cortissimi e li aveva colorati di blu. Il passo successivo fu gettarla a terra e dedicarsi agli scherzi con le lucertole e i topi morti. Un sacrilegio per i cimiteriali.

-Perché sei qui?

I nostri toni sorpresi formarono un piccolo coro.

-Nemmeno io stavo bene da sola, brutti maschilisti! Non avete pensato a me?

Si sdraiò sul letto e si creò un posticino con la forza, scalciando. Mi arrivò un piede nelle costole, ma non mi lamentai. "Meglio non farla infuriare di più!" Odiava tantissimo i suoi genitori ma, se solo avesse potuto, avrebbe fatto in modo che il mondo intero la pagasse per ciò che loro le avevano fatto.

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