Il giovane dei desideri irrea...

By _Arii_Marti_

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''la morte non può uccidere un sogno, la morte non è la fine dei desideri'' e la tua esistenza serve a dimost... More

Prologo
Fascino insolito
Scompiglio
Crisantemi
Domande
Un nome, un significato
Il cimitero
Una strana sensazione
2 Novembre 2021 (40 giorni dopo)
Una sconvolgente scoperta
Un incendio di ametiste
La Dimostrazione
Il regno dei cimiteriali
Avversarie simili
Shopping
Le frasi del destino
La mia vita è la tua
La speranza che lenisce la sofferenza
Terremoto
Il rito
La mamma di Cassie
Presentazioni
Progressi e paure
Dolceamaro
Curiosità traditrice e amicizia fedele
TRE PIANI DI PURA MAGIA
Ops: difficoltà in vista!
17 novembre 2021
Appuntamento
Il treno fantasma
La Parigi sotterranea
Solo contro te stesso
Mezzosangue
Noi
Mille urla nella testa
Sensi di colpa
Quel ricordo feroce
Tu
La causa di tutto
Tre azioni, tre battiti di ali
Primo battito di ali
Secondo battito di ali
Terzo battito di ali
Non ti deluderò
Ferite inguaribili
29 Gennaio 2022
Spazio autrice

La Rivelazione

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By _Arii_Marti_

"Abbiamo oltrepassato un confine, per sempre."

Burald mi cercò con il suo sguardo vuoto, che adesso non era più poi tanto vuoto. Il cuore mi palpitava in gola come un martello, e rendeva faticoso perfino respirare. Corsi a rifugiarmi nella sua quiete, perché in fondo era sempre un porto sicuro, ma qualcosa fremette dentro di me. Era sbagliato. Non sapevo niente di lui, ed era così teso... Come se fosse stato lui quello privato di ogni certezza, quello che doveva accettare un mondo diverso dal suo, quello che aveva visto infilarsi in una bara una persona di cui cominciava a fidarsi. Come se fosse stato lui quello che era appena precipitato in una voragine.

Ogni volta che incrociavo lo sguardo di Burald, qualcosa s'incrinava nei suoi occhi. Anche i suoi muscoli s'irrigidivano, i suoi movimenti diventano secchi, perdevano la loro solita disinvoltura. Io però sembravo una lumaca rannicchiata sotto al suo guscio: chiudevo gli occhi per non vedere il pericolo, e sudavo così tanto che ero viscida come un mollusco.

-Tu abiti in questo regno?

-Sì, salgo solo per venire a scuola.

-E... e ti piace stare qui?

Balbettavo. La mia corazza si era sciolta, ormai, e io ero rimasta scoperta e vulnerabile. La luce viola mi sprofondava nella carne con degli spilli, radioattiva, e il fumo mi legava i polsi: d'altronde era grigio come il metallo delle catene.

Burald alzò le spalle. - Beh, diciamo che sono a mio agio. - Abbassò lo sguardo sulle sue mani, che cominciarono a tremare. Le nascose in tasca. - È casa mia. Sulla terra mi sento un po' fuori luogo.

Mi paralizzai ancora di più. - Ma tu, cosa sei?

Le sue labbra tremarono come per dire qualcosa, ma le richiuse di scatto e contrasse la mandibola. Iniziò a scrocchiarsi le dita una dopo l'altra, e il colore verdastro delle sue vene diventò evidente sotto alla pelle.

-Sono un cimiteriale.

Fu come se, arrivato a destinazione e quindi a un punto di non ritorno, il tempo avesse smesso di scorrere. Mi sforzai di respirare. -Cioè?

-È complicato da spiegare...

Chinò il viso verso il basso, e le sue sopracciglia produssero una lunga ombra che gli calò sugli occhi. Strinse la stoffa dei pantaloni.

-Beh, io e i miei simili non siamo come gli umani... Cioè, non si nota molto, perchè siamo abbastanza simili a voi, a parte qualche piccolo dettaglio che si nota appena. Come gli occhi, per esempio, e... - Si passò una mano tra i capelli. - Mmmm... Questo si può anche evitare, però.

-Invece dovresti dirmeli tutti, questi dettagli!

-Perché?

-Perché mi hai nascosto tutto fino ad ora e non vorrei fare altre scoperte traumatiche come quella di oggi, in futuro. - Il cuore non smetteva di rimbalzarmi tra le costole. -E anche perché sì, è vero, non mi sono mai accorta di nessuna di loro, eccetto dello sguardo. - Ascoltai il silenzio che proveniva dal suo petto ed ebbi un fremito. - E il tuo cuore, che non batte!

Sfoderò il solito sorriso nervoso. -Vedo che la paura non ti ha tolto la perspicacia...

Cominciò a giocherellare con la mia treccia: la spostava e la accarezzava, facendola vibrare e prendere la scossa al contatto con le sue dita affusolate. Ma i suoi movimenti erano incerti, e ogni tanto si bloccava in una posizione rigida.

Attesi alcuni minuti che ricominciasse a spiegare, ma non lo fece. - Allora?

-Stai ancora aspettando la lista...?

- Te ne sei accorto, finalmente.

- Beh, allora... - Si schiarì la voce. - I nostri capelli sono formati da piccolissime particelle di un diamante speciale che attira la luce. Perciò intorno alla mia chioma c'è sempre un cerchio chiaro, una specie di aurea, quando sono di sopra. Qui non succede...

In passato ero rimasta folgorata dal bagliore che lo faceva splendere come una stella nelle tenebre. Annuii. Lui sbuffò. - Non è possibile. Come faccio a stupirti? - Si sfregò il mento, ma il suo volto era rimasto scuro come una maschera di carbone, e non per l'ombra del ciuffo riccio. -Noi cimiteriali siamo sempre vestiti di nero. Non per scelta nostra, però, mentre ci infiliamo qualsiasi cosa che sia colorata, diventa scura.

Forse quelle creature non erano state create per passare inosservate in mezzo alla mia specie, magari la trasformazione degli indumenti avveniva per costringerli a portare una specie di uniforme: erano condannati a essere diversi. Guardai Burald : sebbene assomigliasse a tutto meno che a quei conti austeri che si vedono nei film, quella divisa lo faceva assomigliare a un becchino. Eppure vedere ragazzi vestiti di nero non era niente di strano: chiunque avrebbe pensato solo che si stesse diffondendo una nuova moda dark.

Riprese a sfiorarmi i capelli, a mischiare la fragranza di gelsomino al suo aroma, a oscurare "quel diamante" con la sua essenza. Rimasi immobile, perché aveva in mano il mio cuore, aveva il ricordo di una persona a me tanto cara nelle sue mani... Nelle sue mani di cimiteriale. E stavo ancora cercando di capire cosa significasse quel termine.

- Ognuno di noi è nato con alcune frasi impresse sul corpo. Sono le stesse per tutti e si trovano in posizioni identiche. Non sono tatuaggi, ma non si cancellano. Ci abbiamo provato in tutti i modi. È attraverso di loro che il nostro Dio esercita il suo potere su di noi.

"Eccolo, un altro segno. Eccola, un'altra etichetta."

-Me le fai vedere?

Mi voltai per guardarlo negli occhi con ostinazione e levargli la corazza di impassibilità che lo proteggeva, ma i suoi muscoli si contrassero, soprattutto sulle braccia e la mandibola. -No.

-Ti prego! Mi aiuterebbe a credere a tutto questo e metabolizzare le scoperte...

Esalò bruscamente il fiato dalle narici. -No.

-Perché?

Si portò i pugni chiusi vicino alle tempie, per creare una barriera tra me e il suo viso: le sue nocche erano sbiancate all'improvviso e il suo sguardo puntava l'erbetta infuocata. -Perché no. Non posso! - La sua si alzò di scatto, fino a urlare. - Non posso, punto, va bene? Non adesso!

Mi allontanai di lui con un balzo. Trattenni il fiato. Quando sollevò di nuovo lo sguardo su di me, però, mi vide così terrorizzata che si costrinse a calmarsi e fare un respiro profondo. - Voglio dire... Non prima di averti rivelato cosa siamo e cosa facciamo. Quelle frasi ora non le capiresti, ti creerebbero solo altra confusione.

Incrociai le braccia con una smorfia di disappunto. -Allora spiegami tutto su di voi!

-Va bene, però... - Inclinò un po' la testa, ma i suoi occhi rimasero nei miei. - Giurami che non scapperai urlando, quando saprai la verità.

-Va bene.

Il suo respiro era più pesante del solito. Sospirò. -Sei pronta?

In realtà mi mancava un qualcosa da premere, strapazzare e stritolare, sul quale dare sfogo alla mia tensione. Esaminai con lo sguardo tutta la zona circostante e setacciai ogni singolo centimetro, ma non trovai nulla di adatto.

"Mi serve un qualsiasi aggeggio antistress!"

Ma ciò di cui avevo bisogno si trovava proprio di fianco a me, appoggiato al suolo ad accarezzare il praticello. La sua mano destra.

Era vero che, anche se avevo ignorato la sua natura disumana fino a quel giorno, non potevo più fidarmi. Ma da chi potevo ricevere supporto, in un momento del genere? C'era solo lui, e stava diventando la mia guida. Mi stava spiegando come funzionasse il suo regno, mi avrebbe aiutata a comprendere... Non avrei mai abbassato le difese e sarei stata attenta, però afferrai la sua mano e la strinsi forte.

-Sono pronta!

Una corrente tiepida mi salì dall'estremità e si diffuse piano piano a tutto il corpo. Asciugò le goccioline di sudore e spazzò via i brividi, ma il mio respiro si affannò di nuovo. "Manca poco, manca davvero un milionesimo di secondo e scoprirò la verità! Manca talmente poco che mi sembra di impazzire... meno due... meno uno... meno uno e mezzo..."

-Noi, a differenza vostra, non possiamo sceglierci un lavoro o un modo di vivere. - Strinse le labbra. Si morse la nocca di un pugno serrato. - Siamo stati creati per uno scopo, e quello dobbiamo rispettare. Tutto il giorno, tutti i giorni, inseguiamo un obiettivo. Saliamo sulla Terra e ci mischiamo a voi per ottenerlo, anche se ogni notte torniamo qui, a casa.

"È terribile: non hanno libertà!"

-Ma il nostro è un compito nobile e rende davvero le persone felici, per sempre. - Si sforzò di sorridere, ma i suoi occhi rimasero spenti. - Siamo al servizio degli umani.

Mi misi su un fianco e mi mordicchiai le unghie. -Cos'è che fate, quindi? Vai al punto.

- Parliamo con le anime dei defunti e realizziamo i loro desideri, specialmente quelli che non sono riusciti ad avverare quando erano in vita. Attraverso di noi riescono a tornare sulla Terra e a fare ciò che non hanno potuto fare o non hanno avuto il tempo di finire.

Si lasciò cadere sdraiato a peso morto, con un altro sospiro, l'ennesimo. - Abbiamo il potere di donare ai morti la serenità eterna.

Ma recitò quella frase come una litania, mentre i suoi occhi scivolavano sempre più distanti dalle sue parole. Le palpitazioni mi spingevano il cuore sempre più su, sempre più su, fino a fargli sfiorare il cielo. Afferrai l'orlo della maglietta e lo stropicciai per nascondere il tremore.

" Diamond... chissà chi esaudisce i suoi desideri. Ma cosa può chiedere una creaturina come lui?"

-Come fai a parlare con loro?

-Possono dirmi quello che vogliono, in qualsiasi momento, perché io li sento. Nella mia testa. Sempre. - Si diede un paio di colpetti sulla tempia sinistra. - Spesso mi riempiono il cervello di mille frasi. Ma non esiste un modo di staccare la spina e non sentire più le loro voci. La mia mente non è come un telefono che si può spegnere: recepisce ogni minimo suono. Devono essere loro a stare zitti, ogni tanto.

Sospirò, di nuovo. Le sue emicranie, il suo malessere frequente... Ecco il motivo. -Comunque, nel momento in cui riesco a rendere realtà un loro desiderio, tutte le fatiche vengono ripagate. A volte eseguire le loro richieste è un po' difficile, ma ne vale la pena.

Chiuse gli occhi e deglutì a fatica: il suo pomo di Adamo salì e scese. Mi sdraiai al suo fianco. Le nostre mani erano ancora intrecciate nel nodo di quel filo invisibile che ci collegava, ora diventato una robusta corda: l'incendio non smetteva di incutere terrore ma le nostre anime si sfioravano, in mezzo a un macabro spargimento di croci infuocate. Se ciò che mi aveva raccontato era vero, mi trovavo con la creatura più buona dell'universo ed ero al sicuro.

Però i miei nervi si tesero di nuovo: era il caso di lasciarmi andare così presto e mandare giù tutte quelle assurdità? Ero troppo stanca per ragionare. Rimandai il giudizio a quando sarei stata più lucida.

-Niente commenti?

-Senza parole.

La luna infiammava il cielo, rendendo il fuoco viola la sua corona e facendo della luce oscura il suo scettro.

-Cassie ...

Posai lo sguardo sul suo volto scarno e le labbra screpolate. -Ti ho mai detto che adoro i tuoi occhi diversi? Deve essere meraviglioso avere due tonalità nello stesso volto. È qualcosa di speciale.

"No, non lo è. Tutti ti notano e sembri difettoso." Le mie guance arrossirono, a giudicare dalla vampata di calore che si espanse sulla mia pelle. "Però, sì... rappresentano due sfumature della mia anima: una sei tu e l'altra è Diamond."

-No, non l'hai mai detto. Grazie.

Quattro rintocchi di un campanile si ripeterono con brevi intervalli. "Li ha notati dal primo momento, ma non mi ha mai trattata come una ragazza strana."

Tornammo al presente: il tempo esisteva ancora, anche se ce ne eravamo dimenticati.

-È davvero tardi.- Burald si alzò. -Tua madre sarà preoccupata per te, ti starà cercando... Dobbiamo andare.

Mi porse una mano, mi aiutò ad alzarmi, mi accompagnò fino alla bara e, con un cenno, mi esortò a entrarci. Obbedii, gettandomi dentro a peso morto con un tonfo, poi lo salutai con la mano e richiuse il coperchio. Il nero mi risucchiò e il feretro mi fece passare dal regno dei cimiteriali alla Terra.

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