Fields

By fcassandre

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Con il piombo ormai agli sgoccioli, l'Italia intera sembra determinata a voltare l'ultima pagina di turbolenz... More

1. Lento
2. Addicted
3. Best friend
4. She way out
5. Shiver
6. Shelter
7. You and me
8. Young volcanoes
9. Face down
10. Wild things
11. Catch me
12. Take me home
13. Sights
14. Pretty girl
15. Strawberries and cigarettes
16. Don't leave me this way
17. Sanctify
18. Take me to church
19. Sleep on the floor
20. I know a place
21. 1st position
22. Nessun grado di separazione
23. They don't know about us
24. Tutto qui accade
25. Lay all your love on me
26. When I look at you
27. Deep end
28. Unconditionally
29. Sola
30. River
31. The archer
33. Tainted love
34. Sai che
35. You mean the world to me
36. The other side
37. Strawberry blond
38. Tua per sempre
39. The way I loved you
40. Total eclipse of the heart
41. Colors
42. Blue jeans
43. Describe
44. Sixteen
45. Attenta
Epilogo: At the beginning

32. Somebody else

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By fcassandre

So I heard you found somebody else

And at first, I thought it was a lie

[The 1975]

***

In verità Lauren non lo sapeva ancora; o meglio, non associava a Christopher il nome di Camila perché nessuno dei suoi familiari l'aveva implicato, informandola della novità. Non credevano fosse un dettaglio rivelante, quando invece lo era; eccome se lo era! Difatti, allorché lo vide impresso con l'inchiostro su decine e decine di manifesti pubblici affissi in ogni angolo del paese, e ne venne sopraffatta, temette di avere un grave mancamento. Avvicinandosi a uno di essi, il sangue che affluiva al cuore ed effluiva in aorta accusò un profondo tuffo, cui seguitarono intense palpitazioni di sgomento. Non poteva davvero credere a quel che leggeva: Christopher Jauregui e Camila Cabello, presto sposi.

Subito si preoccupò di cosa ella doveva aver pensato, nel sentirsi rifiutare senza spiegazioni: sicuramente non che fosse inconsapevole, accidenti!

Occorsero diversi minuti di paralisi, prima che realizzasse la gravità della questione. Allora strappò il manifesto incriminato e si affannò a tornare a casa. Scalzò rapidamente le scarpe all'ingresso, ma non ebbe nemmeno la lucidità di sfilarsi il cappotto che già saliva le scale per il piano superiore.

- Chris! – gridò, fumante di collera, ignorando il viso arcigno di Ottilia che era appena emerso dalla cucina. – CHRIS! -.

- Sto al cesso! – rispose una voce stentorea e altrettanto stizzita.

Senza esitare, irruppe nel bagno a metà del corridoio.

Christopher non si scompose di una virgola, tanto era concentrato sul riflesso che lo specchio gli proponeva. Coperto di candida schiuma da barba ancora in parte, egli stava definendo con minuziosa cura un paio di baffi inediti; a matita, più sottili di quelli che gli crescevano naturalmente. In forza di essi, non le concesse nemmeno un'occhiata fugace.

- Che vuol dire che ti sposi con lei? – interrogò, mostrando l'annuncio con le mani un po' tremule.

- Vuol dire quello che vuol dire. Credimi che non sono per niente felice di prendere in moglie quella stronza, ma papà non sente ragioni -.

Egli terminò di radersi nel silenzio più assoluto. Si sciacquò la faccia con acqua fredda, poi unse con abbondante brillantina i neonati baffi e i capelli. Cacciò la canottiera intima nei pantaloni, assicurandola con la cintura, e sopra di essa indossò il maglione in tweed color ruggine che aveva abbandonato sulla lavatrice. Diede un'ultima occhiata confidente allo specchio e fece per uscire.

- Beh? – lamentò, quando notò la sorella maggiore ancora innanzi alla porta, con una mano serrata sulla maniglia. – Mi devi dire altro o posso andare? -.

- Addò? -.

- Da Mimmo, in sartoria. Mi piglia le misure per l'abito da cerimonia. Vuoi venire? -.

La naturalezza con cui si spiegò fu il vero colpo di grazia per Lauren. Come poteva considerare un fatto di poco conto, adoperarsi per i preparativi di un matrimonio?

Negando con un remissivo cenno del capo, lasciò che egli scivolasse in corridoio, fresco di lozione dopobarba e essenza di bergamotto, cardamomo e gelsomino. Ella invece, aperta la finestra, sedette sul bordo della vasca da bagno. Osservò con somma frustrazione il manifesto che ancora si rigirava tra le mani prima di cavare l'accendino di tasca e darlo in pasto alle fiamme.

A vedere come esso spariva gradualmente, la delusione trasmutò in soddisfazione; ma era un sollievo insufficiente. Se avesse potuto bruciare anche quel legame che andava formandosi, non avrebbe esitato.

Purtroppo, non sapeva di aver appena sottratto Camila a un male determinato, quale la sua vicinanza, e averla consegnata a un male che invece era ancora informe, eccetto che per un paio di baffi.

***

Il tardo pomeriggio


Poiché The Meeting aveva appena aperto, al calare del sole, Camila si limitava a sorseggiare una cioccolata calda come se contenesse un'eguale quantità di vivacità liquida di una bevanda alcolica; i gomiti puntati sul bancone, lo sguardo perso, il viso coricato mollemente sulle palme coperte dalla lana del maglione, nell'attesa contemplativa del tempo presente.

- Guai in paradiso? – l'approcciò Diego, scivolando al suo cospetto con notevole disinvoltura.

Forte delle confidenze di Lauren, sapeva perfettamente cosa frullasse nella sua testolina colma di mestizia. A vederla, gli si stringeva il cuore. Se poteva fornirle anche solo una parola di conforto, non avrebbe esitato, nella speranza, un giorno, di vederle riunite.

- Se significa che sono precipitata all'inferno, allora sì -.

- Non necessariamente, tesoro. Puoi permanere nello stesso luogo, fisico o incorporeo che sia, anche in presenza di dinamiche diversamente declinate. Intendo, degli impicci di matrice infernale, per così dire... Secondo te ha senso? -.

- Avrebbe senso se fossi ubriaca fradicia -. Per la prima volta in quegli ultimi due mesi, Camila si aprì in una risata cristallina, frutto di un genuino divertimento. Controllò l'orologio fugacemente. - Anzi, - addusse, ora sorridendo con gli occhi stanchi - sei sicuro di non esserlo tu? -.

Diego finse un'espressione piccata, levando il mento verso l'alto con piglio offeso.

- Non credevo provassi così poca stima per il sottoscritto, oh - protestò. - Non sono nemmeno le otto! -. E poi, sciogliendosi a sua volta in una breve moto di risa: - Però so' contento di averti strappato un sorriso. La malinconia lasciala a... -.

Ammutolì, allorché con la coda dell'occhio notò una chioma corvina assai familiare.

Camila deglutì un sorso di cioccolata, passandosi un labbro sull'altro per gustarne meglio il sapore reduce. Sollevò lo sguardo lentamente, certa di essersi persa una parte di discorso.

- Lasciala a...? - ripeté, in attesa.

Ma Diego non le prestava più attenzione. Fece appena in tempo a voltarsi, che, giusto a uno sgabello di distanza, prese posto Lauren. Lauren, accidenti!

Ella, che ancora non aveva detto una parola, quasi sprofondò sul bancone, come se non potesse reggersi a lungo in piedi. Era il fantasma di se stessa. Lo stesso paio di 501 che sfoggiava come preferito pareva divenuto troppo capace, se confrontato con il suo corpo sottile. Ora che, in assenza del cappotto, indossava solo uno striminzito maglione a collo alto, la perdita di peso era quantomai evidente; così come la spossatezza che stropicciava ogni tratto del suo bel viso.

- Ciao, Diè - salutò, sfregando le mani infreddolite sulle cosce. - Mi fai un marocchino, per piacere? -.

Annuendo, il biondo le pizzicò una guancia affettuosamente e le voltò le spalle per preparare la bevanda.

Poiché Lauren seguitava a ignorarla, Camila incassò la testa nelle spalle e affogò ogni pensiero sul fondo dello snello bicchierone da cui beveva. Non si sentiva a disagio, solo... angustiata, costretta a una lontananza che considerava ingiusta e intollerabile. Se coppia, a detta del dizionario, era l'equivalente di due persone, perché mai aveva chinato il capo innanzi a quella decisione unilaterale e scellerata?

Frattanto che meditava in quella maniera, accumulando sempre più frustrazione, la cioccolata finì.

- Diego - chiamò, invitandolo ad avvicinarsi per una confidenza con un gesto fluido dell'indice. Facendo rotolare quattro monete da duecento lire sul bancone, accostò le labbra al suo orecchio e bisbigliò: - Ci lasci cinque minuti? -.

Chiudendo la palma sul denaro sonante, Diego le strizzò l'occhio.

- Anche dieci - la rassicurò, prima di mollare lo straccio sul lavandino e uscire dall'ingresso principale, pronto a deviare il tragitto dei prossimi clienti. Appena disparve, il lieve sorriso che ammorbidiva l'espressione esausta di Camila si dissolse in una smorfia di dolore. Ella vagheggiò con rinnovato struggimento il profilo curvo della giovane di cui era innamorata, prima di sbuffare, fortemente combattuta, e montare a cavallo dello sgabello che le separava.

- Lauren - impetrò, senza possibilità di frenarsi, prima di cingerla con le braccia e aderire alla lana del suo maglione. Il sollievo fu immediato, allorché strofinò la guancia contro di esso.

Lauren si irrigidì sensibilmente, ma non accennò a muovere alcuna protesta. Piuttosto, come se nulla fosse accaduto, vuotò la tazza in un solo sorso. Allontanandola da sé, si nettò la bocca con un tovagliolo di carta. Giunse le mani in preghiera e coricò la fronte contro di esse. Quando sospirò gravemente, parve arrendersi.

- Camila, Camila, Camila... - ammonì, in tono dolce e sommesso. Soffocò la tentazione di toccarla stringendosi i pugni l'uno nell'altro. Solo l'universo possedeva certezze circa l'odio che nutriva per quella situazione tanto logorante.

- Lauren - le fece eco Camila, come se potesse esprimere tutte le emozioni che provava in un solo nome. Ma quando si rese conto di custodire un fiume in piena, in termini di parole, anche in quella lacerante sensazione di vuoto, - Mi manchi - sussurrò.

Poté ben percepire l'elettricità che scaturì dalla pelle della sua mandibola, l'attimo in cui la vellicò con le labbra. Per il momento che vivevano, quella reazione valeva quanto un'esplicita dichiarazione d'amore, se non di più.

Poiché la vulnerabilità produceva un molesto ronzio alle orecchie, in presenza di quel koala avido di un contatto fisico, Lauren si discostò bruscamente. Roteò sullo sgabello e tornò a posare i piedi a terra. In tutta fretta si allontanò, varcando infine la soglia che conduceva alla piccola terrazza con vista sulla spiaggia, mentre invece, in sottofondo, Grace Barnett Wings le domandava con voce graffiante, quasi a istigarla, Don't you need somebody to love?

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