Il cuore di Idris

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Sporgo la testa oltre il finestrino della nostra umile e azzurrissima macchina.
Sento il vento tra i capelli, la frangetta svolazza ovunque e un sorriso genuino spunta tra le mie piccole labbra.
Ma è un attimo che svanisce nel nulla.
Porto le mani alle orecchie per non sentire ciò che sta per succedere, ma è tutto inutile.

Lo stridere delle ruote.
Le urla di mamma e papà.
La vista sfocata.
Il respiro irregolare.
La sensazione di chi ha davanti una vita che si è appena frantumata.
Il suono della sirena dell'ambulanza.
E infine, le mie minuscole manine che stringono con foga la piccola pietra azzurra della mia catenella.

❄️ ❄️ ❄️

Non c'è giorno in cui quella scena non cessi di esistere nella mia mente.
Sono solo delle immagini sbiadite.
Il dolore che provavo si è tramutato in qualcosa di ancora più frustrante, ovvero l'indifferenza più totale.
Capí che i sentimenti non servono, non ti aiutano mai. Perciò, molto tempo fa, decisi che il mio cuore sarebbe stato completamente avvolto dal ghiaccio.
E per una strana e insulsa casualità, con il tempo il freddo si è rivelato il mio unico amico più sincero.

"Astrid, ti presento Idris".

La voce di Edward mi distrae dai pensieri.
Abbiamo camminato per circa mezz'ora.
Il bosco ora si trova alle nostre spalle dando spazio ad un villaggio piuttosto insolito.
Le case sono fatte in legno e quasi in tutti i balconi vi sono appesi dei fiori dai mille colori.
Emanano un profumo piacevole.
Le persone camminano tranquillamente per le vie di Idris, ma sento in loro qualcosa di strano.

Mentre il ragazzo dai capelli bianchi mi invita a proseguire la strada, guardo confusa la gente.
I loro occhi sono così particolari, tanto quanto i loro capelli. Un po' come Edward.
Insomma, chi è che ha i capelli bianchi?
A meno che non se li sia tinti...

Dopo poco mi accorgo di essere osservata, i loro sguardi sembrano sorpresi, ma ovviamente non ne capisco il motivo.
La mia attenzione però, si rivolge ad un vecchietto dall'aria triste.
I suoi occhi sono grigi come i suoi capelli. Osserva con malinconia la pianticella che tiene in mano. Sta appassendo.
All'improvviso si avvicina una bambina, spalanco gli occhi alla vista dei suoi capelli. Sono grigi, ma con dei riflessi quasi celesti.

"Nonno nonno! Guarda cosa ho imparato..." la bambina saltella entusiasta.
Mette la sua piccola manina sopra la pianta e socchiude gli occhi come se dovesse concentrarsi. Tutto d'un tratto compare una piccola nuvoletta pronta ad annaffiare la pianticella.

"Bravissima tesoro. A scuola stai imparando tante cose. Mi hai rallegrato la giornata!" esclama il vecchietto abbracciando la nipote.

Che cosa ho appena visto?!
Sono entrata nel mondo delle fiabe per caso?

"Starò sognando sicuramente..." sussurro a me stessa.

"E invece è tutto vero".

"Non ho chiesto il tuo parere" mi rivolgo ad Edward infastidita.

"Dobbiamo arrivare la!" lui indica un punto in alto. Seguo la traiettoria per poi posare i miei occhi su una montagna, riesco a distinguere perfettamente un sentiero.
Un sentiero che porta a una specie di castello.
Se è un sogno, voglio svegliarmi.

"Fammi indovinare, dobbiamo arrivare al castello per salvare la tua principessa?".

"Molto spiritosa. Andiamo, non abbiamo altro tempo da perdere".
Sbuffo infastidita e lo seguo non curandomi più degli sguardi sorpresi della gente.

L'Ultima Gemma                                          Where stories live. Discover now