La certezza di vivere

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Durante il corso della mia vita, molte persone si sono chieste per quale ragione io ami stare da sola.
Lo so, probabilmente sono io che sto sbagliando, ma, proprio come in questo momento, io mi sento bene.
Le soavi correnti donate dal vento, mi accarezzano la pelle del viso, rendendola più docile al suo cospetto.

Non riuscendo più a dormire, il mio unico pensiero era quello di uscire per vedere le prime luci del giorno.
Proprio come deciso, mi ritrovo davanti a questo panorama, un panorama da farti togliere il respiro.
Troppo occupata a rendermi conto della realtà, giorni fà, non mi accorsi di quanta bellezza regalava Idris.

L'alba sta spuntando e il villaggio inizia a prendere il suo colore.
Il tutto, è circondato dalle montagne innevate più belle mai viste.
È qualcosa di magico per i miei occhi.
La mia anima si ristora e il mio cuore rallenta il suo forte battito.

Molti la chiamano solitudine, ma io no.
Come posso considerarmi sola, davanti a ciò che la natura mi sta donando?

È stato facile non farmi notare mentre sgattaiolavo fuori dal castello.
Inoltre, essendo solo le sei della mattina, molti saranno ancora nel mondo dei sogni.
Mi ritrovo proprio davanti al castello, la strada sterrata si espande sotto i miei piedi.

Mi incammino verso una grande roccia che si sporge oltre il precipizio che è sotto il cuore di Idris, mi siedo su di essa.
Mi sembra di essere nel luogo più alto della terra, se osservo con accuratezza, riesco a vedere il piccolo lago in cui io ed Edward ci siamo tuffati.

Appoggio le mani sulla roccia ruvida, alzo il viso verso il cielo e socchiudo gli occhi.
Per quale strano motivo però, non riesco a trovare pace. La mia mente custodisce troppi pensieri irritanti.

"Non ho più una famiglia",
la mia testa non fa che ripeterlo.
Sono amareggiata, delusa, ma anche questa volta riuscirò a tenere questo peso.
Sarà al sicuro, nel profondo del mio cuore.

Sospiro affranta creando una leggera nebbiolina che si espande nel vuoto.
Io vedo ciò che mi sta intorno, capisco;
ma, forse, non è abbastanza.

Perché il professor Ian ha detto che non ho fiducia? Io, ho capito...

"Sai, una volta qualcuno mi disse che pensare troppo, nuoce gravemente la salute."
Una voce rauca mi giunge all'udito.
Non mi volto, ma continuo a godermi il panorama.

"Posso sedermi?"

"Come vuole" faccio spallucce disinteressata e mi giro per incontrare lo sguardo di Omar.
Quando prende posto accanto a me, chiude gli occhi e sorride.

"Non hai freddo?" chiede poi.

"Non è un problema per me."

"Che sciocco" il vecchietto ridacchia, per poi portarsi una mano alla bocca e tossire.
"Problemi eh? Chi non ne ha?" per un attimo giace il silenzio più assoluto,
"E tu bambina, che mi dici?"

"Cosa dovrei dirle?" chiedo, anche se purtroppo, ho capito dove vuole arrivare.

"La fiducia ha un immenso valore, è essenziale nella vita di una persona sai? È vero, a volte è come..."

"Un foglio di carta" rispondo interrompendolo.
Omar mi guarda confuso, subito dopo però annuisce sorridente.

"Un foglio di carta...come mai proprio un foglio di carta?" chiede curioso.
Attraverso i suoi piccoli occhi e le rughe che gli contornano il viso, sono sicura che l'esperienza non gli manca, e so per certo che la riposta la conosce già.

"Così."
A questa mia risposta, Omar ridacchia divertito.

Solo ora mi accorgo di quanto il sole sia alto. Osservo il mio orologio e con malincuore, noto che è quasi ora di lezione.

L'Ultima Gemma                                          Where stories live. Discover now